Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Whiteeyes95j    08/02/2015    1 recensioni
In una notte la vita di Stefan e Bonnie cambia. Due avvenimenti tragici, due segreti che i due ragazzi non vogliono rivelare e che li porteranno alla disperazione. Non avendo nessuno con cui confidarsi cadranno in un incubo senza fine che li porterà addirittura a scappare da quella realtà troppo dolorosa che li circonda. Nel frattempo Damon, che ha intuito nei due ragazzi dei profondi cambiamenti cercherà di far luce ai loro segreti. Ma oltre a segreti, bugie, tradimenti e inganni un nuovo nemico brama vendetta e potere e farà di tutto per approfittare della situazione.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SYLVIA'S RETURN 

“È giunto il momento”.
 
Bonnie sentì quel sibilo nella sua testa e cominciò a preoccuparsi. Sapeva chi stava parlando, non potevano esserci dubbi al riguardo. Sylvia, ormai era diventata più forte di lei. Era pronta ad uscire dal suo corpo.
 
“Grazie Bonnie, qualcosa di buono nella vita lo hai fatto anche tu”.
 
Cercò di reprimere inutilmente le lacrime, ma ormai non aveva perso ogni speranza. Stava perdendo la sua partita, pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno. Sylvia alla fine era riuscita a indebolirla e a diventare forte a tal punto che ormai non aveva più bisogno di usare il suo corpo come protezione. 
 
“Ora sentirai un po’ di dolore, ma non preoccuparti, ne varrà la pena. Presto riabbraccerai la tua sorellina”.
 
A quel punto il corpo di Bonnie di illuminò di una luce violetta. La ragazza cominciò ad urlare, mentre cominciava a sentire un forte dolore per tutto il corpo. Le lacrime scendevano copiose lungo le sue guance, il corpo cominciò a tremare e Deborah, che stava assistendo alla scena, cominciò a spaventarsi.
 
<< Bonnie, Bonnie che sta succedendo ? >> le chiese urlando.
 
Bonnie però non rispondeva, continuava ad urlare in preda al dolore e il suo corpo si faceva sempre più luminoso. Cominciò a perdere sangue dalle labbra e anche dagli occhi. Piangeva ormai lacrime di sangue e ormai in niente riusciva più a trovare alcun conforto. Quel dolore durò per un tempo che le parve infinito fino a quando poi la luce che avvolgeva il suo corpo illuminò l’intera abitazione, attirando l’attenzione anche di coloro che stavano combattendo fuori.
 
<< Bonnie… >> disse Stefan osservando la luce.
 
<< Stefan ? Vai da lei, di loro due mi occupo io. >> gli disse Sapphire poggiandogli una mano sulla spalla per incitarlo.
 
Stefan annuì, poi si diresse di corsa verso l’abitazione. Nel frattempo, la luce, così com’era comparsa, scomparve pochi secondi dopo. Rivelando una Bonnie priva di sensi sul divano, con dei rivoli di sangue che le scivolavano dalla bocca e le lacrime di sangue che le bagnavano le guance. Sul pavimento invece, c’era una ragazza con i capelli lunghi, ricci e scuri, la pelle chiara e gli occhi scuri, sui diciassette o i diciotto anni. Indossava una camicetta rosa carne, con i pantaloni neri aderenti e degli stivaletti neri anch’essi.
 
<< Sylvia… com’è possibile… ? >> chiese Deborah guardando la ragazza come se non credesse a ciò che i suoi occhi vedevano.
 
<< Ciao zia Deborah. Sono così felice di vederti. Ti sono mancata ? >> chiese Sylvia con un ghigno poco affidabile.
 
<< Che cosa vuoi Sylvia ? >>.
 
<< Non ne hai idea ? Eppure dovresti capirlo con facilità. Mi hai cresciuta tu, in un certo senso. Dovresti conoscermi meglio di chiunque altro. >> disse Sylvia bloccando la zia sulla sedia a dondolo.
 
<< Cosa… cosa vuoi fare  ? >> chiese Deborah impossibilitata a muoversi.
 
<< Voglio solo fare due chiacchiere. Ti va ? >> disse Sylvia prendendo una sedia e sedendosi di fronte alla zia.
 
<< L’amico di Bonnie arriverà presto. >>.
 
<< Non credo che arriverà poi così presto. Là fuori si sta, letteralmente, scatenando l’inferno, inoltre, ho fatto un piccolo contro incantesimo alla porta. Stefan Salvatore dovrò prima scioglierlo e nel frattempo… io e te avremo tutto il tempo per fare un breve viaggio nei nostri ricordi. >> disse Sylvia incrociando le braccia al petto.
 
Deborah non perdeva di vista la nipote neanche per un secondo, sapeva cosa aveva intenzione di fare, sapeva che molto probabilmente non sarebbe uscita viva dopo quella “chiacchierata”. Riconosceva perfettamente la follia e la rabbia nei suoi occhi, il piacere che provava nel vederla legata a quella sedia, indifesa, con gli occhi impauriti. Sua nipote era diventata pericolosa, non solo per se stessa ma anche per Bonnie. Lei lo sapeva, lo sapevano tutti in famiglia per questo avevano fatto di tutto affinché Bonnie non scoprisse mai la verità su Sylvia. Tutti sapevano che Sylvia avrebbe provato a farle del male per farla pagare a tutti loro.
 
<< Ricordo perfettamente quella sedia a dondolo, quando Rosalie era più piccola le piaceva tanto sedersi su quella sedia e dondolarsi per ore. Tu poi ti sedevi sul divano e mentre lavoravi a maglia le raccontavi delle storie delle storie. E io stavo seduta sulle scale a guardare quei pochi istanti di tranquillità, pochi rispetto a una vita di oscurità dal quale non potrete salvarmi più. Nessuno di voi.  >>.
 
INIZIO FLASHBACK
 
Era il giorno della vigilia di Natale. Due bambine ridevano e scherzavano sedute sulla sedia a dondolo, erano così piccole che riuscivano a stare sedute entrambe sulla sedia. Una aveva i capelli e gli occhi scuri, l’altra aveva i capelli mori e gli occhi grigi. Erano coperte con un caldo plaid e tenevano un libro in mano. Sul divano erano sedute Deborah e la signora McLachlan, che chiacchieravano allegramente e sulle scale, lì vicino, c’era una bambina con i capelli ricci e gli occhi scuri, che spiava da lontano quella scena. Stringeva al petto un coniglietto al quale mancava un occhio e con un orecchio scucito. A un certo punto la signora McLachlan annunciò che voleva andare a fare compere con Mary e che sarebbero tornare a casa tra un po’. Quando Deborah accompagnò la signora McLachlan e Mary alla porta, Deborah si voltò verso le scale e rivolse a quella bambina, con lo sguardo spento, uno sguardo severo e preoccupato. Quando poi le due ospiti uscirono, Deborah si rivolse alla bambina.
 
<< Quante volte, Sylvia, ti dovrò dire che non puoi uscire dalla tua camera quando abbiamo ospiti ? Vai, immediatamente in camera tua hai capito ??? >>.
 
La bambina non le rispose. Semplicemente stette lì a fissare con indifferenza la donna per qualche minuto. Poi Rosalie le venne incontro, le prese la mano e insieme andarono nella stanza di Sylvia. La stanza era piccola, con le pareti spoglie. C’era un letto con le lenzuola bianche, un cassettone in legno chiaro, una piccola scrivania e una sedia a dondolo. Non c’erano né giocattoli, né libri, né alcun oggetto che potesse suggerire che quella stanza appartenesse a una bambina piccola.
 
<< Sissy >> Rosalie la chiamava sempre con quel diminutivo << Sissy, perché fai sempre arrabbiare la mamma ? >> chiese con quegli occhi pieni di ingenuità.
 
<< Perché qui mi annoio. Sono sempre sola, a volte è bello vedere qualche volto che non sia il tuo o quello della zia. >> rispose Sylvia sedendosi sulla sedia a dondolo.
 
<< Domani ti porterò un altro libro. La mamma mi ha dato il permesso >>.
 
<< Allora non lo voglio. >> urlò la bambina mettendo su il broncio.
 
<< Sylvia, ti prego non fare così. >> la pregò Rosalie.
 
<< Rose, almeno tu, non dirmi come mi devo comportare. >> borbottò ancora Sylvia.
 
Rosalie si alzò dal letto poi si incamminò verso l’uscita.
 
<< Tra un po’, la zia tornerà con Mary. Se non vuoi essere esclusa da un’altra lezione di magia, ti conviene fare la brava. Odio studiare da sola. >>.
 
<< Può studiare Mary con te. >> ribatté Sylvia acida.
 
<< Sissy, Mary non ha alcun potere e poi lo sai che sei tu la mia cugina preferita. >>.
 
Dopo aver detto ciò, Rosalie si avvicinò di nuovo a Sylvia e l’abbracciò. Sylvia ricambiò l’abbraccio in maniera abbastanza goffa, non era abituata ai gesti come quello. Era abituata solo agli strattoni violenti di zia Deborah quando la beccava fuori dalla stanza, o ai rimproveri di sua madre e sua nonna quando sbagliava ad eseguire un incantesimo. Raramente le facevano qualche carezza e comunque Sylvia le riteneva prive di ogni valore dato che duravano quanto un battito di ciglia, poi entrambe erano pronte a voltarle le spalle e a lasciarla alle cure maldestre della zia. Ora sua nonna stava con Bonnie al parco lì vicino. Bonnie… l’ultima volta che era riuscita a vederla era un orrendo scricchiolo con dei ricci rossi e gli occhi grandi a palla. Non l’aveva sopportata sin dalla prima volta in cui l’aveva vista. La irritava tutto di sua sorella, a partire da quei ridicoli capelli rossi fino alla sua risata stridula. Perché lei e Mary potevano godere dell’amore della mamma e della nonna ? Perché lei era costretta a giacere in quella specie di ripostiglio buoi e spoglio ? Perché a lei, le persone che avrebbero dovuto amarla di più al mondo, sapevano solo voltare le spalle ? Perché non potevano semplicemente amarla come amavano Mary e Bonnie ? Perché ? Perché ?? Perché ???
 
 
FINE FLASHBACK.
 
<< Eri di una noia mortale, sai ? Non mi lasciavi mai in pace, mi facevi sempre mancare il respiro. Ogni volta che ti vedevo mi veniva la nausea e l’unica cosa che rendeva meno infelici e misere le mie giornate era Rosalie. Lei era la mia unica e vera amica. Ma adesso è morta, ed è tutta colpa sua >> disse Sylvia guardando Bonnie con odio.
 
<< Che… cosa… come ? Rose è… è ? >> chiese Deborah mentre cominciava a piangere.
 
<< È morta, a causa della tua stupidità. Lei era una brava persona… saresti dovuta morire tu al suo posto. Ma ora non piangere… >> disse Sylvia alzandosi e asciugando con un dito le lacrime sulla guancia destra della zia << … Ti posso assicurare che incontrerai tua figlia molto presto. In questo sarai più fortunata, la rivedrai prima di me. >> concluse con un ringhio.
 
Detto questo si avvicinò a Bonnie e le pulì le lacrime di sangue dalle guance.
 
<< Mmm… povero tesorino. Vorresti che il tuo Damon fosse qui vero ? >> chiese Sylvia con scherno.
 
<< Sylvia… ti prego, non farle del male. Lei non c’entra niente con quello che ti è capitato >>.
 
Sylvia rise, poi disse << Lei non c’entra niente ? Ne sei sicura ? Non è per lei che io sono stata rinchiusa nel tuo ripostiglio per diciotto anni della mia vita ? >>.
 
<< Prima di tutto non era un ripostiglio, qualunque cosa tu avresti desiderato io ero disposta a comprartela. Ma ogni volta che io ti regalavo qualcosa tu la rompevi, molto probabilmente per farmi dispetto. L’unica cosa che trattavi con cura era il Grimorio. Trattavi male me, mio marito, la mamma quando veniva a trovarti. Sei sempre stata una bambina pestifera e irrispettosa. >>.
 
<< Molto probabilmente perché tu non mi hai mai fatto sentire amata. Se io sono sprofondata nelle tenebre è perché sentivo il bisogno di proteggermi e di sentirmi forte. Non potevo avere l’amore di mia madre, non potevo essere libera, non avevo una vita, volevo almeno il potere. Solo con il potere avrei potuto avere quello che volevo. >>.
 
<< E che cosa vorresti  ? >>.
 
Sylvia la guardò intensamente, poi le si avvicinò di nuovo.
 
<< La tua testa >>.
 
Dopo aver detto ciò, con un incantesimo le tagliò la testa, la quale rotolò poi sul pavimento. Sylvia la guardò con un sorrisetto soddisfatto, poi la calpestò con tutte la forza che possedeva. Da quanto tempo desiderava liberarsi di quella troia…
Ora, poteva concentrarsi sulla sua priorità, Bonnie. Nessuno poteva immaginare cosa stesse provando in quel momento, la felicità e la soddisfazione nel vedere sua sorella ridotta in quelle condizioni. Se avesse dato retta all’istino molto probabilmente avrebbe ucciso sua sorella lì, in quel momento, senza pensarci due volte. Ma aveva un progetto molto più grande e soddisfacente in mente. Un progetto che era convinta sarebbe piaciuta anche a Bonnie.
 

 
Damon ormai non aveva più forze. Non sentiva più né i polsi né le gambe e a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti. A malapena riuscì a sentire il rumore dell’apertura delle porte dell’ascensore nell’ufficio di quella megera dai capelli blu.
 
<< Ciao, lei è il signor Salvatore Damon. Mi ricordo di lei >> le disse una voce femminile.
 
Damon alzò lo sguardo e la osservò, in quel momento per poco il suo cuore non perse un battito. Quella ragazza era così simile alla sua Streghetta…
Aveva i suoi stessi bellissimi ricci rossi, la pelle candida, gli occhi scuri e l’espressione gentile.
 
<< Chi… chi sei ? >> le chiese con non poca fatica.
 
<< Mi chiamo Magdalene. Lavoro per miss Mon Bijou da molto tempo e mi è stato chiesto di liberarla. >> disse Magdalene avvicinandosi a Damon.
 
<< Perché mi dai del lei ? >>.
 
<< Perché io sono abituata a rapportarmi con le persone in questo modo riverenziale. Le da fastidio ? >> chiese come se temesse di aver disturbato il vampiro.
 
<< No. >> rispose semplicemente Damon.
 
<< Resista ancora pochi secondi. Ora la libererò e poi mi prenderò cura di lei. Madame Mon Bijou mi ha detto che avrà bisogno di forze prima di andare. >>.
 
<< Quella vecchia megera si preoccupa per me ? >> chiese Damon con ironia. 
 
Magdalene sorrise, poi liberò Damon il quale cadde sul pavimento senza avere la forza di mettersi in piedi. La strega gli sorrise, poi gli prese un braccio e lo mise intorno alle spalle aiutandolo a mettersi in piedi. Lo fece sedere sul divano con tirò su la manica della camicia bianca della divisa e gli porse il suo braccio.
 
<< Bevi, come ho detto, avrai bisogno di molte energie tra poco >>.
 
Damon le prese il polso, cercando di non essere troppo brutale. Lentamente avvicinò le labbra a quella pelle pallida e morbida. Penetrò il polso con i canini lentamente, per non farle male. Di solito non si curava molto della bestialità con cui si nutriva delle sue prede ma quella giovane era diversa, gli rammentava la sua streghetta, gli rammentava il candore e la morbidezza della sua pelle, persino il suo sangue era simile a quello di Bonnie, non era dolce come il suo, non era dolce come il miele, ma era qualcosa di simile.
 
<< Va bene, questo le basterà. Ora è meglio che lei si sbrighi. Madame Mon Bijou sembrava molto turbata quando ore fa si è recata da me. Dovrà stare molto attento. >> disse Magdalene dopo aver allontanato il polso dalle labbra di Damon e avvicinandosi allo stesso specchio che aveva utilizzato prima Sapphire.
 
<< Qui dentro siete tutti in grado di utilizzare gli specchi come portali ? >> chiese Damon avvicinandosi allo specchio.
 
<< Non proprio. Viaggiare attraverso gli specchi non è facile come può sembrare. Sembra che non sia così ma oltre gli specchi esistono altre realtà che possono far paura, che possono farti perdere la strada. Ma adesso non voglio annoiarla, inoltre, come ho detto prima, lei deve sbrigarsi. >>.
 
Magdalene, imitando i gesti di Sapphire, cercò di aprire un portale attraverso lo specchio, ma sembrava in difficoltà. Qualsiasi suo tentativo sembrava andare a vuoto.
 
<< Cosa succede ? Non riesci ad aprire un portare ? >> le chiese Damon dopo l’ennesimo tentativo.
 
<< No, qualcosa dall’altra parte me lo impedisce. Un incantesimo molto potente. Non riesco a scioglierlo >> rispose la ragazza dirigendosi verso la scrivania di Sapphire, dove sopra c’era il Grimorio.
 
<< Quindi cosa pensi di fare ? >> chiese Damon avvicinandosi a lei.
 
<< Trovare una soluzione, o al massimo un’alternativa. Ho un brutto presentimento inoltre ho avuto una visione che non mi è piaciuta per niente. >> rispose la strega continuando a sfogliare le pagine del Grimorio.
 
<< Aspetta tu puoi avere visioni ? >>.
 
<< Si, e no ho vista una molto, molto brutta. Dobbiamo sbrigarci. >>
 
Damon non la interruppe più. Se la situazione era davvero così critica, era inutile perdere altro tempo. Ultimamente non aveva fatto altro che rendersi ridicolo agli occhi di tutti, non aveva alcuna intenzione di complicare ulteriormente la situazione. Per una volta, voleva davvero rendersi utile. Non voleva più essere il giullare della situazione. Avrebbe ripreso la sua streghetta e avrebbe cercato di aggiustare il rapporto con Stefan, sperando che non fosse troppo tardi per entrambe le cose.
 

 
Annabelle era ormai stanca di combattere contro Sapphire, era diventata una rappresaglia inutile e lei quelle cose preferiva lasciarle a sua madre, la quale era sempre troppo fissata con il passato per lasciar perdere questo tipo di scemenze. Inviò un messaggio a Lorence, per dirgli di tenersi pronto ad intervenire, ormai mancava poco.
 
<< Juliet, è inutile continuare a combattere, è una rappresaglia inutile >> disse Annabelle alla sorella.
 
<< Sono d’accordo. È inutile continuare a perdere tempo. >> concordò Juliet.
 
Sapphire aveva pensato di approfittare di quell’attimo di distrazione delle due sorelle per poter attaccare ma le sue braccia furono bloccate da delle corde di fuoco che non riusciva a spezzare.
 
<< Ma cosa… >> esclamò Sapphire osservando quelle corde infuocate.
 
<< Sei caduta nella nostra trappola, non ti libererai in fretta da quelle corde. >> le disse Annabelle avvicinandosi a lei.
 
<< Cosa hai intenzione di fare ? >> chiese Sapphire, sebbene sapesse perfettamente che cosa Annabelle avesse in serbo per lei.
 
<< Vedrai, sarà uno spettacolo entusiasmante >> le disse Juliet facendole l’occhiolino.
 
Nel frattempo, Sylvia, la quale stava ancora in casa, dopo aver lanciato un ultimo sguardo di disprezzo a Bonnie, si incamminò verso l’uscita. Quando fu dinanzi alla porta, prese in mano il pomello e sciolse l’incantesimo per poi aprire la porta. Stefan Salvatore era ancora dall’altro lato e quando la vide la osservò, non senza un po’ di confusione e curiosità.
 
<< Chi… chi sei tu ? >> chiese Stefan guardandola con confusione.
 
<< L’importante non è chi sia io. In questo momento ti dovresti preoccupare di più di cosa sto per fare >> rispose Sylvia con un ghigno.
 
<< Perché ? Cosa stai per fare ? >> chiese Stefan cominciando a pensare al peggio.
 
<< Perché spiegartelo… quando te lo posso mostrare. >>.
 
Dopo aver detto questo, prese tra le mani il viso del vampiro e lo baciò. Stefan capì subito che quello non era un bacio normale, ma tramite quel bacio gli stava mostrando dei ricordi. Immagini di Bonnie in quei mesi, i suoi pensieri, le sue paure, eventi che lei aveva vissuto. Il matrimonio, il rapimento, i giorni passati in quel luogo misterioso. Ma ora vedeva un altro ricordo, ma capì subito che quello non era di Bonnie.
NEL RICORDO…
 
Stefan era dentro una camera da letto abbastanza grande, con le pareti di un azzurro chiaro, con i mobili in legno bianco e un letto a una piazza e mezzo con un piumone con i cigni. Sulle pareti erano stati appesi diversi disegni e fotografie.
“Ma questa è…”, pensò Stefan riconoscendo una ragazza in una fotografia. Quella era la stanza di Rosalie, ma com’era possibile ? Continuò a guardarsi in giro fino e si avvicinò a una piccola scrivania vicino al letto. Lì vie un prece, dove c’era la foto di quella strana ragazza che gli stava mostrando il ricordo. Incuriosito, cercò ingenuamente di prendere il prece per poter vedere se c’era scritto il nome sul retro, ma quando la sua mano lo oltrepassò non ne fu molto sorpreso. Quello era un ricordo, non un’illusione che poteva sembrare reale o un’altra dimensione. I ricordi a volte non erano più reali dei sogni, questo lo aveva letto nel Grimorio di Sapphire.
 
<< Hai paura Stefan Salvatore ? >> gli chiese una voce che sembrava lontana.
 
<< Dove sei ? Perché mi stai mostrando tutto questo ? >> chiese Stefan guardandosi intorno, sperando di trovare quella strana ragazza.
 
<< Affinché tu capisca, affinché tu veda. Era inutile mostrarlo a Bonnie, lei non avrebbe capito. Ma forse potrai capirmi tu e capire in tempo, che stai combattendo per le persone e le cause sbagliate. >> rispose la ragazza, continuando a celarsi ai suoi occhi.
 
<< Cosa vuoi dire ? >>.
 
<< Voltati >>.
 
Stefan si voltò e finalmente la vide. Vide Rosalie, seduta davanti alla toilette, i capelli scuri che le scendevano lisci lungo la schiena. Indossava una canottiera bianca e una gonna di jeans. Teneva una mano poggiata sullo specchio della toilette e pareva che stesse aspettando qualcuno. Osservando il suo riflesso, Stefan notò che era più giovane di quando l’aveva incontrata. In quel ricordo avrà avuto al massimo diciannove anni. Aveva il volto stanco, occhiaie evidenti e il colorito pallido. Al collo indossava una collana con un ciondolo a forma di rombo.
 
<< Ti prego, Sylvia. Ti prego, fa che abbia funzionato >> disse Rosalie al suo riflesso.
 
Stefan la osservava senza capire. Poi a un certo punto lo specchio cominciò a brillare e dall’altra parte del riflesso apparve la ragazza, che aveva appena scoperto chiamarsi Sylvia.
 
<< Sylvia ! Allora ha funzionato ! >> esclamò Rosalie con allegria.
 
<< Te lo avevo detto. Devi avere più fiducia nelle tue capacità. >> le disse la ragazza nello specchio.
 
<< Beh… mamma non giova alla mia autostima, ma non importa. Ora c’è una speranza che tu possa tornare indietro. >>.
<< Non ancora. Non possiamo stare tranquille. Qui, in casa tua, non sono al sicuro. >>.
 
<< Perché dici così ? >>.
 
<< Perché, sebbene non abbia più un corpo, emano ancora un’aura piuttosto forte e c’è il rischio che zia Debh mi scopra. Nascondermi in un oggetto non è sicuro per me. Ho bisogno di un corpo, un corpo con un’aura altrettanto potente che sia in grado di celare la mia. >>.
 
<< Immagino, conoscendoti, che tu abbia già in mente qualcuno >> disse Rosalie picchiettando le dita sullo specchio.
 
<< Immagini bene. Ho una candidata perfetta in mente, Bonnie. Cosa ne pensi ? >> chiese Sylvia con un ghigno.
 
<< Penso che sia un’idea rischiosa, almeno per ora. Io consiglio di aspettare la morte della nonna, prima di agire. Tua madre ha passato troppo poco tempo con te, non saprebbe riconoscere la tua aura ma tua nonna… tua nonna ti scoprirebbe subito >> ribatté Rosalie saggiamente.
 
<< Vero. Ma non ho intenzione di aspettare troppo. Voglio indietro la mia vita, Rose.  Anzi, voglio una vita. >>.
 
<< Lo so, ma se sicura che… insomma, Bonnie è… >>.
 
<< Perfetta !! Bonnie è perfetta !! Non osare farti tutti questi inutili scrupoli ora !!! Non osare abbandonarmi anche tu !! >> urlò Sylvia da dentro lo specchio.
 
<< Non ho intenzione di abbandonarti, ma non voglio neanche essere avventata. La nonna può essere molto pericolosa per noi. Bonnie, ancora non sa… non ha idea delle cose che può fare, di quello che è in realtà. Non ha ancora un’aura tutta sua. L’avrà, presto, ma non ce l’ha ora. >> disse Rosalie con pazienza.
 
Stefan ascoltava allibito quella conversazione e si sentì il più cretino dei cretini. Ormai aveva esaurito le dite di entrambe le mani per poter contare tutte le persone che lo avevano manipolato nella sua vita. Rosalie adesso era una di loro. “Devo proteggere Bonnie, ho bisogno di saperla al sicuro”, pensò Stefan scimmiottando mentalmente la voce di Rosalie. “Bastarda”, pensò. Non aveva altre parole da esprimere. Meno male che non aveva il suo cuore o era sicuro che sarebbe esploso di rabbia dopo tutte le cose gli erano capitate in quei giorni. In quegli ultimi mesi gli erano capitate le sventure che non gli erano capitate in tutti gli anni della sua via da vampiro. Che schifo ! Dovette ammettere che forse Damon non aveva tutti i torti quando lo prendeva in giro per la sua ingenuità.
 
<< Hai un piano ? Sai che odio aspettare troppo. >>.
 
<< Si. Ho avuto una proposta interessante che possiamo sfruttare a nostro vantaggio. >>.
 
<< Una proposta ? E da chi ? >>.
 
<< Anastasia De Verdant. Lei vuole un altro bambino e Bonnie sarà l’ingrediente essenziale per il suo nuovo sortilegio. Quando lei comincerà ad attuare il suo piano, noi attueremo il nostro. >>.
 
<< Non dovresti fidarti di Anastasia De Verdant. Lei è… >>.
 
<< Alla ricerca di una che prenderà il tuo posto. Bonnie è perfetta per il rito, se ci pensi bene. Sarà uno scambio con la morte, una vita per una vita. Nel momento in cui Bonnie morirà per il sortilegio, tu tornerai in vita. Inoltre, il bambino dei De Verdant non è affar nostro. Giusto ? >>.
 
<< Certo che no. Anastasia e la sua dannata famiglia mi hanno già rovinato abbastanza la vita. Ora è il momento di pensare a come riprendermi la mia vita. >>.
 
Rosalie annuì, poi l’immagine nello specchio svanì. Deborah stava salendo in camera della figlia, probabilmente avrebbe voluto parlarle di Sylvia ma Stefan non lo seppe mai. Lo scenario intorno a lui cambiò e all’improvviso si ritrovò davanti alla porta di casa di Bonnie. Per terra, sul pianerottolo, davanti alla porta d’ingresso c’era un pacco. Stefan si avvicinò per osservarlo meglio. Il pacco era completamente bianco, c’era solo un bigliettino con su scritto “For Bonnie”. A quel punto Stefan capì perfettamente chi lo avesse spedito. A un certo punto la porta d’ingresso si aprì e uscì Bonnie. La ragazza indossava un vestito bianco, che arrivava poco più in su del ginocchio, i ricci rossi erano legati in una crocchia e i piedi erano scalzi. Da com’era vestita, molto probabilmente tutto ciò era accaduto durante un periodo o primaverile o estivo. La Bonnie della visione si inginocchiò e prese il pacco. Prese il bigliettino e lo guardò attentamente, cercando di vedere se ci fosse un nome o qualunque indizio che la potesse aiutare a scoprire chi fosse il mittente. Quando si rese conto che il pacco era completamente bianco se non per quel fogliettino, decise di rientrare in casa. Stefan la seguì, essendo una visione poté oltrepassare la porta senza difficoltà. Seguì Bonnie fino alla sua camera. La sua camera era un po’ in disordine, sul letto c’erano un sacco di custodie per cd, delle quali alcune erano vuote, poi c’erano anche dei peluche. Sul comodino vicino al letto c’erano diversi braccialetti e collane, che Stefan mai le aveva visto indosso. Bonnie si sedette davanti alla scrivania e posò il pacchetto. Lo aprì e all’interno vide una collana. Era un cordoncino nero, con un ciondolo, che sembrava fatto a mano, a forma di rombo, blu scuro, con un cuore disegnato al centro. Stefan la riconobbe subito, anzi, adesso aveva anche potuto osservarla meglio, era la collana che Rosalie aveva al collo nell’altro ricordo. Bonnie la osservò attentamente, poi sorrise. La indossò e quello fu l’inizio dei suoi guai.
 
FUORI DAL RICORDO.
 
 
Stefan finalmente fu fuori dai ricordi di Sylvia, che adesso lo osservava con un’espressione attenta. Non sapeva perché, ma qualcosa gli diceva che non doveva assolutamente fidarsi di quella ragazza. 
 
<< Mi dispiace. Il mio piano era molto più semplice e il mio obbiettivo era uno solo. È ancora uno solo. Ma stiamo combattendo una guerra, e una guerra… non è tale senza vittime. >> disse Sylvia.
 
<< ORA LORENCE !! >> urlò Annabelle.
 
Stefan, senza aver neanche il tempo di potersi difendere, fu bloccato da delle corde di fuoco che lo immobilizzarono.
 
<< Ma che… >> disse Stefan cercando di liberarsi.
 
<< Mettiti comodo Stefan. Stai per assistere a uno spettacolo che non dimenticherai. >> gli disse Juliet con un ghigno maligno.
 
<< Voi perdete pure tempo in questo modo. Io e Lorence torniamo a casa >> disse Annabelle scomparendo insieme a Lorence.
 
<< Va bene, la mia sorellona, come al solito, ha poca voglia di divertirsi. Non fa nulla. >> commentò Juliet mentre spintonava Sapphire, anch’essa legata con quelle corde di fuoco.
 
<< Sai Stefan, è brutto vero ? Quando la gente intorno a te ti mente guardandoti negli occhi, quando si arroga il diritto di rinchiuderti in un mondo di menzogne e falsità. Fa rabbia, molta rabbia. Molte persone ti hanno preso in giro, ti hanno mentito, ti hanno portato via la vita. Non c’è niente di più brutto che rendersi conto di essere soli al mondo. >> disse Sylvia strattonando Sapphire.
 
<< Stefan… non darle ascolto. Sta parlando a causa della follia e della rabbia. Tu non hai idea di quanto odio cova dentro di sé questa ragazza. Lei ha condannato Bonnie alla morte. >> urlò Sapphire.
 
<< Anche lei ti ha mentito, Stefan. Lei non ti ha mai detto tutta la verità. Lo sapevi che lei è in realtà tua zia ? >> gli chiese Sylvia con delle smorfie di derisione.
 
<< Di… di cosa… cosa… >> chiese Stefan che non riusciva a capire.
 
<< Oh… non glielo hai detto ? Allora immagino che tu non gli abbia neanche detto della sua storia clandestina con mia sorella ? >> chiese Juliet con un sorriso di scherno.
 
<< Che cosa ? >> chiese Stefan sperando di aver frainteso.
 
<< Oh, di questo ne parlerai con mia sorella. Purtroppo abbiamo fretta, dobbiamo portare a termine un rituale e ci mancano ancora due ingredienti fondamentali, visto che ormai non sei più un vampiro. Sylvia, cara, procedi pure >> disse Juliet.
 
<< Volentieri >> disse Sylvia con un ghigno.
 
Ciò che accadde successivamente, Stefan non lo avrebbe mai dimenticato. Fu come osservare una scena a rallentatore. Sylvia che si avvicina piano a Sapphire, Sylvia che con un pugnale comincia a colpirle l’addome, Sapphire che cominciò a sanguinare copiosamente e a gemere dal dolore.
 
<< Sylvia, possiamo andare. Entrambe abbiamo altro da fare. >> disse Juliet.
 
Le due svanirono, così come anche le corde infuocate intorno a lui e a Sapphire. Stefan accorse subito verso Sapphire, la quale purtroppo aveva già perso troppo sangue.
 
<< Saph… Saph… dimmi cosa devo fare. Dimmelo, possiamo ancora… >> cominciò a dire Stefan.
 
<< No, Stefan. Non c’è più niente che tu possa fare per me. È troppo tardi. Ma non è troppo tardi per me per fare un’ultima cosa per te, dirti la verità. >> disse Sapphire accarezzandogli il viso, mentre una lacrima scendeva lenta lungo la sua guancia.
 
<< Che intendi dire ? >> le chiese Stefan.
 
<< Io sono tua zia, Stefan. Il mio vero nome è Zaffira, ho cresciuto tua nonna, poi tua madre e in fine tua sorella. Tutte loro sono morte, non sono riuscita a proteggere nessuna di loro e mi ero ripromessa di proteggere te, fino alla fine. Ho fatto di tutto per insegnarti le arti magiche, in modo che tu sia pronto ad affrontare le difficoltà che ti attendono. Mi dispiace per le bugie che ti ho raccontato e per aver aspettato tanto prima di dirti la verità. >> disse Sapphire continuando a piangere.
 
<< Quindi, ora mi abbandonerai anche tu ? >> chiese Stefan con un tono di voce freddo.
 
<< No, Stef. Io ti proteggerò sempre, io, tua nonna, tua madre e tua sorella. Siamo state tutte disposte a sacrificare noi stesse per te. Noi tutte abbiamo fatto degli sbagli che hanno condizionato la tua vita, ne siamo consapevoli. Ti abbiamo coinvolto in un conflitto che dura da troppo tempo e al quale finalmente tu e Bonnie potete porre rimedio >> disse Sapphire continuando ad accarezzargli la guancia.
 
<< Di che parli ? >>.
 
<< Ascoltami bene, Stefan. Non appena il mio cuore avrà cessato di battere, vai nella mia casa in Oregon. Lì troverai tutte le risposte che cerchi sia sulla tua famiglia, sia sul conflitto di cui ti sto parlando. Tu e Bonnie dovrete rimettere insieme i pezzi. Non l’abbandonare mai, lei avrà bisogno di te e per quanto mi costi ammetterlo, cerca di riappacificarti con Damon. Avrei tanto voluto costruire una famiglia con te ma questo ormai non sarà più possibile. Damon è tutto ciò che ti rimane della tua famiglia. Non lasciartelo scappare. >>.
 
<< Saph… perdonami. Tu stai morendo e non sono neanche in grado di piangere la tua morte come meriteresti. Perdonami. Tutto ciò che posso prometterti è che non renderò vano il vostro sacrificio, che mi vi renderò orgogliose di me e che vi amerò sempre. Anche adesso che non sono in grado di darti ciò che l’amore impone. Ti voglio bene, Saph >> disse Stefan stringendo la mano alla zia.
 
<< Lo so >> rispose Sapphire.
 
Dopo aver detto questo, Sapphire chiuse gli occhi, il cuore smise di battere ma sul volto non c’erano segni di sofferenza. Il suo volto era sereno, probabilmente perché sentiva di essere finalmente riuscita a proteggere qualcuno che amava. Aveva dato a Stefan il meglio che poteva dargli, ora stava a lui sapersi costruire la propria felicità. Stefan invece, dopo tanto tempo, avrebbe voluto piangere, urlare, sentire qualcosa. Teneva tra le braccia il corpo morto di sua zia e lui non sapeva neanche che espressione assumere. Non voleva lasciarla lì, non poteva. La prese tra le braccia e la portò in casa. Lì vide anche il corpo privo di testa della zia di Bonnie e la stessa Bonnie con le guance bagnate da lacrime di sangue. Pose il corpo di sua zia sul tappeto, poi controllò se Bonnie fosse viva. Bonnie respirava ancora, non aveva alcuna ferita grave e di questo si sentì sollevato. Quella ragazza… quella maledettissima ragazza l’avrebbe pagata per tutto quello che aveva fatto. Si avvicinò a uno specchio, e dopo aver sboccato il passaggio, si diresse subito verso la casa in Oregon. Voleva delle risposte e le voleva ottenere subito.
 

 
Sylvia era davanti alla porta di casa Mccullough. Si era avvicinata a una finestra e stava osservando il salotto di casa. In salotto c’erano i coniugi Mccullough, Mary e Douglas. Strinse i pugni, la rabbia stava prendendo il sopravvento, il suo cuore si stava riempendo lentamente di odio, bramava vendetta. Si diresse davanti alla porta e suonò il campanello. Le venne ad aprire sua madre che non appena la vide si portò una mano alla bocca.
 
<< Sylvia… che ci fai tu ? >>.
 
<< Ciao, mamma >> disse Sylvia con un ghigno.
 
La sua vendetta era ufficialmente iniziata.
 

 
  
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