Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
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Autore: Sassanders    08/02/2015    3 recensioni
Dal capitolo I:
Mentre sto per tirare la maniglia, la porta si apre e un uomo di cui non riesco a vedere il viso mi urta, facendomi strillare e versare il liquido sulla camicia bianca, ritirata ieri dalla tintoria.
Urlo come impazzita, imprecando e alzando lo sguardo. Davanti a me ho un ragazzo di venticinque anni circa, con i capelli corvini sparati in aria, due occhi castani, delle labbra sottili e un piercing alla narice sinistra.
-Sei un fottuto idiota!- esclamo, infuriata.
-Sei stata tu a finirmi addosso! Guarda dove cammini!- mi risponde, alzando un sopracciglio. Devo trattenermi dal prenderlo a pugni.
-Sei tu che non guardi dove vai!-
-Senti, dolcezza, scusa per la camicia, ma non ho tempo da perdere.- replica, sorridendo beffardo.
A quelle parole perdo letteralmente le staffe. Mi ha urtato, mi ha fatto macchiare la camicia pulita da poco, e fa anche lo strafottente?
-Sai che ti dico, tesoro?- dico, sottolineando il nomignolo. -Vaffanculo!- esclamo, con un sorrisetto e mollandogli un pugno abbastanza forte sul naso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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             EVERY BREAKING WAVE.

                         Capitolo 9

E’ passata una settimana da quando io e Brian ci siamo baciati.
Beh, per la seconda volta, anche se la prima non conterebbe perché non ero cosciente delle mie azioni, in quanto ubriaca fradicia.
Oggi è il giorno del mio rientro a lavoro, e della ripresa del solito stress settimanale che mi affligge. In realtà, anche se non ero propriamente in salute, mi sono rilassata tantissimo, e ho passato due settimane intere con papà, cosa che non facevo da molto tempo. E’ stato tutto perfetto, tranne una cosa: Logan a letto con Jessica.
Ci sono stata male e ovviamente, penso ancora a lui, anche se sto cercando di fare il più possibile per dimenticarlo. Dopo quel giorno, mi ha chiamato un altro paio di volte, ma non gli ho mai risposto. Non ho intenzione di perdonarlo, dopo tutto quello che ha fatto. Tradirmi con una persona che non fosse stata il mio capo avrebbe fatto sicuramente meno male. E avrebbe fatto meno male anche se mi avesse parlato o comunque mi avesse tradito prima della proposta di matrimonio. Mi sono sentita totalmente presa in giro, e sto cercando di andare avanti. Devo dire che non è difficile come pensavo fin dall’inizio, anche grazie a Brian, che mi sta accanto il più possibile.
Anche dal punto di vista della salute, va tutto bene. Gli ematomi sono completamente guariti e anche quello sullo zigomo. Insomma, sta andando bene, tutto sommato.
Ora sto uscendo di casa per dirigermi al lavoro, dove oggi rivedrò Jessica. Già mi innervosisco al pensiero di averci a che fare tutti i giorni. Mi metto in macchina e guido il più cautamente possibile, senza distrazioni. Arrivo alle nove e un quarto circa in redazione e, a passo spedito, vado verso l’ascensore, salutando qualche collega che mi chiede anche come sto. Dopo qualche chiacchiera, salgo al mio piano, aprendo la porta dell’ufficio. Mi tolgo la giacca e la appendo al gancetto vicino alla scrivania, sedendomi poi sulla mia sedia girevole blu. Sono ancora sola, perché la luce dell’ufficio di Jessica è spenta. Comincio a lavorare e a recuperare tutto quello che non ho fatto in tre settimane di assenza. Il lavoro arretrato è abbastanza, ma mi impegno e riesco ad arrivare a buon punto, verso le dieci e mezza. Sento la porta aprirsi e dei tacchi che fanno un rumore allucinanti. Deve essere arrivata la vipera. Non saluto, né alzo lo sguardo dai fogli, ignorandola completamente.
-Sophie io…- comincia, ma io la guardo, furente.
-Non voglio sentire assolutamente niente. Tu sei solo il mio capo e al di fuori di qui non abbiamo alcun tipo di rapporto. Non voglio stare ad ascoltare tutte le sciocchezze che hai da dirmi, ne ho già piene le scatole. Tu e quello stronzo, potete continuare a fare quello che volete, vi chiedo solo di lasciarmi in pace, fate finta che io non esista, o che ci conosciamo come un capo può conoscere una propria dipendente, okay?- domando.
Lei annuisce soltanto e fruga nelle tasche della giacca.
-Tra un’oretta devono passare gli Avenged Sevenfold per firmare degli ultimi documenti e un controllo veloce.- dice e io rimango piacevolmente sorpresa. Tento di non sorridere e mormoro un ‘okay’ e torno ai miei documenti. Dopo che è rientrata nel suo ufficio, mi dirigo in bagno a darmi una sistemata. I capelli sono in ordine, così come il trucco. Stiro con le mani il tessuto del vestito nero in cotone che indosso. E’ un semplice vestito, molto sobrio e neanche molto elegante. La gonna ha qualche balza ed arriva al ginocchio e ai piedi indosso un paio di stivali, sempre neri, con la zeppa. Esco dalla toilette ed esco nel corridoio per prendere un caffè alla macchinetta. Prendo i soldi e premo il tasto del caffè. Mentre aspetto che la bevanda venga versata nel bicchierino marrone, controllo l’orologio al polso e noto che sono le undici meno dieci minuti. Torno in ufficio, bevendo il caffè bollente e lavoro un altro po’, con la testa chinata sulla scrivania, concentrandomi. Recupero un altro po’ di articoli da completare. Sento un colpo di tosse e qualche risatina, e alzo lo sguardo, ritrovandomi la band di fronte. Sorrido raggiante, alzandomi e andando incontro a Brian che mi abbraccia, circondandomi la vita con le sue braccia tatuate. Avvolgo le mie braccia attorno al suo collo e dopo poco mi bacia, facendo incontrare le nostre lingue. Ci stacchiamo e sorridiamo, sotto gli sguardi stupiti degli altri membri del gruppo. Noto che però manca Jimmy.
-Ragazzi, dovete raccontarci parecchie cose a quanto pare.- esclama Zacky, sorridendo. Io arrossisco e Brian se la ride, grattandosi la nuca con fare imbarazzato. Saluto tutti con un abbraccio veloce che viene prontamente ricambiato e poi vado nell’ufficio di Jessica per avvisare che sono arrivati. Apro la porta dell’ufficio e la trovo con lo sguardo fisso sullo schermo del pc.
-Sono arrivati gli Avenged Sevenfold.- dico semplicemente. Lei si toglie gli occhiali da vista e li posa sulla scrivania. Mi giro e torno da loro, seguita dal mio capo. Stringe la mano e sorride a tutti loro.
-Scusate ma ho davvero molto lavoro arretrato. Sophie vi farà firmare gli ultimi documenti e darà un’ultima ricontrollata all’intervista e all’articolo. Quindi vi auguro buona giornata.-
Si gira e torna nel suo ufficio. Sbuffo infastidita e mi siedo.
-Come mai manca Jimmy?- chiedo, curiosa.
-Non ha risposto al cellulare, probabilmente starà ancora dormendo. Coglione.- risponde Johnny.
Annuisco e Brian mi si avvicina dopo poco, accarezzandomi una spalla.
-Va tutto bene?-
Faccio spallucce e un sorriso amaro. Mi lascia un bacio sulla guancia e mi alzo subito.
Prendo i documenti che devono firmare e li sistemo su una pila ordinata. Guardo di fronte e noto che non ci sono abbastanza sedie.
-Non so, sedetevi a terra.- propongo, ridendo assieme agli altri.
Mi guardo intorno alla ricerca di qualche sedia e poi mi ricordo dell’ufficio di Jessica, dove ci sono sempre delle sedie inutilizzate. Entro nell’ufficio del mio capo, dopo aver bussato e le dico che ho bisogno di due sedie.
-Brian! Vieni ad aiutarmi!- urlo. Dopo poco il chitarrista si materializza nella stanza e prende una sedia, uscendo e poggiandola vicino alla mia scrivania. Lo seguo, prendendo l’altra e chiudo la porta alle spalle, ma Brian mi toglie anche quella dalle mani e la poggia accanto all’altra trasportata da lui. Sorrido come per ringraziarlo e mi siedo sulla mia girevole, mentre gli altri si accomodano in ordine sparso. Brian prende posto alla mia sinistra, Matt alla mia destra, mentre Zacky e Johnny di fronte. Tendo una mano verso Brian, che mi stringe e fa intrecciare le nostre dita. Sorridiamo e un colpo di tosse proveniente dalla mia destra ci ridesta dal flusso di pensieri.
-Okay, piccioncini…- comincia Matt, ma viene interrotto da Brian che gli mostra un dito medio.
Rido di gusto e poi sfoglio i documenti che devono firmare.
-Allora, dovete mettere delle semplici firme. Sapete scrivere almeno il vostro nome no?- chiedo, sarcastica. Brian fa una smorfia cercando di imitarmi e alzo gli occhi al cielo. Porgo un foglio ciascuno e una penna che si passano a turno. Dopo un’oretta abbiamo terminato.
-Andiamo a mangiare?- chiede Zacky, toccandosi la pancia.
Scoppio a ridere e poi guardo l’orologio al polso.
-Beh, sono le dodici e mezza, potremmo andare se proprio avete fame.- dico, alzando le spalle.
Annuiscono e il chitarrista ritmico sorride soddisfatto. Busso alla porta dell’ufficio di Jessica.
-Avanti.- pronuncia, a voce alta.
-Io e gli altri andiamo a pranzo. Ti va bene o hai altro da fare con Logan?- chiedo, sorridendo divertita. Lei diventa tutta rossa.
-No, rimango io qui. Puoi andare.- mormora, a testa bassa.
-Grazie, ciao.- la saluto, chiudendo la porta e prendendo la giacca. Brian mi rivolge un’occhiata divertita e io lo guardo interrogativa.
-Si vedeva che era arrossita fin qui.- risponde. Alzo un sopracciglio e scoppio a ridere.
-Come se mi interessasse.-
Usciamo dall’ufficio e prenotiamo l’ascensore. Dalla borsa mi squilla il cellulare e compare il nome ‘Logan’ sul display. Sospiro, cercando di mantenere la calma.
Mi giro verso Brian che è dietro di me. Rivolgo lo schermo verso di lui e mostro il display. Conto fino a tre e con le dita e accetto la telefonata.
-Sophie!- esclama Logan, sorpreso.
-Allora, ascoltami bene. Questa è la prima e l’ultima volta che ti rispondo. Devi lasciarmi in pace. Torna da Jessica, è così difficile? Davvero è tanto complicato da capire? L’anello di fidanzamento che ti ho scagliato contro non ti ha fatto capire niente? Sparisci dalla mia vita, cazzo!- urlo, in preda all’ira, sotto gli sguardi di tutto il corridoio. Chiudo la chiamata e ripongo il cellulare spento nella borsa.
Mi lego i capelli in un mezzo chignon disordinato e mi levo la giacca.             Brian mi posa una mano sulla spalla, ma io mi allontano, cominciando a fare avanti e indietro per tutto il corridoio, mordendomi le unghie. Presa dalla rabbia, sferro un calcio al muro, mentre alcuni miei colleghi mi osservano spaventati.
-Che cazzo avete da guardare?- urlo. Loro tornano al proprio lavoro, mormorando delle cose che non riesco a capire. Lancio un’occhiata alle scale e decido di scendere a piedi, percorrendo i gradini in fretta. Sento una voce che mi chiama e dei passi dietro di me, ma continuo a correre. Subito dopo percepisco due braccia tatuate che mi afferrano da dietro e mi impediscono di continuare a scendere le scale. Respiro a fondo, appoggiandomi al torace di Brian che mi sostiene.
-Stai calma.-afferma, accarezzandomi i fianchi.
Mi volto e lo abbraccio, mormorando un grazie.
-Non ringraziarmi, se fosse per me avrei già ucciso di botte quel figlio di puttana. Ma sinceramente, mi ha solo fatto un favore a tradirti.- dice, sorridendo. Rido di gusto e poi lo bacio. Rimaniamo così per qualche minuto e poi decidiamo di scendere e vedere che fine hanno fatto gli altri Sevenfold. Quando riusciamo a trovarli, andiamo in un ristorante vicino alla sede e pranziamo tutti insieme, chiacchierando normalmente. Dopo aver mangiato, Matt, Zacky e Johnny vanno via. Mi spiegano che Jimmy è rimasto a dormire a casa sua perché non si sentiva molto bene, quindi, rimaniamo solo io e Brian. Bevo un sorso d’acqua, fissando un punto indefinito e pensando a varie cose.
-Ti va di uscire stasera a mangiare qualcosa?- mi domanda e sposto lo sguardo su di lui, che mi sorride.
-Certo.- rispondo, senza pensarci più di tanto.
-Okay, ci vediamo alle otto e mezza dalle parti di casa tua?- propone. Annuisco e sorrido, alzandomi dalla sedia e guardando l’orologio.
-Devo tornare in sede.- annuncio, sbuffando e infilandomi la giacca.
-Non preoccuparti. Ci vediamo stasera.- mi avvicino e lo bacio a stampo. Prendo velocemente la borsa e lascio i miei venti dollari sul tavolo. Brian mi afferra un polso.
-Riprenditi quei soldi.-
-No, voglio pagare.-
-Non ti porto a cena.-
Sollevo gli occhi al cielo e mi riprendo la banconota, facendo la linguaccia. Mi volto, ma lui mi afferra nuovamente il braccio. Mi tira verso di lui e mi bacia. Sorrido e scappo verso l’uscita, altrimenti non tornerei più a lavoro. Mi metto in macchina e torno in redazione in tempo, visto che non c’è molto traffico. Il tempo scorre velocemente e alle sette finisco il mio turno.
Esco a passo svelto dall’ufficio e dall’ascensore. Sono completamente sola, se non per gli addetti alle pulizie, che ovviamente sono negli uffici. Esco dall’edificio e vado verso la mia macchina. Non faccio in tempo ad arrivare all’auto però, che sento una mano tapparmi la bocca e un’altra frugare nelle mie tasche alla ricerca di qualcosa. Mi dimeno, cercando di urlare, per quanto mi è possibile, ma la persona dietro di te, riesce a bloccare i miei movimenti. Prende le chiavi dell’auto e apre lo sportello posteriore, sbattendo mici dentro a forza. Comincio a tremare di paura, ma mi dimeno comunque, anche se non ho ancora capito chi mi ha aggredita alle spalle. Sbatto la schiena contro i sedili posteriori e spalanco gli occhi, trovandomi di fronte Logan, che mi fissa furioso. La mia guancia destra viene colpita da uno schiaffo abbastanza forte e urlo, ma il mio ex mi tappa nuovamente la bocca.
-Da quanto tempo stai con quello lì? Mentre stavamo insieme te la facevi con quello, eh puttana?- chiede, urlando e mollandomi un pugno sullo zigomo sinistro. Quando leva la mano dalla mia bocca, mi faccio coraggio e gli sputo in faccia. Il mio gesto sembra innervosirlo ancora di più, così mi sferra un pugno sullo zigomo destro e uno nello stomaco, tenendomi comunque bloccata. Urlo di dolore, mentre le guance indolenzite sono inondate dalle mie lacrime. Mi colpisce ancora molte volte e ad ogni colpo, la mia forza diminuisce sempre di più. Non ho nemmeno la forza di urlare e chiedere aiuto, tanto comunque nessuno mi sentirebbe. Dopo un po’ si solleva e io continuo a tremare e a piangere, piena di dolori e completamente debole. Sento Logan che chiama qualcuno, ma non riesco a sentire la conversazione. Quando chiude la chiamata, mi lancia un ultimo sguardo carico di odio e scappa, non so dove. Lascia lo sportello aperto e nel frattempo sento del sangue colarmi dal naso e un sacco di dolori sul viso e sul torace. Piango fin quando anche le ultime forze vengono a mancare, e chiudo gli occhi, stanca di tutto. L’ultima cosa che percepisco
è la sirena di un’ambulanza. Poi, il buio totale.
 
 
BRIAN’S POV.
Sono seduto in macchina, sul sedile del guidatore e sono fermo da un po’ di fronte casa di Sophie. Ho lo sguardo puntato verso le finestre di casa sua, dove le luci sono totalmente spente. Provo a richiamarla una terza volta, ma mi risponde nuovamente la segreteria. Sto cominciando a spazientirmi. Dopo il bip le lascio un messaggio che spero riceva e ascolti il prima possibile.
-Sophie, si può sapere dove cazzo sei? A casa tua non di certo e ti sto aspettando da un po’. Che fine hai fatto?- dico, inviando il messaggio e chiudendo la chiamata. Lancio il cellulare sul sedile del passeggero e mi passo le mani tra i capelli, sbuffando. Accendo lo stereo, e giro qualche stazione, fin quando non ne trovo una abbastanza decente. Spero solo che si muova, perché già sto cominciando a perdere la pazienza. Che cazza di fine avrà fatto? Starà al lavoro o starà di nuovo con quel Logan? Ecco che ora mi faccio anche le seghe mentali.
-Cazzo!- impreco, urlando, esasperato dopo un’ora che Sophie non si fa né vedere, né sentire. Metto in moto e, ormai stufo dell’attesa, ritorno verso casa. Mi ha dato buca, quindi è stata tutta una gigantesca stronzata. Eppure pensavo che quei sorrisi fossero veri. Ma chi se ne frega. Sono Synyster Gates, posso trovarne quante voglio. Di certo non sto a farmi problemi per una come lei. E’ ovvio che tutte le altre che troverò non saranno come lei ma...
Un attimo. Che cazzo sto dicendo? Sto davvero facendomi tanti problemi per quella lì? Scuoto la testa, sconsolato.
Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dalla suoneria del mio cellulare. Lo lascio squillare: se è Sophie, non le risponderò. Dopo qualche secondo smette di trillare, per poi riprendere immediatamente. Sbuffo infastidito e lancio una veloce occhiata al display del mio cellulare, ma non è Sophie che mi sta chiamando. E’ un numero che non ho memorizzato in rubrica. Aggrotto le sopracciglia e afferro il telefono, accettando la chiamata. Porto l’aggeggio vicino all’orecchio e sento dei rumori strani, come dei singhiozzi.
-Pronto?- chiedo, titubante.
-Brian, sono Julie!- risponde la voce dall’altro capo.
-Senti se hai chiamato per giustificare la tua…- comincio, ma lei mi interrompe bruscamente.
-No, cazzo! Devi correre al st. Patrick’s Hospital, stiamo portando lì Sophie.- esclama, con la voce rotta dal pianto. Penso di essere impallidito. Accosto l’auto sul ciglio della strada e spengo il motore.
-Come sarebbe a dire in ospedale?- chiedo, deglutendo.
-Non c’è tempo per spiegare. Muoviti!- pronuncia, prima di chiudere la conversazione. Biascico un ‘oh cazzo’, per poi rimettere il cellulare sul sedile e ripartire in fretta e furia verso il st. Patrick, che per fortuna, non dista molto dal punto in cui mi trovo io in questo momento. Mille domande fanno capolino nella mia testa, ma mi impongo di non pensare a niente, se non a pigiare sull’acceleratore e aumentare la velocità. Che cazzo sarà successo?
 
 
NOTE DELL’AUTRICE (STUPIDA):
Saaaalve, carissimi.
Mi scuso già per il finale angoscioso di questo capitolo, ma ho già in mente tutta la storia e il corso degli eventi, quindi non ho potuto evitare quest’episodio triste. Dovete sapere che questa fanfic l’ho scritta un po’ di tempo fa e sinceramente avevo cambiato idea per quanto riguarda questo capitolo, ma non mi andava di modificare tutto, quindi ho lasciato questo avvenimento, anche se non sono per niente soddisfatta.
Vediamo come il rapporto si stia evolvendo e nei prossimi ne vedremo delle belle, per quanto riguarda gli altri personaggi.
Grazie ancora a voi che seguite e commentate questa merd storia.
Se vi va, lasciatemi una recensione, una vostra opinione, mi renderebbe una delle personcine più felici di tutto il pianeta.
Scappo e un bacione.
Come al solito,
ve se ama.
Sassanders.

 
   
 
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