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Autore: Tota22    09/02/2015    2 recensioni
Una villetta nella zona residenziale di un'anonima cittadina americana diventa teatro dello scontro tra due ragazze. Prima sfidante: Cherry una sedicenne punk, egocentrica e affetta da ribellione adolescenziale cronica. Seconda sfidante: Lynn, un'altra sedicenne, snob e con una sindrome ossessiva compulsiva per ordine, pulizia e organizzazione. I pazzi eventi di un weekend di fine agosto saranno inspiegabilmente innescati da delle merendine, dei dolcetti allegri e un dessert.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La saga delle merendine

Capitolo 3

Concerto punk e lassativi


Cherry non sapeva se gettarsi a terra e ridere finché non avesse più aria nei polmoni o tentare di sollevare sua cugina dall'erba rinsecchita del giardino.
La ragazza in questione continuava a dire frasi senza senso, buttata per terra intenta a scompigliare sempre più i capelli castani, ormai arruffati da quante volte ci aveva passato le mani sporche di terriccio e erba.

Cherry non si sarebbe mai aspettata di vedere Lynette ( sempre ordinata, composta, i capelli raccolti in modo ordinario in una coda di cavallo, senza mai un ciuffo che scappasse dall'acconciatura castigata e con i vestiti perfettamente stirati) mezza nuda e in stato confusionale nel giardino di casa.

Sin da quando erano piccole, i suoi zii, quella buonanima di sua nonna ( una bacchettona rompiscatole fissata con il galateo e con una concezione della donna bloccata agli anni cinquanta) e qualche volta i suoi genitori,  la paragonavano alla sua perfetta e impeccabile cugina.

- Charlotte smettila di mangiare con le mani, non vedi Lynette come usa coltello e forchetta per tagliare la pizza? -

- Charlotte per l'amor di dio come ti conci, sempre in tuta e t-shirt, guarda tua cugina com'è carina con quel vestito!-

- Charlotte perché non leggi qualche libro invece di pestare con le bacchette su quell'aggeggio infernale! Che mal di testa che mi fai venire! Su vai con Lynn a leggere un bel romanzo? -

Charlotte di qua, Charlotte di là, fai questo, fai quello.

Lynette d'altro canto, alla quale sin da piccola era stato fatto il lavaggio del cervello su come essere la perfetta stronzetta, saccente, figlia di papà che era, di certo non si rendeva più simpatica alla cugina.

Il suo atteggiamento con la puzza sotto il naso e la convinzione di avere sempre ragione non avevano aiutato le due cugine a legare.

Era quasi inevitabile che all'età di undici anni Charlotte fosse diventata una ragazzina timida, insicura e paurosa di tutti.
Le medie erano state un incubo ininterrotto durato tre lunghissimi anni. Aveva perso il conto di quante volte la sua testa (ancora bionda a quell'epoca ) era stata spinta nei water dei bagni ( dei maschi e delle femmine indifferentemente), quante volta era caduta faccia in giù a mensa con il proprio pranzo spiaccicato sulla maglietta e quante volte le avevano rubato la sacca di ginnastica, lasciandola nello spogliatoio con solo l'accappatoio e le scarpe.


Alle soglie del liceo, Charlotte aveva incontrato Rachelle che le insegnò  a fregarsene di quello che la gente pensava di lei e rispondere, ad ogni insulto e dispetto, con insulti e dispetti mooolto peggiori e sicuramente più originali e fantasiosi (come scordarsi la faccia di Monica Ross quando aveva trovato la sua borsa di Gucci completamente ripiena di esche da pesca freschissime... senza prezzo).

Quando aveva conosciuto Dom, Charlotte aveva imparato ad affrontare le difficoltà con un sorriso. Imparò ad amare il sorriso di quel gigante buono, che scaldava il cuore ed era estremamente contagioso.

Infine Tobias le aveva trasmesso l'amore per la musica  punk e la capacità di farsi scivolare tutto addosso. Il suo motto era " Si fottano tutti, tu vai avanti per la tua strada e insegui i tuoi  obiettivi "

Dopo questi tre incontri, la vita di Charlotte era cambiata e la sua trasformazione in Cherry completata, suggellata da un taglio di capelli pazzo e un colore altrettanto folle.  Rosa come i petali dei fiori di ciliegio, dai quali Charlotte prese il suo soprannome.

La ragazza  era quasi certa che fosse stata la vista dei suoi nuovi capelli,  alla cena di natale di tre anni prima,  a far venire l'infarto a sua nonna  ( Non che si sentisse in colpa) e non la passione smodata della vecchietta per formaggi francesi e patatine fritte, con conseguente ostruzione da colesterolo delle arterie.

Cherry era ora una ragazza forte, bella, determinata, (forse un po' spaccona,  egocentrica e menefreghista), ma non aveva più paura di mostrarsi per quello che era. 
Sarebbe stata sempre grata ai suoi amici per  averla aiutata a cambiare ed essere finalmente se stessa, sconfiggendo  quel senso di inadeguatezza che aveva provato per tutta la sua infanzia. Era fiera di essere una punkabbestia ribelle, senza principi morali, la cui vita era votata alla ricerca del puro e vibrante divertimento.


 Quindi vedere la sua perfetta cugina Lynn contorcersi tra le risate e singhiozzi, in reggiseno e pantaloncini davanti all'ingresso di casa, le dava una sensazione di potenza  e riscatto inaudita per tutti gli anni in cui si era sentita inferiore.

- Beccati questa, principessa delle frigide - pensò Cherry estasiata, nascondendo più in profondità quel piccolo senso di colpa che le attanagliava lo stomaco.

Alla fine Dom se l'era caricata sulle spalle, aveva attraversato il salotto, salito le scale e infine depositato Lynn sulla sua brandina in camera di Cherry.
Il tutto videodocumentato dal cellulare di Rachelle, ovviamente.La strega dai capelli rosa aveva in mano l'arma perfetta per ricattare la cugina a vita!

Nonostante tutto non poteva fare a meno di sentirsi un po' in colpa, ma quel sottile senso di disagio che aveva sentito già in giardino era soverchiato dall'impellente voglia di ridere, fino a svenire, ogni volta che un'altra frase senza senso usciva dalla bocca di sua cugina.

- Che bei capelli che hai Cherry.. sembra zucchero filato lo voglio mangiare ora.. ho proprio fame e anche caldo caldo caldo... mi sento scoppiare - e la ragazza intossicata si mise a ridere come se avesse detto la frase più divertente del mondo, inducendo tutti e tre i Moschettieri e Cherry a ridere con lei.

Lynn aveva la faccia accaldata, gli occhi rossi e lucidi, i lunghi capelli castani sparsi sul cuscino e un'espressione da bambina sperduta che Cherry non le aveva mai visto, neanche durante la sua infanzia.

Tobias sospirò un po' scocciato, era l'unico che non aveva riso fino a star male, ma solo accennato uno dei suoi proverbiali ghigni. Poi disse:

- Sta proprio fuori, quanti muffin ha mangiato?-

- Almeno due - valutò Rachelle. - Sarà k.o. fino a domani mattina - concluse la ragazza riccia terminando la registrazione.

- Ma non è che poi si sente male? - intervenne Dom leggermente preoccupato.

- No tranquillo, è una tosta. Ogni tanto veniamo a controllarla, per il resto è meglio se la lasciamo qui a smaltire la botta - sorrise Cherry dando una pacca  per nulla amichevole sulla spalla di Lynn.

-Ahi mi hai fatto male!- Strillò la ragazza sul letto corrucciando la fronte.

-Dlin Dlon-

- Arriva gente!- esclamò felice Cherry.

- Si può dare ufficialmente inizio alla festa! - detto ciò i quattro ragazzi si precipitarono giù per le scale lasciando Lynn, sola sulla sua brandina, a contare gli unicorni che erano spuntati miracolosamente davanti ai suoi occhi.
***
 
Cherry era al settimo cielo. La casa straripava di gente, birra a fiumi. Il tanfo di adolescenti alternativi e il rumore di risate alcoliche e sguaiate le riempivano le orecchie e il naso come la più dolce delle musiche e il più piacevole dei profumi.

Prima che la casa fosse invasa, (da quelli che Lynn avrebbe definito: animali da festa o pecoroni senza giudizio né morale) Cherry aveva sentito sua madre al telefono.

I gemelli avevano stremato i loro genitori trascinandoli per tutte le giostre e, dopo aver ingerito un gran quantitativo di zuccheri e caramelle, avevano raggiunto il loro picco più alto di iperattività.

Gwen era così stanca, tanto da non riuscire quasi a parlare al telefono, che quando sua figlia si rifiutò di passarle Lynn perché era "sotto la doccia", non si pose nemmeno il problema che potesse essere una balla. Se fosse stata lucida di certo avrebbe insistito per parlare con la nipote, modello di responsabilità e rettitudine (chiedendole se sua figlia avesse in mente qualche piano losco), ma Cherry non fece in tempo neanche a salutarla che già la madre le aveva riattaccato il telefono in faccia.

Man mano che la sera si avvicinava, sempre più gente suonava alla porta e si faceva largo alla ricerca di un fazzoletto di pavimento dove piazzare i propri piedi, ricoperti di anfibi o Vans consumate, e una bottiglia di birra per occupare una mano.
  La padrona di casa salutava tutti con sorrisi e pacche sulle spalle (soprattutto se portavano roba da bere)... c'erano ragazzi della sua scuola, alcuni vecchi amici e tanta gente che conosceva solo di vista.

Ora Cherry con l'adrenalina a mille, nel bel mezzo di quello che un tempo era un salotto e non un palco da concerto, seduta sullo sgabello davanti alla sua adorata batteria, lanciava occhiate ai suoi amici, impegnati nel soundcheck degli strumenti, senza smettere di sorridere.

Scrutò la folla agitata, in attesa che partisse la musica. Un mare di volti confusi attaccati a corpi fasciati da pantaloni stretti, anfibi e T-shirt sdrucite. Capelli di tutti i colori e forme. Non conosceva metà delle persone, ma non le importava. Erano la sua tribù la sua gente e Cherry non desiderava essere da nessun'altra parte al mondo in quel momento.

A un cenno di Dom, Cherry si mise in posizione percuotendo le bacchette tra loro tre volte per dare il via alle danze.
La ragazza adorava quei due secondi in cui le bacchette emettevano tre suoni secchi zittendo la folla e innaffiandola di aspettativa.

BOOM! Un colpo forte al pedale della gran cassa e via! La chitarra di Dom si intromise prepotente e distorta regalando agli ascoltatori la melodia che tanto aspettavano. Il suono fu subito farcito dalla tastiera di Rachelle e il basso morbido e allo stesso arrabbiato di Tobias. Cherry pestava con tutta la sua forza su rullante, piatti e gran cassa incalzando il ritmo dell'intro,  finché la voce di Tobias fece impazzire la folla.

Sin dalle prime esibizioni, Cherry aveva perso il conto di quante ragazze si scioglievano come burro nelle prime file al suono della voce di Tobias, il quale avrebbe potuto vantare una vastissima collezione di reggiseni delle sue grupies (se mai li avesse raccolti).

Tobias però era fatto così, stoico e impassibile, e se non lo conoscesse così bene, Cherry avrebbe sospettato che non gli piacessero le ragazze.

Rifocalizzando l'attenzione sulla folla Cherry notò che, come per magia, quella massa di visi e corpi aveva iniziato a muoversi e a saltare come se fosse una cosa sola. Un mostro pachidermico formato da milioni di cellule impazzite.

A Cherry sembrò che la casa tremasse sotto l'onda di euforia di tutta quella gente stipata, rapita dalla musica, inebriata dall'alcol e ricca di vita.

Il concerto dei Pink Thunderstorm fu un successo. Man mano che i pezzi si susseguivano, la folla cantava sempre più a squarciagola e saltava impazzita. A un certo punto alcuni ragazzi iniziarono a pogare, trascinando più persone possibili in un ammasso informe di braccia, gambe, teste e creste.

Cherry era lì, immersa e allo stesso tempo isolata, nel chiasso e nell'euforia di muscoli tesi, spintoni e risate.
Si sentiva come una dea, in grado di muovere le fila di tutti quei burattini che continuavano a ballare e saltare.
Le sue bacchette erano magiche, a suon di percussioni portavano all'estasi quella massa di sudditi della musica, che la invocavano, la pregavano di non interrompere quel momento di catarsi, quell'attimo di giovinezza folle. La strega rosa non era mai stata così felice.
***
I ragazzi della band decisero di prendere una pausa dopo un paio d'ore. Un amico di Dom si mise alla consolle, incaricato dal gigante buono di mettere un po' di musica mentre loro si rifocillavano.

Rachelle e Cherry scesero in cantina, per prendere da bere, mentre Tobias si diresse in cucina in cerca di un succo di frutta. Dopo due ore di concerto non c'era niente che lo dissetasse di più di un bicchiere di succo ghiacciato. Fu così che, nella cucina stipata di gente (che ormai aveva finito tutte le patatine e stuzzichini presenti sul bancone),trovò Lynn, arrampicata su uno sgabello, che cercava disperatamente qualcosa nel mobiletto più alto della cucina.

- Diamine! Ci siamo dimenticati di passare a controllarla! - pensò Tobias grattandosi la nuca sconsolato.

La ragazza, con addosso l'intero piumino del letto di Cherry, era pericolosamente in bilico sullo sgabello.
Tobias infatti non fece in tempo a raggiungerla che la ragazza cadde per terra come una pera cotta. Fortuna volle che la morbida coperta avesse attutito il colpo, ma allo stesso tempo era scivolata via dal corpo di Lynn che si ritrovò in biancheria intima in mezzo a una folla di perfetti sconosciuti (anche se sembrava che la ragazza  non se ne fosse accorta per niente).

Fu a quel punto che Lynn lo notò e si mise a ridere sguaiatamente stringendo al petto la preda della sua caccia: un'intera confezione di merendine Twinky-pop al caramello (la riserva segreta di zia Gwen per situazioni di emergenza).

- Ciao Moschettiere! - Urlò la ragazza alla volta di Tobias che finalmente la raggiunse e la tirò in piedi. Dovette però riacciuffarla subito, poiché pareva che avesse perso le sue facoltà di equilibrio.

- Sai mi avete lasciata sola e ho sognato un saaaacco di cose strane poi ho avuto un caldo micidiale e mi sono tolta i vestiti ma poi ho avuto un freddo assurdo e volevo rivestirmi ma non li trovavo più e allora ho preso la coperta di Cherry cioè di Charlotte.. cioè Charlotte è il suo nome Cherry il suo soprannome ma sono la stessa persona... ma credo che tu lo sappia.. -  la parlantina sconclusionata di Lynn suggerì a Tobias che ancora non aveva smaltito i dolcetti.

Il ragazzo raccolse il piumone da terra e lo buttò sulle spalle di Lynn, coprendola come poteva, poi la prese per mano indirizzandola verso le scale. Guarda un po' cosa gli toccava fare, fare da baby sitter a una pazza intossicata che rischia di suicidarsi buttandosi dagli sgabelli.

- Ehi Moschettiere dico a te! Dove mi porti? Nooooo le scale no ti prego.. ho fatto una fatica a scendere -

Dopo cinque minuti buoni il ragazzo la convinse a salire le scale, aprendole la strada a suon di spintoni, finché non raggiunsero la stanza di Cherry.

Una volta sistemata sulla brandina, Lynn iniziò a scartare con frenesia la confezione di merendine che si era portata dietro.

- Ho una faaaame.. ti giuro mi farei fuori un bue arrosto - disse Lynn a Tobias trangugiando la prima merendina e attaccandone subito un altra.

- Tranquilla è normale dopo aver preso l'erba...Ehi però vacci piano, mangia con calma altrimenti ti strozzi -

- Eh?- rispose Lynn con le guance piene come un criceto e i capelli spalmati su tutta la faccia,guardando di sottecchi Tobias che tentava in tutti i modi di non ridere.

- Ho detto vacci piano...- le ripeté Tobias spostandole un ciuffo di capelli dal viso dietro l'orecchio e liberandole la fronte dalla frangetta sudaticcia.

Il ragazzo si stupì del suo gesto gentile appena compiuto. Non era certo un tipo da smancerie. Anzi aveva una repulsione per gesti affettati e romantici.

Tobias non sopportava molto le ragazze in generale, anzi trovava il genere femminile (con esclusione di sua madre, Cherry, Rachelle e qualche altro raro caso) estremamente noioso e seccante. Quando ai concerti uno sciame di ragazze gli si avvicinava per attaccare bottone o per attaccarsi a lui come cozze allo scoglio, lui si limitava ad ignorarle. Tuttavia Tobias aveva notato che, per qualche strana ragione,  questo suo atteggiamento invece di allontanarle produceva l'effetto contrario. Quindi di solito a quel punto acchiappava Cherry o Rachelle, fingendo un abbraccio romantico che funzionava per la maggior parte delle volte.

Tuttavia ( come diceva Kant, il suo filosofo preferito, in seguito a un' osservazione pura, disinteressata e universale della ragazza davanti a se , per nulla intaccata dal gusto e dal piacere) non poteva fare a meno di notare che, nonostante gli occhi lucidi e l'aria stravolta, Lynn era molto bella.
Il suo fascino esaltato da tutte quelle lentiggini sul naso e le guance arrossate, soprattutto quando non aveva quell'espressione corrucciata e infastidita che indossava sempre. Il volo pindarico dei pensieri di Tobias fu interrotto dalla voce roca e impastata della ragazza davanti a lui.

- Credo che questa sia la conversazione più lunga che abbiamo mai fatto, non sei un gran chiacchierone vero? - disse lei con fatica, per poi aggiungere:

-Come mai mi parli anche se sono una sfigata, bacchettona e pure stronza?- 

Tobias si rese conto che l'assenza di freni inibitori, a causa dei muffin, aveva preso il sopravvento sulla coscienza della ragazza. Lei era sempre così composta, rigida, perennemente impegnata a nascondere i propri sentimenti dietro una maschera impassibile di perfezione. Perché gli stava facendo quella strana domanda? Lei... che non aveva bisogno di nessuno, perché sentiva quella necessità disperata di essere accettata? Da lui poi?

Tobias la guardò negli occhi per un attimo e Lynn si sentì più nuda di quanto non si rendesse conto di esserlo già.

- Non penso che tu sia stronza - le rispose lui seriamente. Lynn ridacchiò come una bambina.

- Grazie Moschettiere, sei molto carino... No! Cioè volevo dire gentile... -

Lynn fece una pausa diventando tutta rossa. A quel punto Tobias si lasciò scappare una piccola, sincera risata.

- Non volevo offenderti dicendo che non sei carino eh.. cioè sei molto bello... però quello che intendevo è che sei gentile... Oh cavolo che sto dicendo! - Terminò Lynn coprendosi il viso con le mani.

- Grazie - rispose semplicemente lui, - anche tu sei carina -

Gli occhi di Lynn si dilatarono mentre spiava il ragazzo tra le dita delle mani ancora appoggiate sul viso.

- Davvero lo pensi? Mia madre mi diceva sempre che non ero carina, anzi che sembravo un castoro,  e che non sarei mai piaciuta a nessuno -.

Tobias rimase un po' interdetto dall'affermazione della ragazza, che razza di madre dice una cosa del genere a sua figlia? Stava pensando a come risponderle quando gli occhi di Lynn si chiusero e la ragazza mormorò.

- Mi sa che ho sonno.. - e si accasciò sulla brandina.
A quel punto Tobias le appoggiò un cuscino sotto la testa, l'avvolse meglio nella coperta e le scostò di nuovo i capelli dal viso. Ormai non si chiedeva più perché lo stesse facendo, sembrava solo giusto così.

Stava per alzarsi dal letto e tornare giù dagli altri, quando sentì un sussurro.

- Buonanotte Moschettiere -

- Buonanotte principessa - rispose lui dandole un bacio sulla fronte, anche se il ragazzo non sapeva se quel nomignolo l'avesse sussurrato per abitudine o per dirle una cosa gentile.

- Che ragazza stramba -  si ritrovò a pensare. Poi spense la luce e uscì chiudendo la porta.
***
 
Cherry era decisamente su di giri. Il concerto era andato a gonfie vele e la festa era uno sballo, cosa poteva andare storto?

La strega dai capelli rosa si rese conto di aver parlato troppo presto quando sentì uno squillo insistente del campanello d'ingresso. Chi diavolo era all'una di notte? Tutti gli invitati (e annessi imbucati) erano  già arrivati. Erano i Burton che avevano smaltito i muffin?  O peggio ancora, la signora Mills aveva riacquistato l'udito e chiamato polizia?

Sgusciando tra la folla raggiunse l'ingresso e aprì la porta con il cuore in gola.

Un sospiro di sollievo le uscì dalla bocca per poi trattenerlo, di nuovo, infastidita.

Era Robb, il fratello di Tobias. Ma il problema di Cherry non era quel ventunenne fresco di college, un po' strambo e con una cotta ossessiva per lei ma il gruppo di persone, per niente rassicurante alle sue spalle (cinque o sei ragazzoni dalle facce per niente carine).

- Ciao splendore! - l'apostrofò Robb passandosi una mano nel suo ciuffo di capelli da perfetto hipster e appoggiando il gomito allo stipite della porta.
Cherry voleva vomitare.
Odiava Robb quando si atteggiava a conquistatore della patata.
Senza aspettare risposta Robb continuò: - Ci fai entrare? -

- Non mi pare di averti detto di portare l'intera confraternita con te, Robb - ribatté acidamente Cherry.

Un ragazzo del gruppo, grosso quasi quanto Dom, tirò Robb per una spalla sussurrandogli (Anche se Cherry sentì perfettamente).

- Se la ragazzina fa la difficile la convinco io... - scatenando le risate tra tipacci suoi compari.

- Due amici in più Cherry, che sarà mai?-  Insisté Robb e allungò la mano per accarezzarle la guancia, ma la ragazza gli scostò il braccio malamente.

- D'accordo, ma niente casini -

Robb  sorrise vittorioso - Agli ordini signora -.

Scostandosi per farli passare Cherry pensò che coinvolgere Robb era stata proprio una pessima idea.
Aveva bisogno di un'altra birra.
***
Lynn aprì gli occhi oppressa da un mal di testa epocale.
Era come se i suoi due emisferi fossero stati separati da una spaccatura netta. Aveva una sete assurda e una fame ancora peggiore.
I suoi ricordi  del giorno prima erano uno strano impasto di immagini suoni e odori. L'unica cosa di cui era certa era che, presa dal panico di essere scoperta da quel volpone del signor Burton, aveva buttato giù un muffin intero innaffiandolo di the. Poi una serie di immagini confuse tra le quali degli unicorni, se stessa che ingurgitava un'intera confezione di merendine, il bagno dove poi le aveva vomitate (sperava tanto di aver centrato la tazza), qualcuno che entrava nella sua stanza e le fregava un pezzo di coperta e infine un dolce bacio sulla fronte da un moschettiere...Tobias. Chissà che diavolo gli aveva detto, ormai non aveva neppure la forza di contare le figuracce.

Dalle persiane filtrava una fioca luce rosata. Doveva essere l'alba. Lynn scese dalla brandina posando i piedi su qualcosa di caldo e morbido.
Dopo qualche istante si rese conto che era una persona, precisamente quello screanzato che aveva tentato di fregarle la coperta qualche ora prima.

Facendosi strada tra i corpi addormentati di ragazzi sconosciuti che si erano accampati su qualsiasi superficie disponibile della casa, Lynn raggiunse il bagno. Dopo aver eliminato  i residui di giaccio e bottiglie vuote dalla vasca e trascinato fuori un tizio che ci si era addormentato dentro, (-La festa finisce alle due gnegnegne.. tutte BALLE, Cherry-) aveva tirato la tenda di plastica e aveva fatto una breve doccia.

Una volta uscita, senza più l'odore di vomito, sudore e merendina addosso aveva recuperato una t shirt e dei pantaloncini puliti dal suo armadio (notando con orrore che molti capi erano spariti) e si era diretta al piano di sotto, decisa ad ispezionare i danni che il festino apocalittico aveva arrecato alla casa.

Arrivata sulla soglia della cucina, stava per entrare quando sentì delle risate familiari. Buttò l'occhio nella stanza per scorgere sua cugina Cherry accerchiata dai suoi moschettieri e un altro paio di amici. La ragazza, seduta sullo sgabello preferito di zia Gwen, era intenta a mostrare lo schermo di un cellulare all'allegra brigata con una mano, mentre con l'altra abbracciava una bottiglia di vodka. Sua cugina era brilla alle sei del mattino.

- Andiamo bene - sbuffò Lynn continuando ad origliare la conversazione dei ragazzi in cucina.

- Questo pezzo è troppo bello, quando si toglie la maglietta  e si rotola nell'erba... Ahahahah -

Le risate si facevano sempre più forti e sguaiate.. un ragazzo, che Lynn non conosceva, con i capelli rossi e una maglietta degli Smiths articolò ,tra le risate,:

- Certo che tua cugina è fusa come pochi, ma da dove è uscita? -

- Ce l'hanno accollata all'inizio dell'estate. Suo padre è un truffatore, l'hanno messo al fresco quattro mesi fa e noi siamo i parenti più vicini che ha. -

- ...e sua madre? - chiese Rachelle.

- Sempre che ce l'abbia.. sto seriamente pensando che lei è un robot per metà! -

- Oh intendi mia zia Michelle? Quella si che è una pazza fatta e finita... è sempre stata un po' hippie, ma ad un certo punto si è sposata un ricco pallone gonfiato imbroglione e ha messo un'ipoteca sul suo patrimonio sfornando una figlia.  Nessuno la vede più da cinque anni, le è venuto il capriccio di andare a cercare il nirvana ed è partita per l'India. Ogni tanto manda una mail o un pacco con qualche regalo, solo che negli ultimi mesi è irreperibile -

Dom sospirò, mentre sgranocchiava un pacchetto di pop corn sopravvissuto, senza il suo solito sorriso caldo.

- Povera Lynn non vede sua madre da cinque anni... -

Un suono volgare uscì dalle labbra di Cherry la quale, prima di parlare, buttò giù un'altra sorsata di liquido trasparente.

- Forse è meglio se non la vede.. è anche colpa di sua madre se è diventata una maniaca ossessiva del controllo. Deve essere sempre perfetta per soddisfare le aspirazioni dei suoi genitori... quando entrambi sono degli imbecilli senza speranza, che ironia eh? -

- Poveraccia che vita.. però non posso fare a meno di ridere quando vedo questo video... la parte in cui tenta di mangiare la coperta è epica - riprese Rachelle tenendosi la pancia, dolorante per le troppe risate.

- Ma che poveraccia! Fa tanto la donna vissuta, ma quando deve tirare fuori le palle si nasconde come un coniglio - le rispose la ragazza dai capelli rosa.

Lynn decise di aver sentito abbastanza.
Mentre saliva le scale lacrime di sconforto le scorrevano sulle guance. Sentiva una spiacevole sensazione di asfissia schiacciarle i polmoni. Inspira espira conta fino a cinque. Inspira espira conta fino a cinque. Inspira espira conta fino a cinque.

- Col cavolo respiro! Fottiti Dottor Drew! - esclamò alla fine Lynn.

 A poco a poco il dolore e l'umiliazione fecero posto a una rabbia bruciante come lava nelle sue vene.

- Quella grandissima bastarda! Come si permette di dire quelle cose su di me a perfetti sconosciuti e girare un video mentre ero incapace di intendere e di volere? Quella strega non sa cosa vuol dire vivere con l'angoscia di non essere mai abbastanza, con una madre che ti disprezza e un padre che ti ignora! E poi solo io ho il diritto di insultare quegli imbecilli dei miei genitori! -

Lynn era così arrabbiata che non si rese neanche conto che stava oltrepassando quella immaginaria linea rossa che il dottor Drew le aveva proibito di superare, di nuovo. Quella linea di demarcazione che separava la sua personalità di maniaca dell'ordine e dell'organizzazione (ma tutto sommato gestibile), alla follia lucida e calcolatrice degna di una pazza da rinchiudere.

Quella stessa follia che l'aveva presa quando, dopo aver trovato il suo ragazzo a letto con la sua migliore amica, Lynn aveva quasi distrutto la macchina del malcapitato fedifrago a colpi di mazza da golf di suo padre.

Come una posseduta, calpestando sconosciuti profondamente addormentati, raggiunse il bagno adiacente alla camera di zio George e zia Gwen. Aprì con violenza il mobiletto dei medicinali sopra il lavandino versandone all'interno tutto il contenuto. Dopo cinque minuti di frenetica ricerca Lynn trovò quello che stava cercando.

MEXLAX: il lassativo preferito di zia Gwen, quello che sbloccava gli intestini dei suoi due figli minori dopo un overdose di merendine. Bastava una goccia nel succo di frutta e i due se ne stavano buoni buoni sul vasino per un'ora.

Lynn scoppiò in una risata isterica e malvagia.

- Te lo faccio vedere io il coniglio, Cherry! -
 
 
 
 
Note dell'autrice:
Ciao di nuovo! Questa storia mi ha talmente presa che non riesco a fare a meno di continuare a scriverla nei momenti liberi della giornata. Il racconto si sta facendo più lungo di quanto mi aspettassi, ma ho avuto molte idee da inserire quindi allungherò il tutto di almeno un altro paio di capitoli.
Quest'ultimo episodio, come avete potuto notare, ha un pizzico di romanticismo, che per quanto sia trito e ritrito (come ci suggerisce la nota equazione alla Moccia: Tipico bad boy + tipica good girl= tanti cuori), è un elemento immancabile in una parodia adolescenziale. I veri colpi di scena, però, arriveranno nella prossima puntata! Spero di avervi incuriositi abbastanza da farvi  pazientare qualche tempo prima di poterla leggere.
Grazie infinite a tutti coloro che hanno letto e recensito questa storia, sono davvero contenta.
A presto gente!
Tota
 
  
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