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Autore: virgo78    12/02/2015    2 recensioni
-Se ne è andato!- la ragazza cadde sulle ginocchia, grosse lacrime rigarono il suo viso roseo. Il vento gelido della Siberia portò lontano il suono di quelle parole. Una calda mano si poggio sulla sua spalla destra, Maia alzò lo sguardo verso il suo maestro – lo rivedrai… Cristal ha terminato il suo addestramento – disse l’uomo scrutando l’orizzonte come se cercasse qualcosa- e a te manca poco, poi lo rincontrerai.- le sorrise guardandola negli occhi celesti ancora umidi di lacrime, la ragazza annuì e si alzò da terra. Maia si avviò verso la casetta che per tanti anni aveva condiviso con il suo compagno d’armi, ora avrebbe affrontato da sola l’ultima prova…
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo interamente dedicato allo scontro Atena /Ares. Il Signore della guerra rivela le sue intenzioni….
 
CAPITOLO IX
 
L’Altura delle Stelle, un luogo avvolto dalle nebbie del mito, si ergeva come un gigante dietro le dodici case. Lì,un tempo, il grande Sacerdote, leggeva il futuro mediante il movimento degli astri. Isabel lo contemplò dall’alto delle scale che precedevano la tredicesima casa. Scese lentamente i gradini e, s’incamminò lungo una stretta via che collegava il tempio, ora dimora di Atena, all’Altura delle Stelle. Il lastricato di marmo bianco rifletteva il porpora delle fiamme che bruciavano negli alti bracieri; di fianco ad essi, i soldati del grande tempio chinavano il capo in segno di rispetto al passaggio della Dea.  La ragazza, diritta nella sua minuta statura, procedeva passo dopo passo verso quell’antico oracolo. Giunta di fronte al massiccio portone che dava accesso all’Altura delle Stelle Isabel temporeggiò; sollevò lo sguardo, il rosso del tramonto aveva ceduto il posto all’oscurità della notte. Le timide luci delle stelle si accendevano una a una, alcune solitarie, altre delineavano figure che parlavano di miti e eroi tanto cari alla Dea. Isabel sospirò, salì i due gradini che la separavano dall’ingresso di quell’arcaica struttura e chiuse gli occhi. Una flebile luce dorata s’irradiò dalla mano sinistra chiusa a pugno. Quando il chiarore si estinse,la ragazza aprì il palmo; un’antica chiave di bronzo, plasmata in un’altra epoca, occupava parte della sua piccola mano. L’antico oggetto, simile a un pettine, s’incastrò alla perfezione nella geometria della serratura. Uno scatto... due scatti...
Il pesante portone si aprì cigolando sommessamente e, Isabel entrò nel buio atrio richiudendosi l’uscio alle spalle. Come se qualcuno avesse preceduto il suo ingresso,le torce, distribuite sui muri e sorrette da anelli di ferro ormai imbrunito, si accesero illuminando la scala a chiocciola che portava alla parte più alta della struttura. La ragazza iniziò a salire i gradini di tufo grezzo, tutto in quella struttura sapeva di antico. Senza nemmeno accorgersene si trovò dinanzi alla porta che dava sulla piccola stanza adiacente all’Osservatorio delle stelle. Aprì il palmo della mano e fece una lieve pressione sul legno dell’uscio. Ispirò a pieni polmoni ed entrò.Una piccola stanza rustica si presentò ai suoi occhi. Diversi libri, alcuni ancora aperti, e un mappamondo stellare erano poggiati su un tavolo, unico ornamento della camera. Isabel li sfiorò con le dita e si soffermò un attimo.Poi, con passo deciso, si avviò verso il grande varco scavato nella roccia. Un ampio terrazzo lastricato di pietre corrose dal tempo permetteva al suo ospite di abbracciare con uno sguardo l’intera Acropoli.  Atena si fermò al suo centro, chiuse gli occhi e allargò braccia.  I lunghi capelli e le leggere vesti bianche, iniziarono a ondeggiare mosse da un vento che pareva sfiorare solo quella fragile figura che si stagliava su quell’antico picco roccioso. La luce dorata, da prima fievole, divenne più intensa e il corpo di Isabel ne fu circondato. L’aurea di Atena si estese dall’altura delle Stelle al grande tempio;sfiorò ciascuna casa, presieduta dai suoi cavalieri, donando pace ai suoi custodi. In quel confronto doveva essere sola e, sola doveva cercare il suo nemico. Il potere della Dea vagò oltre il villaggio di Rodorio, oltre la stessa Atene, ai limiti estremi della Grecia, fino ai quei luoghi un tempo abitati da gente barbara e bellicosa. Inarcò le sopracciglia; era convinta che il suo nemico si trovasse in quel posto ma la delusione si dipinse sul suo volto. Non vi era traccia del suo avversario in quella che un tempo era la sua residenza. Il suo cosmo vacillò per un attimo ma, quell’esitazione, fu sufficiente a dare spazio alla sua antitesi di interferire in quella ricerca silenziosa.
“ Davvero mi credevi tanto stolto da rifugiarmi nella mia antica dimora?”
Il cosmo di Ares la raggiunse all’improvviso e sferzò il pacifico potere di Atena come una foglia al vento. Isabel barcollò ma non cadde. Trovò sostegno nello Scettro di Thule che parve illuminarsi a giorno. Guardò decisa diritta davanti a sé.
“Stare a contatto con gli uomini ti ha rammollito sorella mia! Ti esponi troppo. Un tempo eri una grande stratega!”
La voce del Dio la sbeffeggiò, ma non era il momento di accettare provocazioni. Isabel ne era consapevole, com’era cosciente del fatto che solo il contatto prolungato con il cosmo di Ares le avrebbe permesso di capire dov’era.
“ Non ti ho cercato per inutili convenevoli Ares e non pensare che mi aggradi il tuo tono di scherno. Che cosa credi che non sia in grado di umiliarti come ho fatto in passato? Oh, pensi che tema uno scontro con te? Visto com’è finita l’ultima volta, non dovrei essere io a preoccuparmi!”(1)
Il cosmo del Dio della guerra s’infervori accendendosi di rosso, contro con quello dorato di Atena. Isabel non esitò, chiuse gli occhi in attesa che il potere di Ares si scontrasse con il suo. La potenza del Dio della guerra, tuttavia, trovò un ostacolo sul suo cammino. La ragazza aprì gli occhi. Dinanzi a lei il cavaliere di Virgo si era posto a scudo della Dea, come uno scoglio su cui s’infrange il mare tempestoso.
- Perché?- fece Isabel sconvolta.
Il biondo custode della sesta casa le dava la schiena, stava dritto, come se non avesse accusato il dolore fisico provocato dal potere di Ares. Il cavaliere la guardò da sopra la spalla, aveva gli occhi aperti. Segno che aveva fatto ricorso a tutto il suo potere. Un rivolo di sangue le colava dall’angolo della bocca.
Virgo sorrise: - Milady – sembrava parlare a fatica- ho avvertito il suo potere che sfiorava il mio cuore. Tuttavia… Tuttavia, non sono riuscito a trovare pace, a sprofondare nelle braccia di Morfeo com’era suo intento. Non sono il cavaliere più vicino ad Atena solo perché custode della porta di Ade – sussurrò il cavaliere guardandola negli occhi.
Cadde su un ginocchio e Isabel le fu subito accanto.
- Sarei riuscita a fronteggiare Ares Virgo! – gridò Isabel.
- Non ho dubbi a riguardo Milady, ma non chieda a un suo cavaliere di non proteggerla-.
“ Che scena commuovente. Il cavaliere che si sacrifica per la sua Dea. La sua Dea che non vuole che si versi sangue per difenderla. Ho ragione nel dire che ti sei rammollita. Gli uomini DEVONO sacrificare la vita per i loro Signori! L’amore per queste inutili creature designerà la tua fine Atena!”.
Era ovvio che il Dio della guerra non conoscesse la pietà. Il suo retaggiolo portava a esigere il sacrificio dei suoi sudditi. Atena, invece, aveva votato la vita agli uomini.
La ragazza si alzò lentamente, il suo cosmo dorato guizzo indignato da tanta ferocia.
“ Gli uomini non sono inutili creature. Tuttavia è inutile spiegarlo a una divinità assetata di sangue come te. Ora dimmi Ares, oltre alla tua smania di potere, cosa ti spinge a riaccendere una guerra sepolta da secoli di storia. Cosa ?”
Non c’era traccia di umanità nella voce di Isabel, Virgo la avvertì chiaramente tramite il suo cosmo in risonanza con quello di Atena. La divinità che era in lei aveva preso il sopravvento.
Un potere non aggressivo, come quello di Ares, no. Pensò Virgo guardando dal basso la sua Dea.
La risposta di Ares non tardò ad arrivare.
“ Ciò che mi levasti nella notte dei tempi Atena”.
Poi la voce del Dio mutò, una vena nostalgica e dolce sembrò dare un suono diverso alle sue parole:
“Ares è padre di Nike gloriosa”. (2)
Isabel sentì il pavimento venirle meno sotto i piedi. Cercò sostegno nello scettro di Thule, l’antico monile che rappresentava l’effige di Nike stessa. Strinse il bastone finché le nocche non divennero bianche. Virgo impallidì, ecco cosa cercava Ares.
In preda a un tumulo di emozioni, la ragazza rispose a voce alta e non più tramite il suo cosmo: - Tu non mi leverai ciò che risiede alla mia destra dagli albori della storia. Non c’è vittoria, non c’è onore, non c’è fama senza saggezza. Per questo siamo unite io e Nike, dal tempo del mito!!-.
Aveva urlato Atena; aveva dato sfogoal timore di perdere la sua compagna silenziosa di sempre. Non si accorse delle lacrime che le rigavano il volto.
- Io non ti permetterò di usare Nike contro gli uomini…- concluse in un sibilo.
“Lo vedremo cara sorella. Una figlia, per quanto legata alla sua compagna di “avventure” non può ripudiare suo padre. Quando Nike si ridesterà dal suo sonno, tornerà da me e tu ... e tu non potrai fare altro che assistere impotente alla sua scelta. Allora io avrò finalmente la vittoria che mi spetta dal tempo delle grandi guerre epiche. Vedrai i tuoi cavalieri cadere uno a uno. I loro corpi, privi di vita, saranno da monito e trofeo per tutti quelli che cercheranno di levare una mano contro un Dio!”.
Accompagnò le parole con una risata che risuonò, nelle orecchie di Isabel, come il gracidare di una cornacchia. Il cosmo di Ares si ritirò, dissolvendosi come neve al sole, ma lasciò una traccia, una scia di potere che avrebbe permesso a Isabel di trovarlo. La ragazza sorrise:
- Devo partire per Nuova Luxor Virgo – guardò con aria di sfida l’orizzonte – Ares non si smentisce mai. Nell’impeto delle minacce ha lasciato una traccia che mi condurrà al suo nascondiglio. Mi serve però, l’aiuto dei satelliti della fondazione-.
Virgo la guardò, l’antica Dea della guerra giusta si ergeva in tutta la sua determinazione. Non c’era traccia di timore o tentennamenti nei suoi occhi, né di quelle lacrime che prima le rigavano il volto.
- Milady- fece quasi timidamente e in soggezione sotto quello sguardo duro – come giustificherà la sua assenza?-.
Isabel si addolcì, non le piaceva far prevalere la sua indole divina davanti ai suoi cavalieri: - Dirai che situazioni urgenti hanno richiesto la mia presenza a Nuova Luxor. Non una parola su quanto accaduto Virgo. Nessuno, almeno per il momento, deve sapere qual è il vero obiettivo di Ares. Si accenderebbero animi contrastanti e battaglieri. Tornerò fra due giorni. Intanto chiedi a Mur, in maniera molto discreta, di organizzare le difese del grande tempio. Ares non tarderà ad attaccarci –.
Fece per rientrare nella stanza adiacente al terrazzo, su cui si era svolto lo scontro divino, ma si voltò verso il cavaliere che era rimasto in ginocchio alle sue spalle.
- Grazie Virgo, grazie di tutto – il viso di Isabel si era disteso in un caloroso sorriso.
Virgo si sentì scaldare il cuore, fece un cenno con il capo e si apprestò a seguire la sua signora.
***
Il Dio della guerra sorrise. In piedi, sul balcone attiguo alla sala del trono, chiuse gli occhi e respirò la brezza che arrivava dal mare. L’odore della vittoria... già lo sentiva. Una giovane ancella, dagli occhi privi di luce, lo chiamò:
- Mio Signore- fece timidamente.
L’uomo si voltò. Il viso abbronzato era incorniciato da una barba bruna tagliata a regola d’arte. Morbidi ricci scuri ricadevano sulla fronte mettendo in risalto gli occhi, neri come la notte senza stelle. Ares mosse un passo e la sua ombra sovrastò la ragazza. Il chitone e l’himation (3), rossi come il sangue, rendevano la figura del Dio ancora più terribile. La giovane lo osservò, priva della coscienza che rende un uomo intimorito davanti a una divinità, tese il vassoio d’argento su cui era posto un calice contenente un liquido scuro.
- Il suo vino – fece la ragazza chinando di poco il capo.
- Grazie Ambra -. Sorrise il Dio della guerra, consapevole che quella che aveva davanti era la sua prima vittoria.
 
  1. Secondo l’Iliade Ares fu ripetutamente battuto da Atena.
  2. L’inno omerico ad Ares al verso 4, (Hymn. Hom. VIII) dice che Ares è “padre di Nike gloriosa”.
  3. Il chitone era l’abito nazionale degli uomini greci. Consisteva in una lunga tunica, cucita su un lato e fermata sulle spalle. L’himation, invece, era il mantello indossato sopra la tunica.
 
 
 
Un grazie di cuore va a mattmary15, CuroNeko_chan, e crazy_mofos_knight le vostre recensioni sono veramente importanti grazie ancora….

 
   
 
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