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Autore: Xandalphon    12/02/2015    6 recensioni
Una raccolta di 'lettere impossibili' di personaggi storici e mitologici ai loro amori. Un viaggio nel tempo dal 3000 a.C sino all'età contemporanea, attraverso i loro sentimenti per le persone a loro più care. Che siano felicità o disperazione, gioia o amarezza.
Perché l'affetto, l'amore e i sentimenti sono nell'uomo gli stessi di sempre.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Didone ed Enea

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Come può l'amore trasformarsi in odio? Se esisterà, in un lontano futuro, un poeta che narrerà la mia storia, allora lascio a lui il compito di descrivere tutto ciò che avviene nella mente di una donna resa cieca dai due sentimenti più forti che gli dei hanno voluto donarci.

 

Perché io non sono una poetessa.

 

Ti amo e ti odio. Maledirò te e la tua stirpe. E nel farlo non proverò alcuna gioia né consolazione. Ma il fatto stesso di averlo irrefutabilmente stabilito, ha messo il mio animo in pace, rendendo allo stesso tempo la mia volontà più forte dell'acciaio temprato.

 

Non avrai l'appiglio per definirmi una stupida, debole donna, in questo modo. Un delicato essere che si lascia vincere troppo facilmente dalle passioni e da esso condurre a tragica sorte.

 

Tu sei stato un profumo inebriante. Tu sei stato l'aria fresca che entra da una piccola finestra di una prigione. Sentivo la cella farsi stretta, sempre più, inesorabilmente... Doveri da cui desideravo scappare, responsabilità che mi terrorizzavano ed uccidevano i miei sogni... Tu sei stato l'illusione di poter uscire da tutto questo. Sei stato una fugace immagine di libertà.

 

Per questo mi sono innamorata di te.

 

E per questo, ora, ti odio. Perché di un'illusione, di un'immagine mi sono infatuata. Nient'altro. Tu sei stato la speranza di uscire dalla gabbia.

 

Speranza vana.

 

Hai deciso di riprendere il mare, abbandonandomi qui. Non c'è niente di peggio che dare a un condannato a morte una giornata di libertà il giorno prima dell'esecuzione. Si sentirà di nuovo vivo, quando si era assuefatto ormai di non essere altri che un inutile pezzo di carne.

 

Esattamente questo tu hai fatto a me, Enea. E ora non posso, non riesco a tornare indietro, alla vita di prima. Mi è nauseante, insopportabile, orrenda! Mi schiaccia tanto che non riesco nemmeno a respirare, quando apro gli occhi, al mattino.

 

Altri deriderebbero questo fardello che sento, ricordandomi che vi sono al mondo persone che stanno molto peggio di me.

 

Vero e falso, allo stesso tempo. Perché un mendicante con uno scopo, con un senso da dare alla propria esistenza, è molto più felice di una regina che non ne ha.

 

E io non ne ho, affatto.

 

Non voglio più essere sballottata da una vita che tanto mi spaventa affrontare, ogni singolo minuto di ogni singolo giorno.

 

Preferisco bruciare come la fiamma che sono stata quando tu eri al mio fianco!

 

Ma, in fondo, queste non sono altro che parole al vento.

La verità è che non mi interessa, Enea, spiegarti veramente la mia follia... Ce n'è forse bisogno?

Non che poi io sia in grado di farlo, s'intende...

 

Ho un cuore che arde, che batte e che vive. Non è tanto freddo e tanto vuoto da essere spiegato con logici ragionamenti, ormai. Non più.

 

Eppure, mentre ti scrivo queste righe, che mai leggerai... Mentre mi approssimo ad un gesto tanto terrificante quanto quello che ho deciso di portare a termine, sono insolitamente calma.

 

Come se tutto avesse trovato il giusto posto, il giusto ordine, nella mia mente sballottata come un uragano dalla tua venuta a Cartagine.

 

Come è possibile questo? A dire il vero, me ne stupisco anche io.

 

Ho afferrato con stizza la penna per vomitarti parole di fuoco e di odio, ma appena la prima goccia di inchiostro stava per posarsi sulla pergamena, come se uno strano sortilegio mi avesse preso, la rabbia è venuta meno.

 

Perdona i vaneggiamenti di una donna così strana... E ricordala, perché tu abbia pietà di lei.

 

Angolino dell'autore

 

Questa Didone, lo so bene, è una donna molto diversa da quella che molti di voi sono abituati ad immaginare, se avete presente l'Eneide di Virgilio. Lì la follia era un mostro rabbioso che consumava la donna. Anche la scelta di trafiggersi il petto con la spada e poi immolarsi su una pira aveva un che di istintivo, animalesco.

 

Qui invece, sembra che tutto sia capovolto. No, intendiamoci, la pazzia rimane. Anzi, se devo essere sincero, qui, con questa determinazione, l'insano gesto prende una piega se possibile ancora più inquietante. Perché non è più l'istinto carnale, ma una surreale, lucida, calma, che prende il sopravvento.

 

In realtà, Didone altro non è che una donna terribilmente sola, il cui senso di frustrazione e inadeguatezza di fronte al mondo in cui vive è così schiacciante da aver spezzato definitivamente la sua volontà di vivere.

 

Triste vero?

 

Con la prossima lettera faremo un balzo in avanti di parecchio, nella nostra linea del tempo. Parlerà di un amore piuttosto complicato. Perché si sa, avere al fianco grandi uomini, non vuol dire necessariamente avere un amore da favola... Sarà infatti Roxanne a parlare al più grande conquistatore della storia occidentale, Alessandro Magno.

 

Seeya!

 

  
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