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Autore: Milady    13/02/2015    2 recensioni
In un futuro alternativo, Harry ed i suoi amici finita la scuola, credono di poter vivere tranquillamente, ma vengono, loro malgrado, coinvolti in un crudele conflitto scatenato da Voldemort e i suoi più fidati seguaci. Solo per mezzo di una delicata missione, che vedrà coinvolti i Malfoy, si potrà arrivare al malefico Mago, riportare la pace e... Vendicare torti e dolori ingiustamente subiti... Ma ci riusciranno i nostri eroi?
Chiarimento doveroso: pubblicai questa storia anni fa, con altro nome (Angie). Poi non si come nn riuscii più ad accedere all'account. Nessun plagio pertanto. Sono sempre io l'autrice. Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VII libro alternativo
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I Segreti di Malfoy Manor

Racconto a puntate di Mil@dy.

 

 

 

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“ Una guerra dichiarata…  e  una vendetta  da consumare…

Un onore da difendere… e un’ambizione da soddisfare…

La sfida totale  alla Magia Oscura e al male…

Il  desiderio struggente…  per  un amore impossibile.”

 

 

 

 

E’ pericoloso solo chi nel cuore ha il ghiaccio…

…O la vendetta.

1 .Le insidie della legilimanzia.

 

Il sole illuminava un cielo turchese, così limpido da sembrare smaltato.

 

Soffiava un venticello  fresco, leggero,  primaverile. In effetti, in quella splendente giornata si percepivano tutte le avvisaglie della stagione perfetta…

L’aria profumava di fiori di campo, i prati erano d’un verde talmente intenso da ferire gli occhi e parevano brillare sotto quella luce vivida perché la rugiada del mattino non s’era ancora asciugata.

L’erba alta lambiva le sue gambe snelle, solleticandole le ginocchia e le cosce in maniera maliziosa; non aveva freddo sebbene il vento le schiaffeggiasse  il volto  gettandole all’indietro i lunghi capelli ricci  e ribelli. Un morbido foulard di seta le sfiorava appena il collo slanciato e candido e svolazzava impalpabile dietro di lei, come una  luminosa scia color acquamarina… il colore  incredibile di quei suoi  limpidi occhi da cerbiatta.

 

Era felice  e tutto di lei, lo rivelava…

quindi…

fin troppo facile percepire  la sua esuberante voglia di vivere, di assaporare le emozioni, di sperimentare le sensazioni che solo l’amore poteva donare. E  lui ,   le  sentiva.

 

Sentiva il cambiamento in lei…

Il sorriso raggiante, il rossore delle gote vellutate, la brillantezza dei suoi sguardi maliziosi e sfuggenti…

 

Sentiva il cambiamento in lei…

perché finalmente lui  si era deciso…  dopo tutto quel tempo, dopo tutte quelle esitazioni, l’aveva fatto.

Aveva preso il coraggio a due mani e si era dichiarato.

 

Lei lo amava… forse da  sempre.

Cos’altro poteva guastare la loro felicità?

 

S’erano dati appuntamento presto quella mattina, ma lei quando se lo era trovato di fronte… sotto quella quercia secolare dopo tutte le innumerevoli volte che l’aveva sognato,  idealizzato, agognato,  come una perfetta sciocca  non aveva trovato niente di meglio da fare che scappare di corsa attraverso i campi.

Lui dapprima interdetto, l’aveva osservata fuggire via, agile e snella fra l’erba alta del campo, poi aveva preso a rincorrerla, sorridendo alle sue incitazioni.

“Dai, pigrone, scommetto che sei ancora così addormentato… che  non riuscirai a raggiungermi!”

Rideva… com’era bello il suono della sua risata.

Inebriava, rallegrava… incantava…

Una buca all’improvviso aveva frenato la sua corsa gioiosa. Era caduta a terra con un gridolino sommesso. Lui l’aveva raggiunta con il cuore in gola e gli si era gettato addosso, ansioso e spaventato. L’aveva sollevata con tutta la cura possibile, quasi fosse stata una bambolina di porcellana, fragile e delicata. Aveva scrutato con paura il suo volto arrossato, ma l’espressione sofferente del viso di lei, s’era subito tramuta in una sonora risata.

“Ehi… Pensavi che mi fossi fatta male? “

“Sì. Non farmi mai più uno scherzo del  genere!

Erano abbracciati, nel bel mezzo di un campo isolato e deserto. Nessuno nel raggio di miglia, nessuno a disturbarli come quando erano a scuola o nella  casa, piena di fratelli…

Solo loro due e i loro cuori che battevano all’unisono.

“E allora che… posso  fare, adesso,  per farmi perdonare?

Aveva sussurrato, mentre lui non aveva parlato, forse troppo soggiogato dalla sua bellezza, si era semplicemente limitato a scrutare nelle profondità turchesi di quegli occhi, calmi e  sinceri. Con gli sguardi così incatenati da quella forza irresistibile, che trascina le anime in paradiso, a volte… nell’inferno in altre,  lei aveva avuto la forza ed il coraggio di sollevare le braccia e cingerle sulle spalle di lui solide, ampie e perfette. Ne aveva percepito il fremito leggero, impalpabile e aveva stretto ancor più la presa, forse  consapevole che sarebbe caduta di nuovo e questa volta ai suoi piedi, se non si fosse aggrappata saldamente. Lui aveva posato le mani con  estrema delicatezza sui suoi fianchi snelli e aveva abbassato il volto in modo lento, senza alcuna fretta, come a voler protrarre in tutti i modi l’attesa, come a volerle infliggere, inconsapevole,  una nuova inebriante e voluttuosa tortura. E lei aveva atteso, paziente, con gli occhi socchiusi fino a che non aveva sentito la tanto agognata pressione della sua bocca.

Da principio delicata ed impalpabile,  poi più intensa… coinvolgente ed esplosiva, come se lui avesse voluto divorarla con le labbra…

Sentì ancora una volta,   il cambiamento in lei…

Qualcosa… qualcosa che le si scioglieva dentro, all’altezza del petto, mentre le mani frementi del ragazzo, si muovevano con malizia sul suo corpo,  chiedendole  di più… sempre di più…

Erano pensieri trascinanti, quelli che lui sapeva suscitarle… Emozioni totali, percezioni meravigliose; e lei li stava assaporando così intensamente che persino la sua mente si librò leggera nell’aria… assieme alla sua…

 Si lasciò trasportare in paradisi assolati, campi fioriti, spiagge dorate e specchi d’acqua dai riflessi verdi, smeraldini, brillanti come gli occhi ricolmi d’amore di…

 

NO! NO! NO!

- Ma insomma quante volte te lo devo ripetere, Virginia! Controllo, controllo! Devi avere più controllo!

Il volto dell’uomo, pallido ed emaciato era  a pochi centimetri da quello di lei.

I capelli, unti e scuri, sembravano due cortine tirate appena su quel viso smunto,  eppure a lei non faceva più  paura,  né ribrezzo.

Non  più oramai…

Neppure minimamente di quanto gliene… evocasse un tempo.

Ma era un tempo lontano quello... così lontano che ormai pensava a quel periodo quasi rammentasse di  un’altra persona.

Aveva imparato a conoscere le profondità intense di quegli occhi di scuri che la seguivano in ogni movimento e leggevano nella sua mente come un libro aperto. Aveva un rispetto totale di quell’uomo strano e forse ancora sconosciuto, sebbene lavorasse con lui, ormai da più di sei mesi.

Ed aveva imparato che, quando assumeva quel tono di voce, non c’era niente di buono da aspettarsi.

- Ho visto i tuoi ricordi, Virginia, e li ho visti così bene che potrei descriverti le sensazioni che tu stessa hai provato … se me lo chiedessi! E questo è un pericolo che non devi correre, mai! Sono stato chiaro?

Lui aveva alzato pericolosamente il tono della voce, e la fissava innervosito e teso, senza quasi battere ciglio. Ma il suo insegnante personale, il capo dell’Ordine di cui ormai faceva parte da un anno, era così… Irruente, nervoso e terribilmente esigente.

Del resto lo era sempre stato fin da quando l’aveva conosciuto come insegnante di Pozioni… Lei lo fissava, sfidando quasi il suo sguardo accusatorio ed intransigente, ma non osava proferire parola.

- Allora  se ti dicessi di ricominciare da capo, Virginia? Guarda che sono passate già due ore, quanto altro tempo vuoi farmi perdere oggi?

- Non stiamo perdendo tempo, Piton! O devo forse rammentarti per quale maledetto motivo siamo qui?

Il suo aspetto arcigno si era maggiormente evidenziato.  – Devi chiamarmi professore quando siamo a colloquio qui dentro, Virginia!

Con la  mano nervosa e snella aveva battuto violentemente il tavolo di legno, ma lei non si era mossa di un solo millimetro, né aveva sobbalzato al suo gesto nervoso.

Un attimo… per un attimo soltanto…però.

Poi aveva dato sfogo a tutte le sue ire represse.  Si era sollevata  di scatto dalla sedia posizionata  di fronte all'ampia scrivania dove sedeva l'uomo. Era alta e snella con lunghi capelli rosso dorati, arricciati e ribelli, proprio come nei ricordi che lui aveva appena letto nella sua mente...

- Oh, va bene, va bene,  Professor Piton! Perché dobbiamo perdere tempo per queste inutili formalità! Piuttosto dica che è seccato per il mio ennesimo fallimento...

Lui non si scompose, neppure  di fronte a quelle dichiarazioni poco lusinghiere. Con il volto assolutamente impassibile, continuò a fissarla, mentre lei camminava nervosamente al suo cospetto, avanti ed indietro, come una belva in gabbia.

- Smettila Virginia, ora sembri proprio la ragazzina che ho appena visto nel ricordo!

Sapeva di aver toccato un nervo scoperto, di aver violato una zona inaccessibile e protetta. Ma doveva farlo… se voleva tirare fuori da lei, il suo vero carattere, il suo lato migliore. La ragazza infatti, si bloccò fulminandolo con lo sguardo penetrante dei suoi occhi turchesi.

- Non dovevi frugare nei miei ricordi... più… più...

Strinse i piccoli pugni come a volersi trattenere, e Piton allora s'alzò, deciso più che mai a porre fine a quella scenata.

- Basta così, signorina Weasley! Per oggi abbiamo finito!

- No, brutto dispotico che non sei altro, non abbiamo finito un bel niente! Mancano solo tre settimane all'inizio dell'azione e io.. io devo avere quell'incarico! Devo essere pronta... devo...

La voce s'incrinò e malgrado Piton l'avesse vista piangere un'infinità di volte, per l'ennesima volta provò una stretta al cuore.

Era una sensazione strana, anomala... del tutto nuova per lui, che niente aveva a che fare con la malizia o la bramosia del coinvolgimento sentimentale, Piton non si sarebbe mai sognato né permesso di  provare tali sentimenti nei confronti di una sua allieva, nonché membro dell'Ordine.

Si reputava un insegnante integerrimo e professionale, e mai  si sarebbe  implicato sentimentalmente in una storia romantica...

Ma Virginia Weasley era un caso anomalo, in tutti i sensi.    

Era un vero controsenso, una persona introversa, timida, che dava l'impressione di essere manovrabile, influenzabile con facilità a chi non la conosceva a fondo come lui... Sembrava bisognosa di attenzioni e di protezione… in ogni istante.

Ma in verità,  all'interno, nel suo io più profondo, dietro a quell'apparente fragile facciata,  c'era un'anima di ferro, una donna dalla volontà incrollabile, dal controllo pressoché totale, dalla mente sottilmente acuta.

E a tutte quelle doti, di per se già notevoli, si accostava anche un aspetto fisico, fuori dai canoni convenzionali...

Non si poteva certo  dire che faceva girare la testa ad ogni uomo, ma possedeva quel "non so che",  che oltrepassava la  classica bellezza.

 Era affascinante... nelle sue tante imperfezioni. Nelle piccole lentiggini che punteggiavano l'impertinente nasino all'insù, negli occhi forse troppo grandi per il suo visino smunto e pallido, nelle labbra sottili ma ben disegnate e così rosse da sembrare perennemente truccate.

Ma più di ogni cosa era sexy, nei movimenti, negli atteggiamenti, con qualsiasi indumento addosso, anche il più banale straccio.

Sapeva indossare l'abito, aveva il  portamento innato che nel mondo Babbano posseggono le mannequin; la camminata disinvolta, sciolta, terribilmente seducente.

E lei ignorava tutto ciò...  Forse la sua vera bellezza stava nell'inconsapevolezza dei sentimenti che suscitava attorno a se...

 Piton la fissò stupito, mentre Virginia continuava a piangere nascondendo il volto fra le mani snelle e nervose.

Possibile che nella frazione di pochi minuti avesse pensato tutto ciò della ragazza che aveva di fronte?

Con aria stanca, si passò una mano fra i capelli, sospirando.

- Suvvia, Weasley,  quell'incarico sarà sicuramente tuo... Non vedo altri a cui poterlo affidare! Tu però non devi farne un'arma personale, ricordi  i tre fondamenti dell’Ordine?

Lei sollevò il viso arrossato e rigato dalle lacrime. - Si li ricordo, Professore...

Il  Mago s’allontanò da lei.

Voltandosi verso l’ampia finestra che si apriva sulla grande strada, il  lungo mantello scuro ondeggiò attorno alle sue spalle  aumentando la sua aura di mistero e potere.

- Allora ripetili… adesso! – Intimò con la voce profonda e tenebrosa.

La ragazza tirò su con il naso, in modo poco rispettoso, ma si riprese in fretta intuendo che non poteva più scherzare… doveva fare sul serio!

- Va bene, professore… - Replicò con un fil di voce, resa ulteriormente roca dal pianto che l’aveva,  fino a pochi attimi prima, scossa profondamente.

 

L’Ordine è al servizio della giustizia, della pace e deplora qualsiasi uso della magia Oscura, usata per insani scopi personali. Ogni membro ne è consapevole e deve agire in maniera da garantire tale regola.

 

Riprese fiato, mentre la voce flebile le tremava ancora. Resistette stoicamente all’istinto  poco educato di mordicchiarsi le unghie e prese invece a fissarle,  per evitare di posare lo sguardo sulle spalle ampie e perfette del professore.

Le sue mani erano curate in maniera impeccabile, con le unghie impreziosite da  smalto perlato. Un tempo  adorava quel genere di cosmetico, ora aveva perso del tutto il suo fascino, il suo valore…  come tante altre cose e dettagli  nella sua vita…

Ricominciò la lenta cantilena, sperando che Piton non si voltasse con quell’aria arcigna, a rimproverarla. 

 

L’Ordine  deve preservare la giustizia e la pace, qualora i suoi membri riescano a stabilirla. Essi sono obbligati  da inscindibile Vincolo a vigilare sul Mondo Magico, affinché tale ordine venga garantito.

 

L’Ordine non è al servizio di vendette personali, né i  suoi membri possono appellarsi ad essa, qualsiasi torto abbiano subito; pena l’immediata espulsione ed il confino ad Azkaban…

 

Concluse mestamente Virginia,  sforzandosi il più possibile di non scoppiare in un altro singhiozzo disperato. Le ultime parole… quelle severe parole, sembravano scritte appositamente per lei, contro di lei...

Si sentiva in colpa, maledettamente.

Perché era vero.

Lei pensava alla vendetta, era inutile negarlo. Non viveva completamente per quella, per sua fortuna aveva ancora qualcosa per cui vivere… ma inutile nasconderlo, inutile celarlo persino a se stessa…  a volte, si sentiva accecata dall’odio. 

Si sentiva, come trasportata, da quel sentimento malsano e distruttivo, qualsiasi opposizione disperata vi facesse…  E sapeva bene che non era quello, l’impulso che doveva guidare i sostenitori dell’Ordine.

Loro doveva abiurare l’odio,  loro dovevano combatterlo!

Ma lei, invece,  non poteva astenersi dall’odiare  fortemente e deplorare qualsiasi cosa rappresentasse Voldemort ed i suoi spietati seguaci e sostenitori. I suoi tirapiedi, quei servitori ottusi e malvagi, propri a colpire per il solo piacere di servire il loro Signore… I  mangiamorte,  i dissennatori,  i maghi oscuri,  e non vedeva l’ora di poter lanciare su qualcuno di loro, anche solo sul più piccolo,  una maledizione senza perdono. Beh, veramente aveva chiaro in mente, il soggetto,  su cui poter scatenare la sua ira…

Con un sospiro, si coprì la bocca, celando disperatamente il singulto che stava per uscirne.  Cielo… si era appena dimenticata di essere in presenza di uno dei Maghi più abili al mondo nella Legilimanzia.

Se l’uomo avesse per un attimo dedicato una parte della sua mente su di lei, avrebbe potuto di certo vedere ciò a cui stava disperatamente pensando. Ma l’uomo pareva immerso in tutt’altri problemi. Restava immobile, di fronte all’ampia finestra aperta sullo strano mondo babbano.

Il cielo era grigio quel giorno, ed i rumori, fastidiosi ed intermittenti delle auto che solcavano le strade bagnate della pioggia, giungevano incessanti dalle ante aperte.

- Molto, bene. Come al solito sai la lezione alla perfezione, Virginia.  Vedi di metterla in pratica, però!

- Sì, professore.

Sospirò la ragazza, prendendo a fissare le spalle ampie e squadrate del mago. Il suo mantello, nero,  dalla stoffa vellutata e preziosa,  traeva strani riflessi blu dalle candele magiche sospese a mezz’aria.

- Bene, allora adesso vai, prima che ti mandi fuori a pedate dal mio ufficio! Domani sera c'è un incontro dell'Ordine, devo ancora definire delle cose molto importanti, su cui verterà la riunione.

- Oh, beh... va bene, vado! A... quando la prossima lezione?

Mentre Piton cercava un fazzoletto pulito nelle innumerevoli tasche della sua mantella da porgere alla ragazza, pensava mentalmente a tutti gli appuntamenti  cui doveva far fronte.

- Umh... vediamo... va bene dopodomani, sempre a quest'ora ?

Finalmente pescò il piccolo pacchetto di fazzoletti di carta, una meravigliosa "diavoleria" del mondo Babbano che aveva trovato piacevolmente sorprendente.

- Tieni, possibile che ogni volta che si salta in mente di piangere tu debba essere sempre senza fazzoletto, Weasley!

- Gr...grazie, professore. E comunque sì, per dopodomani,  va  bene. Buonasera.

- Buonasera.

Il mago si volse ancora verso la finestra, mentre la ragazza s’allontanava, veloce e silenziosa, come sempre.  Era uscita, ormai da diversi minuti, ma il suo sottile profumo aleggiava ancora nell’aria.

L’uomo chiuse gli occhi e ne aspirò l’aroma intenso ma delicato, lasciandosi trasportare ancora una volta nella complessità tormentosa dei suoi pensieri.

- Faccio bene a fidarmi di te, Virginia Weasley?... Faccio bene?  “Ma devo farlo… d’altronde non ho altra scelta,  proprio come te”.

Proseguì ad alta voce, parlando da solo,  quasi fosse diventato improvvisamente pazzo.

 

 

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