I
Segreti di Malfoy Manor
Racconto
a puntate di Mil@dy.
“
Una
guerra dichiarata… e una vendetta
da consumare…
Un
onore da difendere… e un’ambizione da
soddisfare…
La
sfida totale alla
Magia Oscura e al male…
Il desiderio
struggente… per un
amore impossibile.”
E’
pericoloso solo chi nel cuore ha il ghiaccio…
…O
la vendetta.
1
.Le insidie della legilimanzia.
Il
sole illuminava un cielo turchese, così limpido da
sembrare smaltato.
Soffiava
un venticello fresco,
leggero, primaverile.
In effetti, in quella splendente
giornata si percepivano tutte le avvisaglie della stagione
perfetta…
L’aria
profumava di fiori di campo, i prati erano
d’un verde talmente intenso da ferire gli occhi e parevano
brillare sotto
quella luce vivida perché la rugiada del mattino non
s’era ancora asciugata.
L’erba
alta lambiva le sue gambe snelle,
solleticandole le ginocchia e le cosce in maniera maliziosa; non aveva
freddo
sebbene il vento le schiaffeggiasse
il
volto gettandole
all’indietro i lunghi
capelli ricci e
ribelli. Un morbido
foulard di seta le sfiorava appena il collo slanciato e candido e
svolazzava
impalpabile dietro di lei, come una
luminosa scia color acquamarina… il colore incredibile di quei suoi limpidi occhi da cerbiatta.
Era
felice e
tutto di lei, lo rivelava…
quindi…
fin
troppo facile percepire
la sua esuberante voglia di vivere, di
assaporare le emozioni, di sperimentare le sensazioni che solo
l’amore poteva
donare. E lui
, le sentiva.
Sentiva
il cambiamento in lei…
Il
sorriso raggiante, il rossore delle gote
vellutate, la brillantezza dei suoi sguardi maliziosi e
sfuggenti…
Sentiva
il cambiamento in lei…
perché
finalmente lui
si era deciso…
dopo tutto quel tempo, dopo tutte quelle
esitazioni, l’aveva fatto.
Aveva
preso il coraggio a due mani e si era
dichiarato.
Lei
lo amava… forse da sempre.
Cos’altro
poteva guastare la loro felicità?
S’erano
dati appuntamento presto quella mattina, ma
lei quando se lo era trovato di fronte… sotto quella quercia
secolare dopo tutte
le innumerevoli volte che l’aveva sognato,
idealizzato, agognato,
come una
perfetta sciocca non
aveva trovato
niente di meglio da fare che scappare di corsa attraverso i campi.
Lui
dapprima interdetto, l’aveva osservata fuggire
via, agile e snella fra l’erba alta del campo, poi aveva
preso a rincorrerla,
sorridendo alle sue incitazioni.
“Dai,
pigrone, scommetto che sei ancora così
addormentato… che non
riuscirai a
raggiungermi!”
Rideva…
com’era bello il suono della sua risata.
Inebriava,
rallegrava… incantava…
Una
buca all’improvviso aveva frenato la sua corsa
gioiosa. Era caduta a terra con un gridolino sommesso. Lui
l’aveva raggiunta
con il cuore in gola e gli si era gettato addosso, ansioso e
spaventato. L’aveva
sollevata con tutta la cura possibile, quasi fosse stata una bambolina
di
porcellana, fragile e delicata. Aveva scrutato con paura il suo volto
arrossato, ma l’espressione sofferente del viso di lei,
s’era subito tramuta in
una sonora risata.
“Ehi…
Pensavi che mi fossi fatta male? “
“Sì.
Non farmi mai più uno
scherzo del genere!
Erano
abbracciati, nel bel mezzo
di un campo isolato e deserto. Nessuno nel raggio di miglia, nessuno a
disturbarli come quando erano a scuola o nella
casa, piena di fratelli…
Solo
loro due e i loro cuori che
battevano all’unisono.
“E
allora che… posso
fare, adesso, per
farmi
perdonare?
Aveva
sussurrato, mentre lui non aveva parlato, forse
troppo soggiogato dalla sua bellezza, si era semplicemente limitato a
scrutare
nelle profondità turchesi di quegli occhi, calmi e sinceri. Con gli sguardi
così incatenati da
quella forza irresistibile, che trascina le anime in paradiso, a
volte…
nell’inferno in altre, lei
aveva avuto
la forza ed il coraggio di sollevare le braccia e cingerle sulle spalle
di lui
solide, ampie e perfette. Ne aveva percepito il fremito leggero,
impalpabile e
aveva stretto ancor più la presa, forse
consapevole che sarebbe caduta di nuovo e questa
volta ai suoi piedi,
se non si fosse aggrappata saldamente. Lui aveva posato le mani con estrema delicatezza sui
suoi fianchi snelli e
aveva abbassato il volto in modo lento, senza alcuna fretta, come a
voler
protrarre in tutti i modi l’attesa, come a volerle
infliggere,
inconsapevole, una
nuova inebriante e
voluttuosa tortura. E lei aveva atteso, paziente, con gli occhi
socchiusi fino
a che non aveva sentito la tanto agognata pressione della sua bocca.
Da
principio delicata ed impalpabile,
poi più intensa… coinvolgente ed
esplosiva,
come se lui avesse voluto divorarla con le labbra…
Sentì
ancora una volta, il
cambiamento in lei…
Qualcosa…
qualcosa che le si scioglieva dentro,
all’altezza del petto, mentre le mani frementi del ragazzo,
si muovevano con
malizia sul suo corpo, chiedendole di
più… sempre di
più…
Erano
pensieri trascinanti, quelli che lui sapeva
suscitarle… Emozioni totali, percezioni meravigliose; e lei
li stava assaporando
così intensamente che persino la sua mente si
librò leggera nell’aria… assieme
alla sua…
Si lasciò
trasportare in paradisi assolati, campi fioriti, spiagge dorate e
specchi
d’acqua dai riflessi verdi, smeraldini, brillanti come gli
occhi ricolmi
d’amore di…
NO!
NO! NO!
-
Ma insomma quante volte te lo devo ripetere,
Virginia! Controllo, controllo! Devi avere più controllo!
Il
volto dell’uomo, pallido ed emaciato era
a pochi centimetri da quello di lei.
I
capelli, unti e scuri, sembravano due cortine
tirate appena su quel viso smunto,
eppure a lei non faceva più
paura, né
ribrezzo.
Non più
oramai…
Neppure
minimamente di quanto gliene… evocasse un
tempo.
Ma
era un tempo lontano quello... così lontano che
ormai pensava a quel periodo quasi rammentasse di
un’altra persona.
Aveva
imparato a conoscere le profondità intense di
quegli occhi di scuri che la seguivano in ogni movimento e leggevano
nella sua
mente come un libro aperto. Aveva un rispetto totale di
quell’uomo strano e
forse ancora sconosciuto, sebbene lavorasse con lui, ormai da
più di sei mesi.
Ed
aveva imparato che, quando assumeva quel tono di
voce, non c’era niente di buono da aspettarsi.
-
Ho visto i tuoi ricordi, Virginia, e li ho visti
così bene che potrei descriverti le sensazioni che tu stessa
hai provato … se
me lo chiedessi! E questo è un pericolo che non devi
correre, mai! Sono
stato chiaro?
Lui
aveva alzato pericolosamente il tono della voce,
e la fissava innervosito e teso, senza quasi battere ciglio. Ma il suo
insegnante personale, il capo dell’Ordine
di cui ormai faceva parte da
un anno, era così… Irruente, nervoso e
terribilmente esigente.
Del
resto lo era sempre stato fin da quando l’aveva conosciuto
come insegnante di Pozioni… Lei
lo fissava, sfidando quasi il suo
sguardo accusatorio ed intransigente, ma non osava proferire parola.
-
Allora se ti
dicessi di ricominciare da capo, Virginia? Guarda che sono passate
già due ore,
quanto altro tempo vuoi farmi perdere oggi?
-
Non stiamo perdendo tempo, Piton! O devo forse
rammentarti per quale maledetto motivo siamo qui?
Il
suo aspetto arcigno si era maggiormente
evidenziato. –
Devi chiamarmi professore
quando siamo a colloquio qui dentro, Virginia!
Con
la mano
nervosa e snella aveva battuto violentemente il tavolo di legno, ma lei
non si
era mossa di un solo millimetro, né aveva sobbalzato al suo
gesto nervoso.
Un
attimo… per un attimo soltanto…però.
Poi
aveva dato sfogo a tutte le sue ire represse.
Si era sollevata di scatto dalla sedia
posizionata di
fronte all'ampia scrivania dove sedeva
l'uomo. Era alta e snella con lunghi capelli rosso dorati, arricciati e
ribelli, proprio come nei ricordi che lui aveva appena letto
nella sua
mente...
-
Oh,
va bene, va bene, Professor
Piton!
Perché dobbiamo perdere tempo per queste inutili
formalità! Piuttosto dica che
è seccato per il mio ennesimo fallimento...
Lui
non si scompose, neppure di
fronte a
quelle dichiarazioni poco lusinghiere. Con il volto assolutamente
impassibile,
continuò a fissarla, mentre lei camminava nervosamente al
suo cospetto, avanti
ed indietro, come una belva in gabbia.
-
Smettila Virginia, ora sembri proprio la ragazzina che ho appena visto
nel
ricordo!
Sapeva
di aver toccato un nervo scoperto, di aver violato una zona
inaccessibile e
protetta. Ma doveva farlo… se voleva tirare fuori da lei, il
suo vero
carattere, il suo lato migliore. La ragazza infatti, si
bloccò fulminandolo con
lo sguardo penetrante dei suoi occhi turchesi.
-
Non dovevi frugare nei miei ricordi... più…
più...
Strinse
i piccoli pugni come a volersi trattenere, e Piton allora
s'alzò, deciso più
che mai a porre fine a quella scenata.
-
Basta così, signorina Weasley! Per oggi abbiamo finito!
-
No, brutto dispotico che non sei altro, non abbiamo finito un bel
niente!
Mancano solo tre settimane all'inizio dell'azione e io.. io devo avere
quell'incarico! Devo essere pronta... devo...
La
voce s'incrinò e malgrado Piton l'avesse vista piangere
un'infinità di volte,
per l'ennesima volta provò una stretta al cuore.
Era
una sensazione strana, anomala... del tutto nuova per lui, che niente
aveva a
che fare con la malizia o la bramosia del coinvolgimento sentimentale,
Piton
non si sarebbe mai sognato né permesso di
provare tali sentimenti nei confronti di una sua allieva,
nonché membro
dell'Ordine.
Si
reputava un insegnante integerrimo e professionale, e mai si sarebbe
implicato sentimentalmente in una storia romantica...
Ma
Virginia Weasley era un caso anomalo, in tutti i sensi.
Era
un vero controsenso, una persona introversa, timida, che dava
l'impressione di
essere manovrabile, influenzabile con facilità a chi non la
conosceva a fondo
come lui... Sembrava bisognosa di attenzioni e di
protezione… in ogni istante.
Ma
in
verità, all'interno,
nel suo io
più profondo, dietro a quell'apparente fragile facciata, c'era un'anima di ferro,
una donna dalla
volontà incrollabile, dal controllo pressoché
totale, dalla mente sottilmente
acuta.
E
a
tutte quelle doti, di per se già notevoli, si accostava
anche un aspetto
fisico, fuori dai canoni convenzionali...
Non
si poteva certo dire
che faceva girare
la testa ad ogni uomo, ma possedeva quel "non so che", che oltrepassava la classica bellezza.
Era affascinante... nelle
sue tante
imperfezioni. Nelle piccole lentiggini che punteggiavano l'impertinente
nasino
all'insù, negli occhi forse troppo grandi per il suo visino
smunto e pallido,
nelle labbra sottili ma ben disegnate e così rosse da
sembrare perennemente
truccate.
Ma
più di ogni cosa era sexy, nei movimenti, negli
atteggiamenti, con qualsiasi
indumento addosso, anche il più banale straccio.
Sapeva
indossare l'abito, aveva il portamento
innato che nel mondo Babbano posseggono le mannequin;
la camminata
disinvolta, sciolta, terribilmente seducente.
E
lei ignorava tutto ciò...
Forse la sua
vera bellezza stava nell'inconsapevolezza dei sentimenti che suscitava
attorno
a se...
Piton la fissò
stupito, mentre Virginia
continuava a piangere nascondendo il volto fra le mani snelle e nervose.
Possibile
che nella frazione di pochi minuti avesse pensato tutto ciò
della ragazza che
aveva di fronte?
Con
aria stanca, si passò una mano fra i capelli, sospirando.
-
Suvvia, Weasley, quell'incarico
sarà
sicuramente tuo... Non vedo altri a cui poterlo affidare! Tu
però non devi
farne un'arma personale, ricordi i
tre
fondamenti dell’Ordine?
Lei
sollevò il viso arrossato e rigato dalle lacrime. - Si li
ricordo,
Professore...
Il
Mago
s’allontanò da lei.
Voltandosi
verso l’ampia finestra che si apriva sulla grande strada, il lungo mantello scuro
ondeggiò attorno alle
sue spalle aumentando
la sua aura di
mistero e potere.
-
Allora ripetili… adesso! – Intimò con
la voce profonda e tenebrosa.
La
ragazza tirò su con il naso, in modo poco rispettoso, ma si
riprese in fretta
intuendo che non poteva più scherzare… doveva
fare sul serio!
-
Va bene, professore… - Replicò con un fil di
voce, resa ulteriormente roca dal
pianto che l’aveva, fino
a pochi attimi
prima, scossa profondamente.
L’Ordine
è al servizio della giustizia, della pace e deplora
qualsiasi uso della magia
Oscura, usata per insani scopi personali. Ogni membro ne è
consapevole e deve
agire in maniera da garantire tale regola.
Riprese
fiato, mentre la voce flebile le tremava ancora. Resistette stoicamente
all’istinto poco
educato di
mordicchiarsi le unghie e prese invece a fissarle,
per evitare di posare lo sguardo sulle spalle
ampie e perfette del professore.
Le
sue mani erano curate in maniera impeccabile, con le unghie
impreziosite da smalto
perlato. Un tempo adorava
quel genere di cosmetico, ora aveva
perso del tutto il suo fascino, il suo valore…
come tante altre cose e dettagli
nella sua vita…
Ricominciò
la lenta cantilena, sperando che Piton non si voltasse con
quell’aria arcigna,
a rimproverarla.
L’Ordine deve preservare la
giustizia e la pace,
qualora i suoi membri riescano a stabilirla. Essi sono obbligati da inscindibile Vincolo a
vigilare sul Mondo
Magico, affinché tale ordine venga garantito.
L’Ordine
non è al servizio di vendette personali, né i
suoi membri possono appellarsi ad essa, qualsiasi torto
abbiano subito;
pena l’immediata espulsione ed il confino ad
Azkaban…
Concluse
mestamente Virginia, sforzandosi
il più
possibile di non scoppiare in un altro singhiozzo disperato. Le ultime
parole…
quelle severe parole, sembravano scritte appositamente per lei, contro
di
lei...
Si
sentiva in colpa, maledettamente.
Perché
era vero.
Lei
pensava alla vendetta, era inutile negarlo. Non viveva completamente
per
quella, per sua fortuna aveva ancora qualcosa per cui
vivere… ma inutile
nasconderlo, inutile celarlo persino a se stessa… a volte, si sentiva
accecata dall’odio.
Si
sentiva, come trasportata, da quel sentimento malsano e distruttivo,
qualsiasi
opposizione disperata vi facesse… E
sapeva bene che non era quello, l’impulso che doveva guidare
i sostenitori
dell’Ordine.
Loro
doveva abiurare l’odio,
loro dovevano
combatterlo!
Ma
lei, invece, non
poteva astenersi
dall’odiare fortemente
e deplorare
qualsiasi cosa rappresentasse Voldemort ed i suoi spietati seguaci e
sostenitori. I suoi tirapiedi, quei servitori ottusi e malvagi, propri
a
colpire per il solo piacere di servire il loro Signore… I mangiamorte,
i dissennatori, i
maghi
oscuri, e non
vedeva l’ora di poter
lanciare su qualcuno di loro, anche solo sul più piccolo, una maledizione
senza perdono. Beh,
veramente aveva chiaro in mente, il soggetto, su cui poter scatenare la
sua ira…
Con
un sospiro, si coprì la bocca, celando disperatamente il
singulto che stava per
uscirne. Cielo…
si era appena
dimenticata di essere in presenza di uno dei Maghi più abili
al mondo nella
Legilimanzia.
Se
l’uomo avesse per un attimo dedicato una parte della sua
mente su di lei,
avrebbe potuto di certo vedere ciò a cui stava
disperatamente pensando. Ma
l’uomo pareva immerso in tutt’altri problemi.
Restava immobile, di fronte
all’ampia finestra aperta sullo strano mondo babbano.
Il
cielo era grigio quel giorno, ed i rumori, fastidiosi ed intermittenti
delle
auto che solcavano le strade bagnate della pioggia, giungevano
incessanti dalle
ante aperte.
-
Molto, bene. Come al solito sai la lezione alla perfezione, Virginia. Vedi di metterla in
pratica, però!
-
Sì, professore.
Sospirò
la ragazza, prendendo a fissare le spalle ampie e squadrate del mago.
Il suo
mantello, nero, dalla
stoffa vellutata e
preziosa, traeva
strani riflessi blu
dalle candele magiche sospese a mezz’aria.
-
Bene, allora adesso vai, prima che ti mandi fuori a pedate dal mio
ufficio!
Domani sera c'è un incontro dell'Ordine, devo ancora
definire delle cose molto
importanti, su cui verterà la riunione.
-
Oh, beh... va bene, vado! A... quando la prossima lezione?
Mentre
Piton cercava un fazzoletto pulito nelle innumerevoli tasche della sua
mantella
da porgere alla ragazza, pensava mentalmente a tutti gli appuntamenti cui doveva far fronte.
-
Umh... vediamo... va bene dopodomani, sempre a quest'ora ?
Finalmente
pescò il piccolo pacchetto di fazzoletti di carta, una
meravigliosa
"diavoleria" del mondo Babbano che aveva trovato piacevolmente
sorprendente.
-
Tieni, possibile che ogni volta che si salta in mente di piangere tu
debba
essere sempre senza fazzoletto, Weasley!
-
Gr...grazie, professore. E comunque sì, per dopodomani, va
bene. Buonasera.
-
Buonasera.
Il
mago si volse ancora verso la finestra, mentre la ragazza
s’allontanava, veloce
e silenziosa, come sempre. Era
uscita,
ormai da diversi minuti, ma il suo sottile profumo aleggiava ancora
nell’aria.
L’uomo
chiuse gli occhi e ne aspirò l’aroma intenso ma
delicato, lasciandosi
trasportare ancora una volta nella complessità tormentosa
dei suoi pensieri.
-
Faccio bene a fidarmi di te, Virginia Weasley?... Faccio bene? “Ma
devo farlo… d’altronde
non ho altra scelta, proprio
come te”.
Proseguì
ad alta voce, parlando da solo, quasi
fosse diventato improvvisamente pazzo.