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Autore: Ash Visconti    13/02/2015    1 recensioni
I Primarchi sono i figli genetici dell'Imperatore dell'Umanità, semi-dei agli occhi dei comuni mortali e capostipiti delle più note Legioni di Space Marine.
Questa fic narra i tempi e le modalità in cui si riunirono al loro sovrano e padre.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Rogal Dorn sketch
Il nuovo Primarca che si riunì all’Imperatore fu Rogal Dorn, detto il Vigilante, o il Pretoriano della Terra.
Come gli altri autentici capolavori di ingegneria genetica, Rogal Dorn fu rapito da poteri perniciosi dai laboratori lunari e lanciato alla deriva nel Warp, ma si riunì a suo padre  quando l’espansione dell’Imperium aveva raggiunto gli alveari di ghiaccio del mondo di Inwit.

Il pianeta Inwit era, ed è ancora, un mondo di morte e di freddo. La sua vecchia stella brilla del rosso della sua vita finale, la flebile luce rossa è priva di calore e sopisce nei secoli. In orbita attorno la sua stella morente, Inwit mostra al sole sempre la sua stessa faccia, pertanto, un lato del pianeta è illuminato dalla fioca luce del sole morente, l’altro è perennemente avvolto nel buio. Il lato buio è caratterizzato da labirintici crepacci ghiacciati, catene montuose congelate e pianure di gelo che coprono il lato oscuro del pianeta. Sotto la crosta di ghiaccio, scorrono spessi mari in cui mostruose e pallide creature affamate di sangue nuotano cieche nelle acque, cacciando ogni vibrazione che percepiscano. Il lato luminoso di Inwit offre poco più calore rispetto a quello buio. Il salino mare erode la nuda roccia della costa sotto lo sguardo impassibile di un sole rosso. Al di sopra di questa desolazione, grandi e antiche stazioni spaziali e navali guardano dall’alto il mondo avvolto nel freddo attraverso un’aurora perpetua. Create in un passato perduto, queste cittadelle sospese nel vuoto hanno guardato verso il basso da sempre.
C’è poco di valore su Inwit; i suoi mari sono sepolti o senza vita e le sue montagne sono spoglie delle ricchezze o di qualsiasi importante minerale. Vi è, tuttavia, una cosa che questo duro mondo produce e che prima dell’avvento dell’Imperatore portò la gente di Inwit a conquistare un ammasso di stelle e a mantenerlo unito durante gli anni successivi all’Era dei Conflitti: la sua gente. Anche se di indole barbara, i popolo di Inwit possedeva ancora le conoscenza per muoversi tra le stelle, seppur per brevi viaggi, e controllavano ancora una buona tecnologia, anche se rozza. I guerrieri di Inwit sono allevati a sopportare un mondo ostile e a sopravvivervi. Inwit insegna loro a non cedere e che il prezzo della debolezza è la morte, per loro e per il resto della loro famiglia. La morte si presenta in molte forme su Inwit; nelle tempeste di ghiaccio che possono congelare e uccidere un uomo in pochi secondi, alle grinfie dei predatori che vagano per le terre congelate, così come nei repentini cali di temperatura che possono penetrare velocemente anche le guarnizioni di tenuta. Questi fattori forgiano persone forti, tristi e votate alla sopravvivenza di tutto il gruppo piuttosto che del singolo individuo. Gran parte della popolazione mondiale è nomade, muovendosi tra gli alveari di ghiaccio sotterranei commerciando armi, carburante e tecnologia. Il conflitto tra i vari clan è comune e i giovani guerrieri imparano a difendersi contro i nemici del loro clan prima ancora di imparare a sopportare il tocco della morte del freddo spietato. La necessità aguzza il loro ingegno, e ogni persona sviluppa un innato senso del valore funzionale di ogni prezioso oggetto.
Molto tempo fa, prima della venuta dell’Imperatore, quando ancora i pianeti vivevano nell’isolamento forzato succeduto all’Era dei Conflitti, la gente di Inwit iniziò a creare il proprio regno tra le stelle. Su ogni mondo che conquistavano, essi ne assimilavano la tecnologia e le scoperte scientifiche, uscendone ogni volta maggiormente rafforzati. Con ogni conquista la loro cultura è cresciuta, ma Inwit restò crudo e invariato anche quando divenne il centro di un impero stellare. Gli alveari di ghiaccio e le relative controversie dei clan erano rimaste invariate e mentre le conoscenze di Inwit permettevano di costruire astronavi e di circondare la sue orbite con stazioni d’arma, i suoi governanti restarono attaccati ai vecchi costumi del posto, ai modi che avevano creato la loro forza. Così è stato, e così è ancora adesso.

Fu in questo apogeo di impero fiorente che Rogal Dorn crebbe virile, e dove governò i propri domini come imperatore. Si sa molto poco dei suoi primi anni di vita su Inwit, quello che si sa è che dal buio e dal freddo emerse un ragazzo, Rogal, nome datogli dal clan che lo aveva adottato e che salì velocemente fino a condurre la Casa di Dorn cui questa era legato. Il patriarca del clan che aveva adottato Dorn era per lui un nonno adottivo e gli insegnò molto sulla tattica, la strategia e la diplomazia. Anche dopo aver scoperto che non era sangue del suo sangue, Dorn ricordò sempre con grande affetto e stima il suo “nonno”, tenendo sempre con se un vestito di pelliccia che era appartenuto all’uomo. Rogal Dorn era alto, fiero e forte, dalla pelle abbronzata e dai corti capelli bianchi. Seppe dare uno slancio ancora maggiore ad Inwit, ordinando e addestrando i suoi eserciti, e modellando i veicoli spaziali in un modo mai visto prima.

Anni dopo la morte di suo nonno, le astronavi Imperiali della Grande Crociata finalmente raggiunsero Inwit. Quando l’Imperatore si riunì finalmente con Rogal Dorn, non ritrovò solo un figlio perduto, ma la forza di una grande società stellare già forgiata in uno strumento di guerra. Dorn incontrò il padre a bordo d’un enorme astronave costruita durante l’Oscura Era della Tecnologia chiamata “Phalanx” che egli stesso aveva scoperto in una regione di spazio attorno ad Inwit. Riconosciuto suo padre, Dorn gli donò l’enorme fortezza stellare. L’Imperatore accolse Dorn come un figlio a lungo perduto e riconsegnò la Phalanx alle cure di Dorn e decretò che sarebbe divenuta la fortezza spaziale mobile della Legione di Dorn, la VII, conosciuta come Magli Imperiali per l’efficienza del lavoro svolto già ai tempi della riunificazione della Terra che soddisfò l’Imperatore, perché egli li nominò così in quanto avevano agito con la potenza e l’efficienza d’un martello sull’incudine.

Dorn fu ferocemente fedele all’Imperatore sin dal primo momento in cui si incontrarono sul ponte della Phalanx. Egli non chiese mai nessun favore a suo padre, e in tutti gli anni successivi incarnò la ricerca umana della verità, non disse mai una bugia, anche se avrebbe aiutato la sua causa. Combatteva con il Dente della Tempesta, una colossale spada a catena e con Voce della Terra, una pistola. Dorn comandò la Legione con devozione senza pari e grande genio militare. Si diceva che egli possedesse una delle più brillanti menti militari tra i Primarchi, ordinato e disciplinato, ma sempre incline a lampi di zelo e di ispirazione. I suoi successi per l’Imperium durante la Grande Crociata furono innumerevoli, e lo stesso Signore della Guerra Horus arrivò a dire che se i suoi Lupi della Luna, maestri degli assalti, avessero attaccato una fortezza difesa dai Magli Imperiali di Rogal Dorn, il conflitto sarebbe sfociato in una situazione di stallo senza fine.
I Magli Imperiali, ottennero grandi successi già agli inizi della Grande Crociata, agendo come riserva strategica delle Forze Imperiali. Abile a dispiegarsi in modo veloce e flessibile, la Legione sferrò il colpo decisivo in molte campagne. Grande era la loro abilità soprattutto nelle guerre d’assedio. Essi e il loro indefesso Primarca si ergevano come il pilastro della totale lealtà all’Imperatore, e restarono leali anche quando sembrò che la Terra fosse rimasta sola di fronte all’oscurità in arrivo e non vacillarono nemmeno contro un nemico che sapevano essere infinitamente superiore alle loro forze.
 
 
   
 
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