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Autore: pewdiekairy    13/02/2015    1 recensioni
Tutti conosciamo la storia terrificante di Slenderman,un mostro che rapisce i bambini per poi ucciderli. Ethany ha solo 13 anni,ha la strana facoltà di vedere le anime perdute e porta su di sè un terribile destino:incontrerà il mostro e la natura del loro rapporto sarà in mano alla ragazza. Potrà salvarlo,ucciderlo,ignorarlo... ma questo lo scoprirete solo leggendo.
Genere: Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Slender man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finalmente un altro capitolo!!Spero che lo troviate interessante e all’altezza degli altri :D mi dispiace di non aver pubblicato ieri, ma la rete ha cominciato a funzionare quando le pare -.-
 

Capitolo 3: Non c’è un solo modo

Ethany sentì un brivido partire dalla schiena e irradiarsi in tutto il corpo, finchè si sentì così malferma che quasi cadde. Zack se ne accorse e lanciò un’occhiata verso il bosco. Sentì i capelli rizzarsi sulla nuca mentre una risata antica quanto il tempo lo scuoteva dentro. Scosse Ethany e si mise a correre, ma lei non reagiva, era come in trance, quella visione era stata talmente potente da ipnotizzarla.
Trascinandola di peso riuscì a portarla fino all’ingresso della scuola e da lì in classe. Era molto presto e non c’era nessuno. Lei respirava affannosamente, Zack non aveva mai visto niente del genere, anche perchè dal momento in cui Ethany gli aveva rivelato tutto non era mai successo che Lui si mostrasse così improvvisamente e così vicino a lei. Lentamente aprì gli occhi e si riprese. Si mise seduta sul banco sul quale Zack l’aveva sdraiata: “Zack … oddio ...”, mormorò. Era sconvolta e il cuore le batteva così forte che sembrava volerle schizzare fuori dal petto. Zack si sedette sul banco accanto a lei e disse: ”Bè, l’abbiamo scampata bella. Ethany … cos’hai?”, si interruppe, vedendo scorrere sulle sue guance lacrime trasparenti. Era disperata. La lasciò sfogare per un po’, poi le asciugò le lacrime con le dita, maledicendosi per non essersi portato dietro un fazzoletto. Ethany si appoggiò a lui: ”Non capisci Zack? Non finirà mai. Non finchè Lui sa che sono viva. Non è strano avere paura di qualcuno che non può farti del male, anche volendo?”, gli chiese guardandolo con un sorriso triste. Zack non rispose. Sapeva che la paura non c’entrava niente con il male fisico che qualcuno può infliggerti. Lo Slender avrebbe potuto farle del male comunque, anche se non fisicamente. Forse la famosa profezia non sapeva che non c’è un solo tipo di ferita, quella fisica: esistono anche le ferite dell’anima, generate dalla morte o dalla perdita di persone care. E Slender non era particolarmente abituato a non usare il male fisico per far del male alla gente. Forse, con un po’ di fortuna, non l’avrebbe mai scoperto. Ma erano … secoli? O forse millenni che osservava il genere umano? Lo conosceva abbastanza da sapere anche quello. Ethany alzò la testa e incontrò lo sguardo perso nel vuoto di Zack. “A che pensi?”, le venne spontaneo chiedergli, ma Zack scosse la testa: “Cercavo di riflettere su quello che è successo”. “E non pensi che dovremmo riflettere insieme?”, gli disse lei con un sorrisino. Era ovvio che stava pensando ad altro. Zack sorrise: “Va bene, mi hai scoperto. Ma non posso dirtelo qui. Ci sono troppe orecchie indiscrete”, le sussurrò. Ethany strabuzzò gli occhi. Ora anche lei sentiva le risatine fuori in corridoio. Si staccò subito da Zack e si sedette. Il suo banco era vicino alla finestra e non c’erano tende, perciò evitò di guardare fuori nel timore di scorgere di nuovo la pallida figura in mezzo agli alberi.
Il suono della campanella spinse anche Zack a sedersi mentre una torma di ragazzini entrava in classe gridando, le ragazze truccate e con le minigonne facevano il loro ingresso nel modo più plateale possibile, in modo che le potessero ammirare tutti. Ethany si mise due dita in bocca e fece finta di vomitare. Zack rise ma le diede un pizzicotto di avvertimento sulla gamba che quasi le fece toccare il soffitto dallo spavento. Nessuno l’aveva mai toccata, a parte sua madre e la sua famiglia, lei non era particolarmente espansiva, solo quando era spaventata o molto felice. Lanciò un’occhiataccia a Zack che ben lo sapeva, ma lui le diede un altro pizzicotto. “Smettila o ti picchio”, sibilò Ethany. Zack continuava a guardarla in modo strano. Ethany si accigliò e diede uno sguardo alla classe. Stavano guardando tutti lei. Eppure non aveva fatto niente! Aveva parlato a voce bassissima! Solo allora si rese conto che il capo delle oche della sua classe, Madison Black, si era alzata e la fissava, dicendo qualcosa che Ethany non aveva afferrato bene. “Scusa, non ho sentito. Puoi ripetere?”, disse con il sorriso più angelico del suo repertorio. Madison si imbufalì: “Dicevo che è strano che voi due non siate ancora fidanzati. Da come vi comportate sembrate due piccioncini”, ripetè con la sua vocetta stridula. Ethany la fulminò con lo sguardo. Per fortuna la sua aura di mistero incuteva più paura che curiosità e quindi, in sostanza, tutti avevano paura di lei, ma non abbastanza da torturare lei e Zack cinque ore al giorno per sei giorni. Sei per cinque trenta. Trenta ore. “Trenta ore della mia settimana sprecati a parlare con questi idioti”, pensò Ethany. Stava per rispondere a tono, quando la porta si aprì e lasciò entrare una figura grassottella. “Black, siediti. E che non vi peschi mai più a parlare di faccende personali a scuola. Ethany Cole, ti assicuro che gli sguardi non possono uccidere, quindi girati. E cominciamo la lezione”. Ethany si girò e Madison si sedette, non prima di averle lanciato un’occhiata omicida che l’altra ricambiò. In tutto questo, la classe era rimasta muta come un pesce. Il professore di matematica non era particolarmente alto, ma sapeva imporsi sulla classe in modo che nelle sue ore non volasse una mosca e che gli studenti parlassero solo se interpellati. Sarebbe potuto essere tranquillamente un direttore di banca: il completo impeccabile, i baffi spuntati con la riga millimetrata e le sopracciglia luccicanti di brillantina, come i pochi capelli sul cranio mezzo pelato. Insomma: Slender obeso e con la faccia. Sapeva incutere lo stesso terrore, oh sì. Il professore si tolse il cappotto e lo appoggiò alla sedia, aprì il registro e cominciò a fare l’appello. Mancavano molti studenti, dato che erano vicine le vacanze di Natale e che molti di loro erano poco di buono. “Un’epidemia oggi eh? Cos’hanno i vostri compagni?”, chiese il prof col suo vocione cavernoso. Una ragazza in fondo disse: “Sanders è malato professore”. Chi aveva parlato era Becky Donne, e Jim Sanders era il suo fidanzato. Ovvio che sapesse come stava, e sicuramente lui aveva marinato la scuola e lei lo copriva. Purtroppo Becky si era fidanzata con la più spietata carogna del mondo: Jim Sanders era il ragazzo a capo della banda che aveva picchiato Ethany e Zack quasi un anno prima. Dopo aver saputo che lui con la sua marmaglia avevano picchiato i due ragazzi Becky non gli aveva parlato per settimane. Becky era una brava ragazza, sembrava quasi destino che le ragazze educate trovassero i più grandi pezzi di merda del mondo. Il professore proseguì e non fece altri commenti. La lezione si svolse nella solita aria di terrore e ansia. All’intervallo Ethany bruciava di curiosità: voleva sapere a cosa stava pensando Zack qualche ora prima. Lui la sentiva, sentiva l’urgenza che aveva di parlarle, ma sarebbe stato pericoloso con tutte le orecchie in giro. Alla pausa bagno ne approfittò e la condusse con sé nel bagno dei maschi. Ethany non provò a divincolarsi e strinse la mano di Zack anche se avrebbe preferito tornare in classe piuttosto che entrare nel bagno dei maschi. Zack la tirò verso uno stallo che non usava mai nessuno e chiuse a chiave. Ethany deglutì. C’era una puzza terribile. “Ethany, sali con i piedi sul water”, ordinò Zack. “Che cosa?”, a Ethany quasi mancava il respiro. Vedendo che non accennava a muoversi, Zack la prese in braccio e la depose lì sopra, stando attento a non farla scivolare. Ethany stava andando a fuoco. “Se vedono che siamo qui ci sospendono come minimo, per questo non dobbiamo farci vedere”, disse scrutandola dubbioso. Poi salì anche lui e si ritrovarono con le schiene appoggiate alle pareti e le ginocchia di uno contro quelle dell’altra per mantenersi in equilibrio. Zack le sussurrò all’orecchio: “So che non ti piace, ma dobbiamo parlare così o ci sentiranno”. “Ok. Adesso vuoi dirmi a cosa stavi pensando?”, chiese Ethany con il cuore in gola. Zack sospirò prima di cominciare: “Non esiste un solo modo per far del male alla gente, non esiste solo il dolore fisico, ma anche quello emotivo. Lo Slender non dovrebbe saperlo, perchè è abituato a far soffrire solo con ferite fisiche. Ma è sulla Terra da molto più tempo di noi, e potrebbe saperlo, anche se preferisce l’altro metodo, forse lo ritiene più …”, trattenne il respiro mentre un paio di piedi si avvicinavano, per poi proseguire e uscire dal bagno, “… convincente”, terminò in un soffio. Ethany non capiva più niente. Odiava quella situazione, si sentiva male per la puzza ed era sicura di essere rossa fino al midollo. Tuttavia aveva capito dove Zack voleva andare a parare: avrebbe potuto far del male a lui o a sua madre e farle malissimo. “Zack, ti prego, basta, non ce la faccio più”, disse. Stava iperventilando di brutto. “Lo so che è orribile pensarlo, ma devi tenerlo bene in mente: nessuno è al sicuro da lui. Scommetto che oggi … ti stava studiando, come fa da più di un anno, per scoprire i tuoi punti deboli e farti più male possibile”. Zack tappò all’improvviso la bocca ad Ethany che quasi soffocò. “Non. Fiatare.” , le disse a voce bassissima. Ethany si sentiva del tutto impotente: desiderava solo allontanarsi da Zack, che le aveva aperto gli occhi, ma le stava offuscando la mente. Quando Zack fu sicuro che non ci fosse più nessuno scese dal water ed Ethany avrebbe voluto fare lo stesso, ma le gambe le tremavano e stava scivolando sul pavimento. Zack era incerto su cosa fare, ma alla fine la prese in braccio e la depose a terra. Si reggeva a malapena in piedi. “Ti odio ti odio ti odio ti odio”, continuava a imprecare Ethany. Ormai era andata in panico totale. Sapeva cos’era quella sensazione. Ma non poteva permettersi di farlo. Avrebbe ucciso Zack, anche se indirettamente. Il suo sentimento avrebbe ucciso Zack, perchè lo Slender era spietato e sapeva come farle del male. Ethany si alzò e uscì di soppiatto dal bagno, mescolandosi ad un gruppo di ragazze. Non vedeva più Zack, ma forse era meglio così. Se l’avessero trovato non l’avrebbero sospeso, era per lei che aveva rischiato, e sempre per lei avrebbe subito una sorte infinitamente peggiore dell’espulsione. Ethany rientrò in classe e si sedette. Doveva allontanarlo, vivere da sola. Solo in questo modo Lui non avrebbe fatto del male a nessuno. L’aspettava una vita orribile, ma almeno non avrebbe condannato a morte nessuno. Zack tornò poco dopo e evitò di guardarla fino all’uscita da scuola.
Lo Slender era nel bosco a sorseggiare un Martini che aveva rubato al bar locale e intanto rifletteva su quello che aveva visto. Odiava aspettare e soprattutto pianificare, ma quello che aveva visto quel giorno era stato un enorme passo avanti. Avrebbe preparato una trappola e stavolta non avrebbe fallito. Ma occorreva scegliere il momento giusto, e anche se ci sarebbero voluti anni, doveva attenderlo. Il momento in cui lei avrebbe ceduto a lui ...

*Angolo dell’autrice*

Ciao a tutti :3 sono molto soddisfatta di come sta andando la storia e già comincio ad adorarla *-* avevo pensato all’inizio di dare ad Ethany il cognome Weasley perchè Harry Potter è la mia vita ma poi ho pensato che sarebbe stato un riferimento troppo ovvio e allora ne ho messo un altro che è più nascosto: vediamo se lo trovate :D la figura del professore di matematica è ispirata alla mia prof di matematica che ha lo stesso brutto carattere XD e inoltre potete aderire alla petizione per il diritto dei cattivi di sorseggiare alcolici :D

   
 
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