Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: NanaK    14/02/2015    3 recensioni
Abracadabra.
Quella era diventata la mia parola magica contro il malocchio. Non che ci credessi ovviamente, però mi infondeva coraggio quando ne avevo bisogno.
A volte mi sembrava di star pronunciando il mio nome, Abracadabra, eppure di nomi ne avevo avuti tanti.
Ero stata Caridee, ero stata Cary, per qualcuno ero anche stata “ tesoro ”.
Ora invece, ero Jenna, Jenna Olsen, e avevo una missione da portare a termine.
Genere: Azione, Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Caridee'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo ottavo

Aveva dieci anni quando io la incontrai per la prima volta. Sembrava un pulcino dagli occhi verdi che si guardava attorno con aria smaniosa. 
< Ciao. Sei nuova? >. Il suo sguardo saettò su di me e non vi scorsi paura. Si limitò ad annuire per poi voltarsi verso la finestra. Era una sera grigia e pioveva a dirotto. Pensai che non avesse voglia di chiacchierare e rimasi in silenzio anche io. Daltronde sapevo che per tutti all'inizio era difficile abituarsi a quei muri ingialliti e muti. 
Non ricordo quanto tempo passò prima di sentire le sue prime parole.
< Non ti fanno paura i tuoni? >.
*
< Mello è andato via >
< Lo so >
< Non dici nulla? Ti va bene che se ne sia andato così?! Dannazione Matt, sei un idiota! >
< Sarebbe stato inutile cercare di fermarlo. Sai anche tu come è fatto. Io.. Lui.. >. Non portò a termine la frase perchè i suoi occhi si riempirono di lacrime. Mi dispiacque di avergli parlato in modo così duro.
< Perdonami, Matt. Ti prego, perdonami >. Lo abbracciai con un nodo alla gola e lo sentii aggrapparsi a me con forza. Per lui Mello era come un fratello. 
Non ero l'unica ad essere stata tradita.
*
< Pronto? >
< Agente Olsen, c'è stato un nuovo omicidio. Credo sia collegato con i precedenti >. Quell'assassino uccideva le sue vittime sempre allo stesso modo: stessa arma, stessa zona del corpo colpita, stesso ceto sociale delle vittime. 
< Ti raggiungo subito. Dimmi l'indirizzo >. Mentre ascoltavo le indicazioni che mi venivano date sperai che L avesse lasciato qualche indizio. In quel periodo avevo maturato l'idea che lui stesse quasi giocando con me. 
*
< Celine! >. Corsi verso di lei, che si era accasciata a terra e teneva una mano sul petto, stringendo spasmodicamente la maglietta blu. La presi per le spalle e la sollevai con forza portandola sul materasso. 
< Cel, tranquilla, sta tranquilla, sei con me. Nessuno ti farà del male, mai più, lo giuro >. Intanto le lacrime cominciavano a scendermi, come sempre in quei momenti. Ogni volta che accadeva avevo un'immensa paura di vederla morire davanti a me. Non si calmava e i suoi occhi erano fissi nei miei, pregandomi di non lasciarla. Con disperazione, posai le labbra sulle sue e vi soffiai quanta più aria potessi.   
*
< "Nel suo fervore si sollevò, appoggiandosi al bracciolo della poltrona. A quell'appassionato richiamo, Heathcliff si voltò, il viso una maschera di disperazione. Per un istante rimasero separati; e poi quasi non vidi come si congiunsero, ma Catherine fece un balzo, e lui l'afferrò, e si fusero in un abbraccio dal quale credetti che la mia padrona non sarebbe uscita viva. Heathcliff si lasciò cadere sulla poltrona più vicina, e quando mi avvicinai per vedere se fosse davvero svenuta, mi mostrò i denti, con la bava alla bocca come un cane rabbioso, e la strinse più forte ancora, con gelosia avida. 
- E' difficile perdonare guardando questi occhi consunti e stringendo queste mani smagrite. Baciami ancora; e non farmi vedere i tuoi occhi! Ti perdono per quello che hai fatto. Amo la mia assassina, ma la tua! Come potrei amarla?" >*
< Stai piangendo >. Le sue dita percorsero le mie guance bagnate. 
< Non posso farci niente. Mi emoziona troppo >
< E' un bel pezzo. Ma rimangono solo parole, niente di tutto ciò è accaduto o accadrà mai. Non esisterà mai un amore del genere >. Probabilmente aveva ragione; riflettei un attimo su ciò che aveva detto. Poi alzai gli occhi sulla sua figura. 
< E che importa? Questo non toglie nulla a ciò che l'autrice vuole esprimere, anzi, ti dà la possibilità di andare oltre la realtà >
< Ma a che pro farlo? Non ha senso rimunginare su dati non analizzabili >
< Sei troppo chiuso, Mello, e la mente dell'uomo non ha confini. Io trovo che la realtà sia noiosa a lungo andare. E' così bello perdersi in luoghi sconosciuti! Non ti è mai successo di fantasticare su qualcosa che non esiste? Immaginare per un momento che quella cosa in realtà ci sia e immaginare cosa potresti fare allora? >
< No, non mi è mai successo e ne sono felice. Anche se lo immagini, continuerà a non esistere. E' solo un'illusione ed è triste >.
Mordendo la sua cioccolata, chiuse gli occhi.
*
< Ehi, Lin! Andiamo a giocare! >
< Non possiamo Cary, dobbiamo studiare >. La tirai per un braccio, ignorando le sue proteste. Avevo sempre odiato quel verbo, "dovere". Avrei fatto quello che più mi aggradava. Per questo da bambina finivo spesso in punizione, rimanendo chiusa nella mia stanza per ore. Linda, però, era sempre con me. 
< Lin, perchè sei in questo orfanotrofio? >. Ci separava una porta e pochi sussurri.
< I miei genitori sono morti in un incidente. E tu? >
< Mia madre mi ha abbandonata qui. Mio padre non l'ho mai conosciuto >
< Tu la ricordi, tua mamma? >
< Quando ci penso vedo solo dei lunghi capelli neri >. 
Silenzio.
< Cary, posso essere la tua mamma? Solo per stasera >. Sorrisi, posando la testa contro il legno.
< Okay >.
*
< Fammi venire con te. Ti aiuterò a raggiungere il tuo obiettivo >
< Sei figlio di un mafioso, come potrei mai fidarmi? >
< Lo hai già fatto, quando mi hai spifferato tutto >. Lo guardai negli occhi scuri. Ero spaventata, questa era la verità. Dopo le torture della notte precedente non me ne stupivo. Ancora sentivo le ferite sulla schiena briciarmi.
Capì tutto. < Sono l'unico che può tirarti fuori da qui. Ti prego >. Forse fu la disperazione nella sua voce a convincermi, la stessa che sentivo io. Continuai a chiedermi per molto tempo perchè Paul avesse aspettato il mio arrivo per scappare da suo padre.
*
Le macchie di sangue sul pavimento della stanza della vittima erano in bella vista e due poliziotti le stavano esaminando, ignorandomi deliberatamente. Anche se mi chiamavano sempre quando si presentava un caso particolarmente difficile, ancora non si fidavano di me. Ero stata assunta non come poliziotta, ma come detective esterno, per la mia intelligenza e le mie doti nel combattimento e grazie all'appoggio di Thomas, un amico di Paul che aveva conoscenze in polizia. Ovviamente questa scelta che avevo compiuto non era dettata dallo stipendio cospicuo o dalla volontà di far pratica per poter accumulare esperienza, come avevo detto loro. In realtà ero convinta che L, vivo, in qualunque parte del mondo fosse, non avrebbe smesso di lottare contro l'ingiustizia. Perciò collaboravo con la polizia di Los Angeles, cercando un indizio, un qualunque segno del suo passaggio. Paul faceva lo stesso in Europa, una nostra spia in Asia. Purtroppo eravamo consci del fatto che le nostre probabilità di trovarlo erano pari al 5%. Ma era l'unica cosa che potevamo fare.
Fu in quel momento che vidi qualcosa luccicare ai piedi del letto. Raccolsi quella carta argentata e la srotolai. Sgranando gli occhi, continuai a guardarla mentre la mia mente ebbe un flash di me alla Wammy's House, con Roger, Mello ed L. L'unica volta che l'avevo visto dal vivo, l'unica volta che gli parlai. Stava mangiando dei dolci, ma quali? Dei cioccolatini particolari, non si producevano in Inghilterra, lo disse Roger. Avevano una carta che faceva un rumore fastidioso, una carta.. argentata. Me la girai frettolosamente tra le dita e potei leggere la marca "Hershey's". 
Prodotte solo in America. 
Sì, L stava proprio giocando.
*


Quella notte la passai tra stralci di ricordi e sogni tormentati.

Al mattino non trovai Matt con me, il letto era troppo piccolo per due. Mi sentivo molto meglio rispetto alla sera prima e lo dovevo a lui. Quando mi alzai mi accorsi della maglietta maschile che indossavo, della pioggia che cadeva fuori, delle sigarette sul comodino. Me ne accesi una, dopo aver scovato un accendino rosso sulla sedia accanto alla finestra. La stanza era nel caos, ma era confortante: c'era una console ai piedi del letto, una piccola libreria mezza vuota, vestiti sparsi un pò ovunque. Mi avvicinai alla finestra e guardai il fumo che si scontrava contro il vetro, rendendolo opaco. Avevo davvero voglia di uscire sotto la pioggia. 
< Ti sei svegliata >. Non mi ero accorta della sua presenza, ma non mi voltai. 
< Sì. Grazie per tutto quello che hai fatto per me ieri, Matt >
< Figurati. Piuttosto, quella è una delle mie sigarette? >
< Uhm, temo di sì >
< E così fumi eh? Ah, sei proprio cambiata >
< Credevo che ormai fosse scontato >
< Non ti dirò che non fa bene ai tuoi nervi, peraltro già molto provati >
< Ed io non ti dirò che non devi preoccuparti, quindi questa conversazione non sta avendo luogo. Inoltre, >. Notando che ero quasi alla fine, mi porse il posacenere e vi spensi ciò che era rimasto della sigaretta. < mi spiace se ti ho sbattuto fuori dalla tua camera. Spero che tu non abbia dovuto dormire sul pavimento >
< Nah, sta tranquilla >
< Dove hai passato la notte? >. A quella mia domanda si grattò la nuca, imbarazzato. Aveva un'espressione così simile a quella di quand'era ragazzo che non potei non sorridere. 
< Sai.. Io e Celine stiamo insieme adesso >. Il sorriso però mi morì sulle labbra. Era qualcosa che non mi aspettavo, ma dopo la sorpresa iniziale scoprii che mi faceva piacere. 
< Sono contenta. So che puoi prenderti cura di lei >. Ed in un certo senso, fu come se la pesantezza sul mio cuore fosse diminuita. Sapere che non fosse completamente sola, che qualcuno non l'avesse mai lasciata, fu un sollievo.  
< In ogni caso, da quando tu e Linda andaste via non è più stata la stessa > . Non avevo risposte a questa affermazione e volsi la testa verso la finestra facendogli capire che non volevo parlarne. Quella era stata la scelta di una ragazzina confusa a cui avevano appena rivelato una parte fondamentale della sua vita. Probabilmente se avessi avuto la possibilità di rivivere quel momento, non ci avrei pensato due volte a parlarne con le mie amiche. Tuttavia, una piccola parte di me, era contenta dell'aver agito nel modo in cui avevo agito: nessuna delle due aveva dovuto passare quello che avevo passato io. 
< Dove siamo? >
< In teoria non dovrei dirtelo >
< Lascia da parte la teoria e tira fuori la pratica >. Esitò un momento per prendersi il tempo di riflettere: era combattuto tra dirmi tutto e rimanere fedele al suo amico. Ovviamente prevalse la seconda. Era troppo buono, il mio caro amico d'infanzia. 
< Il tuo cambiamento è indirettamente proporzionale al mio >
Alzò un sopraciglio < Da dove l'hai tirata fuori questa frase così in stile Near? >
Sorrisi e spinta da un bisogno nascosto, avanzai verso Matt e lo abbracciai. Fu stupito da quel mio gesto, ma non esitò a ricambiare la stretta. Era strano tutto questo: a parte il passato che ci univa, nel presente eravamo due sconosciuti e nonostante tutto aveva ignorato gli ordini del suo capo, nonchè suo migliore amico, pur di aiutarmi. 
< Vi state distruggendo >. Mi disse queste parole in un sussurro che quasi non sentii. Ancora una volta non avevo risposta e anche se l'avessi avuta, non credo che l'avrei detta ad alta voce. Deviai piuttosto il discorso, volgendolo verso una questione di mio grande interesse. 
< Matt, vorrei farti una domanda >
< Dimmi >
< Come siete finiti a far parte della mafia? >. Le sue sopraciglia si aggrottarono lievemente, evidentemente non gli piaceva quello stile di vita che avevano scelto, che Mello aveva scelto. Ero più che sicura che non era stata un'iniziativa di Matt.
< Quando sono riuscito a trovare Mello, circa un anno dopo che se n'era andato, era già invischiato con la criminalità. Non era un'idea che mi faceva impazzire, sopratutto con tutta la storia di Kira e con il fatto che c'era Cel con me. Eppure non ho saputo dirgli di no quando ha esplicitamente chiesto il mio aiuto. Io.. > tirò un sospiro, mentre si accendeva anche lui una sigaretta. < Io a volte mi chiedo se ho fatto davvero bene a stargli accanto >. 
< Capisco cosa intendi, ma credo che tu abbia fatto la scelta giusta. Non è nella tua natura voltare le spalle Matt, e se l'avessi fatto te ne saresti pentito per tutta la vita >. 
Mi rivolse un sorriso grato con una punta di amarezza, prima di buttare fuori il fumo che aveva aspirato. 
< Mi domando cosa abbia fatto per riuscire a comandare questi zotici >
< Questo non lo so con esattezza. Credo abbia ucciso il capo di una banda rivale a questa. Rodd Los era impressionato ed è stato facile averli in pugno. Un giochetto per uno come Mello >
< Rodd Los? >. Ero allibita, tanto che non riuscivo a crederci assolutamente. 
< Sì. L'avrai sentito nominare, era un boss abbastanza conosciuto in America >. Ah! Mi chiedeva se l'avessi sentito nominare.. Rodd Los era il padre di Paul. E l'uomo che mi aveva torturata per un'intera notte dopo che ero finita nel suo mirino. Feci due più due, cercando di ignorare la morsa fredda che mi aveva attanagliato lo stomaco: se era lui il boss del gruppo mafioso con cui Mello collaborava allora era sicuramente nella stessa struttura in cui mi trovavo. Dovevo evitare in tutti i modi di incontrarlo. Annuii distrattamente, celando tutto ciò che occupava la mia mente in quel momento. In ogni caso avevo preso una decisione. L'unica cosa a cui dovevo pensare ora era la mia missione. Dovevo mettere i sentimenti in un cassetto e chiuderceli a chiave finchè sarebbe stato necessario. 
< Devi portarmi da Mello >. 

La notte mi aveva portato consiglio. Avevo maturato pian piano un'idea ed ora ero risoluta nella sua attuazione. Seguivo il mio vecchio amico attraverso corridoi dalle mura sbiadite ignorando un paio di uomini che incontrammo lungo il tragitto. Il fatto che si limitarono a guardarmi con sospetto sicuramente lo dovevo a Matt, essendo il migliore amico del loro capo nessuno avrebbe mai osato dirgli nulla. 
< Che intenzioni hai Cary? So che hai qualcosa in mente >. 
Abbozzai un sorriso < Non ho intenzione di mentirti, perciò sì, ho qualcosa in mente >. Stava per rispondermi, ma non fece in tempo dato che arrivammo davanti ad una porta, quella messa meno peggio rispetto a tutte le altre che avevo visto. Mi feci forza mentre Matt abbassava la maniglia e per un attimo mi sembrò di vedere tutto a rallentatore. Misi lentamente a fuoco la stanza dalle pareti biancastre. Sarebbe stato difficile, lo sapevo, e questa consapevolezza si rafforzò non appena vidi gli occhi di Mello puntarsi automaticamente su di noi. Era seduto davanti ad una scrivania e non sembrava affatto sorpreso di vederci, anzi ne era quasi divertito.
< Credevo che il tuo cuore tenero avrebbe resistito un pò di più, Matt >
< Stà zitto > bofonchiò l'altro, facendomi entrare completamente e annunciando che se ne sarebbe andato poichè non aveva voglia di sentirci " battibeccare ".
Quando la porta si richiuse, ritornai a fissare Mello e mi accorsi che lui mi stava già fissando.
< Da quando sei diventata una ribelle? Avresti dovuto startene buona nello stanzino in cui ti avevo rinchiusa >
< Poche chiacchiere. Non ho tempo da perdere con le tue frecciatine >. Ero avanzata verso di lui ed ora ci divideva solo il legno della scrivania. Capii che si era innervosito dallo sguardo freddo che ora mi rivolgeva.
< Cosa vuoi propormi? >. Sospirai mentalmente: erano tutti così intelligenti, avrei dovuto impegnarmi al massimo. Era da pazzi rischiare così tanto, ma volevo provarci ugualmente. < Un patto >. Non dovevo aspettare o mostrarmi indecisa altrimenti non sarei riuscita ad ottenere nulla. Non rispose e aspettò che continuassi. < Tu mi lasci libera ed io collaborerò con te >.
Era chiaro che non si aspettava una cosa del genere: sicuramente pensava che lo avrei pregato di lasciarmi andare. Tuttavia non era da Mello rimanere senza parole. 
< Come puoi anche solo aver pensato che io potessi credere a questo teatrino? Ti sembro davvero così stupido? >. Avevo previsto che si sarebbe alterato, ma non era nulla che non potevo gestire. 
< Andiamo Mello, ragiona un pò: se davvero avessi voluto ingannarti lo avrei fatto in un modo più convincente. Non ho motivo per mentirti; sono stanca di tutta questa storia, ci sono stata trascinata da Paul. Non mi interessa catturare Kira, perciò da quale parte sto per me è indifferente >
< Non hai interesse nello stare dalla parte del tuo ragazzo? >.
< Non è il mio ragazzo >
< Quindi non ti importerebbe se lo uccidessi? >. Mi stava mettendo alla prova, sentivo i suoi occhi indagatori attenti a cogliere qualsiasi segno di cedimento o menzogna. Ma mi sottovalutava, trucchetti di quel genere non avrebbero funzionato su di me.
< Certo che mi importerebbe. E' mio amico, ma si tratta della mia vita e quella la controllo solo io. Come vedi, non sono qui per mentire >. 
Si alzò e aggirò lo scrittoio per posizionarmisi davanti. 
< Un solo passo falso e ti uccido >.
< Non serve che tu faccia lo spaccone con me; non ho paura >
< Dovresti averne >. A quel punto il nostro amichevole scambio di opinioni venne interrotto dall'entrata irruente di qualcuno.
< Ehi biondina! Non avrai mica visto Ma- >. Una ragazza alta, vestita di nero e con dei lunghi capelli rossi si bloccò non appena mi vide. Guardarla e riconoscerla fu un'unica cosa. 
Beh, avrei dovuto immaginare che prima o poi sarebbe arrivato il momento di affrontare Celine. Era bella, da togliere il fiato. Lo era sempre stata, ma sempre di quella bellezza un pò infantile. Ora mi guardava con i suoi grandi occhi verdi colmi di stupore. 
< Chi cazzo ti ha detto di entrare senza permesso, isterica rossa? >. 
Non lo sentì nemmeno, Mello. 
< Ciao Celine >
Dopo quello, i suoi tratti si deformarono in un'espressione di odio.
< Tu.. Tu, non dovevi capitarmi davanti agli occhi >.
Mi venne incontro e mi schiaffeggiò.
Non lo sentii nemmeno, il dolore.
Rialzai la testa, sentivo il viso duro come la pietra. Niente potevo dire, a parte una cosa.
< Continua, se ti fa stare meglio >.
Un altro. E un altro ancora. 
< Sai cosa mi farebbe stare meglio? Che tu sparissi dalla faccia della Terra >.
Il petto le si alzava e abbassava velocemente. Era così tipico di lei non sapersi controllare quando era arrabbiata. In questo lei e Mello erano davvero simili e probabilmente era per ciò che non andavano d'accordo. Ero una stupida a pensare a Mello anche in quel momento, mentre Celine mi scuoteva. Ma tanto non avevo intenzione di reagire. Mi meritavo tutto quello e rimasi passiva tra le sue mani, con il corpo intero e l'anima rotta. Andò avanti così finchè non vidi Matt dividerci, probabilmente attirato dalle grida accusatorie della mia vecchia migliore amica. Cercò come potè di farla calmare ed io li osservai dal pavimento, su cui ero caduta. Mi ci volle tutto il mio autocontrollo per non cedere alla tentazione di lasciare che il dolore, quello che avevo dentro, prendesse il sopravvento. Ero brava nel comprendere la mente degli altri e in quel momento compresi di aver destabilizzato Celine ancora una volta. Avrei tanto voluto prendere su di me tutta la sua sofferenza. 

Non avevo tempo per rimuginare sulle emozioni, mie o di chiunque fossero. Avevo sempre tratto piacere dal crogiolarmi nei sentimenti e nella malinconia, ma quella volta proprio non potevo farlo. Celine era scomparsa. Matt mi stava medicando un livido sotto l'occhio, chiedendomi per l'ennesima volta se mi stesse facendo male. Alla fine Mello ci aveva cacciati tutti dal suo "ufficio" e mi aveva malamente lanciato una vecchia chiave. Apriva una delle stanze accanto alla sua, aveva detto che mi avrebbe tenuta d'occhio tutto il tempo. Ne ero segretamente felice dato che mi avrebbe facilitato molto le cose. 

Era l'una circa. 
Il mio letto cigolava perciò feci attenzione ad alzarmi il più piano possibile. Avevo i capelli sciolti e indossavo un'altra delle magliette di Matt, che mi arrivava fino a metà coscia. Passando davanti allo specchio lanciai uno sguardo al mio riflesso: vidi la razionalità e la forza di Jenna; vidi la fragilità di Cary. L'essere umano era così complesso. Continuando ad osservarmi, mi presi una ciocca di capelli ricci tra le dita conscia che di lì a poco non avrei più sentito il loro peso leggero sulla schiena. Ne ero dispiaciuta, ma non cambiai idea. Volsi lo sguardo verso la porta. Era semplicemente assurdo che avessi messo la riuscita del mio piano in mano all'amore tra me e Mello, così insicuro. Da una parte ero convinta che ciò che avevamo sentito, anni prima, non avrebbe potuto rimanere lì dove l'avevamo lasciato. Dall'altra mi odiavo nel percepirmi così convinta di qualcosa che probabilmente non c'era più. Scalza, aprii la porta della mia stanza: il corridoio era ancora più buio di quanto pensassi. Qualche ora prima avevo osservato bene  la posizione della porta di Mello rispetto alla mia ed adesso potevo solo affidarmi a ciò che ricordavo e ai miei sensi. Procedetti a tentoni, tastando il muro e ascoltando i miei respiri. Quando infine percepii la forma di una maniglia esultai e non esitatai ad abbassarla. Subito un'inconfondibile odore di cioccolata mi travolse e mi diede la conferma di chi dormisse in quella stanza. Richiusi la porta dietro di me con tutta la lentezza di cui ero capace e una volta all'interno riuscii a mettere a fuoco ciò che mi circondava. La finestra era spalancata e permetteva alla luce lunare di entrare. Su un letto disordinato c'era lui. Il mio cuore perse un battito nel guardare la sua lunga figura. Per un attimo vacillai nel mio intento. 
< Ti ho sentita >. La sua voce era un sussurro e i suoi occhi erano aperti. Fui sorpresa di sentirlo sveglio. No. Niente tentennamenti, era necessario farlo. Mi avvicinai senza rispondere. In quel momento non era saggio affidarsi alla mia voce, probabilmente avrebbe ceduto. Mi sedetti sul bordo del letto e lo guardai, desiderando con tutta me stessa poterlo toccare. 
< Perchè sei qui? >. Percepivo il suo non capire e la sua frustrazione per questo. Spinta dall'istinto gli posai un dito sulle labbra e rabbrividii nel sentirle così morbide. Mi abbassai, tanto che una ciocca dei miei capelli cadde sul suo viso. Poi mi accostai alla sua bocca con decisione, scendendo le mie dita sul suo collo. Lasciai che capisse cosa intendevo fare, che avesse la possibilità di allontanarsi. Volevo capire se desiderava questo bacio tanto quanto lo avevo desiderato io per anni. Non si ritrasse, guardandomi man mano che annullavo la distanza tra di noi. 
< Non farlo > sussurrò ad un tratto con un tono debole, quasi rassegnato. Non suo. Ma ormai ero troppo, troppo vicina e la testa aveva già cominciato a girarmi, il cuore a battere più veloce. Quando sfiorai le sue labbra smisi all’istante di pensare. Un solo bacio, uno schiocco leggero. Il mio respiro stava già accelerando.  Mi allontanai di pochissimo, solo per guardarlo. Aveva le palpebre socchiuse, a malapena si intravedeva il suo azzurro, e questo mi strinse lo stomaco in una morsa piacevole, del tutto diversa da quella che avevo sperimento quando avevo saputo che Rodd Los era sotto il mio stesso tetto. Stanco di aspettare, fu lui a sporgersi e rubarmi un altro bacio. Questo decretò la mia vittoria, amara vittoria dato che sapevo a cosa mi avrebbe portato. All'inizio fu tutto incredibilmente cauto, la sua bocca socchiusa indugiava sulla mia come sondandola. Le labbra di Mello erano calde, sottili, umide, esattamente come nei miei sogni di ogni notte. Anzi no, meglio, dato che erano reali e partecipi.
Non ci volle molto prima che lo sentissi sospirare e prendermi per le braccia e tirarmi accanto a lui. Tutti i buoni propositi di fare con calma e piano evaporarono. Mi passò una mano sulla schiena, col palmo aperto, avvicinandomi al suo corpo; l’altra risalì sulla nuca, tra i miei capelli, senza darmi la possibilità di staccarmi.
Chiusi gli occhi, mentre mille brividi mi attraversarono il corpo per quel contatto terribilmente seducente e un calore terribile si impadronì di me. Lo strinsi quanto più potevo quando scese a baciarmi il collo, mentre tutto diventava più frenetico e passionale e caldo, così caldo, e se non si fosse tolto i vestiti subito sarei impazzita. Lasciai tutto da parte, tutte le preoccupazioni, i piani, i devo e gli obblighi e mi feci trascinare da quel turbine di irrazionalità che era il mio sentimento per Mello. Cercai di muovermi tra le sue braccia, per non essere solo una bambolina inerme tra quelle mani, ma mi morse sul punto del collo in cui stava passando la lingua, facendomi intendere quanto poco gradisse la ribellione. La possessività con cui mi stava toccando mi lasciò senza fiato, ma non tanto quanto quella che stavo dimostrando io stessa. Lui era mio. Mi spogliò, spogliandosi a sua volta, e scoprii quanto fosse delirante il contatto mai sperimentato della sua pelle nuda sulla mia. Scoprii con quanta ferocia lo volevo e quanto volessi dimostrarglielo. Quanto adoravo vedere la sua impazienza di avermi e di segnami come sua e di nessun'altro, perchè di nessun'altro al mondo avrei mai potuto essere. Non potei frenare i miei gemiti quando si spinse in me, ma non me ne vergognai, sentendo i suoi di rimando. Vedere i suoi occhi languidi che mi fissavano mi faceva perdere la testa. Passavo le mani ovunque mi fosse possibile sul suo corpo, gli avambracci tesi, le spalle forti, i suoi capelli biondi. 
I nostri movimenti smaniosi e impazienti rispecchiavano molto il nostro rapporto. Mello era impetuoso ed appassionato ed io.. io stavo tornando la ragazzina che lo accontentava sempre, che gli si sottometteva e lo lasciava fare ogni cosa che desiderava. Era così incredibile tutto ciò che stava succedendo. Avevo ragione: nonostante tutto il tempo che era passato, su quel materasso era come se non fosse cambiato niente tra di noi. Così irrazionale. Quella notte lo amai così tanto che desiderai vivere solo per quello. Infine il suo nome, il suo vero nome, uscì dalle mie labbra come fosse vento, tempesta, uragano. Mi travolse un piacere che non avevo mai provato, nè con Paul, ne con chiunque mi aveva toccata fino a quel momento. 
Quando tutto finì non mi lasciò andare via e posò le labbra sulla mia spalla destra. 
< Cosa mi hai fatto? > aveva sussurrato prima di scivolare nel sonno. Ero felice che fosse buio, almeno non avrebbe visto una lacrima solitaria scivolarmi lungo la guancia. 

Ero sicura che stesse dormendo profondamente dato che aveva allentato la presa su di me e i suoi respiri erano più rallentati. Lo guardai, accarezzandogli la fronte, scostandogli la frangia bionda. Sapevo che non potevo evitare quello che mi attendeva, perciò mi strappai da quel letto e andai verso la libreria alla ricerca di un pezzo di carta ed una penna. Li trovai subito, cosa in cui non speravo. Non avevo messo in conto di scrivergli qualcosa, ma adesso non riuscivo ad andarmene così. Posai il mio biglietto accanto al cuscino. Infine gli posai un bacio sulla bocca sottile, per poi alzarmi e prepararmi alla fuga. 



Ti amo
C.




Buongiorno.
E' un miracolo che abbia aggiornato così in fretta, rispetto ai miei standard, ma ero particolarmente ispirata in questi giorni. Inoltre ho finalmente finito gli esami del primo semestre quindi ho avuto molto tempo libero, troppo forse vista la lunghezza del capitolo. Volevo solo dire che ho inserito una parte di Cime Tempestose, il mio libro preferito, anche se non l'ho riportata parola per parola, ma ho tagliato alcune frasi per non dilungarmi troppo. Questo capitolo fa capire molto del passato dei personaggi e dà degli indizi su cosa succederà in futuro. Spero di leggere i vostri commenti, mi farebbero davvero piacere. Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno e recensiranno (:
Un bacio,
Orihime

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: NanaK