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Autore: Lover    04/12/2008    1 recensioni
Un elfo, un umano... La storia d'amore più bella e più proibita di tutte, sullo sfondo una guerra e un intrigo di potere che minaccia di separarli per sempre. Ultimo capitolo postato! baci, Love!
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Aragorn, Legolas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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decimo capitolo

Aragorn si avviò, perplesso, verso il luogo indicatogli dall'elfo. Superò il grande arco di foglie e giunse al cospetto della dama bianca.

-Aragorn, mi fa davvero piacere che tu abbia accettato il mio invito. Ti ringrazio infinitamente.-

-Sono io che devo ringraziare voi, mia signora. Essere ammesso al vostro cospetto è uno dei più grandi onori al quale un uomo come me possa aspirare.-

Galadriel sorrise, apparentemente compiaciuta.

-Ho pregato Legolas di farti venire qui perché devo parlarti urgentemente di qualcosa di importante. Non nego che la conversazione con lui sia stata decisamente piacevole, ma quella che sto per affrontare è di grand lunga molto meno gradevole purtroppo.-

Aragorn le lanciò uno sguardo interrogativo, attendendo paziente.

-Vedi Aragorn, per mia sventura possiedo la particolare facoltà di prevedere il futuro. È una capacità molto imprecisa, posso definirla inaffidabile: il futuro cambia in base alle decisioni che ognuno di noi compie. Non ho potuto esimermi dal dare un'occhiata al futuro di ognuno di voi quando siete giunti qui e ho scoperto una cosa molto interessante.-

Inchiodò sul posto il suo interlocutore con un semplice sguardo.

-Le mie osservazioni mi hanno portata a comprendere che il destino di tutta la compagnia è legato a te. Mi sono chiesta perché e ho approfondito le mie indagini. Ho quindi evinto che il futuro dell'intera terra di mezzo è nelle tue mani.-

Aragorn rabbrividì: quelle parole pesavano come macigni. Perché nonostante fossero così sconvolgenti non gli giungevano per niente inaspettate?

-Non posso dire che questo mi giunga... gradito.- commentò con un filo di voce.

-Lo so. So bene che stai fuggendo da ciò che sai attenderti. Ho visto le tue speranze: tu desideri sopravvivere alla guerra, malgrado il tuo comportamento a volte dimostri il contrario, e continuare a vivere un'esistenza normale, magari con il tuo compagno Legolas.-

Aragorn trasalì, sorpreso da quell'affermazione, ma Galadriel liquidò ogni sua preoccupazione con un gesto di noncuranza.

-Benchè tu non lo voglia,- proseguì. - o cerchi di ignorarlo, sappi che qualsiasi decisione tu prenderai da questo momento in poi condizionerà il futuro di chiunque viva nella terra di mezzo.-

-E questo che cosa significa?- chiese il ramingo, anche se in cuor suo conosceva la risposta.

-Significa che dovrai portare il tuo esercito alla vittoria e che, una volta terminato lo scontro bellico, dovrai scegliere tra diventare re ed aiutare la tua razza o vivere come desideri. Ti troverai diviso tra il dovere ed il piacere... Mi auguro solo che farai la scelta giusta.-

Aragorn inspirò profondamente, la testa che gli girava. Tremava talmente forte che il suo corpo sembrava in preda alle convulsioni.

-Pare proprio che stavolta io non possa fuggire.- riuscì a dire, un sorriso amaro stampato sulle labbra.

Galadriel scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli chiari.

-Non ci riuscirò mai...- sussurrò l'uomo, la voce rotta. Fare la scelta giusta? Ma se non sapeva nemmeno che cosa significasse!

La dama bianca gli appoggiò la mano candida sul braccio che egli teneva stretto al petto.

-Devi farcela. Per te, per la tua gente, per chi ami.-

Uno sguardo ed Aragorn comprese che la dama bianca la sapeva lunga. Annuì, quindi fu congedato con la richiesta di convocare Frodo. A quanto pare quella notte Galadriel era in vena di rivelazioni.

Osservando il suo interlocutore allontarsi lentamente, la bianca signora non poté trattenersi dal sorridere. Ce l'aveva fatta. Era stato difficile: sapeva che quei due avevano un carattere difficile, ma alla fine era riuscita a capire come prenderli. Legolas aveva un carattere forte e deciso, non avrebbe mai tollerato i giri di parole. Sconvolgerlo con delle dichiarazioni più o meno inaspettate e poi dimostrargli la propria comprensione attraverso il contatto visivo e fisico si era rivelata la scelta vincente. Aragorn invece era più debole, più indeciso, in un certo senso più infantile. L'unico modo per attirare la sua attenzione era stato quello di sbattergli le cose in faccia, senza mezzi termini.

Aveva parlato con Ellrond. Sapeva della compagnia, come sapeva anche che le loro vicessitudini li avrebbero portati alla sua casa. Fin dal loro primo passo nella foresta aveva compreso chi fossero gli elementi sui quali agire per garantire un futuro successo. Frodo, il portatore dell'anello, andava motivato in maniera violenta per dargli una ragione per cui lottare. Aragorn, il futuro re, doveva finalmente affrontare le sue responsabilità. Infine Legolas, l'oggetto del desiderio di Aragorn. Galadriel con le sue mosse sperava di averli convinti a fare pace: se l'elfo avesse concesso il suo amore all'umano, quest'ultimo poi avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerlo. La sua vita avrebbe finalmente guadagnato uno scopo, e questo l'avrebbe spinto a combattere.

Certo, quella riappacificazione rischiava di rivelarsi un'arma a doppio taglio. Tutto sarebbe stato più difficile, quando sarebbe arrivato il momento dei saluti. Ma Galadriel non aveva dubbi che, al momento opportuno, anche Legolas avrebbe preso la decisione giusta.


Legolas vide Aragorn passare sotto l'arco e poi dirigersi verso Frodo. Qualche parola scambiata sottovoce, poi si avviò verso la sua stanza. Compiva lenti gesti meccanici, un'espressione sul volto che pareva scolpito nella cera. Non appena fu uscito dal suo campo visivo, iniziò a riflettere. Che cosa gli aveva detto Galadriel? La dama bianca era scaltra: aveva posto sul suo posticino segreto un incantesimo di copertura, in modo che nessuno potesse sentire nulla di ciò che vi veniva detto, uomo o elfo che fosse. Legolas si morse il labbro, sofferente. Era indeciso. Voleva sapere ciò che era successo. Aveva parlato con lui di ciò che era successo? Impossibile. Per quanto imbarazzante, quel bacio non era stato così drammatico in fondo. Prese ad arrotolarsi una ciocca di capelli attorno all'indice, sovrappensiero. Ripercorse ancora una volta, l'ennesima, quello che Aragorn gli aveva sussurrato dopo che si erano baciati. Nella sua mente esplose nitido il volto del ramingo implorante. Doveva credergli?

Rimase seduto per un altro minuto e nel corso di quel minuto nella sua mente passarono talmenti tanti pensieri da non riuscire a seguirne il corso. Passato, presente e futuro si accavallarono e si intrecciarono mozzandogli il respiro. Tutto le sue congetture persero senso nel giro di una decina di secondi. Senza indugiare altrimenti, scattò in piedi ed uscì dalla sua nicchia diretto verso quella di Aragorn.

Scostò appena il velo di seta e sbirciò all'interno: Aragorn giaceva in un angolo, lo sguardo perso nel vuoto. Si voltò appena ad osservare chi lo stesse importunando, come se la folata di profumo leggero che gli era stata inviata non fosse sufficiente.

-Brutte notizie?- si azzardò a chiedere Legolas. La situazione sembrava peggiore di quello che credeva. E, come d'abitudine, il suo cervello smise di ragionare.

-Non credo che tu abbia la voglia di rimanere qui a sentirle.- rispose Aragorn, un tentativo di sorriso ironico sul volto.

L'elfo scosse la testa e lo fissò intensamente.

-Il fatto che io ti odi perché quello che hai fatto non significa che io abbia smesso di...-

Si interruppe, incapace di continuare. L'altro inclinò la testa di lato, una scintilla di vita negli occhi scuri.

-Che vuoi dire?-

-Niente, lascia stare.- mormorò Legolas, scoraggiato. Ma che gli era saltato in mente? Meglio andarsene da lì. Si voltò e fece per lasciare che la cortina li dividesse.

-No, aspetta!- lo richiamò Aragorn. Si voltò, scrutandolo in volto preoccupato.

-Non andare ti prego... io... non voglio restare da solo. Ho bisogno di te.- lo supplicò. L'elfo sgranò gli occhi, sorpreso. Tutti i suoi pensieri vennero immediatamente accantonati per lasciar spazio ad un profondo affetto verso di lui. Non si azzardava ancora a chiamarlo amore.

Entrò, chinandosi verso di lui a braccia aperte. Aragorn non se lo fece ripetere due volte: si gettò in quell'abbraccio con una foga mai provata prima. Legolas appoggiò la schiena alla parete e lo strinse a sé, mentre l'altro piangeva disperato. Per consolarlo, iniziò ad accarezzargli i capelli scompigliati cantandogli canzoni elfiche con voce sommessa.

Quando si fu calmato l'umano appoggiò la guancia al petto dell'elfo e sospirò.

-Perdonami. Non avrei mai voluto farti assistere ad un simile spettacolo. Mi vergogno da morire...- si scusò.

-Non devi preoccuparti. Ma dimmi piuttosto che cosa è successo. Che ti ha detto Galadriel?-

Aragorn si avvicinò ancora di più, temendo che una sola parola potesse spazzarlo via, quindi raccontò tutto ciò che era venuto a sapere tramite la dama bianca. Legolas ascoltò senza fiatare, sconvolto. Era addirittura più drammatica delle sue peggiori previsioni.

-Io da solo non ce la posso fare, Legolas. Da solo non ci riesco.- terminò, in un soffio.

-Tu non sei solo, ci sono io. Come l'ultima volta, ti ricordi?-

L'altro sollevò lo sguardo, sorpreso. Annuì.

-Io ci sarò quando avrai bisogno di me. Non ti lascerò a combattere da solo.-

-Me lo giuri?-

-Te lo giuro.-

Aragorn gli sfiorò piano il viso con le dita, poi gli sfiorò le labbra dolcemente con le sue. Era tutto come ottant'anni fa. Era un nuovo inizio.

Si lasciò nuovamente andare contro il petto dell'elfo e con un nuovo sospirò tremulo chiuse gli occhi. Si lasciò cullare dal rumore del placido cuore del compagno e si addormentò.

Legolas cantò ancora per lui, finché non capì che si era profondamente assopito. Con quel corpo stretto fra le braccia, ebbe finalmente l'occasione di formulare un pensiero sensato. Fu in quel momento che capì. Era tutto così chiaro che si stupì di non esserci arrivato prima. Lui amava ancora Aragorn, lo amava più di se stesso, della sua stessa vita. E quindi, per quanto egli l'avesse fatto soffrire, non avrebbe mai sopportato di vedergli provare dolore. Era insensato, era ingiusto nei suoi confronti, era in un certo senso scemo. Ma era giusto, era la cosa migliore da fare per tornare ad essere felice. Perdonare, dimenticare, lasciarsi il passato alle spalle. C'era già una guerra da combattere all'esterno, non poteva permettersi di sostenerne un'altra all'interno. Sarebbe stato distruttivo, lesionista.

Ascoltò assorto i canti dedicati a Gandalf che si sollevavano da ogni dove e si amplificavano fra le fronte degli alberi, nel cielo stellato.

Aveva fatto il passo destinato a lui: ora non restava che vedere dove l'avrebbero portato le sue decisioni.

Note dell'autrice: ed ecco finalmente i due piccioncini che fanno pace! ma che cosa succederà in seguito? 

nei prossimi due capitoli farò del mio meglio per concentrare un bel pò di eventi che sono importanti ai fini della trama, ma non della storia. abbiate pazienza se non approfondirò alcuni punti e aspettatevi qualcosa di grande!

Vi ringrazio della vostra attenzione! Love

  
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