Videogiochi > Warhammer
Segui la storia  |       
Autore: Ash Visconti    16/02/2015    1 recensioni
I Primarchi sono i figli genetici dell'Imperatore dell'Umanità, semi-dei agli occhi dei comuni mortali e capostipiti delle più note Legioni di Space Marine.
Questa fic narra i tempi e le modalità in cui si riunirono al loro sovrano e padre.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Jaghatai Khan Scars
Il successivo Primarca ritrovato fu Jaghatai Khan.
La sua capsula atterrò su un pianeta chiamato Mundus Planus nei registri imperiali, ma Chogoris dalla popolazione locale. Si trattava di un mondo fertile con grandi pianure verdi, alte montagne bianche e oceani blu. In quei tempi, il livello tecnico degli umani di Chogoris era regredito da secoli ad un tipo medievale. All’epoca l’impero dominante era guidato da un’aristocrazia ben organizzata che aveva conquistato la maggior parte del pianeta con eserciti ben equipaggiati e disciplinati, costituiti da cavalieri corazzati e robusti blocchi di fanteria. Il loro leader era un nobile chiamato “Palatino”, che non aveva mai perso una battaglia in tutta la sua vita.
Ad Ovest dell’impero del Palatino c’era il Quartiere Vuoto, un’arida prateria con piccole risorse, e fu proprio per questo motivo che non venne mai invaso. Era la casa di tribù nomadi di bellicosi cavalieri che combattevano continuamente tra di loro per le loro lande ancestrali. Il Palatino, a volte, conduceva in quelle zone spedizioni militari per catturare schiavi o anche solo per fare delle vere proprie battute di caccia in cui la preda erano proprio i disgraziati nomadi. Ignoto è il numero di queste prede umane, morte per il mero divertimento di un pugno di persone.
 
Fu in questa zona del pianeta che atterrò il quinto Primarca. Il neonato fu trovato da Ong Khan, capo di una piccola tribù, che vide il Primarca come un dono dagli Dei. Si dice che avesse il fuoco negli occhi, il segno inconfondibile di un grande guerriero. Ong era odiato dalle altre tribù a causa della sua abilità di vedere oltre la costante guerra nelle steppe. Fu lui ad adottare e crescere il bambino, chiamandolo Jaghatai Khan.
Si dice che il momento più influente della vita del quinto Primarca fu l’uccisione del padre adottivo da parte della tribù rivale Kurayed. Jaghatai, anche se fisicamente giovanissimo, era il miglior guerriero della tribù e portò in battaglia le truppe per vendicare la morte di suo padre. Essi mossero contro la tribù Kurayed e la spazzarono via, uccidendone ogni uomo, donna o bambino in un impeto di morte. Jaghatai prese la testa del leader della tribù nemica e la montò nella sua tenda. Da quel momento giurò di porre fine alle battaglie, di unire ogni persona delle steppe e fermare i combattimenti tra fratello e fratello. Questo fu ciò che lo formò come un fiero guerriero d’onore, di lealtà e di fermezza.
Combatté centinaia di battaglie contro le altre tribù e vinse ogni volta. Ogni tribù sconfitta veniva assorbita nel Talaskar, federazione militare che faceva capo al Khan, inoltre creò un mandato di servizio militare in cui membri delle tribù si dividevano e si mischiavano con altre per poter rimuovere le differenze tribali. I suoi guerrieri erano fieri e leali verso di lui, ed egli promosse i ranghi basati sul merito e sull’abilità dei singoli.
Dieci anni dopo, come la tribù si mosse per raggiungere le sistemazioni invernali, il Primarca stava viaggiando su un lato d’una montagna con un gruppo dei suoi seguaci. Ad un tratto, una valanga li spinse giù dalla montagna e ogni uomo normale morì. Il Primarca sopravvisse, ma non riuscì a tornare sulla montagna in tempo prima che la tribù si  muovesse. E mentre cercava di raggiungerla, Jaghatai Khan fu catturato da una delle bande da caccia del Palatino, guidata da nientemeno che dal figlio di costui. Ma tutto ciò che ritorno di quella banda fu un guerriero mutilato con in mano la testa del figlio del Palatino e un biglietto in cui Jaghatai diceva in tondo e chiaro che i popoli delle steppe non sarebbero stati mai più i suoi giocattoli.
Quando andò via la neve, un Palatino infuriato riunì un’enorme armata, determinato ad andare nelle steppe e cancellare le tribù dalla faccia del pianeta. Aveva però sottovalutato la particolare abilità guerriera delle tribù e specialmente la strategia di Jaghatai, e marciò contro di loro a testa bassa con il suo esercito di guerrieri pesantemente corazzati. Nessuno di loro poteva competere con i guerrieri meno corazzati d Jaghatai, e la costante pioggia di frecce causata dagli imprendibili arcieri a cavallo fece pagare un pesante pedaggio ai solidi ranghi dei guerrieri del Palatino. Per Jaghatai fu una vittoria totale, per il Palatino una completa disfatta e si rifugiò nella sua capitale assieme ad una piccola guardia del corpo selezionata, mentre il resto della sua armata fu trucidata, fino all’ultimo uomo. Dopo la battaglia, gli anziani delle tribù si riunirono e annunciarono che Jaghatai Khan era adesso il Grande Khan di quell’intera terra.
Il Khan iniziò un lungo processo di conquista del resto del pianeta. Egli dava due scelte alle città: arrendersi o essere cancellate. La maggior parte si arrese, ma molte furono distrutte. Infine arrivarono al palazzo del Palatino, dove Jaghatai pretese la testa di costui impalata su una picca. La sua richiesta fu obbligata e il Khan abbellì la sua tenda con un nuovo trofeo.
In vent’anni il Primarca aveva conquistato il più grande impero della storia di Chogoris. In quel momento però sorse il problema di governare quell’impero, cosa che non aveva originariamente voluto. La sua gente non aveva intenzione di governare quelle nuove terre, solo di tornare a vivere nei vecchi modi. Le tribù si dispersero e tornarono ad una vita tribale ma Jaghatai comandava ancora su di loro con dalla sua parte i suoi generali.
 
Sei mesi dopo quest’ultimi eventi, l’Imperatore arrivò su Chogoris e Jaghatai Khan seppe in un solo momento che quell’uomo poteva avverare il suo sogno di riunire tutte le stelle tra di loro in un solo forte impero. Di fronte a tutti i suoi generali, si mise su un ginocchio e impegnò il suo servizio all’Imperatore. Gli fu affidato il comando della V legione di Space Marine, le Furie Bianche.
Il Khan portò nella Legione la tattica di combattimento dei cavalieri di Chogoris, cosicché la Legione si distinse per la sua specializzazione in rapidi attacchi lampo a suon di pistole e spade condotti in sella a veloci motociclette. Le Furie Bianche adottarono rapidamente anche le lunghe cicatrici d’iniziazione dei guerrieri del Talaskar, e gran parte dei soldati nativi del Khan decise di seguirlo nella Legione.
Il Grande Khan si presentava come un uomo imponente con baffi e pizzo molto lunghi di colore nero; il cranio rasato lasciava spazio ad una lunga coda nera raccolta sulla cima della testa, la faccia era segnata dalle cicatrici rituali e da un tatuaggio rosso che rappresentava una saetta stilizzata. Combatteva con una grande spada potenziata ricurva, simile a quella usata dai cavalieri delle steppe.
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Warhammer / Vai alla pagina dell'autore: Ash Visconti