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Autore: Irizar Elwell    16/02/2015    1 recensioni
Christine, per gli amici Chris, una normalissima ragazza di 17 anni, si trasferisce a Dallas da sua sorella maggiore Sam, incinta di 6 mesi lasciando la sua adorata Shelbyville, il suo storico ragazzo Ben e la sua migliore amica di sempre Megan. Arrivata a Dallas incontrerà non poche difficoltà per farsi spazio fra i pregiudizi dei ragazzi della nuova città, dove incontrerà anche dei nuovi amici. Tutto sembra procede più o meno in modo abbastanza normale, ma la conoscenza di uno strano ragazzo dai profondi occhi grigi e i misteriosi fenomeni che ruotano attorno a lui sconvolgeranno del tutto la sua esistenza
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Il mio viaggio continua.

Guido ormai da quasi un'ora e il cellulare continua a squillare. Ho visto un paio di volte e sullo schermo appare il nome di Sam. Sarà preoccupata, lo so, ma in questo momento non mi importa. Non voglio sentire nessuno, ho bisogno di stare sola.

Sento il mio respiro. Sento il mio cuore battere. Ho bisogno di tempo, ho bisogno del mio tempo. Il sole ormai è sorto, vedere l'alba nascere, mi da un confortante senso di pace.

Sfioro con le dita la ferita sul braccio messa in evidenza dai muscoli in tensione quando cambio marcia. Brucia. Mi fa sentire viva.

Non ci sono molte auto sulla strada, lo spazio è mio. Accelero un po' abbassando il finestrino. Sento il vento dicembrino sul mio volto. Aria, aria pura. Senso di libertà.

Corro ancora, più veloce incurante dei limiti di velocità. La strada è mia.

Non volevo più essere la Chris di Shelbyville, ora... non sono più nemmeno la Chris di Dallas. Mi sono persa. Non so più chi sono.

Le mie certezze erano tutte focalizzate su una sola persona. Quella persona che ha portato via tutto di me, lasciandomi sola. Lasciandomi vuota. Lasciandomi e basta.

A volte mi chiedo perché le persone cambiano idea, cambiano modo di fare, danno un taglio netto e indolore per loro, lasciando chi invece, dall'altra parte , ha dato tutto quello che poteva. Perché ci si fidava. Perché io erroneamente, pensavo che tutto ciò fosse reciproco. Ho rimuginato tanto sul perché Nigel si sia confidato con me, mi sono chiesta perché? Perchè prendersi la briga di certi atteggiamenti, di certe attenzioni e di certe accortezze nei miei confronti. Mi sono chiesta il perché di alcune parole, il perchè di alcuni gesti. Di alcune emozioni. Erano reali? Tutto quello che ha fatto per me era reale? Oppure l'ho solo immaginato? Oppure ho solo voluto vedere io questa prospettiva? Ho voluto leggere io questi atteggiamenti in tal modo? Non mi sono mai posta una duplice domanda, in realtà. Perché pensavo fosse sincero. Perché ancora per l'ennesima volta ho pensato che le persone non hanno bisogno di mentire. Non così. Non fino a questo punto. Invece ho sbagliato tutto. L persone mentono sempre. Mentono col sorriso, con lo sguardo. Coi silenzi e le parole mai dette. Mentono nel confortare e nello stare vicino. Mentono con i baci, con le carezze. Mentono in ogni modo. Continuamente. Ininterrottamente. Sempre. Mentono. Mi sono chiesta anche, perché io non l'ho fatto? Perché io non sono mai riuscita a mentire? Perché sono sempre stata sincera in modo così masochistico?

Dovrei imparare a mentire anche io, così da non soffrire più. Così da tutelarmi in qualche modo. Invece non posso. Non ne sono capace. Non riesco a mentire. Allora ho pensato...se diventassi egoista? Non che posso cambiare a mio piacimento, ma, se prendessi quello di cui ho bisogno? Senza mentire, senza illudere. Io vedo, io voglio, io prendo. Semplice. Tutto alla luce del sole. E ferirei pochissime persone che purtroppo potrebbero illudersi di altro. Non diventerei come lui. Non farei del male a nessuno. Inizierei a volere più bene a me stessa, inizierei a proteggermi e a farmi valere. La vita è troppo breve per permettermi di acconsentire a tutto ciò che vogliono gli altri e troppe, troppe volte ho dato tanto per ricevere poi un calcio in culo e tanti saluti. E mentre la vita degli altri va avanti, voltano pagina e crescono io mi fermo li, a chiedermi per giorni o anche mesi, dove io ho sbagliato. Perché è questa l'ennesima punizione che mi auto infliggo. Perché devo essere sempre io quella che sbaglia? Magari non sono loro, magari è colpa di entrambe le parti, ma io stessa riverso sempre e solo la colpa su di me.

Lascio che i pensieri vaghino liberi nella mia mente senza cercare di fermarli, tutto passa. Mi ripeto. E anche questo malessere passerà presto.

Mi fermo al primo autogrill che incontro dopo tante miglia. Entro nel Cafè e ordino. Non ho fame, prenderò solo da bere.

Sospiro. Non sento in me la scintilla della vita. Mi sembra tutto così scontato e monotono. La vita va avanti e un passo alla volta tutti si realizzano, tutti tranne me, perché io resto indietro? Davanti a me si stagliano centinaia di migliaia di strade che potrei intraprendere con un solo passo, eppure ho come l'impressione che un solo passo verso una qualunque direzione al momento, per me, sarebbe troppo da sopportare. Avrebbe delle conseguenze che non sono in grado di affrontare.

Predo il mio caffè stringendolo nelle mani come a non volerlo lasciar scappare via.

Mi siedo a un tavolo isolato in un angolino illuminato appena dal pallido sole che fa capolino appena dietro le nubi basse e leggere che accompagnano l'alba.

Due ragazzi vagano in modo furtivo per il parcheggio accosta dosi alla mia auto con fare curioso. Li seguo con lo sguardo e nel mentre finisco la mia colazione.

Mi alzo e continuando a guardarli mi avvicino a loro fino ad arrivare all'auto.

Sono due ragazzi della mia età, un ragazzo e una ragazza.

Si accorgono di me e mi sorridono appena.

“è tua?”

mi chiede lei grattandosi nervosamente la frangia bionda che le copre quasi gli occhi cerchiati pesantemente di nero.

Mi limito ad annuire e mi avvicino alla portiera per salire.

“ehi, non potresti... si insomma..”

cerca di ire il ragazzo mangiandosi nervosamente le unghie.

Lo guardo qualche secondo, il tempo necessario che mi serve per captare le sue intenzioni.

“volete un passaggio?”

chiedo, rendendomi conto che il suono della mia voce mi appare così strano. Basso e grave. Non ci avevo fatto caso.

I due annuiscono e con un cenno li invito ad entrare.

Non avrei mai dato un passaggio a degli sconosciuti, eppure l'ho appena fatto. Non avrei fatto tante cose in realtà, eppure le ho fatte.

“dove siete diretti?”

chiedo imboccando l'autostrada, guardando entrambi dallo specchietto retrovisore.

“da nessuna parte, stiamo dove capita, ci arrangiamo e tu? Dove sei diretta...”

mi chiede la ragazza facendomi capire che vorrebbe sapere il mio nome.

“Chris, mi chiamo Chris. Non sono diretta da nessuna parte”

quasi sussurro abbassando lo sguardo.

“Io sono Lisa e lui è Tom”

dice indicando il ragazzo che si è addormentato profondamente.

Annuisco e riprendo a guidare.


Il suo tocco è così freddo e delicato. Tale da farmi venire la pelle d'oca. Sento ogni singolo centimento del mio corpo vibrare sotto le sue dita.

Respiro appena, attanagliata dal senso di vuoto che solo lui riesca a provocarmi.

Sento il suo fiato leggero e caldo inumidirmi l'orecchio e le sue labbra lambirmi appena la pelle.

“Chris”

sussurra con voce calda e sensuale dilaniandomi dentro.

È davvero lui? È qui accanto a me?

“Nigel...”

sospiro tremando.

Sono in sua completa balia.

Accarezza il mio corpo con fare abile. Ha già toccato una donna nuda, lo sento dal suo modo i fare.

Mi sento senza difese davanti a lui. Riesce ad abbattere con un solo sguardo tutte le mie barriere.

Provo a sfiorargli la mano nuda, ma prontamente afferra il polso portandolo sopra la mia testa con fermezza.

“lasciami fare”

continua sussurrando senza smettere di accarezzarmi.

“perchè sei andato via?”

chiedo cercando di incrociare il suo sguardo senza riuscirci. Siamo avvolti nella penombra. So che mi sta guardando. Mi sta leggendo.

La sua mano scivola determinata verso la mia intimità ignorando i miei sussulti.

“è ora di tornare alla realtà”

dice con voce ferma mostrando il suo lato demoniaco. E prima che io possa fare qualcosa mi azzanna alla gola.


“Chris!”

mi sento strattonare violentemente.

Lisa mi guarda con fare preoccupato e mi rendo conto di essermi addormentata.

“tutto ok?”

chiede scrutandomi sospetta.

Annuisco cercando di calmarmi, ma il mio cuore non può mentire.

Nigel.

Nonostante tutto continuo a pensare a lui. È la mia ossessione ormai e più lo penso, maggiore è la voglia di vederlo. Anche se dovesse farmi del male. Sarei disposta a tutto pur di rivederlo.

“io e Tom andiamo a prendere qualcosa da mangiare, vuoi venire con noi?”

Lisa mi riporta nuovamente alla realtà. Rifiuto e lascio che loro vadano via.

abbiamo preso una camera in un motel. Ero troppo stanca per guidare ancora.

Non so cosa devo fare. Non so come devo comportarmi. Ho perso la mia strada. Credevo di avere tutte le risposte. Credevo di aver trovato finalmente il mio equilibrio, la mia serenità. Una casa, una famiglia, degli amici. Lui.

Perché mi sono perdutamente innamorata di lui? È riuscito a distruggere tutto quello che con fatica avevo costruito. Probabilmente tutto quello che io credevo fosse saldo e stabile non lo era. Se è bastato un ragazzo a far crollare ogni cosa, a portarmi via tutto, a lasciarmi sola in balia del niente evidentemente fino ad ora ho vissuto solo in una grande illusione.

Sento il vento gelido entrare dalla finestra spalancata. Mi sono addormentata di nuovo.

Guardo l'ora sulla sveglia posta sul comodino: 02:30.

Tom e Lisa non sono ancora tornai.

Mi alzo avvolgendomi nel lenzuolo avvicinandomi alla finestra per chiuderla.

Muovendo l'anta noto un riflesso non mio alle mie spalle.

Sobbalzo spaventata e mi giro guardando senza trovarci nulla.

Sospiro. Anche la mia mente inizia a farmi scherzi.

Mi assicuro che la finestra sia chiusa bene e mi dirigo nuovamente a letto.

Cerco di trovare una posizione comoda per riposare e chiudo gli occhi. Sono estremamente stanca mentalmente. Non voglio pensare a nulla.

“ciao”

sussurra una voce al mio orecchio facendomi rabbrividire.

Mi volto lentamente. Non può essere vero.

Sento una mano bloccarmi per la spalla, impossibilitandomi a muovermi.

Resto immobile cercando di controllare il mio respiro.

La stretta si allenta e la sua mano scende lungo il mio braccio accarezzandolo. Afferra la mia mano e intreccia le nostre dita con grinta portandole poi al mio petto.

Chiudo gli occhi.

Il contatto con la sua pelle gelida mi fa tremare. Sfiora il mio seno e lasciandomi libera mi fa finalmente voltare.

La camera è avvolta dal buio, ma riesco a vedere i suoi occhi.

Non riesco a credere che lui sia qui.

Continua nella lenta e trepidante scoperta del mio corpo.

Mi sento pervasa da mille e più emozioni. Cosa vuole da me? Cosa vuole farmi? Perché è qui? Come faceva a sapere dov'ero?

Tante domande riempiono violentemente la mia mente.

Si sposta in uno scatto rapido sovrastandomi col suo corpo. Afferra deciso i miei polsi portando le braccia sopra la mia testa.

“Nigel...”

sussurro prima che le sue labbra prendano il controllo delle mie.

Mi vuole. Mi vuole con forza. Ed io non faccio nulla per impedirglielo.

“sei solo mia”

alita sul mio viso prima di riprendere a baciarmi. La presa sui polsi si fa più stretta, inizia a farmi male.

Provo a liberarmi e a parlare, ma me lo impedisce.

Si sposta sul mio collo leccandolo con fare ingordo.

Sento i suoi denti sulla mia pelle. Deglutisco.

“cosa vuoi fare?”

chiedo fredda fissando il soffitto. Non voglio mostrarmi debole. Non voglio dargli la soddisfazione di vedere la paura nei miei occhi.

Per tutta risposta lui si alza, mettendosi a cavalcioni su di me. Libera i miei polsi spostando le mani sul mio collo.

Lo guardo.

Mi guarda.

Stringe attorno alla mia carne senza una minima parvenza di emozione sul suo viso.

È determinato in quello che fa. Vuole davvero arrivare fino in fondo.

“perchè?”

chiedo col fiato spezzato. Sento le lacrime agli occhi e una forte pressione.

“devo”

risponde e nei suoi occhi vedo un bagliore diverso.

Ora sembra afflitto. Deve?

“non guardarmi, ti prego”

sussurra.

Le sue mani si ammorbidiscono e riesco a respirare di nuovo.

“se sei venuto per uccidermi fallo, ma voglio guardarti”

“sto cercando di proteggerti”

proteggermi? Ma che cazzo dice?

“ti prego, lasciami fare. Cercherò di farti sentire meno dolore possibile, ma fidati di me”

sussurra quasi non volesse farsi sentire.

“dimmi cosa sta succedendo”

“volevano ucciderti. Vogliono ucciderti. Ho dovuto comportarmi in quel modo per far capire loro che posso farlo io e darti così una possibilità di fuga. Non volevo farti del male, non volevo farti soffrire. Ma se loro sapessero non potrei più prendermi cura di te. Loro devono credere. E mi osservano. Non ho scelta. Devo farlo o ti uccideranno”

“cosa vuoi farmi?”

“vogliono vedere che sono in grado di farti del male, ti prometto che passerà. Ci stanno osservando”

dice abbracciandomi improvvisamente.

Quindi è tutta una commedia? Lui deve far così?

“fa quel che devi”

sussurro al suo orecchio a denti stretti.

Lo sento sospirare, poi le sue mani ricominciano a toccarmi.

Sento i suoi denti affondare nella mia carne e mordere fino a lacerare la pelle.

Serro la mascella cercando di non urlare.

“tutto qui?”

Nigel si blocca e vedo dietro lui Rancine sorridere.

“avanti principino, puoi fare molto di meglio”

lui mi guarda.

“fa quello che dice”

sussurro.

“non posso”

risponde.

“voglio sentire le sue urla! Sai cosa succederà se non lo fai e non vuoi vedere la tua amata umana morire, vero?”

Rancine è davvero una sadica bastarda. Tiene in pugno Nigel per colpa mia.

Lui non risponde. È completamente assoggettato a lei.

In un attimo lei mi si avventa contro scaraventando Nigel dall'altra parte della stanza.

“guarda un po' chi c'è”

dice lei leccandomi il viso.

Nella stanza fanno la loro comparsa Lisa e Tom sorretti da due figure.

Sembrano in uno stato di trance.

“i tuoi amichetti sono venuti a farti visita”

canzona lei divertita.

“decidi Nigel. Lei. O loro.”

guardo Lisa. L'essere che la sorregge afferra saldamente la sua testa pronta per ucciderla.

“prendi me, prendi me Nigel!”

urlo disperata.

Non voglio che qualcun altro si faccia del male per colpa mia.

È solo causa mia se siamo ora qui. Lui mi aveva avvertita di stargli lontano e io non ho voluto ascoltare.

Mi guarda sconvolto.

Tutta questa faccenda è assurda. Non doveva finire così.

“Prendi me”

ripeto cercando di scandire per bene le parole.

Si avvicina e Rancine mi lascia nelle sue mani.

Chiudo gli occhi e lascio che accada.

Lega i miei polsi alla spalliera del letto e incomincia.

Mi colpisce con forza, credo con una cinghia. Sento la pelle bruciare e stringo i denti più che posso.

Mi colpisce ancora. Più determinato. Sento la carne lacerarsi ancora.

Continua per altre sei volte.

“basta così”

dice rivolgendosi a Rancine.

“No. Non ti guarda. Non urla. Dov'è il divertimento?”

ride lei.

“Chris...”

sussurra lui dolcemente.

Non rispondo. Apro gli occhi guardando le lenzuola.

“va bene, ragazzi! Ci pensate voi?”

chiede facendo segno ai due esseri che tengono fermi Tom e Lisa che ubbidiscono lasciando i miei nuovi conoscenti accasciarsi al suolo privi di conoscenza. Nigel viene immobilizzato da Rancine con qualche strano potere e loro due si avventano su di me.

Mi spogliano del tutto strappandomi gli indumenti di dosso.

Uno mi tiene ferma per le caviglie, mentre l'altro riprende a torturarmi per puro piacere e divertimento di quella strega.

Sento i viscidi tentacoli del mio torturatore toccarmi da per tutto lasciando una specie di bava ustionante sulla mia pelle.

Gemo dal dolore e piango in silenzio cercando di non guardare, cercando di non sentire, cercando di annullare i miei sensi per non perdermi nell'orrore.

Uno dei due, quello che tiene fermi i miei piedi inizia a muoversi avvicinando i suoi tentacoli alla mia intimità. Non voglio. Inizio per quanto possibile a dimenarmi.

“ora arriva la parte divertente!”

esclama lei costringendo Nigel immobile a guardare.

Sento un battito d'ali improvviso e Gabriel fa la sua apparizione.

“Rancine, esattamente cosa sta succedendo qui?”

chiede adirato. I due esseri su di me si ritraggono intimoriti e Gabriel muovendo una sola mano li fa contorcere nel vero senso della parola.

“io, stavo solo giocando!”

si giustifica lei intimorita.

Lui per risposta l'afferra per i lunghi capelli argentei trascinandola in un vortice di piume nere.

Poi il buio.


Mi sento vuota. Non ho più nulla. Hanno portato via tutto quello che avevo. La mia dignità, le mie emozioni, il mio cuore. La mia persona.

Apro gli occhi a fatica, o meglio l'occhio. Sento dolore da per tutto. Mi ci vuole un po' a capire dove sono, ma ricordo questa stanza. La mia personale stanza arredata a casa di Nigel. Mi metto in piedi a fatica appoggiandomi al letto che trovo con orrore macchiato di sangue. Mi guardo i piedi. Neri e lividi, macchiati anche loro di sangue. Ripercorro con lo sguardo le gambe, devastate da tagli e lividi, sporche. Mi fermo quando la mia attenzione viene attratta dallo specchio che rappresenta l'immagine di una ragazza che non può essere me. L'enorme maglietta bianca che copre il mio corpo appena sopra il ginocchio è strappata e logora. Le mani, le mie mani sono irriconoscibili. Le guardo attentamente notando con disgusto che mancano alcune unghie, me le hanno strappate via.

Il mio viso è gonfio, le mie labbra squarciate e il mio occhio sinistro non è altri che una protuberanza nera. Pur volendo non riesco ad aprire le palpebre. Sul collo porto ancora i segni di Nigel. Troppo da vedere. Mi allontano da quel riflesso in silenzio. Zoppicando.


“posso entrare?”

la sua voce. Non rispondo.

Entra in camera con dei panni fra le braccia. Evita di guardarmi. Non so cosa dire o cosa fare e sinceramente non ho nemmeno interesse a farlo.

“ti ho portato dei vestiti puliti. Dovresti fare un bagno”

mi volto dandogli le spalle. Sussurro un “ok” aspettando che vada via, invece non lo fa. Si avvicina, sento il suo respiro sulla mia pelle.

“Chris, so che non vuoi parlarmi. So che ti ho distrutto. Credimi non volevo e ti prometto che ti lascerò in pace non appena starai meglio”

ascolto le sue parole senza rispondere, mi volto e lo guardo.

“devi bere il mio...beh lo sai”

dice sedendosi sul letto. Guarda impietrito le lenzuola macchiate. Lo raggiungo cercando di far finta di niente e mi siedo a poca distanza da lui.

Passa l'indice sulle sue labbra e si avvicina al mio viso. Impassibile poggio le labbra sulla ferita bevendo il suo sangue.

   
 
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