Poi sua moglie si confonde nella folla del Ambassador Hotel. La mezzanotte è passata da poco a Los Angeles in questa calda notte di inizio giugno e Robert Kennedy ha appena concluso il suo discorso di ringraziamento per aver vinto le primarie in California.

Un passo in avanti verso la Casa Bianca, un passo che lo avvicina, sempre più, a prendere il posto di John e a concludere ciò che l'amato fratello ha lasciato incompiuto.

Dicevano tutti che Bobby, dopo la morte violenta e improvvisa di Jack, fosse diventato spietato e cinico, più profondo e maturo. In verità il fratello minore del Presidente più amato degli Stati Uniti d'America in questi ultimi quattro anni ha sentito addosso una grande responsabilità oltre che a un profondo vuoto dentro di sé.

"Ora tocca a me portare avanti l'operato di zio John!"

Ha detto un giorno ai suoi figli, quasi che fosse scritto nel suo destino, nel destino di tutti i Kennedy, governare il paese un giorno.

L'enorme folla riunitasi per ascoltarlo questa sera quasi gli impedisce di lasciare la sala: il percorso è completamente bloccato.

"Per di qua signor Senatore!"

Qualcuno tira Bob per il polso indicando la via che porta alle cucine e, nel mentre, il futuro presidente risponde alle domande di un giornalista che sta trasmettendo via radio.

Un corridoio, una porta metallica e poi le cucine. Robert Kennedy si ferma a stringere la mano a camerieri e cuochi che lo festeggiano. L'ultima stretta di mano è per un bus-boy di appena diciotto anni.

Qualcosa si insinua tra il tavolo metallico della cucina e la guardia del corpo del Senatore: è il braccio di Shiran che punta verso Robert una calibro 22.

La notte calma di Los Angeles è scossa dalle urla: urla di paura, urla furiose, urla caotiche. E poi quei quattro spari: tre hanno ferito Bobby mortalmente, un quarto gli ha forato la giacca sotto l'ascella.

"Gli altri stanno tutti bene?"

Sussurra il presidente mancato , con l'ultimo filo di voce, con l'ultimo barlume di coscienza prima di crollare in una pozza di sangue.

Quasi che fosse scritto nel destino, nel destino di tutti i Kennedy, morire presto, troppo presto. Prima di essere diventati grandi.