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Autore: ginstories    17/02/2015    1 recensioni
Dal testo:
"–Figlia mia– le disse –tu sei vento e un giorno dovrai tornare qui. La mamma te lo impedirà, cercherà di tenerti in gabbia come un uccellino, ma tu spiega le tue ali e vola via, angioletto mio.– La prese tra le braccia e la cullò un po'. –Verrò a trovarti quando sarà il momento. Tornerò, angioletto.–"
ATTENZIONE: Spolier! fino a BoO.
Genere: Avventura, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Valdez, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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What about wind?

Capitolo 2.

 


Zefiro? Dio del vento di ponente?
–Sei la prima figlia di Zefiro che approda al Campo.– commentò Chirone. –Non abbiamo ancora una cabina per te-– ma mentre parlava Allie lo interruppe:–Può stare nella mia stanza, cabina 20.–
–Perfetto.– sorrise Chirone. –Non preoccuparti, grazie ai nostri ciclopi la tua cabina sarà pronta in meno di  tre giorni.– la rassicurò.
Zoe si andò a sedere di nuovo vicino a Piper. Quella ragazza era un calmante umano: appena si avvicinava a lei tutta la tensione evaporava e poi quando le sorrideva si sentiva in pace con il mondo. Ma più di ogni altra cosa sentiva di avere qualcosa in comune con lei, ma non riusciva a capire cosa.
–Ti verrà data un'istruzione sugli dei, sul greco e sul combattimento.– le disse infine Chirone. –E adesso possiamo tranquillamente continuare la serata con le storie dei figli di Ade.– annunciò il centauro con un sorriso smagliante, ma Zoe si chiese come facesse a ridere. Storie dei figli di Ade? Non la considerava affatto una seratina piacevole.
Da un punto indecifrato delle ombre apparvero Nico e una ragazza che sembrava afroamericana: pelle scura, capelli ricci e folti di una bella sfumatura di castano scuro, ma la cosa più bella, anche se inquietante, erano gli occhi: sembrava che avessero sciolto tutte le ambre del mondo per creare quel colore particolare.
–Benvenuta Hazel, figlia di Plutone.– le disse Chirone.
–Plutone?– chiese Zoe a Piper, che sembrava davvero felice che la ragazza fosse lì: dovevano essere migliori amiche.
–È la figura romana di Ade.– le spiegò brevemente, per poi sorridere felice e salutare Hazel con la mano, la quale ricambiò sia il suo che il saluto di tutti gli altri. Zoe intuì che anche lei aveva fatto parte della missione per riportare l'Atena al Campo, soprattutto da come guardava il gruppo a cui si era aggregata quella sera a mensa.
Si sentì un po' fuori posto tra tutti quei conoscenti così stretti e si sentiva anche molto molto piccola di fronte a dei così grandi eroi.
Lo stesso sembrava Allie, che nonostante fosse al campo da più tempo di lei, si sentiva ancora in soggezione, anche se era la migliore amica di Nico e tutti cercavano di farla sentire a loro agio, a volte capitava di sentirsi tagliati fuori dalla compagnia.
I due figli di Ade si sedettero di fronte al fuoco e Chirone si accasciò sulle quattro zampe, cercando di trovare una posizione comoda nel pagliericcio costruito per lui. L'aria si fece immediatamente tetra, il fuoco cambiò colore e tutti si misero in ascolto, stringendosi anche un po' fra loro.
–Q-quindi il mercoledì è la serata horror?– chiese Zoe, iniziando a battere i denti. Era anche calata la temperatura.
Non le erano mai piaciute tutte quelle cose di paura né i film, né le storie, né niente.
–Neanche a me piacciono, angioletto.– rispose Leo, facendo per alzarsi.
–Ah, possiamo andarcene?– chiese Zoe, ingenuamente.
–Certo! Mica siamo in una prigione.– rispose sarcastico, ma poi con una voce più dolce le disse:–Vuoi fare un giro? Ti faccio vedere dei bei posti per stare la sera.. con una ragazza..– aggiunse maliziosamente.
–Idiota.– commentò Zoe, ma comunque si alzò e lo seguì, visto che  non aveva intenzione di ascoltare una storia di paura.
Già gli incubi venivano per conto loro, se avesse ascoltato anche la storia avrebbe fatto nottata bianca.
Leo l'accompagnò in silenzio verso il laghetto, dove giocavano delle fanciulle davvero bellissime, che al loro arrivare si nascosero sotto la superficie dell'acqua.
–Chi erano?– chiese Zoe, sporgendosi per vederle un'altra volta.
–Nereidi. Non sono simpatiche come sembrano, a volte sono davvero suscettibili.– commentò Leo, neanche un po' impressionato da quello spettacolo di acqua che si stava creando in mezzo al laghetto.
–Comunque tu sembri star loro simpatica, quindi non avrai problemi.– aggiunse.
Zoe si tirò indietro dall'acqua e si sedette sulla panchina dove si era seduto anche lui.
–Allora, neanche a te piacciono le storie di paura?– chiese Zoe.
Leo sembrava uno dei pochi accessibili di quel gruppo. Tutti gli altri le sembravano troppo lontani, irraggiungibili nel loro personale Olimpo di esperienze dolorose, da eroi.
Lei era solo la novellina.
–Ci ho provato una volta ad ascoltarle, anche per rispetto di Nico e Hazel, ma quando me ne andavo a letto gli incubi diventavano peggiori di quello che sono già.– disse Leo, non guardandola.
Ecco, anche lui si stava ritirando lassù.
Zoe stette in silenzio.
Aveva combinato un disastro, come al solito.
Com'era possibile che non riusciva a relazionarsi con le persone? Loro fuggivano sempre da lei, come se all'improvviso diventasse un fardello in più da portarsi nella coscienza, allora preferivano lasciarla sola, nelle sue domande.
–Mi puoi dire dov'è la cabina di Allie? Me ne voglio solo andare a letto.– disse amareggiata.
Leo notò il suo tono e si chiese se aveva fatto qualcosa di sbagliato. Non gli sembrava.
–Zoe, lo so che è il primo giorno..– tentò di dirle, ma lei lo interruppe con uno sguardo supplichevole. Sembrava averne abbastanza di quella frase.
–Vieni ti accompagno.– disse lui infine.
Andarono in silenzio fino alla cabina venti e lì la lasciò.
Se ne tornò solo al laghetto.
Le nereidi non erano mai state simpatiche con lui e quindi appena si avvicinò alla panchina in cui erano seduti prima, uno spruzzo d'acqua lo raggiunse al petto.
–Antipatiche.– mormorò allontanandosi prima che un altro spruzzo potesse raggiungerlo. In quel momento si sentì incredibilmente solo. Eppure aveva una compagnia di amici che gli volevano bene, per non parlare di tutti i suoi fratelli e sorelle.
Eppure era solo.
Allora decise di ritrarsi nell'unico posto in cui non si sarebbe mai sentito a disagio o di troppo: il Bunker 9.
–Hei Festus..– salutò il suo drago, che ormai faceva la guardia a quel posto, e lui ricambiò con una serie di ronzii.
Leo si mise seduto sulla scrivania, o meglio, si buttò sul bancone.
Forse sarebbe dovuto tornare all'anfiteatro, almeno non sarebbe rimasto solo, però proprio non gli andava di ascoltare le storie di Nico e Hazel.
Si sentiva terribilmente triste; guardò i fogli su cui aveva poggiato la testa: mappe di Ogigia, disegni di astrolabi, sfere di Archimede e cristalli. E proprio quel cristallo brillò nel buio, quasi si fosse sentito preso in causa o quasi come se glielo avesse fatto apposta.
Leo non piangeva mai.
L'ultima volta che lo aveva fatto era stato quando l'avevano tirato fuori dall'officina in fiamme della madre. Ma in quel momento proprio non riusciva a trattenere le lacrime che sgorgavano copiose dai suoi occhi, bagnando i suoi progetti su Calipso: tutti andati in fumo.
Lui era arrivato, ma nel frattempo un altro eroe era approdato sull'isola, ferito e in fin di vita.. beh in fin di vita non tanto visto che ci stava dando dentro con Calipso.
Li aveva guardati per un attimo, sorpreso, confuso, arrabbiato, deluso, ferito e mille altre emozioni dentro che non riusciva a tirare fuori, poi aveva girato i tacchi e se n'era andato, non badando affatto ai lamenti della ragazza, che lo chiamava dicendo che amava solo lui.
“Gli dei mi mandano eroi di cui non posso far a meno di innamorarmi.”
Pensava si fosse dimenticato di quella frase? Beh, se gli dei avevano mandato quel ragazzo, allora lei se ne era innamorata perdutamente, come aveva fatto con Leo stesso.
–Festus, rotta Campo Mezzosangue.– aveva sussurrato al drago, non curandosi affatto di Calipso che lo aveva raggiunto: si alzò in volo e non guardò indietro.
Ricordandosi quei momenti il dolore divenne fisico e gli strinse il cuore in una morsa letale. Non riusciva quasi a respirare.
Calipso era stata una sua priorità, anzi la sua prima priorità. Era morto per lei, letteralmente.
La rabbia prese il controllo, le mani gli si incendiarono.
Leo le tolse subito dal tavolo, temendo di bruciare le mappe.. ma in fondo a cosa importa? A chi importa? Quella storia aveva aggiunto solo un altro dolore al suo bagaglio personale.
Rimise le mani sul tavolo e le carte bruciarono, lasciando solo cenere, che spazzò via e non rimase nulla.
Non si sentì meglio, anzi, molto peggio, le lacrime gli sgorgavano molto più velocemente e cominciò a singhiozzare forte, sentendosi squarciare il cuore, le viscere, tutto.
Era rimasta un'ombra di Leo Valdez.
All'improvviso si sentì una mano sulla spalla tremolante e si girò di scatto, non sapendo se essere felice che qualcuno fosse venuto a consolarlo o aver paura di mostrarsi debole.
Ma era solo Zoe.
–Zoe, che ci fai qui?– chiese bruscamente, asciugandosi gli occhi. –Come ci sei arrivata?–
–Ecco, io volevo chiederti scusa..– mormorò Zoe, togliendo subito la mano. Nella sua mente si affacciarono mille dubbi: sarò stata troppo invadente? Troppo precipitosa? Troppo inopportuna?
–Zoe, io non sono così. Ecco mi hai preso nella serata sbagliata, non voglio spaventarti, non voglio nemmeno che tu venga assalita da tutto questo miscuglio di dolore che vedi nei semidei accanto a te.– cercò di rassicurarla Leo. Lui davvero non voleva che si sentisse così.
Zoe si sgridò mentalmente, un'altra volta.
Appena era entrata nella cabina di Ecate si era pentita: cosa si era aspettata? Leo sembrava il più allegro, ma molto probabilmente portava il fardello più grosso di tutti. Quindi aveva deciso di seguirlo nel bosco fino a quando non raggiunse una porta che portava giù, nella terra. Aveva sceso le scale, ma non aveva avuto il coraggio di avvicinarsi, fino a quel momento in cui gli aveva messo la mano sulla spalla. E in quel momento lo vide così fragile, sentiva ancora la schiena che si alzava e si abbassava sotto la sua mano.
–Perché mi devi chiedere scusa? Sono io che ho sbagliato tutto.– disse Leo, un po' confuso.
–Io, ho sbagliato. Mi ero creata delle false aspettative su di te, speravo fossi più “raggiungibile”, ma capisco che tu abbia sofferto. Scusa, sono stata un'idiota.– confessò Zoe.
–No, non lo sei stata. Ti capisco. La prima volta mi sono sentito anch'io solo e distaccato, escluso. Quando ho conosciuto Annabeth, lei aveva già perso gran parte dei suoi amici, ma in quel momento anche Percy se n'era andato. Ho visto così tanto dolore in lei che non potevo nemmeno starle accanto. Ma fidati, la maggior parte delle volte non è così.. anche se devo confessare che mi fa ancora paura.– disse Leo, abbozzando un sorriso.
–Io voglio il suo autografo.– disse Zoe seriamente.
Leo, invece, scoppiò a ridere.
–Che c'è da ridere?! Stai ridendo della semidea più intelligente di tutto il Campo. È una figlia di Atena!– esclamò Zoe.
–Scusa, ma un'idea del genere è la prima volta che la sento. E ne ho sentite di idee strane.– disse Leo, asciugandosi gli occhi.
Stettero un attimo in silenzio.
Zoe guardò i disegni che tappezzavano la stanza: erano più che altro ritratti di una ragazza, con i capelli lunghi e color miele, una fascetta nera che le coronava la testa e due occhi color nocciola.
–Chi è lei? Tua sorella?– chiese Zoe, non trattenendo la curiosità.
Leo sospirò amaramente e Zoe si morse la lingua: come al solito aveva detto qualcosa di inappropriato.
–No, è una persona del passato.– rispose Leo semplicemente.
–Oh..–
Zoe si ricordò di una frase che aveva detto Leo mentre erano alla mensa:–Voi ragazze non volete essere chiamate in nessun modo.–
Si riferiva sicuramente a lei.
La situazione iniziava a farsi imbarazzante.
–Vabbeh, io torno alla Cabina, ci vediamo domani.– salutò Zoe, andando verso l'uscita.
–Aspetta che ti accompagno. È pericoloso il bosco di notte.– disse Leo, alzandosi subito per raggiungerla.
–In che senso pericoloso?–
–Girano dei mostri attratti dall'odore dei semidei, qui siamo fuori dalla barriera del pino di Talia.– spiegò Leo chiudendosi la porta del Bunker 9 alle spalle.
Zoe era stata in stato dall'erta per tutto il tragitto fino alla cabina, ma fortunatamente niente li aveva attaccati: era la prima cosa che andava bene in quella giornata.
Arrivati alla cabina videro che molti semidei stavano tornando nelle loro, tra cui Allie che li raggiunse immediatamente.
Lei e Leo sembravano avere un certo feeling, ma Zoe pensò che fosse solo amicizia, anche se la cosa la irritava.
–Zoe, che ne dici di andare a dormire? Domani sarà una grande giornata!– disse Nico, che passava di là, sempre mano nella mano con Will.
–Certo, adesso vado. Buonanotte a tutti.– disse la ragazza e salutò con un sorriso. Appena dentro aveva un sacco di domande da fare ad Allie.
–Allora, questa è la cabina di Ecate, come mai è così.. bianca?– chiese Zoe.
–Cosa ti aspettavi, scusa?– ribatté Allie ridendo a crepapelle.
–Non so, Ecate è la dea della magia, accompagna i morti nell'aldilà.. un po' di nero?– rispose accennando ad una risatina.
–Ecate è anche la dea della foschia e la foschia è bianca.– rispose pazientemente Allie, mentre le indicava il suo letto, proprio accanto a quello dell'amica.
–Ma Nico e Will stanno insieme?– chiese Zoe.
–Sì.. non sono carini?–
–Molto.– rispose Zoe, abbozzando un sorriso.
Si stese sul letto.
Finalmente poteva dormire.

Era sul bordo di un crepaccio. Sotto solo nuvole nere.
–Forza angelo, vola.– la scherniva qualcuno dietro di sé.
Si girò, ma non vide altro che nebbia bianca e un palazzo.
–Hai le ali, perché non voli? Vai via.– continuava a dire la voce.
Zoe pensò in fretta: doveva esserci un'altra strada più sicura.
Quelle nuvole nere non le dicevano niente di buono.
–Oh bene, stai cercando un'altra strada. Io sono la dea degli incroci, vediamo dove altro potresti andare.– disse la dea, nascondendo una risatina malvagia.
Le nuvole nere iniziarono a condensarsi e mostrarono una scena: Allie era circondata da nebbia bianca, le lacrime agli occhi e un urlo muto le apriva la bocca.
Zoe ammutolì.
La massa oscura si rimescolò e vide una distesa di oceano blu, ma piano piano la vista si appannava, puntini le balenavano davanti agli occhi, l'ultima cosa che vide prima di morire affogata furono i riccioli di Leo che galleggiavano davanti a lei.
Infine vide sé stessa riflessa nelle nuvole nere, sulla cima di un baratro. Si vide buttarsi senza le ali che le sarebbero dovute spuntare fra le scapole. Senza fiato si ritrovò in ginocchio a guardare le nuvole che erano tornate nere e impenetrabili.
–Tre strade. Nessuna delle tre è sicura. Chi sarà a sacrificarsi?–


Si risvegliò di scatto.
Tre strade.
Le lacrime agli occhi.
Il fiato corto.
Cosa stava succedendo?


 


Angolino me:
Buonasera a tutti :)
Lo so, vi ho lasciato un po' in sospeso, ma non vi ho dimenticato giuro!
La scuola sta diventando pesante e adesso che è iniziato il secondo quadrimestre, sono riniziate anche le interrogazioni.. sparatemi!
Anyway, cosa sarà successo? Perché Zoe ha fatto quel sogno?
Rispondetemi nelle recensioni and stay tuned,
Ginny.
 
  
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