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Autore: Sassanders    18/02/2015    3 recensioni
Dal capitolo I:
Mentre sto per tirare la maniglia, la porta si apre e un uomo di cui non riesco a vedere il viso mi urta, facendomi strillare e versare il liquido sulla camicia bianca, ritirata ieri dalla tintoria.
Urlo come impazzita, imprecando e alzando lo sguardo. Davanti a me ho un ragazzo di venticinque anni circa, con i capelli corvini sparati in aria, due occhi castani, delle labbra sottili e un piercing alla narice sinistra.
-Sei un fottuto idiota!- esclamo, infuriata.
-Sei stata tu a finirmi addosso! Guarda dove cammini!- mi risponde, alzando un sopracciglio. Devo trattenermi dal prenderlo a pugni.
-Sei tu che non guardi dove vai!-
-Senti, dolcezza, scusa per la camicia, ma non ho tempo da perdere.- replica, sorridendo beffardo.
A quelle parole perdo letteralmente le staffe. Mi ha urtato, mi ha fatto macchiare la camicia pulita da poco, e fa anche lo strafottente?
-Sai che ti dico, tesoro?- dico, sottolineando il nomignolo. -Vaffanculo!- esclamo, con un sorrisetto e mollandogli un pugno abbastanza forte sul naso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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           EVERY BREAKING WAVE.

                              Capitolo 11

 Logan che mi rincorre.
Mi afferra per il lembo della maglia blu.
Io che urlo terrorizzata.
Mi volto e incrocio quei maledetti occhi azzurri, che mi scrutano con odio.
Uno, due, tre pugni sul viso e cado a terra. Grido per il dolore. Continua a picchiarmi, sorridendo soddisfatto.
Strillo, svegliandomi di soprassalto, mettendomi seduta sul letto e poggiando la schiena sui cuscini morbidi e la testa contro il muro. Vedo la luce del comodino che si accende e un Brian assonnato, con un occhio chiuso ed uno aperto e i capelli scompigliati, fissarmi.
-Hey, che succede?- biascica, accarezzandomi una coscia al di sotto delle coperte.
Deglutisco nervosamente.
-Niente… Era solo un incubo.- dico, cercando di tranquillizzarlo.
-Me ne vuoi parlare?- domanda.
E ora? Cazzo, che cosa mi invento?
-No, davvero, non preoccuparti. Dormiamo, ora.- Mi lascio scivolare nel letto e mi avvicino a Brian che spegne la lampadina e si gira di lato per cingermi la pancia e poggiare la testa nell’incavo del mio collo. Dopo non molto, lo sento respirare regolarmente e capisco che si è nuovamente addormentato. Aspetto qualche minuto e poi, con molta attenzione, scosto il suo braccio e le coperte, scendendo dal letto. Non afferro nemmeno le stampelle, farei troppo rumore. In punta di piedi vado in cucina e afferro un bicchiere, riempiendolo con dell’acqua fresca, che tracanno avidamente.
Mi appoggio ai fornelli e continuo a sorseggiare l’acqua. Torno in camera e mi rimetto sotto le coperte, nella stessa posizione di prima, con la testa di Brian nell’incavo del mio collo e il suo braccio a cingermi la pancia. Fortunatamente Morfeo mi accoglie di nuovo tra le sue braccia dopo poco, e mi addormento sperando di non fare altri incubi.
A svegliarmi, questa volta, non sono gli incubi, ma il rumore di una padella che cade sul pavimento.
Sbuffo e apro gli occhi, notando che Brian non c’è accanto a me e che sono sola, con le tende aperte e la luce che filtra nella stanza. Scosto le coperte e afferro le stampelle, poggiate al muro, accanto al letto. Scendo pian piano tutti i gradini e una volta arrivata in cucina, noto il chitarrista alle prese con i fornelli, chinato a prendere qualche cosa caduta a terra che non noto. Mi soffermo ad osservare la sua schiena che si intravede grazie alla maglia sollevata leggermente, le fossette di Venere, il sedere e le sue gambe snelle. Si alza di scatto e si volta verso di me. Ho ancora lo sguardo perso sulla sua vita che solo dopo mi rendo conto che si è accorto della mia presenza. Guarda me e poi osserva con un sopracciglio alzato la sua vita. Mi fissa nuovamente e mi guarda divertito, mentre io arrossisco e do un’occhiata un po’ in giro.
-Buongiorno.- dice, ridacchiando e venendo verso di me. Gli lancio un’occhiataccia.
-Si può sapere cos’era tutto quel casino?-
Le sue guance diventano leggermente rosee.
-Volevo prepararti la colazione.- mormora, fissando con interesse le sue scarpe.
Ridacchio e gli vado incontro, abbracciandolo e lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra.
-Sei un disastro.- esclamo, tra le risate.
-Smettila, volevo essere gentile e tu ricambi così.- dice, fingendosi offeso.
Lo bacio, lasciando un po’ giocare le nostre lingue. Mi stacco e sorrido.
-Perdonata?-
-Assolutamente sì.- ribatte, accarezzandomi i fianchi.
Scuoto la testa e mi allontano, andando verso i fornelli.
-Allora… Cosa vuoi da mangiare?- chiedo, aprendo i vari cassetti.
-Non so…- mormora.
Apro la dispensa e tiro fuori un barattolo di crema alle nocciole, alla cui vista mi si illuminano gli occhi. Mi giro, sorridendo e mostrando la confezione. Sorride di rimando, a trentadue o forse anche più denti. Prendo il pane dalla dispensa e porto tutto sul tavolo, sbadigliando. Metto a fare il caffè, e prendendo due tazze ampie. Rimaniamo entrambi in silenzio, così mi volto verso Brian e lo vedo perso a fissare il vuoto. Mi chiedo cosa starà pensando. Il rumore della macchinetta posta sui fornelli dietro di me, mi segnala che la mia bevanda preferita è pronta, se così si può definire. Verso il liquido bollente nelle due tazze, prendo due cucchiaini dal cassetto, il contenitore dello zucchero e porto il tutto a tavola, dove Brian è ancora perso nei suoi pensieri. Mi siedo sulla sedia e bevo il caffè a piccoli sorsi, visto l’elevata temperatura.
-A che pensi?- chiedo, distogliendolo dalle sue riflessioni. Si gira verso di me.
-A un po’ di tutto quello che sta succedendo in questo periodo.- risponde, sospirando e afferrando il bicchiere, per poi portarlo alle labbra.
-Finalmente puoi constatare anche tu come io porti il casino nella vita delle persone che mi stanno intorno.- osservo.
Posa la tazza sul tavolo e mi afferra una mano.
-Che cosa diavolo stai blaterando?-
-La verità. Ogni persona che mi sta intorno, non fa altro che danneggiarsi man mano che stringe rapporti con me. Così la maggior parte di essi, tende ad allontanarsi da me.- ribatto, facendo spallucce.
-La vuoi sapere una cosa?- mi domanda, e io annuisco, fissandolo.
-Hai portato il casino nella mia vita, è vero. Ma è un casino assolutamente positivo: è un casino che mi fa stare bene, e che mi spinge sempre più a restarti accanto.- afferma e io gli sorrido grata, anche se non so fino a che punto possa essere vero ciò che sta dicendo. Sembra leggermi nel pensiero.
-Probabilmente non mi crederai, ma se ti fidi di me, sappi soltanto che grazie a te, la mia vita sta prendendo una svolta migliore, anche se da poco. Mi stai facendo cambiare, e ti posso assicurare che è uno dei cambiamenti più belli di sempre.- aggiunge, sorridendo e baciandomi il palmo della mano.
Soppeso le mie parole con cautela.
-E io ti posso assolutamente garantire che la cosa è reciproca. Vedi, mi stai aiutando come pochi hanno saputo fare con me. Quindi, dato che già sai che essere in debito con le persone, è una delle cose che più odio, non so davvero come ringraziarti.- Mi inumidisco le labbra. –Beh, anche ringraziare mi fa abbastanza schifo, ma per te faccio un’eccezione.- aggiungo, mentre entrambi ridiamo.
-Davvero gentile da parte tua, Turner.-
-Come sempre, Haner.-
Rimaniamo così per dieci minuti buoni, senza parlare, ma soltanto restando in silenzio, immersi nelle nostre riflessioni.
Guardo l’orologio appeso al muro, che mi segnala che sono le undici e cinque.
-Cosa devi fare stamattina?- chiedo.
-Non so, credo di rimanere qui.- dice, facendo spallucce.
-Bene, carissimo scansafatiche, aiutami a sparecchiare e a mettere i piatti nella lavastoviglie, perché poi devi mettermi la pomata su questi dannati ematomi.- annuncio. Vedo il chitarrista serrare la mascella e mi avvicino da dietro, facendo posare la sua testa con molta attenzione contro il mio addome, e carezzandogli i capelli corvini costantemente sparati in tutte le direzioni. Il gesto sembra rilassarlo notevolmente, visto che socchiude gli occhi e si lascia coccolare. Mi chino sul suo viso e gli lascio un bacio a fior di labbra, che sembra incoraggiarlo, quindi si alza e comincia ad aiutarmi. Dopo circa una mezz’ora, la cucina è nuovamente in ordine e io sono seduta sul divano, sulle gambe di Brian che mi applica le creme mediche sul viso.
-Dio, Brian, fai piano! La delicatezza di un bisonte…- sbotto, scostandomi un po’.
-La solita capricciosa: se questa frangetta non ci fosse, mi renderebbe tutto più facile.-
Sbuffo sonoramente, alzandomi per cercare l’elastico in giro per la casa. Salgo al piano superiore e lo trovo sul comodino, assieme al telefono che mi segnala due chiamate perse da Julie. Mentre scendo i gradini, la richiamo, mettendo il vivavoce e posando il telefonino sul mobile adiacente al sofà. Mi lego i capelli, prendendo anche la frangetta, e sorridendo in direzione di Brian, mostrandogliela completamente tirata indietro. Mi riaccomodo sulle sue gambe e lui riprende il suo lavoro, mentre Julie, dall’altro capo del telefono, pronuncia un ‘Pronto’ con voce assonnata.
-Julie, ma che cazzo? Prima mi chiami e poi ti riaddormenti?- chiedo, aggrottando le sopracciglia, mentre Brian applica la crema sullo zigomo.
-E’ che…- inizia, ma qualcuno la interrompe. Si sente solo un mormorio.
-Julie’ Chi c’è lì con te?- domando.
-Nessuno.- risponde, con voce tremante.
-Non sparare cazzate. Chi c’è lì con te?- insisto e intanto Brian mi pressa lo zigomo.
-Ahia, cazzo, mi fai male!- sbotto, infastidita, mentre lui alza il suo solito sopracciglio.
-Nessuno, davvero. Ora scusa, ma devo andare. A più tardi.- dice semplicemente Julie, chiudendo la chiamata. Corruccio la fronte, rimanendo un attimo perplessa. Alzo le spalle, non riuscendo a capire chi potesse essere con lei in quel momento.
Dopo poco Brian finisce la sua tortura sul mio viso e io mi alzo, notando che è oramai mezzogiorno. Rimaniamo tutto il pomeriggio stravaccati sul divano, lui con la testa sulle mie gambe, e io che gli accarezzo i capelli, con la schiena poggiata contro i cuscini del divano. Guardiamo i primi film che ci capitano in canali casuali: insomma passiamo tutta la giornata in completo relax, cosa che mi fa veramente bene. Sono riuscita a dimenticare quasi tutto quello che è successo con Logan, ma poi la paura prende il sopravvento, anche se riesco, con fatica, a controllarla, in modo da non far vedere e capire a Brian ciò che è realmente accaduto quella sera.
Gli sto mentendo per il nostro bene, perché so che potrebbe combinare qualche guaio, e sinceramente è l’ultima cosa che voglio. Dopo tutti gli avvenimenti di questo periodo, sono così stufa e scombussolata che non ho nemmeno la forza di uscire di casa e provvedere alla spesa. Sono debole e tremo di paura in molti momenti della giornata. Ho paura che lui possa tornare qui e farmi ancora del male, o fare del male alle persone a cui tengo di più. Brian, che ha ancora la testa poggiata sulle mie ginocchia, vede che sto cominciando a diventare pallida, probabilmente e lo vedo aggrottare le sopracciglia. Deglutisco e cerco di calmarmi, accarezzandogli nuovamente la chioma nera e baciandolo a stampo. Distolgo lo sguardo, e lo porto prima sul televisore, notando che stanno trasmettendo un noiosissimo film degli anni cinquanta e poi sull’orologio, scoprendo con grande stupore, che sono già le otto di sera.
-Brian, sono le otto, è ora di alzarci no?- domando.
-Già le otto?- mi chiede, alzandosi e passando le mani sugli occhi.
-Sì, e sai cosa facciamo ora? Prepariamo qualcosa campata in aria e beviamo una bella birra.-
Mi alzo dal divano, andando verso il frigorifero e tirando fuori una piccola cassetta con sei birre dentro. Le poggio sul tavolo, anche se le costole mi fanno male per lo sforzo e poi frugo nella dispensa alla disperata ricerca di qualcosa di commestibile. Riesco a scovare del pane comprato ieri e lo metto sul piano della cucina. Apro il frigorifero.
-Vediamo cosa abbiamo… Formaggio qua e là e…- chiudo l’anta, sbuffando.
-No, ordiniamo qualcosa.-
-Kebab?- propone.
Faccio una smorfia di disgusto.
-Cosa? Non ti piace il kebab? Sei scomunicata.- annuncia, incrociando le braccia al petto. Gli faccio una linguaccia e prendo il telefono, chiamando la pizzeria.
-Ti prometto che domani andiamo da qualche parte.- dico, sedendomi sul divano a gambe incrociate. Mugolo per il dolore all’addome e le stendo, ripensandoci.
Ordino due pizze come stamattina, anche se è davvero indecente andare avanti a pizze.
-Sì, e magari mangiamo caviale e champagne.-
-Non credo di avere abbastanza soldi.-
-Per quello ci sono io.- dice, ammiccando. Scuoto la testa per la disperazione e mi volto verso di lui.
-Prendi quella bellissima cassetta di birre.- quasi lo supplico e lui si alza, portando il contenitore sul tavolino di fronte al divano.
Dopo qualche oretta, ci sono sei o sette bottiglie vuote sul tavolino, la maggior parte consumate da me, e due cartoni di pizza vuoti. Credo di essere un po’ brilla, infatti non faccio altro che ridere.
-Smettila di ridere.- dice Brian, guardandomi severamente ma poi lasciandosi sfuggire una risata. Rido ancora più forte e mi piego su me stessa, facendo poi una smorfia per il dolore.
-Attenta.- dice Brian facendomi stendere sul divano.
Rido e poi spalanco gli occhi. Lui mi guarda un attimino perplesso.
-Puff! Mi sono ricordata tutto!- esclamo, ridendo.
Lui spalanca gli occhi, mostrandomi le iridi color cioccolato.
-Sai cos’è successo due giorni fa?- comincio, interrompendomi per singhiozzare.
-Ero nel parcheggio della sede per venire da te e Logan mi ha picchiata.- continuo, mentre sento le guance bagnate dalle lacrime. Rido tra di esse.
-Ops! Forse non dovevo dirlo.- noto, tappandomi la bocca con una mano e sghignazzando.
Vedo Brian diventare rosso dalla rabbia e contrarre la mascella.
-Su, non fare così.- dico, tirandolo verso di me e cominciando a baciarlo. Si stacca di scatto e punta lo sguardo altrove.
-Vuoi abbandonarmi anche tu, vero? Ahahahah.-
Si volta nuovamente verso di me e mi guarda con dolcezza. Si alza definitivamente dal divano e mi prende in braccio, portandomi di sopra. Mi poggia sul letto e si stende al mio fianco, sospirando. Chiudo gli occhi, poggiando la testa sul cuscino e sentendomi subito più rilassata. Sento la presenza del chitarrista di fianco a me, che mi stringe per la vita, debolmente, forse per paura di farmi male.
Mi addormento in poco tempo, ringraziando Morfeo per avermi accolta così in fretta tra le sue comodissime braccia.







NOTE DELL’AUTRICE:
Salve a tutti, carissimi!
Devo essere piuttosto breve in queste note, perché sono sommersa dai compiti.
Capitolo abbastanza complicato, in cui la protagonista rivela tutto al chitarrista, che ha una reazione che cerca di celare. Prova a mantenere la calma, e anche con mia sorpresa ahah, ci riesce.
Ringrazio tutti quanti, e se volete, lasciatemi un commento, perché mi rendereste davvero felicissima. E a voi piace vedermi felice, vero? *occhioni*
Bene, mi dileguo.
A presto,
Sassanders.
   
 
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