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Autore: Robigna88    18/02/2015    1 recensioni
Harvey Specter è il mediatore più brillante di New York.
Lisa Sullivan è una donna comune con qualche segreto e molte difficoltà.
Cosa succede se Harvey incontra Lisa?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harvey Reginald Specter, Mike Ross, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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NA: Spero che questa storia abbia ancora qualche fan e che magari ne guadagni di nuovi. Lasciatemi un commento se vi va. Roby.

NYNY

3.

 

 

Il bip delle macchine collegate al suo braccio la fece svegliare. Lisa aprì gli occhi lentamente e si guardò intorno per un momento. Si sentiva disorientata e stanca e la giornata appena trascorsa le ripassò velocemente davanti alle palpebre socchiuse. Il lavoro, l'aumento, lo strano comportamento del suo capo e poi la telefonata che la avvisava che Bruno era stato male. Una rapida successione di immagini che le fecero venire voglia di chiudere di nuovo gli occhi ed abbandonarsi ad un sonno profondo.

"Sei sveglia finalmente."

Lisa si voltò in direzione della voce e piegò poco il capo fissando il viso davanti a sé. Harvey Specter se ne stava poggiato alla porta, le mani chiuse nel suo completo elegante, i capelli in ordine, sul volto un'espressione che a lei sembrò preoccupata ma che, pensò, non aveva motivo di essere; non erano così amici in fondo. Anzi, non erano affatto amici.

"Che ci fai qui?" chiese sollevandosi poco fino ad essere seduta.

Lui avanzò di qualche passo e trascinò una sedia fino al lato del letto. Poi si mise a sedere. "Mi sei praticamente svenuta tra le braccia. Il che mi capita molto spesso a dire il vero, quasi con tutte le donne che incontro," scherzò. "ma mi sentivo in dovere di assicurarmi che stessi bene."

"Rufus!" esclamò lei cercando con gli occhi il suo cellulare. "Devo chiamare Stacie, la mia vicina di casa e dirle di dar da mangiare a Rufus."

"Il mio associato ha già provveduto" le disse Harvey. "Tuo zio si è svegliato, abbiamo fatto amicizia e gli ho raccontato cosa è successo. Mi ha dato le chiavi del vostro appartamento e Mike è andato a dar da mangiare a Rufus."

Lisa annuì distrattamente lasciando che qualche lacrima le scendesse leggera sul viso. Doveva ammetterlo, forse si era sbagliata su quell'uomo che, nonostante tutto, la stava trattando bene come mai nessuno prima.

"Grazie," mormorò asciugandosi il viso. "mi dispiace di essere stata scortese. È solo che"

"È stata una brutta giornata," finì Harvey per lei. "lo capisco, davvero. Ora riposati, verrai dimessa tra qualche ora. Starò qui fuori fin quando non sei pronta e poi ti accompagnerò a casa."

"Perchè?" chiese lei costringendolo a voltarsi prima di lasciare la stanza. "Perchè stai facendo tutto questo per noi. Mi conosci appena."

"Te l'ho detto," replicò Harvey sorridendo. "io e te siamo amici."

Lisa sorrise, con quel sorriso che già una volta aveva ammaliato Harvey Specter. Quelle fossette sulle guance, gli occhi lucidi.

"In questo caso," gli disse lei indicando la sedia con una mano. "rimani seduto qui. Se ti va."

L'uomo annuì appena, si tolse la giacca e si mise a sedere.

 

 

 

****

 

 

 

Lisa entrò in casa seguita da Harvey. L’accoglienza che le riservò Rufus le fece dimenticare per un attimo quanto brutti fossero stati gli ultimi due giorni. Per un attimo.

Mike, e questo era tutto quello che lei sapeva dell’uomo in giacca e cravatta che si era preso cura del suo cane, si alzò dalla sedia e li raggiunse a metà strada tra il piccolo salotto e la porta di ingresso.

“Gli ho dato da mangiare e siamo anche usciti a fare una passeggiata” raccontò infilandosi il cappotto. “È un cane molto educato.” aggiunse dando a Rufus una lunga carezza.

La padrona di casa abbozzò un sorriso e guardò per un attimo il cane prima di poggiare gli occhi sul ragazzo. “Grazie per esserti preso cura di lui,” gli disse. “E credo che nessuno ci abbia ancora presentati come si deve. Sono Lisa.”

Mike strinse la sua mano delicatamente. “Io sono Mike Ross,” si presentò. Poi volse lo sguardo ad Harvey che lo fissava con un’espressione che lui conosceva fin troppo bene. “e sono in ritardo per il lavoro. Quindi ora me ne andrò. È stato un piacere.”

L’uomo si avvicinò all’uscita e sospirò prima di voltarsi a guardare Harvey ancora una volta. “Dirò a Donna di disdire i tuoi appuntamenti per oggi.”

“Oh no,” si intromise Lisa. “voglio dire, non è necessario. Sto bene, posso cavarmela da sola adesso.”

Harvey sorrise. “Non lo faccio per te, ho davvero bisogno di un giorno di riposo.”

Lei annuì appena salutando Mike e sospirò. “Capisco,” mormorò appendendo il suo cappotto all’appendiabiti laterale alla porta. “In questo caso sarà meglio che prepari qualcosa per colazione, che ne dici di pancake? O una omelette magari.”

“L’omelette mi sembra perfetta,” annunciò Harvey mettendosi comodo, privandosi del soprabito e anche della giacca. Tutto nell’intento di avere un aspetto meno formale e più rilassato. “il tuo appartamento è molto carino.”

Lisa si guardò intorno. “Sono certa che sei abituato a posti migliori, ma grazie. È un po’ piccolo ma ci si sta abbastanza comodi in tre. Anche se probabilmente mi converrebbe iniziare subito a cercarmi un altro lavoro se voglio continuare abitare qui. La padrona di casa ha un debole per Bruno ma pretende comunque che l’affitto venga pagato puntualmente alle undici di mattina di  ogni ventisette del mese.”

“Non vuoi tornare all’Elite?” Harvey si mise a sedere osservandola attentamente. Si muoveva con grazia, sicura di quello che faceva mentre armeggiava con barattolini pieni di spezie e padelle bollenti.”

“Onestamente?” la donna si voltò a guardarlo per un attimo, porgendogli due tovagliette che lui sistemò ai lati della piccola isola in cucina. “No. Odio quel posto. E anche se volessi tornare dubito che il signor Mayer mi permetterebbe di riprendere il mio posto. Non dopo che sono fuggita via nel bel mezzo di un turno lasciando il bar pieno zeppo di gente.”

“Ma si trattava di un’emergenza familiare.”

“Ma a lui non importa,” replicò Lisa. Si fermò un attimo come per rielaborare i pensieri, poi si passò una mano sul viso. “Non fa niente. Troverò qualcos’altro, almeno spero.” Ho dei risparmi da parte, abbastanza per coprire l’affitto e le spese per un altro mese. Me la caverò.”

“Ne sono certo.” sussurrò Harvey prendendo posto per la colazione.

 

 

 

****

 

 

 

"Dimmi qualcosa di te." Harvey mangiò l'ultimo boccone della sua omelette e sorrise passandosi il bicchiere di succo d'arancia alla bocca.

"Solo se tu mi dici qualcosa di te."

"Stai negoziando con me per caso?" l'uomo rise incrociando le mani sul rivestimento giallo chiaro dell'isola nella piccola cucina.

"Forse" replicò lei abbozzando un sorriso. "Forse c'è un pizzico di avvocato dentro di me."

L'uomo scosse lievemente il capo. "Okay, va bene. Tu mi dici qualcosa di te ed io ti dico qualcosa di me. Facciamo che tu fai due domande a me ed io ne faccio due a te."

"Affare fatto. Ma inizio io, prima le signore giusto?"

"Corretto."

"Okay. Vediamo... dimmi qualcosa della tua famiglia."

"Mio padre è morto parecchi anni fa. Eravamo molto legati. Ho un fratello minore, Marcus ma non ci vediamo spesso. E questo è tutto ciò che c'è da sapere sulla mia famiglia."

"E tua madre?" Lisa piegò poco il capo guardandolo con un'espressione che lasciava trapelare una curiosità che però non avrebbe comunque superato certi limiti. 

Harvey abbassò lo sguardo per un attimo. Si perse nei suoi pensieri per qualche secondo, poi fece spallucce. "Mia madre è morta."

"Morta morta o morta per te?"

"Non fa alcuna differenza," rispose tranquillamente lui. "Comunque," aggiunse cercando di ridarsi un tono "queste sono tre domande. Credo che ora sia il mio turno."

Lisa accarezzò con le dita il bordo del suo bicchiere. "Sì, è vero. Tocca a te."

"Parlami un po' della tua di famiglia."

"Sono figlia unica. I miei genitori sono morti quando ero molto piccola. Bruno mi ha fatto da padre e madre oltre che da zio. Mi sono trasferita qui sei anni fa e da allora niente è andato come speravo." raccontò lei.

"Hai un ragazzo?"

Lei rise muovendosi poco sulla sedia. "Sei diretto," gli disse "ma non mi sorprende. No, non ho nessuno."

"È difficile crederlo. Una donna come te, senza un amore. È strano."

"Una donna come me? E come sarei?"

"Intelligente, dolce, forte. Capace di cucinare un'ottima omelette," replicò lui indicando il piatto con un dito. "e bella da togliere il fiato."

Lisa sentì il viso avvampare. Sorrise imbarazzata e si schiarì la voce. "Dillo a tutti i miei ex..." sussurrò.

"Dammi i loro nomi e lo farò."

La donna sospirò e si mise in piedi. Controllò velocemente l'ora e gli rivolse un sorriso gentile. "Devo farmi una doccia ora e poi tornare in ospedale e trovarmi un avvocato visto che, a quanto pare, i documenti per la cittadinanza di Bruno non sono in regola. "

Harvey ne imitò i movimenti alzandosi a sua volta. "Io sono un avvocato."

Lisa rise. "Io non posso permettermi un avvocato del tuo livello. Dovrò accontentarmi di un pelato difensore d'ufficio."

"Esistono le cause pro bono."

"No, hai già fatto molto per me ed io non..."

"Pensaci un po' okay? Promettimi solo che ci penserai. Andiamo, non posso lasciarti nelle mani di un pelato difensore d'ufficio, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme."

Il suo viso smaliziato ma malizioso la fece quasi ridere. "Va bene, ci penserò. Ti farò sapere."

"Bene, passo a prenderti domani alle otto." le disse incamminandosi verso l'entrata.

"Domani alle otto per cosa?" domandò Lisa seguendolo.

"Per la cena, e dopo il dessert mi dirai cosa hai deciso. Non si possono prendere grosse decisioni a stomaco vuoto, non è saggio."

Lisa scosse il capo energicamente. "Non posso venire a cena con te."

"Perchè no?"

"Non sarei una buona compagnia, fidati."

L'uomo sorrise mettendo le mani nelle tasche del cappotto. "Questo lascialo decidere a me. Ci vediamo domani." le disse. E Lisa non aggiunse altro, semplicemente lo guardò uscire mentre pensava che non aveva idea di cosa indossare per una cena con un affascinante avvocato milionario.

   

   
 
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