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Autore: Jump And Touch The Sky    19/02/2015    0 recensioni
-"Per cui, che aveva fatto? La prima cosa che le era venuta in mente, la cosa più intelligente che avrebbe potuto fare... Aveva scritto una letterina a Babbo Natale."-
Uno scherzo cretino. Una studentessa disperata. Una reputazione da salvare. Una strana letterina di Natale. Una serie di fortunate coincidenze. Il Natale di Jared forse non sarà tranquillo come spera...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV


Finalmente liberatasi di quella sottospecie di straccetto che la gente aveva il coraggio di chiamare “gonna”, con addosso i suoi confortevoli jeans e una bella giacca a vento, Valentina stava decisamente meglio.
Alla fine ce l’aveva fatta. Era a pranzo con Jared Leto.
Oddio, non era proprio il pranzetto romantico che avrebbe sognato, ma alla fine chi se ne importa, adesso aveva ben altro per la mente... anche se non poteva fare a meno di guardare all’uomo che aveva davanti con una leggera soggezione.
Aveva fatto così tanto per lei, con la sua musica e le sue parole, in quegli anni...
-Allora- fece lui, costringendola ad abbandonare la sua espressione imbambolata e a darsi un certo contegno: -cominciamo con le presentazioni. Tu sai chi sono io, ovviamente, anche perché se no dubito che ci troveremmo in questa bizzarra situazione, ma io non so chi sei tu, Amélie.
Valentina rigirò la forchetta nel piatto. Mai più ordinare la pasta all’estero.
-Okay, ho fregato l’identità a una delle dipendenti di Gigì. Ma l’ho fatto solo a fin di bene!- esclamò, alzando la forchetta e quasi puntandola in faccia a Jared, che si scostò allarmato.
-Eeeee, per quanto io possa avere dei dubbi sulla bontà dei tuoi scopi... tu saresti...?
-Valentina. E sono venuta apposta dall’Italia per...- Valentina si morse la lingua. Non poteva davvero svelargli il suo piano. L’avrebbe denunciata, sarebbe scappato, avrebbe chiamato la polizia, l’esercito, tutti i suoi sforzi sarebbero andati in fumo! No, doveva inventarsi qualcosa.
-...per cercare lavoro.
Jared la scrutava sospettoso mentre mangiava la sua ratatouille.
-E’ la verità?- chiese, a bocca piena.
Valentina fece del suo meglio per essere convincente.
-Perché dovrei inventarmi una scusa del genere?
Lui fece spallucce, rivolgendo di nuovo al piatto la sua attenzione. –Che ne so, io. Voi italiani siete... strani. Ecco tutto.
Valentina lo minacciò di nuovo con la forchetta, stavolta consapevolmente. –Ehi, bada a come parli, signor America.- lo rimbeccò, infastidita.
Jared si pulì la bocca col tovagliolo, impassibile. –Adesso spiegami che c’entro io con la tua ricerca.- disse. Valentina, che nel frattempo aveva pensato bene di bere un sorso d’acqua, a momenti si strozzò.
E adesso che gli raccontava?
L’aiuto venne repentino e inaspettato. Un dono dal cielo.
Un mucchio di flash iniziarono a lampeggiare da fuori la finestra accanto al loro tavolo. Jared sbiancò di botto, con gli occhi sgranati. –Oh, no... mi hanno trovato, maledizione...- mugugnò, già facendo il conto di tutte le possibili vie di fuga per sfuggire all’assalto dei paparazzi. Mentre il suo sguardo vagava disperato per il locale, incontrò la faccia interrogativa di Valentina. Fece due più due.
Loro due, soli, in un ristorantino a Parigi, a pranzo, un maschio e una femmina, durante le feste di Natale.
Il pallore di Jared si fece assoluto.
-T...tu! Adesso penseranno che ho una storia con te!- esclamò, terrorizzato. Valentina deglutì, preoccupata. In effetti, poteva essere un bel guaio. –Stai tranquillo, vedrai che...
Ma in quel momento l’orda barbarica dei fotografi scandalistici irruppe nel locale, seminando il panico tra gli altri clienti e segnando la disperazione definitiva di Jared, che nascose la faccia dietro al tovagliolo.
Dov’è la mia macchina del teletrasporto, eh? E il mio mantello dell’invisibilità?
Valentina si aggrappò al tavolo, stordita dai flash e dalla quantità abnorme di domande di quegli schizzati invadenti.
Guardò disperata Jared, alla ricerca di aiuto. Lui avrebbe saputo come ci si doveva comportare in quelle circostanze, no? Insomma, era famoso da decenni, doveva saperlo! Eppure in quel momento non sembrava proprio saper che fare.
-A...allora, innanzitutto calmini calmini, eh...- balbettò, grattandosi nervosamente il collo. Ma i parassiti non mollavano. Avevano tra le mani un scoop cla-mo-ro-so! Jared Leto che usciva con una ragazza infinitamente più giovane di lui e la portava a trascorrere un romantico week-end nella città dell’amore, in barba a tutti gli eventi che lo aspettavano a Los Angeles! I profitti derivanti da una notizia del genere superavano di gran lunga persino quelli della notizia del braccio rotto di Kristen Stewart!
Valentina sentiva la testa pulsare. Doveva fare qualcosa, subito. Jared sembrava in enorme difficoltà, il che era strano, considerata la sua notissima faccia tosta e la sua parlantina micidiale. Le sembrava di essere finita in un incubo.
-SMETTETELA!- strillò, scattando in piedi. Tutti i presenti, Jared, clienti e camerieri compresi, la guardarono basiti.
-POTREBBE ESSERE MIO PADRE, DANNAZIONE! COME FACCIO A ESSERE LA SUA FIDANZATA, EH?! MA PENSATE A COMPRARE I REGALI DI NATALE, INVECE DI STRESSARE LA POVERA GENTE IN VACANZA!
I paparazzi si lanciarono occhiate stupite e incerte. Valentina si complimentò con se stessa. Aveva vinto. Anche Jared stava per azzardarsi a tirare un sospiro di sollievo.
-E quindi come la spiegate questa faccenda, se non state insieme? Sei la figlia? La nipote? La nonna? La vicina di casa? La baby sitter? La badante? EH?!- Le domande ricominciarono a valanga. Jared nascose la faccia tra le mani con un’imprecazione. Valentina non sapeva più che inventarsi.
-Gentili giornalisti- disse, con voce soave: -risponderemo a tutte le vostre domande fuori dal locale. Non vedete che stiamo infastidendo i clienti? Jared, la giacca, prego. Datemi il tempo di pagare il conto, suvvia.
Jared si alzò e s’infilò la giacca, con pensieri omicidi ben precisi in testa. Quell’italiana l’aveva cacciato in un grosso casino. Avrebbe pagato.
Ho ucciso per molto meno. pensò, seguendola all’uscita, a sua volta seguito dal codazzo di giornalisti.
Appena fuori, tutti tirarono fuori taccuini, penne e registratori, pronti ad accogliere e manipolare tutte le succose notizie che avrebbero ricevuto. Non vedevano l’ora di trasformare un innocuo pranzo in uno scandalo mondiale dal quale Jared avrebbe potuto uscire rovinato.
Valentina sfoderò un sorriso a ottanta denti.
-La verità è che io e Jared non siamo fidanzati...- disse, afferrando la mano di Jared, che in quel preciso istante avrebbe voluto incenerirla. Non capiva che in quel modo peggiorava solo la situazione?
I paparazzi sembravano avvoltoi che girano attorno a una carcassa, con la bava alla bocca e gli occhi luccicanti.
-...ma...- proseguì Valentina: -...siamo venuti qui solo per fare...
Per fare che? Sentiamo! Tanto, peggio di così... pensò Jared, ormai rassegnato al suo triste destino.
-Jogging.- concluse Valentina, e in quel preciso istante si mise a correre a più non posso, trascinandoselo dietro. I paparazzi rimasero un istante immobili, come congelati, perplessi. Poi si resero conto che la loro preda stava scappando e aveva appena rischiato di provocare un tamponamento a catena attraversando la strada, così si lanciarono all’inseguimento.
-Ci inseguono!- fece Jared, correndo a perdifiato dietro a quella squinternata che tuttavia sembrava sapere esattamente dove andare. Lei si voltò un istante, annuì e svoltò in una stradina laterale.
-Almeno sai dove stiamo andando?!- sbraitò lui, constatando che non aveva altra scelta che seguirla, in ogni caso.
-Che ti frega, basta che li seminiamo! Tu fidati di me!- fu la secca e perentoria risposta, che ebbe il potere di zittirlo definitivamente.
Dopo aver girato ogni singolo angolo immaginabile di quel quartiere e aver percorso ogni singola stradina defilata, si ritrovarono a correre lungo la Senna, con i fotografi ancora alle calcagna che strillavano cose tipo “Eccoli! Li prendiamo! Lo scoop non ci scappa!”.
A quel punto, allo scoperto e senza sapere più dove andare, Valentina iniziò a trovarsi in difficoltà. Si fermò un attimo per scegliere la direzione e Jared quasi le finì addosso, per poi voltarsi con apprensione verso i paparazzi.
-Non vorrei metterti fretta- ansimò: -Ma quelli ci raggiungono!
-Di qua!- lo interruppe Valentina, scendendo in un battibaleno sulla riva del fiume, da dove partivano i bateaux mouches. Ce n’era uno che aveva appena levato gli ormeggi e già si stava staccando dal pontile.
-MUOVITI!- ordinò l’italiana, saltando a bordo. Jared non se lo fece ripetere e in un istante furono salvi. I paparazzi rimasero sul ponte, delusi e stizziti per essersi lasciati sfuggire una così succulenta possibilità di scoop.
A quel punto, Valentina scambiò poche parole col capitano, dalla cui faccia si capiva che avrebbe voluto buttarli fuori bordo all’istante, e pagò quanto dovuto.
Jared rimase appoggiato al parapetto, riprendendo fiato. Capitavano tutte a lui. Tutte.
Valentina si appoggiò di fianco a lui con un sospiro.
-Di’ un po’, avevi previsto anche il bateau mouche?- chiese lui.
Valentina gli lanciò un sorriso soddisfatto. –Certo che no.- rispose.
Jared non poté fare a meno di sorridere a sua volta, stupito.
-Niente male per essere un’italiana disoccupata e fastidiosa.
-Grazie. E tu corri bene, per essere un vecchietto.
Il sorriso di Jared si spense di colpo. Valentina si voltò dall’altra parte, fischiettando.
La barca proseguì il suo giro turistico per ancora una mezz’ora. Valentina cominciò a saltellare con aria eccitata e gli occhi lucidi appena passarono accanto alla cattedrale di Notre-Dame e Jared dovette riacchiapparla al volo prima che finisse in acqua per essere inciampata in un salvagente.
Dal canto suo, lui litigò con un gabbiano che giustamente aveva scelto proprio la ringhiera dov’era appoggiato lui per fermarsi un attimo e strillargli in un orecchio.
Per sicurezza, decisero di scendere sulla riva opposta della Senna, vicino al Pont des Arts, dal quale avrebbero potuto tornare senza particolari difficoltà agli alberghi.
-Anche se mi costa ammetterlo, e anche se in questo casino mi ci hai cacciato tu- disse Jared, mentre camminavano lungo la Senna: -forse da solo non sarei riuscito a sfuggire a quelle iene.
Valentina lo zittì con un gesto della mano, sistemandosi i capelli con aria estremamente orgogliosa di se stessa, della sua capacità di inventare/raccontare frottole lampo e delle sue prestazioni atletiche sulle quali non aveva mai fatto affidamento.
-Non serve che mi ringrazi. Il dovere è dovere.- rispose. Era una vita che sognava di dire una frase del genere. Jared la guardò con una mezza espressione di disgusto.
-Non ti sto ringraziando.
-Ah.- la baldanza di Valentina si sgonfiò come un palloncino bucato e lei riprese a guardare a terra, umiliata.
Jared prese fiato e infilò le mani nelle tasche del trench nero con cui aveva sostituito la sua giacchetta strappata di quella mattina. –Tuttavia, non si dica che Jared Joseph Leto è un ingrato.
Valentina lo guardò senza sapere esattamente cosa aspettarsi.
Dimmi che vieni in Italia con me di tua spontanea volontà e mi farai felice per sempre.
-Avanti. Spara. Quanto vuoi per avermi salvato da quelli?- fece lui, tranquillissimo. L’italiana sapeva che se gli avesse chiesto di accompagnarla in Italia per Natale si sarebbe beccata uno schiaffo e oltretutto non l’avrebbe più rivisto. Doveva cercare di farselo amico per poterlo convincere in seguito.
Vedendo che non rispondeva, Jared s’insospettì. Sperava veramente di non doversi pentire del suo slancio di generosità. Valentina si guardò un po’ intorno e il suo sguardo cadde su un cartello.
-Mi accontento di una visita al Louvre.- disse, molto tranquillamente. Jared sembrò sollevato.
-Perfetto. Andiamo.
Valentina sgranò gli occhi. –Come sarebbe a dire? Adesso?- Odiò fortemente la piega ironica che prese la bocca di Jared in quel momento. –Hai qualcosa di meglio da fare?
Entrarono nella piramide di vetro dopo aver fatto solo venti minuti di fila e Jared si presentò alla biglietteria. Valentina lo seguiva ad alcuni passi di distanza, rimuginando su come potesse fare per convincerlo a seguirla in Italia senza ricorrere a metodi troppo drastici o troppo violenti.
-Due biglietti, per favore.
Il bigliettaio, un corpulento uomo in divisa con una folta barba bianca, si guardò intorno. 
-Due?
Jared si voltò per vedere dove fosse finita la sua bizzarra accompagnatrice. Non si sarebbe stupito se l’avesse trovata in qualche situazione potenzialmente pericolosa o paradossale. Per fortuna stava solo guardandosi intorno con aria un po’ da demente, in effetti.
–Sì, la vede quella con quell’espressione poco intelligente? E’ con me, per quanto possa sembrare strano.
Il bigliettaio annuì e gli fornì i biglietti. –Siete stati fortunati, monsieur. Oggi è venerdì, il museo è aperto fino alle 21.30.
Jared lanciò l’ennesima occhiata a Valentina. Fino a quell’ora con lei? Ma neanche morto. Prima se la levava dai piedi, meglio era.
-Ehi, Valentina. Andiamo.


Antichità orientali, egiziane, dell’Africa e delle Americhe passarono velocemente e Valentina non se le godette, immersa nelle sue congetture.
Ma appena arrivarono al primo piano, la faccenda cambiò e lei sembrò scordarsi totalmente di Jared e dello scopo del suo viaggio, troppo impegnata com’era a mangiarsi con gli occhi statue greche e romane e dipinti di tutte le epoche che aveva visto solo sui libri. Dopotutto, per una che studiava anche storia dell’arte, quel posto era tipo paese della cuccagna.
Anche Jared doveva ammettere che forse non era stato proprio un male andare lì.
-Uh! Guarda quello! Lo sai che è stato ritrovato nel Mediterraneo negli anni...
L’unico problema era lei. Non faceva altro che parlare e parlare e parlare... peggio delle snervanti audio guide che distribuivano all’ingresso. Almeno le audio guide non ti acchiappano per la giacca e ti trascinano a destra e manca modello flipper impazzito.
-Valentina. Ti calmi per favor...
-ODDIOMIOLANIKEDISAMOTRACIAAAAAAH!
-O...okay. Adesso però calm...
-Maaaaaaaaaaammaaaaa! Guarda che bella, che spettacolo, guarda la luce come la scolpisce, guarda! Non ti sembra viva? E’ stupenda, peccato solo per la testa...
Alla fine, Jared rinunciò a tentare di calmarla. Era inutile.
Stranamente, fu proprio Valentina, pur nello stato semi-confusionale da fangirleggiamento artistico in cui si trovava, ad accorgersi che, ovunque si girasse c’era sempre lo stesso tizio. Poteva essere una coincidenza. Lì per lì non ci aveva nemmeno fatto caso.
Un tizio comune, con la barba bianca, un ridicolo cappello di lana rosso e un bel paio d’occhiali tondi. Grasso. Se avesse avuto tre anni, probabilmente avrebbe pensato che era Babbo Natale in incognito.
Ma, fortunatamente, era cresciuta abbastanza e a certe scemenze non credeva più da tempo.
Decise di provare se era solo una coincidenza o se i suoi sospetti erano fondati.
-Ehi, Jared, che ne dici di andare a vedere una meraviglia tutta italiana?
Jared si rimirò le unghie, indifferente. –Sarebbe?
Valentina lo prese sottobraccio con un sorriso smagliante, sempre tenendo d’occhio il sospettato.
–La Gioconda.- disse, costringendo Jared a seguirla nella stanza adiacente, piena di turisti. Lui si guardò intorno, incuriosito. –Dov’è?- chiese. Valentina si alzò sulle punte, tentando di sbirciare oltre le teste dei turisti. –Laggiù!- esclamò, indicando un punto indefinito davanti a lei. Jared le si avvicinò, cercando di vedere. La Gioconda sembrava un francobollo, quasi invisibile da quella distanza e con tutte quelle persone davanti. –Accidenti...- commentò Jared, seccato. Troppa folla, troppa attesa. Lui odiava aspettare.
-Ho un’idea- disse, all’improvviso, illuminandosi. Valentina gli rivolse uno sguardo interrogativo.
I due si infilarono tra le persone fino ad arrivare a una distanza accettabile dal quadro.
-Fai finta di svenire.- sussurrò Jared all’orecchio della compagna.
-Che?- fece lei, sicura di non aver capito bene. Il volto di lui si fece di nuovo seccato. –Lo vuoi vedere, quel quadro? Allora svieni. Al resto ci penso io.
-In che senso ci pensi t...
-Fallo e basta.
Valentina sospirò, lo guardò storto, poi si voltò a destra e sinistra, dando un’occhiata in giro.
-Oh, svengo, mon Dieu!- esclamò, alla fine, lasciandosi cadere a peso morto con aria estremamente teatrale. Jared la riacchiappò prontamente. –Sta male, sta male, ha bisogno d’aria! Fate largo, per piacere, non vedete che sta male? Le serve ossigeno, via, scansatevi!- disse, facendole aria con una mano mentre la sorreggeva con l’altro braccio.
Adesso capisco perché ha vinto l’Oscar... pensò Valentina, divertita. Puntualmente, tutti i presenti fecero largo, con mormorii preoccupati. Molti se ne andarono, ma comunque, quelli che rimasero si spostarono verso le pareti, lasciando un largo vuoto in prossimità del quadro.
Jared appoggiò a terra Valentina, fingendosi preoccupato.
-Non è niente, dev’essere stato il caldo, ora ci penso io, tranquilli.
Al sentire quelle parole, Valentina iniziò a preoccuparsi. Che prevedeva adesso il suo brillante piano? Forse, tornata a casa, avrebbe potuto raccontare di essere stata rianimata da Jared Leto? Una cosa del genere, nemmeno nei suoi più rosei sogni adolescenziali.
Jared trattenne un sorrisetto soddisfatto e le mollò uno schiaffo in piena faccia. Valentina saltò su all’istante, pronta a dirgliene quattro, ma si ricordò in tempo della loro recita, per cui si trattenne.
-Oh!- sorrise Jared: -Sta bene, meno male! Visto? Non era niente di cui preoccuparsi!
Lei si esibì in un sorriso tirato, ma lo fulminò con gli occhi. Lui ricambiò con un’espressione estremamente divertita e compiaciuta, mentre le dava una mano ad alzarsi. I visitatori tornarono ai loro posti, ma ormai loro due avevano guadagnato un posto in prima fila e riuscirono a godersi il capolavoro di Leonardo senza tanti fastidi.
-Allora?- le sussurrò lui.
-Allora che?
-Che ne dici della mia performance?
-Meglio di Dallas Buyers Club, oserei dire.
Valentina si lasciò sfuggire un sorriso. Jared tornò a guardare Monna Lisa, soddisfatto.
-Be’, no. Lì portavo i tacchi.




 
-Note dell’autrice-
Rieccomi con un nuovo episodio. Il disagio aumenta in maniera esponenziale mano a mano che si va avanti, ma è nell’ordine naturale delle cose, credo :’)
E niente... il mantello dell’invisibilità, special guest, probabilmente non c’entra nulla con Jared, però siccome rendeva l’idea, ce l’ho imbucato.
E niente... Enjoy! Alla prossima :’)
-Valentina

 
   
 
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