Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Always_Potter    19/02/2015    4 recensioni
Expecto Patronum.
Due parole che rievocano mille episodi, mille significati, mille personaggi.
E Severus Piton? Per lui cosa, quanto vogliono dire queste due parole?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Expecto Patronum
 
Erano passate alcune settimane dal suo ritorno ad Hogwarts, quando successe.
Erano passati alcuni mesi, dall'ultima volta che le aveva parlato.
«Non posso più fingere. Tu hai scelto la tua strada, io la mia.»
Erano passati anni, forse, da quando qualcun altro aveva fatto una scelta che li aveva segnati più di quanto pensassero.
«Serpeverde.»
La prima crepa che, infine, era diventata il baratro che ora li separava e che, probabilmente, li avrebbe separati per sempre.
E non gli restava che vedere quegli occhi verde chiaro che lo evitavano apertamente, che lo ignoravano; vedere un ventaglio di capelli rossi che si sollevava ogni volta che lei gli voltava le spalle, pur di non incrociare il suo sguardo; ricevere da lei la più completa indifferenza.
Ma, dopo qualche tempo in cui la disperazione aveva regnato implacabile dentro di lui, decise che sarebbe stato altrettanto indifferente.
Lily Evans sarebbe rimasta chiusa in un angolo dei suoi ricordi, assieme al suo passato, al suo sporco padre Babbano e alla debole madre che, per fortuna, gli aveva trasmesso la magia[1]. Un capitolo della sua vita che sarebbe stato chiuso e dimenticato.
O almeno così sperava.
Quella notte, così come molte altre nell'ultimo periodo, era sgattaiolato fuori dal dormitorio, per trascorrere qualche libera ora solo con sé stesso.
Ne aveva approfittato per esercitarsi con un nuovo Incantesimo di Difesa Contro le Arti Oscure che faticava ad eseguire.
E pareva che quell'allenamento fuori orario fosse infruttuoso tanto quanto gli altri.
«Expecto Patronum! Expecto Patronum! Expecto Patronum!»  neanche un debole sbuffo argenteo fuoriuscì dalla bacchetta scura.
Il sedicenne Severus Piton, invece, sbuffò pesantemente, esasperato dopo un'ora e mezza di esercizio.
Si sedette su uno dei banchi dell'aula abbandonata, rigirandosi la bacchetta tra le mani, il viso segnato da una smorfia di disappunto.
Non sapeva più come diavolo fare con quel dannato Incantesimo.
Aveva perfezionato la pronuncia, il movimento della bacchetta era certamente impeccabile, e la volontà di compiere un buon lavoro di sicuro non mancava, anche senza Dissennatori a fare da incentivo.
Si rabbuiò ancora di più quando ricordò le parole che gli aveva rivolto il nuovo professore di Difesa[2], qualche giorno prima, mentre la classe si esercitava: 
«I ricordi felici, signor Piton! Si concentri sui ricordi felici!»
Facile parlare, per quel vecchio rimbambito; aveva già provato parecchi ricordi, naturalmente tutti riguardanti i periodi trascorsi a Hogwarts, ma niente da fare.
Nemmeno il ricordo di quando Serpeverde aveva vinto la Coppa delle Case, o di quando aveva ricevuto i G.U.F.O. (ottenendo i voti più alti della Casa) o ancora di quando aveva ricevuto la spilla di Prefetto avevano funzionato. Persino la fantastica immagine di quando lui e Avery avevano fatto neri Potter e Black non aveva aiutato.
Potter, il famoso campione di Quidditch, e il suo prode compare Black, al di sopra di tutto e di tutti, adorati da tutto e da tutti.
Persino da lei.
Strinse i pugni, pensando a Lily che, da qualche tempo, sembrava star facendo amicizia con "I Malandrini" (che ricevevano epiteti decisamente meno eroici e spiritosi dagli abitanti dei dormitori verde-argento).
Lily, che tanto aveva criticato quel gruppetto di arroganti, alla fine non sembrava disprezzare così tanto la loro compagnia.
Anzi, rideva e scherzava, continuava a prendere ottimi voti, si comportava come se nulla fosse successo.
Forse, in fondo, non le era dispiaciuto molto non parlargli più.
«Nessuno dei miei amici riesce a capire come mai ti rivolgo la parola.»
Forse aspettava un'occasione per rompere quell'amicizia da tempo
Dopotutto, a lei il Patronus era riuscito benissimo.
Stava appunto parlando con il professore di Difesa, quando lo aveva visto.
Negli occhi rapiti di Lily si rifletteva, in tutta la sua fierezza e dolcezza al tempo stesso, una cerva argentea, che si guardava attorno con un paio di scuri occhi a mandorla che sembravano studiare le persone nella stanza.
Quando aveva sentito su di sé gli occhi della cerva, il suo sguardo penetrante lo aveva fatto rabbrividire, e lo aveva spinto a voltare le spalle a quel Patronus; eppure gli sembrò che quelle macchie scure non lo avessero lasciato finché Lily non aveva sciolto l'incantesimo.
Strinse con forza la bacchetta e scattò in piedi, arrabbiato.
Chi se ne importava!? Merlino, non era in giro a quell'ora di notte per rimuginare su uno stupido Patronus. E Lily era un capitolo chiuso, punto.
Ora doveva concentrarsi su un pensiero felice, era l'unico modo per riuscire a compiere quella magia.
Evocò nuovamente il ricordo della vittoria della Coppa delle Case «Expecto Patronum!» esclamò, facendo un lieve ma preciso movimento con la bacchetta.
Ma, ancora una volta, essa sprizzò solo qualche scintilla argentea.
Davanti all'ennesimo fallimento, però, non poté impedirsi di pensare a Lily.
Quanti ricordi felici.
Scosse la testa deciso: quello era il passato.
Poi gli venne un'idea: forse la soluzione stava proprio lì, forse doveva pensare alla sua famiglia.
Ma non fu facile scovare un ricordo sufficientemente felice da poter essere preso in considerazione.
Però, alla fine, immaginò di trovarsi ancora là, in quello zoo Babbano dove l'avevano portato i genitori.
Incredibilmente, quel giorno il padre era sobrio e la madre non era in preda a qualche crisi di depressione. Non avevano battibeccato neanche mezzo secondo da quando erano usciti.
Semplicemente sua madre lo aveva svegliato dandogli un bacio sulla fronte e, mentre la guardava stupito, gli aveva detto che quel giorno avrebbero fatto una gita a sorpresa.
Probabilmente quel pomeriggio allo zoo fu uno dei momenti più belli che aveva passato con la sua famiglia.
«Expecto Patronum» stavolta un lieve sbuffo sembrò uscire dalla sommità della bacchetta, ma si interruppe di colpo quando ricordò anche la conclusione di quel pomeriggio: una violenta litigata per chissà quale ennesima sciocchezza.
Due stupidi Babbani che si strillavano dietro senza motivo, ecco cos’erano.
La madre ormai non era più neanche in grado di usare decentemente la bacchetta.
Patetici.
Strinse i denti e si passò una mano sugli occhi.
Non c'erano altri ricordi felici nella sua vita. Non sarebbe mai riuscito a compiere quell'Incantesimo.
A meno che...
No, non poteva, non doveva essere.
Forse solo un po', giusto per provare.
Socchiuse gli occhi, pensoso.
Beh, forse quella volta che ha Schiantato Potter...
Beh, poteva provare, infondo si parla di Potter che ha ricevuto uno Schiantesimo, poco importa da chi, no?
Prese un respiro e, titubante, provò: «Expecto Patronum» questa volta, all'istante, un sottile vapore argenteo iniziò a fuoriuscire dalla bacchetta.
Sussultò, colpito dal miglioramento.
Strinse un paio di volte la mano sull'impugnatura, incerto, ma con una scintilla di curiosità negli occhi.
Riprovò.
« So benissimo che James Potter è un arrogante... »
« Expecto Patronum»
« Andiamo, Severus, cerchiamo un altro scompartimento »
«
Expecto Patronum!» il vapore argenteo era molto più consistente e luminoso, ma poteva fare di meglio.
«Ma ci stiamo andando! Ci siamo! Stiamo andando a Hogwarts! »
Il sorriso accennato sul viso arrossato dal pianto.
«Expecto Patronum!»
 la luce ora era molto forte, poteva bastare, ma ormai non riusciva più a fermarsi... a fermarli, a fermare tutti quei ricordi che aveva cercato di dimenticare, di sopprimere nell’angolo più remoto della sua mente… del suo cuore…
«Severus»  il suo nome, pronunciato dalla voce di lei.
«Expecto Patronum!»
Le lunghe chiacchierate, la prima volta che l'aveva vista...
«Expecto Patronum!»
nel vapore argenteo si poteva quasi scorgere una vaga sagoma animale.
La gioia nei suoi occhi quando erano andati a Diagon Alley la prima volta.
La luce e le scintille che si riflettevano nei suoi occhi verdi  quando aveva impugnato per la prima volta la sua bacchetta.
I Natali passati assieme ad Hogwarts, a battagliare a colpi di palle di neve, a scambiarsi regali, a parlare tra le decorazioni scintillanti e i Fuochi Incantati.
I lunghi pomeriggi di studio passati in Biblioteca per prepararsi per gli esami.

La sua sincerità, la sua testardaggine, la sua generosità, l'alone di luce e calore che sembrava portarsi appresso ovunque andasse.
La pelle candida che diventava rosata quando era in imbarazzo o quando rideva troppo.
La sua risata, i suoi occhi, i capelli rosso scuro.
Lei.
Lily Evans.
Non la sudicia Sanguesporco, ma una delle streghe più talentuose che esistessero.
Lei, Lily Evans, il centro del suo mondo.
«EXPECTO PATRONUM!» 

Una potente scarica di energia lo attraversò e la bacchetta sprigionò una folgorante luce bianca, mentre la sagoma argentea di un animale si formava di fronte a lui e due paia di occhi scuri, a mandorla, prendevano a fissarlo.
Crollò in ginocchio, mentre qualche lacrima scendeva silenziosa dagli occhi neri, quegli occhi neri che riflettevano il suo Patronus.
In quel momento capì che non l'avrebbe mai dimenticata, anche se avesse voluto. E lui non lo voleva.
Lo capì quando quegli occhi lo fissarono con dolcezza, quasi consapevoli che lui avesse capito.
Perché il suo Patronus era una luminosa e fiera cerva.
 
***
Non ricordava di aver mai visto una notte così buia, né di aver mai avuto tanto freddo.
Ma d'altronde forse era solo l'angoscia che lo attanagliava da mesi che ora, alla resa dei conti, gli martellava in gola; l’angoscia che gli avvolgeva il cuore, pronto a essere strappato via.
Perché non gli sarebbe più servito...
Deglutendo, potenziò al massimo il Lumos che stava utilizzando.
Per terra c'erano macerie, ma non riusciva a vedere il resto della villetta, in quella notte senza luna.
Raggiunse la porta e sussultò nel trovarla spalancata; strinse i denti e si addentrò nella casa.
Tutto sembrava normale, con oggetti appoggiati in giro e...due bacchette sul divano.
Come se qualcuno potesse sbucare da una porta da un momento all'altro... come se qualcuno avesse interrotto chi viveva lì.
Affrettò il passo e, alla base delle scale, trovò quello che per molto tempo aveva desiderato ricevere come regalo di Natale, ma che in quel momento lo fece impallidire come non mai, facendogli congelare il sangue nelle vene dal terrore.
Il corpo senza vita di James Potter.
Salì le scale appoggiandosi al corrimano, incapace di concentrarsi su uno qualsiasi dei mille pensieri che gli affollavano la mente, incapace di capire cosa aveva intorno.
Le bacchette sul divano...la porta aperta...
« Lui pensa che sia il figlio di Lily!»
« Sudicia Sanguesporco! »

Macerie...
«...tu hai scelto la tua strada, io la mia»
Passi alla ceca nel buio totale...
«La Sanguesporco Evans si sposa con quella feccia di Potter!»
Il profilo irregolare e spezzato di una parete crollata sotto la mano, bruscamente interrotto dai cardini rotti di una porta…
«L'Incanto Fidelius... una talpa passa informazioni direttamente a Voldemort... devi scoprire chi, è fondamentale»
«L'hanno chiamato Harry»
«Tu mi disgusti...»

Il pianto disperato di un bambino, una luce che si accendeva e si spegneva per magia, al ritmo degli strilli del piccolo...
Finalmente riusciva a vedere.
Ma avrebbe preferito non farlo.
Scuri occhi a mandorla di un Patronus argenteo e occhi verdi che lo scrutavano, che si sovrapponevano
Occhi spenti, privi di vita.
Lunghi capelli rossi che profumavano di fiori.
Una corona di capelli rosso scuro incorniciava un volto pallido come la morte.
Un volto di morte.
Il rossore che le colorava la pelle candida quando rideva o quando piangeva...
Non sentiva niente, nemmeno le due scie umide sulle guance e gli occhi, che sembravano punti da spilli.
Il dolore, la solitudine dopo che avevano litigato...
Tutto ciò che sentiva era un dolore tremendo all'altezza dello stomaco, come se gli torcessero le viscere, come se gli avessero scagliato dieci Cruciatos in una volta.
E il freddo. Tanto, tanto freddo, dentro di sé e tra le sue braccia, freddo di quel corpo privo di vita, dell'abbraccio che desiderava da tanto tempo, ma che rischiava di ucciderlo.
Poi una rabbia immensa e disperata lo assalì e guardò con odio il Marchio Nero che gli deturpava l'avambraccio, perché avrebbe solo voluto strapparsi quel segno dalla pelle e tornare indietro, cambiare tutto, starle accanto, difenderla da ogni male.
Quando invece si era schierato sul fronte opposto.
Poi vennero le urla, le urla del bambino, del figlio di Lily. E le urla adulte di qualcuno che, con fatica, riconobbe come Black.
Capì che non poteva restare.
Abbracciò per l'ultima volta Lily Evans, per l'ultima volta respirò il suo profumo.
Poi, con uno sforzo immenso, la posò a terra con delicatezza e si alzò in piedi.
Guardò i suoi occhi vitrei, i suoi lineamenti spezzati dalla morte.
E, con quell'immagine ancora impressa nella mente, si Smaterializzò.


Si Materializzò in un recesso di Hogsmade, non sapendo dove altro andare.
Doveva contattare Silente.
Stordito, alzò la mano tremante, il legno scuro della bacchetta che si fondeva con le altre ombre.
E seppe che non poteva farlo.
Cadde nella neve, contro un freddo muro di pietra, e si sentì solo e disperato come non mai.
Perché la sua vita non aveva più senso.
Perché sapeva che era tutto perduto.
Che la cerva non avrebbe risposto alla sua chiamata.
E che forse non lo avrebbe fatto mai più.
***
Questi erano solo alcuni dei ricordi che non aveva dato a Potter.
Non poteva, non ne aveva la forza, doveva tenerli con sé.
E mentre ogni energia lo abbandonava, mentre ormai ogni goccia delle sue lacrime, dei suoi ricordi, del suo sangue se ne era andata, seppe che rimaneva solo una cosa a cui aggrapparsi.
L’ultima cosa che avrebbe visto da vivo.
«Guardami» la voce uscì spezzata come non mai, ma due occhi verde chiaro lo scrutarono nel profondo, limpidi e dolci come non li vedeva da molto tempo.
L’ultima cosa che avrebbe visto da vivo.
La prima cosa che avrebbe visto da morto.
Il buio lo avvolse.
Una voce melodiosa e dolce mormorò «Expecto Patronum».
Due scuri occhi a mandorla si sovrapposero a due chiari occhi verdi.
E una forza strana, arcana, una forza aldilà di qualsiasi potere fisico, lo travolse.
L’amore, avrebbe detto Silente.
«Lily…».
Il momento che aveva tanto desiderato, quello per cui aveva lottato con tutte le sue forze, quello che pensava non sarebbe mai giunto.
Finalmente, dopo tanto tempo, la pace.
«Mocciosus! Sei qui!»…o forse no.
 
LUMOS
[1] ok, forse è un dettaglio irrilevante, ma ci terrei a specificare il mio punto di vista: a mio parere è l’odio per i genitori e le loro litigate unito alla separazione da Lily ad aver fatto davvero desiderare a Severus di diventare Mangiamorte; mi sono sempre immaginata anche un odio per la madre simile a quello che Tom Riddle aveva per Merope: il fatto di aver sposato un Babbano e di non essersene separata quando le cose erano andate a rotoli, lei che era una strega e poteva avere molto di più.
[2] beh, ormai la maledizione di Voldemort sulla cattedra di Difesa delle Arti Oscure è già in atto, quindi via col nuovo insegnante…
Allora, grazie se avete letto questa OS e spero che vi piaccia il finale: avevo molti dubbi ma, realisticamente, se c’è qualcosa dopo, o tutti o nessuno XD… dai, ci vediamo nelle recensioni?
Se no alla prossima.
Benny
NOX
  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Always_Potter