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Autore: SmylingShadow    19/02/2015    2 recensioni
Anastasia è una ragazza di 18 anni chiusa da 5 in una clinica per la sanità mentale.
Saul è un ragazzo di 21 anni che "decide" di internarsi in una clinica per disintossicarsi.
Quel posto morto riceverà una botta di vita.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome
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Decise che avrebbe messo in ordine la parte della stanza che sarebbe toccata all'ennesimo tossico che cercava di smettere. Pensava alle parole del l'infermiera -È un tipo tosto, è un chitarrista rock.- rise pensando che poi, puntualmente, sarebbe scappato dopo qualche giorno in crisi di astinenza. -Sarai pure un chitarrista ma resti sempre un tossico qualunque, sempre uno dei tanti.- diceva mettendo in ordine gli abiti che aveva parcheggiato sull'altro letto, vuoto da circa 2 mesi. Prendeva ogni abito che trovava e lo appendeva all'armadio, oppure lo appallottolava lanciandolo nella cesta dei panni sporchi, che lavava ogni 3 giorni avendo accesso quasi esclusivo alla tintoria. Aveva un trattamento "speciale" essendo una veterana del reparto di sanità mentale della clinica: nessuno ora mai stato così tanto in quei corridoi e nessuno li conosceva così bene come lei. Tutti la conoscevano e in un qual modo la temevano, le storie che giravano su di lei non erano del tutto infondate ecco. Si diceva che chiunque, uomini o donne, tossici o pazzi, avesse condiviso la camera con lei era scappato per esaurimento nervoso, Anastasia era un tipo così, apatica, complessa e tremendamente eclettica. Persino per gli schizofrenici era difficile comprenderla. -Sarai così forte, mio caro rocker?- sussurrò chiudendo l'armadio e ributtandosi sul letto a giocare con una pallina da tennis che faceva rimbalzare sul muro ai suoi piedi.

 

Si fece forza e scese dalla limousine che uno dei Cult gli aveva prestato tenendo con la mano sinistra la "valigia" e con la destra una Marlboro rossa che fumava senza che nessuno usufruisse della sua nicotina, unica sostanza permessa in quel centro. Chiuse lo sportello alle sue spalle con un calcio e si incamminò nel sentiero di ulivi che portava alla porta dell'accettazione pensando a chi avrebbe incontrato in quel buco da tossici, come lo chiamava lui. Avrebbe trovato qualcuno di simpatico oppure sarebbero stati tutti fottuti? Mentre pensava si trovò a sbattere contro il bancone con dietro qualcuno dal sesso dubbio -Nome prego- disse guardandolo, cercando di vedergli gli occhi tra i riccioli neri. -Slash... ehm... Saul, Saul Hudson.- disse guardando quel qualcuno e cercando un qualcosa che gli facesse capire se fosse uomo o donna. -Signor Hudson, nato dove e quando?- continuò compilando i fogli di ricovero. -A Stoke-On Trent, Londra, il 23 luglio 1965.- Rispose notando un filo di tette sotto la divisa di servizio e costando che fosse la donna più brutta che avesse mai visto. -Allora, è qua per?- chiese senza staccare gli occhi dai fogli. Si guardò intorno credendo che la risposta fosse ovvia, cosa ci fa una persona all'accettazione di una clinica per disintossicazione? -Secondo lei?- disse cercando di guardarla senza emettere suoni di ribrezzo. Lo guardò da sopra gli occhiali rossi stile professoressa stronza e sorrise nervosamente. -Per droga o per la sanità mentale?- ripeté la domanda in un modo più chiaro. Lui rimase perplesso: Sanità mentale? Oltre ai drogati c'erano anche dei pazzi. Perfetto. -Droga.- sospirò, poi firmò i fogli che stava compilando l'altra e gli vennero date le chiavi della sua nuova stanza per quel periodo: La numero 17.

 

Prima che il suo ospite arrivasse si cambiò: dei pantaloni a trama rossa scozzese e una camicia nera annodata sotto il seno prosperoso. Era bella, Anastasia, quella bellezza che toglie il fiato: i capelli neri lunghissimi incorniciavano un viso dalla carnagione chiara illuminata dagli occhi azzurri e delle labbra carnose; anche il suo fisico era mozzafiato, una ragazza con tutte le curve al posto giusto, non era magra, ma era bellissima e sapeva di esserlo. Decise anche di truccarsi, voleva stenderlo il poveretto, chiunque esso sia. Sorrideva e si guardava allo specchio del piccolo bagno che aveva nella camera dove alloggiava. In realtà non lo voleva ammettere a se stessa ma aveva un po' paura di avere un compagno di stanza, aveva avuto esperienze con altri uomini che non voleva ricordare e prima di vedere un uomo, chiunque fosse, era tesa; in quella stanza, la 17, erano accadute cose che avrebbero fatto accapponare la pelle anche alla persona più forte del mondo e lei di certo non lo era, pensava di esserlo ma quei demoni che le affollavano la testa le ricordavano quei momenti. Finì di truccarsi e andò ad aprire la finestra per poi accendere una Marlboro rossa e aspirando attendendo il suo coinquilino.

 

Prese le chiavi e si fece indicare il corridoio. Piano terra, settima porta a destra. Nel corridoio silenzioso illuminato solo da delle luci al neon si sentiva solo il rumore delle fibbie slacciate dei suoi anfibi e il tintinnio delle catene che aveva ai pantaloni. Con la chitarra a spalla e la federa che usava come valigia da qualche tempo si avvicinava alla camera che lo avrebbe accolto. -Sarò con una malata di depressione, la classica tipa che si mette a sedere negli angoli e si piange addosso.- si disse guardando il foglio dove aveva scritte le informazioni su come trattare una persona malata di quella malattia. -”Non usare termini che possono ferire la persona, fa complimenti oppure evita di parlare, non chiedere di parlare di lei,..” Quante cazzate, già devo pensare a me, se devo stare attento anche a sta tizia scappo tra un 'ora!- Esclamò continuando a leggere il foglio e andando a sbattere col naso sulla porta della sua camera. Bussò. Non sentì niente dall'altra parte così aprì con le chiavi. -Permesso.- disse buttando un occhio nella stanza. -Vieni vieni.- rispose una voce a lui sconosciuta ma che stavolta proveniva da una donna vera, non come la cozza di prima. Appena vide da chi usciva la voce rimase allibito. Una ragazza avvolta in dei pantaloni a scacchi neri e rossi e in una camicia nera lo guardava sorridendo. Si sentiva osservato da una bellezza che non aveva ancora mai visto, la classica bellezza di altri paesi, paesi mediterranea. Si avvicinò a lui con passo deciso lasciando ondeggiare i capelli neri molto lunghi dietro di lei -Ciao, sono Anastasia.- disse allungando la mano verso di lui. -S... Slash.- balbettò lui prendendole la mano e stringendola per presentarsi.

 

Iniziò a camminare di nuovo verso il letto e si sdraiò a pancia sotto con le gambe incrociate finendo di fumare la sua sigaretta. Lo guardava da capo a piedi, era un tipo... strano. Partendo dal basso aveva degli anfibi completamente slacciati con delle fibbie che strusciavano a terra, dei pantaloni di pelle neri con delle catene sul fianco, una t-shirt e salendo al viso... se non avesse visto il corpo avrebbe giurato che quei capelli non avessero un proprietario: dei riccioli bellissimi neri gli incorniciavano e in parte nascondevano il viso di carnagione mulatta con delle labbra grandi e il piercing al naso nella parte destra tutto sormontato da un grande cappello nero a cilindro. Tutto sommato era un gran bel ragazzo, con una chitarra e una federa come valigia. Gli indicò il letto vuoto, lui la guardava poi scosse la testa come fanno i cani e chiuse la porta per poi lanciarsi sul letto. Lo vide sbuffare, forse era già sulla strada giusta per andarsene. Sorrise al ragazzo e si mise a sedere a gambe incrociate, più lo guardava, mentre cercava una posizione comoda e umana su quel letto, più lo vedeva carino. -Slash.- pensò, poi scosse la testa, non poteva guardare così un ragazzo che aveva appena visto, anche se era fottutamente attraente.

 

Non riusciva a trovare posa su quel letto, si girava e rigirava, aveva caldo e poi freddo, poi capì che il caldo era maggiore e si tolse cappello e maglia, lanciandoli ai piedi del comò, e si sbottonò il primo bottone dei pantaloni mettendosi a sedere e accendendosi una sigaretta. Continuava a fissarla, senza nasconderlo, la guardava e pensava a come potesse essere, simpatica o antipatica? Brava ragazza o troia? Si domandava tutto questo mentre nello stesso tempo pensava che, in tutta quella merda almeno aveva una bella vista, cosa confermata quando lei si alzò dandogli le spalle e mostrandogli la schiena -Che culo.- disse dentro di se senza smettere di fissarla, non gli fregava se se ne sarebbe accorta, la voleva guardare solo per il gusto di farlo. -Forse sarà un pochino meglio di quello che pensavo.- disse involontariamente a voce alta. Lo guardò e sorrise. -Vedrai caro mio vedrai.- disse lei, rimettendosi sul letto. Lui sorrise, e continuò a guardarla.




*Angolo Autrice*

Ciao a tutti ^^ (com'è Saul in questa foto?! <3)

Spero che il secondo capitolo piaccia come il primo :3  Anastasia e Slash sapranno farsi riconoscere nei capitoli avvenire, parola di Gunner.

Come sempre una recensione è sempre ben accetta :3

Bacione, SmylingShadow

   
 
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