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Autore: Lem_    20/02/2015    3 recensioni
Kurt e Blaine si incontrano per la prima volta in una caffetteria di New York, entrambi troppo presi dai loro problemi, quando incontrano l'uno gli occhi dell'altro si rendono conto di non essere poi così soli al mondo. Come avviene tutto ciò? Un semplice scontrino caduto dalle tasche del troppo frettoloso Kurt.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Cappuccino o latte macchiato? Attento a ciò che rispondi Blaine, ne va della tua vita.”
“Cappuccino? Medio magari.” disse Blaine con disinvoltura.
“Oh dannazione, come fai a preferire il cappuccino al latte macchiato!” esclamò Kurt fingendosi arrabbiato.
“Il latte macchiato scremato è la cosa più buona di tutto il pianeta” continuò incrociando le braccia.
Blaine gli fece una smorfia e poi entrambi scoppiarono a ridere, lo avevano fatto almeno dieci volte per tutto il tragitto, ed ora erano appena arrivati sulla soglia della casa di Blaine. Quest'ultimo lo aveva fatto accomodare e aveva annunciato di doversi fare una doccia prima di iniziare a provare, così Kurt era rimasto da solo sul divano con un pacco di biscotti che gli aveva dato Blaine prima di andare in bagno.
Ad ogni morso, Kurt continuava a pensare a tutto quello che gli stava succedendo, perché insomma, non si era mai sentito così sicuro in vita sua, non aveva mai sperimentato il sentirsi protetti accanto ad un'altra persona e non sapeva assolutamente come comportarsi, lo faceva e basta.
Pensò che dovesse essere questo, l'amore, il non pensare ed il solo agire in compagnia della persona che si ama. Ora ne era sicuro, era innamorato davvero ed anche se avrebbe potuto fare male, non gliene importava, perché nonostante tutto, avrebbe continuato a guardare gli occhi di Blaine per tutta la vita.
Dall'altra parte c'era il fattore Sebastian, questo misterioso ragazzo che continuava a lasciare cicatrici sul cuore di Blaine, un cuore che al contrario, lui avrebbe protetto a tutti i costi. Ed infine, mordicchiando l'ultimo biscotto al cioccolato, si rese conto di avere paura, sì paura, perché aveva appena visto sul mobile nel soggiorno, una foto di Blaine e di un ragazzo con gli occhi verdi e l'aveva presa tra le mani.
Blaine sembrava molto più giovane, diciamo un adolescente nel pieno della sua pubertà ed il ragazzo accanto un po' più sicuro di sé, con un ciuffo che solo a guardarlo gli provocò una sorta di invidia. Entrambi sorridevano e sembravano davvero felici.
Passò il pollice sul viso di Blaine e tentò di immaginare come sarebbe stato se avesse potuto farlo davvero, se avesse potuto fargli sentire la sua mano sulla sua guancia.
Sobbalzò quando si sentì la voce di Blaine alle spalle, aveva una maglietta bianca addosso e dei pantaloni blu e provò a concentrarsi sulle sue parole invece che sulle sue labbra rosee.
“Quella foto l’abbiamo fatta tanto tempo fa, non ricordo neanche più come ci si sente a farsi una foto con qualcuno a cui si tiene, poterla incorniciare e metterla in bella vista sul mobile più bello della sala.” disse velocemente Blaine.
Kurt rimase senza parole, primo perché la visione di Blaine con quella maglietta anche troppo aderente a causa della doccia lo aveva portato in un universo parallelo e secondo perché Blaine in quel momento stava estraendo il cellulare dalla tasca e no, non se lo stava solo immaginando.
Nel giro di un minuto e trenta secondi -sì, Kurt ha contato davvero- Blaine si era ritrovato con il braccio destro sulla sua spalla e lo stava invitando a sorridere con lui.
Click.
Blaine girò il telefono non appena ebbe scattato la foto e i due giurarono di non aver mai visto tanta felicità prima d’ora.
O almeno, lo giurarono in silenzio a loro stessi.
Kurt si era risvegliato dal suo stato di trance e aveva rivolto alla fotocamera uno sguardo dolcissimo, probabilmente lo aveva fatto immaginando Blaine al posto del telefono, e quest’ultimo aveva sfoggiato un sorriso che avrebbe fatto invidia al sole.
Dopo un attimo di imbarazzo, Kurt si decise a parlare: “È stupenda, e sembra che tu abbia appena trovato una nuova foto da incorniciare. Ovviamente la pretendo anche io!”
Blaine sorrise ancora, perché non poteva farne a meno e con un balzo si ritrovò sullo sgabello posizionato davanti al pianoforte all’angolo della sala. Sì, quel ragazzo faceva davvero le cose molto velocemente, si appuntò mentalmente Kurt.
Le prime note di Baby it’s cold outside riempirono il salotto e fecero da sottofondo ad un Kurt danzante verso il piano.
I really can't stay
(But baby, it's cold outside)
I've got to go away
(But baby, it's cold outside)
Bastò un attimo e le loro voci si fusero in una melodia perfetta, una melodia che sembrava essere stata scritta per loro due.
Continuavano a cantare, muoversi insieme, come se fossero nati solo per quello e poi continuavano a sorridersi senza nemmeno rendersene conto.
La voce di Blaine uscì calda come i suoi occhi, e quella di Kurt invece, suonò così particolare che fece venire la pelle d’oca all’altro ragazzo.
Si stavano conoscendo sotto una luce diversa, come quando si guardavano negli occhi, solo quello, solo guardarsi bastava ad esprimere tutto quello che le parole riuscivano solo lontanamente a fare.
E continuarono, finché non intonarono le ultime note e continuarono a guardarsi negli occhi, ormai troppo vicini per non fondersi anch’essi come le loro voci.
Dei sorrisi imbarazzati fecero capolino sui loro visi, entrambi erano visibilmente rossi, si allontanarono sospirando, come se quella distanza fosse difficoltosa da prendere per le loro anime ed i loro occhi che continuavano a cercarsi.
“Siamo stati davvero bravi, non trovi?” disse con coraggio Blaine.
“C-Certo, Adam non sarà così bravo come te, immagino.” disse Kurt sistemandosi sul divano e cercando di rimanere ad una distanza decente, la minima per non ricadere di nuovo in trance a causa di Blaine.
“Oh dio, sono già le due! Tu non hai fame?” chiese Blaine quasi scosso e cercando di far cessare quel silenzio imbarazzante.
Un sorriso si ridipinse sul volto di Kurt, un sorriso molto dolce, per altro.
“Certo che ho fame! Cosa mi cucini, Anderson?”
Punto numero uno: Kurt si era appena autoinvitato a pranzo da lui.
Punto numero due: Blaine era andato nel panico nel momento in cui Kurt aveva finito la frase, questo se ne rese conto e scoppiò a ridere come non mai.
“Hai fatto una faccia!” continuò a dire Kurt mentre contemporaneamente rideva portandosi addirittura le mani sulla pancia.
Blaine lo guardò ancora più scosso di prima e disse: “prima o poi la finirai di prendermi in giro?” rise anche lui e alla fine decisero di ordinare della pizza margherita per entrambi.
“Sai quante calorie ci sono qui dentro?” chiese Kurt mangiando la sua pizza.
“Veramente so solo che quel ristorante italiano è buonissimo.” disse Blaine mentre mangiava con ingordigia, quasi fosse tornato da una guerra durante la quale era bandito qualsiasi cibo che non fossero patate lesse.
Kurt gli fece una smorfia, poi si illuminò d’improvviso. “Giovedì è il ringraziamento, io e Rachel diamo una piccola festicciola con dei nostri vecchi amici, ti va di venirci?” In realtà a mettergli questa idea in testa era stata Rachel, prima di incontrare Blaine l’aveva tartassato dicendogli che avrebbe dovuto passare più tempo insieme a lui e l’avrebbe dovuto invitare alla loro festa. Ovviamente il destino l’aveva anticipata, cosa non da poco, dato che Rachel Barry ci azzeccava sempre con le date, ma stavolta era arrivata tardi, forse perché troppo presa dal nuovo ragazzo che sembrava occuparle tutto il tempo della giornata.
Così aspettò la risposta di Blaine con ansia, finendo il suo ultimo pezzo di pizza.
Dì di sì ti prego.
“Certo! Mi piacerebbe moltissimo!” disse Blaine entusiasta.
Kurt tirò un sospiro di sollievo e vide l’altro passare da uno stato di gioia a uno di profondo dolore.
“Che c’è?” si limitò a chiedere Kurt dolcemente e con una punta di preoccupazione nella voce.
“No niente, è solo che...” disse estante Blaine.
“Ascolta” lo interruppe l’altro “ti prometto che questa settimana non rimarrai mai solo, mi avrai sempre tra i piedi e quelle preoccupazioni che hai e che ti leggo negli occhi continueremo a tenerle in fondo al pozzo di Central Park, okay?”
Da quando sono così bravo a consolare le persone?
Il modo in cui Blaine lo guardò gli tolse il fiato. Era lo sguardo di chi aveva appena compreso qualcosa di veramente importante, almeno, Kurt lo interpretò così.
Decise di non soffermarcisi troppo e godersi la sensazione di sentirsi importante per qualcuno. Sapeva che significava quello, lo sapeva e basta, Blaine gli diede la conferma subito dopo: “stai diventando vitale, Kurt, quindi credo che mi avrai tra i piedi anche tu.”
Il silenzio aleggiava nell’aria piacevolmente, era il loro silenzio, quello che in realtà faceva più rumore di qualunque cosa perché erano i loro sguardi a parlare.
Passarono un pomeriggio speciale, perché l’insieme di sguardi complici, sorrisi e risate, era solamente una piccola parte di ciò che avrebbero condiviso. Ma per adesso bastava, bastava esserci l’uno per l’altro.

Le risate di Kurt riecheggiavano per quesi tutte le stanze della casa, Blaine giurò di non aver udito suono così meraviglioso. Erano quesi le cinque quando Blaine prese la mano di Kurt e lo portò fuori in giardino.
“Cosa fai? Dove stiamo andando?” chiese Kurioso Kurt ancora scandalizzato dopo aver visto Blaine in una fotografia con una quantità industriale di gel sui capelli.
“In un posto speciale” disse il ragazzo sorridendogli e correndo contemporaneamente senza mai mollare la mano di Kurt.
“Non salirò su un tetto, Blaine Anderson!” esclamò Kurt.
“Dai ti prego, non te ne pentirai, te lo prometto.” disse Blaine lanciandogli uno sguardo supplichevole.
Come poteva dire di no?
“Okay, ma se i miei pantaloni si strappano dovrai accompagnarmi a fare shopping per prenderne un paio nuovo.” esordì con fare altezzoso.
“Con piacere” disse Blaine e sparì nel giro di trenta secondi, Kurt lo seguì.


All’iniziò barcollò, tanto che Blaine dovette prendergli il braccio e camminare insieme a lui, finché arrivarono su alcune tegole che sembravano più consumate delle altre.
Si sedettero entrambi e Kurt guardò Blaine per chiedergli cosa ci facessero lì, ma la risposta la trovò, come sempre, nei suoi occhi. Una luce diversa brillava nella pozza color oro del ragazzo che aveva di fronte, la luce di un tramonto.
Così si voltò e vide un meraviglioso cielo ricolmo dei più bei colori.
Rosso, arancione, giallo, persino qualche sfumatura di verde e blu rimasta dal cielo che veniva invaso da quei colori, rendevano il tutto uno spettacolo meraviglioso.
Era quello il colore degli occhi di Blaine, pensò.
Istintivamente tornò a guardarlo per accertarsene e vide il ragazzo perso in quel colori così simili al suo carattere; quando si voltò, entrambi sorrisero e non dissero niente, tornarono a guardare il cielo che si dipingeva piano piano, ed il sole che cadeva lentamente all’orizzonte, vicino Central Park, dove nello stesso punto avevano guardato insieme le stelle.
“Ci manca l’alba.” disse piano Kurt, quasi un sussurro.
“Cosa?” Blaine aveva smesso di guardare il tramonto e adesso guardava Kurt direttamente negli occhi, con occhi che per altro sembravano aver preso energia da quell’esplosione di colori ed erano più belli che mai.
“Abbiamo visto il tramonto e le stelle insieme, ci manca l’alba.” spiegò Kurt sorridendogli.
“Vedremo anche quella, promesso.” disse Blaine sorridendo a sua volta.

*

Avrebbe voluto rispondere a Kurt che no, non ce n’era bisogno di guardare anche l’alba, perché quando passava del tempo con lui riusciva a vedere albe, tramonti e miliardi di stelle, ma la parte razionale del suo cervello glielo impedì, perché non poteva, non doveva innamorarsi di un ragazzo così perfetto, non ne sarebbe stato all’altezza, a causa delle sue paure troppo grandi ed il suo essere freddo con le persone.
Continuava a pensare che Kurt avrebbe fatto la fine di Sebastian, che si sarebbe allontanato da lui come quest’ultimo aveva fatto, ma quando la mano di Kurt si posò sulla sua, non riuscì a capire più niente.
Stettero così fino a che non fece buio, scesero dalla scala e Kurt andò a casa, prima però, lo salutò con un bacio timido sulla guancia, cosa che gli provocò un brivido e un fruscio nello stomaco, come si tante farfalle che svolazzavano felicemente.

Quando Blaine rientrò in casa, prese il cellulare e vi trovò un messaggio di Sebastian.
Con uno sbuffo, lo aprì.
Sebastian:
Ei ciao Blainyyy, cred che non pssiamo più stare insieme mi dispiae.”
Blaine capì subito che il ragazzo era ubriaco, così lo chiamò, scosso nemmeno in piccola parte dal messaggio appena ricevuto, anzi, un po’ infastidito.
“Pronto?” una voce strozzata rispose al telefono, la musica sparata ad alto volume fece quasi insordire Blaine, che allontantò istintivamente il cellulare dall’orecchio.
“Che cazzo stai facendo? Non puoi bere in questo modo, Seb. Sai che l’ultima volta stavi per sbandare con la moto. Quindi adesso muovi il culo e esci da quel locale, adesso!” il tono autoritario di Blaine era dovuto al fatto che, per lo meno, voleva essere lasciato in condizioni norameli e sperava che Sebastian fosse abbastanza lucido da volerlo davvero.
“Mi diverto Blaine e voglio lasciarti, perché sì, lo voglio e basta, lasciami in pace, ciao.”
Blaine sapeva che questa non poteva considerarsi una chiamata sensata, e si sentiva davvero frustrato in quel momento.
Perché dannazione, voleva lasciarlo e sapeva che quella telefonata e il messaggio non volevano dire niente perché Sebastian era ubriaco ed il giorno dopo se ne sarebbe completamente dimenticato e avrebbe preteso che le cose fossero rimaste come prima, anzi, come sempre.
Fece un respiro profondo e gettò il cellulare sul letto, andò in cucina dove sparsi sul divano c’erano ancora gli scatoli di pizza con un po’ di salsa sparsa qua e là. Sorrise, pensando a Kurt e sorrise ancora di più quando gli tornò in mente il suo indugiare sulla sua guancia durante quel bacio.
Si fece una tisana e andò a dormire, ci mise un po’ per addormentarsi, il sorriso di Kurt ancora impresso nella sua testa gli fece compagnia tutta la notte.

*

Non appena Kurt si avvicinò alla porta di casa, sentì provenire dal suo interno delle risate a lui stra-note.
Pensò che Rachel dovesse ridere a causa di una delle battute di Brittany, magari ci stava parlando al telefono. Ma poi le sue congetture furono demolite dalla visione di un del ragazzo che giaceva sul divano accanto alla sua migliore amica, un ragazzo davvero... ingombrante?
Sembrava davvero molto alto e robusto, accanto a lui Rachel sembrava un piccolo cucciolo di panda scatenato che si dimenava da ogni parte.
Kurt si avvicinò per studiarlo meglio, ma Rachel lo anticipò: scattò dal divano e con un sorriso smagliante mise una mano dietro la spalla di Kurt e lo fece avvicinare per fare le presentazioni.
“Kurt! Alla buon’ora! Questo è finn.”
Kurt fulminò la ragazza con lo sguardo, poi allungò la mano e disse: “Io sono Kurt. Piacere di conoscerti.”
Il ragazzo si alzò dal divano e sì, era davvero altissimo, invece di prendere la mano di Kurt, lo abbracciò quasi asfissiandolo.
Quest’ultimo rimase sbalordito dalla forza di quell’abbraccio e sentì che in un qualche modo quello potesse essere il ragazzo giusto per Rachel.
Tutti i ragazzi che aveva avuto precedentemente erano stati dei veri e propri cafoni: uno a causa di una serie di sfortunati eventi era finito a buttarle uova in un parcheggio, un altro l’aveva tradita una decina di volte a sua insaputa (solo lei non se ne accorgeva, comunque) e l’ultimo era un ballerino. Gay.
Così, quando si staccarono, Finn prese a parlare.
“Rachel mi ha parlato tanto di te! Sei esattamente come ti aveva descritto, anzi, anche meglio!” esclamò felice, con un sorriso un po’ demenziale stampato sul volto, ma tanto, tanto dolce.
“Oh, io invece finalmente posso associare un nome alla causa del vibrare continuo del telefonodi Rachel” disse Kurt scherzoso.
“Allora Kurt, devi dirmi qualcosa?” chiese Rachel alzando un sopracciglio e portandosi le mani sui fianchi, con il suo solito fare teatrale.
Kurt alzò gli occhi e si sedette sul divano accanto a Finn, sbruffando.
“Oddio sono così felice che passiate del tempo insieme, non sai quanto, Kurt!” esclamò quella saltellando -letteralmente- sul posto.
Kurt prese un respiro profondo e poi si lasciò andare, non poteva fare altro e poi era così felice e voleva raccontare a qualcuno il pomeriggio passato insieme a Blaine.
“Okay, hai vinto. Dio Rachel è così bello. Abbiamo visto il tramonto insieme e abbiamo persino cantato insieme! Ha una voce splendida tra l’altro, ah, e l’ho invitato alla nostra festa, come mi avevi suggerito tu.” disse tutto d’un fiato e contemporaneamente sospirando con aria sognante.
Rachel saltò ancora di più di prima e si sedette sulle gambe di Finn, poi prese le mani di Kurt e le strinse forte.
“Sarà il giorno del ringraziamento più bello di tutti i tempi.” disse rivolgendo un sorriso a trentadue denti al suo migliore amico, poi baciò Finn sulle labbra e continuarono a chiacchierare finché Kurt non si ritirò nella sua stanza, felice come non mai e con in mente non il tramonto sensazionale visto poche ore prima, ma il tramonto negli occhi di Blaine.

*

Il giovedì arrivò più velocemente del previsto, Blaine aveva appena finito la lezione di chitarra quando sentì vibrare il cellulare in tasca, sorrise sapendo chi dovesse essere ed estrasse il telefono frettolosamente.
Durante quei giorni Kurt aveva iniziato a scrivergli più spesso, si erano incontrati un altro paio di volte per prendere un caffé insieme e anche per guardare insieme le stelle, avevano promesso di andare a guardare l’alba il giorno dopo del ringraziamento.
Kurt:
Stanno iniziando ad arrivare tutti e io sto già dando di matto.
Blaine sorrise ancora e dopo essere salito sull’autobus per tornare a casa rispose:
Arrivo tra poco, tieni duro.

Si fece una doccia e poi si preparò con tutta la calma e la cura del mondo, aveva anche chiamato Wes come faceva sempre, questo lo aiutò a scegliere i vestiti e poi se ne andò perché aveva fretta, lasciandolo da solo davanti allo specchio.
Pantaloni rossi aderenti, una cintura bianca, una camicia nera a maniche corte (dimenticandosi completamente che si moriva di freddo) e l’immancabile papillon rosso e a strisce bianche.
Mh, non c’è male, si disse mentalmente, anche se poi pensò a Kurt e a quanto fosse il doppio, il triplo più bello e meraviglioso di lui e a quanto stesse bene qualunque capo indossasse.
Attraversò il giardino di casa sua e si fermò a controllare la posta: aveva mandato a stampare la foto sua e di Kurt, finalmente era arrivata.
Decise di rientrare e posarla per il momento sul mobile del soggiorno, era ancora senza cornice e sperò di dargliela poi in un altro momento, magari più speciale.

Quando bussò alla porta di Kurt, verso le sei del pomeriggio, sentì da fuori delle voci ovattate e delle urla, probabilemente doveva esserci un numero maggiore di ragazze perché continuavano a strillare, una parlata era addirittura spagnola.
La porta si aprì e davanti a Blaine si presentò la figura di una ragazza bassa, con un sorrisone sul volto e degli occhi a cuoricino che continuavano a fissarlo: un mistro tra l’adorazione e la venerazione.
“Benvenuto, Blaine! Sei tu, vero? Kurt mi ha parlato così tanto di te che saprei riconoscerti tra mille persone! Prego, entra pure!”
Blaine arrossì e sorrise realizzando di essere stato l’argomento delle chiacchierate di Kurt con la sua amica e una volta attraversato l’uscio della porta non poté fare a meno di essere travolto da un insieme di odori tutti diversi l’uno dall’altro, dalle urla di alcune ragazze e dalla bellezza travolgente di Kurt che gli stava andando incontro.
Si può essere più perfetti di così?
Blaine non riusciva a staccarsi da Rachel che intanto lo aveva preso sottobraccio e lo stava guidando verso Kurt, così, dopo un’occhiataccia di quest’ultimo alla sua amica, riuiscì finalmente ad abbracciare Blaine ed a liberarsi dalla presa molto forte di Rachel, in contrasto con la sua altezza.
Digli che è bellissimo, avanti Blaine.
Kurt arrossì e Blaine giurò di aver visto una luce nei suoi occhi, la stessa luce di quando guardavano le stelle insieme.
“Anche tu, Anderson. Adesso vieni con me che ti presento questa banda di gente più malata di me.” disse con ancora un po’ di rossore sul volto.
Si spostarono dal corridoio ed arrivarono in salotto, il quale stava davvero diventando familiare per Blaine.
“La tua amica Rachel è una bella tipa” disse Blaine ridacchiando.
“E non hai ancora visto nulla, preparati al peggio.” disse Kurt indicando la massa di gente sparsa per il suo salotto e la cucina.
Un ragazzo con la sedia a rotelle si stava muovendo tra i fornelli e ad aiutarlo c’era una ragazza con dei tratti orientali che sembrava balbettare qualcosa, sul divano c’erano Rachel e un ragazzo molto, molto alto, forse il più alto che Blaine avesse visto e a versare un drink ad una ragazza bionda dai capelli corti era un ragazzo con un cresta molto particolare.
Come per confermare l’affermazione di Kurt, a loro si avvicinò un’ispanica che probabilmente era quella che aveva sentito Blaine dalla porta.
“Lady Hummel, ti fai un hobbit e neanche me lo dici?” chiese quella rivolgendosi a Kurt con un sorriso malizioso sul viso.
“Santana, ti sembra il modo migliore per presentarti ad una persona?” chiese Kurt non molto infastidito, come se ci fosse abituato.
“Tranquillo Kurt, io sono Blaine comunque.” intervenì il riccio, allungò la mano e Santana la strinse forte.
“Santana. Allora, vieni con me, hai molto da raccontarmi su come hai incotrato Miss culetto perfetto, non credi?"
Il pomeriggio passò talmente veloce che Blaine ebbe poco tempo per stare con Kurt, o almeno, per stare con Kurt da solo e senza che qualcuno si avvicinasse a lui e iniziasse a parlare.
Però gli piaceva, gli piaceva tutta l’attenzione che quei ragazzi gli rivolgevano; aveva fatto amicizia con tutti, in particolare con un ragazzo di nome Sam che sembrava divertirsi a fare le imitazioni. Kurt invece era sempre circondato da Rachel e Mercedes, una ragazza simpaticissima che gli aveva persino cantato una canzone a cappella sul momento ed era stata meravigliosa.

Erano quasi le nove e finalmente si misero a tavola per la cena, un enorme tacchino si presentava imponente su quel lungo tavolo.
“Ma è enorme!” disse Sam avvicinandosi e prendendo posto.
“L’abbiamo cucinato io e Finn” disse Rachel con aria soddisfatta. “Kurt mi dai una mano coi tovaglioli? Ne mancano due.”
Kurt finalmente si sedette a tavola e si mise accanto a Blaine, cosa che gli fece tanto piacere, dato che erano stati ‘lontani’ tutto il pomeriggio.
Tutti iniziarono a mangiare e chiacchierare, compresi Kurt e Blaine che una volta ogni tanto si scambiavano delle occhiatine intercettate immediatamente da Santana che strizzava loro l’occhio soddisfatta.
“Ti stai divertendo?” chiese Kurt tenendo in aria la forchetta con dell’insalata e rivolgendogli un dolcissimo sorriso.
“Tantissimo e lo devo solo a te.” rispose prontamente Blaine.
Kurt posò la mano sulla sua ed entrambi ricevettero una scossa, una di quelle che ti fanno capire che il guardarsi in quel modo vuol dire solo una cosa, lo sfiorarsi con le dita, il sorridersi, il cantare insieme, il bisogno di avvicinarsi sempre di più e il guardare le labbra dell’altro, nell’insieme volevano dire solamente una cosa.
La più semplice e complicata cosa che regola il mondo sin dalla notte dei tempi.
L’amore.
Il telefono di Blaine vibrò interrompendo quella sensazione che fluttuava nell’aria.
Scusandosi, il riccio si avviò verso l’esterno, per riuscire a sentire qualcosa.
“Pronto?”
“Salve, lei è Blaine Anderson?” chiese una voce femminile.
“Sì, sono io. Cosa succede?” chiese un po’ più preoccupato Blaine, anche se in realtà non aveva idea di cosa diamine potesse succedere di così importante nella sua vita.
“Chiamo dall’ospedale francese la Clinique de l’Essonne, il suo ragazzo, Sebastian Smythe è stato ricoverato di urgenza.” la voce sempre impassibile della donna dall’altra parte della cornetta rimbombava nelle orecchie di Blaine.
“Cerchi di rimanere calmo, non è grave. Il ragazzo si è svegliato, solamente che ha chiesto di lei e si pensa abbia un vuoto di memoria ed i suoi ricordi si sono fermati al suo ultimo anno di liceo a quanto abbiamo accertato. La invito a recarsi qui per risolvere la situazione.”
Blaine non ci stava davvero capendo niente, eppure era fuori e non c’era vento, poteva riuscire a capire benissimo, solo che non voleva.
Non lo voleva proprio.
Rabbia, paura, rimorsi, un mix perfetto per condurlo alla pazzia.
Riuscì a rimettere qualche idea al posto nella sua testa e rispose con qualche minuto di ritardo: “Sì, vengo subito, grazie.”
Chiuse la chiamata e rivolse uno sguardo perso al cielo, dove non molto visibili a causa delle forti luci, c’erano le stelle, quelle stelle che tanto amava guardare con Kurt, le stelle che amava ritrovare nei suoi occhi.
E si perse nel buio, e cadde nel pozzo assieme alle sue paure.


*

Kurt aveva visto Blaine scappare via dalla tavola, magari quella del cellulare era solo una scusa, dato che indugiava fuori.
Pensò che avesse esagerato, che non poteva prendergli la mano in quel modo e guardarlo in quel modo, forse aveva capito tutto e adesso era semplicemente tornato a casa perché non voleva più aver a che fare con un deficiente come lui.
O magari era ancora fuori.
Decise di tentare: si alzò dalla tavola e nessuno si rese conto della sua assenza, dato che erano tutti impegnati nel mangiare la quantità esorbitante di dolci preparati da Mercedes e da lui.
Arrivò in giardino e vide Blaine chiudere una chiamata e poi rivolgere lo sguardo verso l’alto.
Allora ha davvero parlato così tanto.
Si avvicinò e solo in quel momento si rese conto delle lacrime che bagnavano le sue ciglia lunghe e nere, dello sguardo perso e dei suoi occhi adesso di un colore scuro come il suo volto.
“Ehy Blaine. Che succede?” gli chiese asciugandogli qualche lacrima.
Questo continuava a singhiozzare e solo nel momento in cui lo sguardo di Kurt incontrò il suo, sembrò svegliarsi.
“S-scusa io... io devo andare.”
Si allontanò correndo e Kurt rimase a guardarlo, confuso e preoccupato, ma cosa più grave, con il presentimento che quella sarebbe stata l’ultima volta.

Angolo dell'autrice:
Hola people! So di essere in ritardissimo, ma non linciatemi vi prego ;_; ho da fare tante cose e tra queste il 99,9% lo occupano i compiti ç_ç
Stasera esce la 6x08 e non sto più nella pelle, dio mio ;;
Spero che il capitolo vi piaccia e ci tengo a ringraziare chi recensisce, chi ha messo la storia nelle seguite, e chi mi dà anche solo un parere su facebook, per me conta molto.
Lasciate una recensione se vi va, ditemene di tutti i colori, vi prego :'3

Un abbraccio.
 
  
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