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Autore: Bryluen    21/02/2015    3 recensioni
Piena estate, il sole brilla accarezzandovi la pelle, il mare vi invita a buttarvi tra le sue onde cristalline. Le sentite le risate di quella piccola comitiva? Due gemelli albini e due amiche del cuore stanno dando vita ad appassionate schermaglie d'amore. Provate a scorgere i fili invisibili che già si annodano e si sciolgono tra di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La cittadina sul mare ferveva di attività. Sul molo, poco lontano dalla spiaggia, una grande squadra di operai si dava rumorosamente da fare per montare un enorme palco, sormontato da fari e casse per il concerto più grande che si fosse mai visto da quelle parti. Anche nelle vie circostanti era tutto un prepararsi per la notte bianca. Le luminarie venivano montate, affiancate da altoparlanti e festoni. Malgrado mancassero ancora parecchi giorni alla festa, sorgevano perfino negozi ambulanti, pronti a far fare grandi affari ai clienti più fortunati.
Eppure, tra la sabbia bollente e le onde gelide, nessuno si accorgeva di quell' attività insolita. I bagnanti non facevano caso che a se stessi: le madri guardavano i figli piccoli lungo la riva, gli anziani leggevano vecchi romanzi e i più giovani amoreggiavano.
I gemelli Sparda scesero presto sul lido e non aspettarono molto prima di spogliarsi, rivelando i loro fisici perfetti a tutti gli adoranti sguardi femminili.
Federica si avvicinò subito a Dante, per far capire alle comitive di bikini striminziti che il pollo era già stato preso e adeguatamente cotto.
-Ciao, amore!- disse, buttandogli subito le braccia al collo e baciandolo senza ritegno.
Dante si staccò rosso in volto e molto allarmato. -E se ci vedono i tuoi?-
-Tranquillo, sono fuori con i genitori di Sveva.-
-Anche nostra madre è andata con loro- li informò Vergil, che non tentò nemmeno di salutare la ragazza, considerandola una stupida traditrice, quindi non degna di attenzione.
-Ah, quindi siamo solo noi quattro, fantastico!-
-Ma la quarta dove è?- chiese Dante.
-Cercavate me?-
Sveva fece capolino dalla fila di ombrelloni più indietro, sorridente come non mai.
-Tu devi assolutamente dirmi dove hai comprato quel costume!- Federica indicò con invidia l'attillato trikini nero, in cui si era fasciata l'amica. Una fila di perline colorate vivacizzava il decoltè, ondeggiando a ogni movimento. -E devi dirmi pure dove hai trovato il coraggio di mettertelo! Che è successo alla mia santarellina?-
-Secondo me sta tentando di fare colpo su qualcuno- suggerì Vergil, che aveva tentato di non osservarla per più di qualche secondo. Cosa maledettamente difficile.
-No, per niente. Ho già attratto troppe attenzioni indesiderate, ultimamente.- Sveva sorrise a Vergil, serafica. L'albino non mosse un muscolo, eppure qualcosa nel suo viso le suggeriva che si stava preparando alla guerra. Peggio per lui, era stato proprio lui a dare inizio alle ostilità, con un bacio.
-Qualche altro scocciatore?- chiese Dante, scattando verso l'amica, pronta a difenderla.
-Sì, non ne hai idea- ammise.
-Non mi hai detto niente!- la accusò Federica.
-Non ne ho avuto il tempo, è successo da poco.-
Vergil alzò un sopracciglio, chiedendosi dove volesse arrivare quella strega dai capelli biondi.
-Comunque non è che ci sia molto da dire, in realtà si potrebbe anche ignorare.-
-Non fare la stupida, parla!- La pregarono Dante e Federica.
Sveva si voltò distrattamente verso Vergil, lo guardava negli occhi ma parlava in modo assolutamente non curante, come se stesse discutendo di uno sconosciuto.
-Il peggior bacio della mia vita!- Con sua estrema soddisfazione la mascella di Vergil si contrasse, anche se il resto del viso sembrava una maschera di ghiaccio. Gli altri due amici schizzarono in avanti, pronti a sentire il resto della storia.
-Che ha fatto?-
-Mi ha intrappolata contro un muro.-
-Che bastardo!- esplose Dante, con un'improvvisa voglia di menare qualcuno.
-Sei piuttosto tranquilla, per una che è stata appena aggredita- osservò Vergil.
-Oh, non sono stata "aggredita", eravamo comunque in mezzo alla gente. E solo che lui è stato così...- Sveva fece attenzione a guardarlo dritto negli occhi, assicurandosi di essere ben interpretata. -basso, meschino e sgradevole.-
Federica stava scrutando l'amica, e iniziava a capire che qualcosa non andava nel verso giusto, ma preferì non fare commenti, aspettando che finisse il racconto.
-Certo mi fa un po'...pena- Sveva era sempre più convinta di stare giocando col fuoco, eppure quella sensazione la esaltava. -Evidentemente non aveva altro modo per dare un bacio a una ragazza.-
-Dimmi chi è e lo ammazzo.- disse Dante.
-Lo faresti con molto piacere, te l'assicuro.-
-Allora chi è?- insistette Federica, sempre più curiosa.
Sveva emise un mugolio infastidito -Non ha importanza, te l'ho detto. Un bacio da dimenticare,- cercò di non arrossire, comprendendo da sola i vari significati assunti da quella frase. Voleva sminuire le avences di Vergil, farlo sentire insignificante come si era sentita lei, eppure qualcosa nel suo cuore si ribellava, facendole capire che la realtà era ben diversa. Doveva dimenticare quel bacio perché, se ci avesse ripensato, avrebbe dovuto ammettere, almeno con se stessa, che stare tra le braccia di Vergil era stata la sensazione più inebriante che avesse mai provato. -Non ho più voglia di pensarci, anzi l'ho già rimosso.-
-Che prontezza!- esclamò Vergil, come se avesse appena ritrovato la parola. Le sopracciglia erano in alto, sopra gli occhi azzurri come se fosse sorpreso, ma la bocca era stretta in un sorriso amaro, contrariato.
-Se lo rivedessi voglio che me lo indichi, lo rimetto a posto io!-
-Grazie Dante, ma non c'è bisogno. Credo di averlo già rimesso al suo posto.-
Federica non aggiunse altro, pronta a chiudere la questione, ma non poteva fare a meno di notare gli sguardi che si scambiavano la sua migliore amica e Vergil. C'era una tensione sotterranea tra di loro, era qualcosa di quasi palpabile, un misto di attrazione e repulsione che minacciava di scoppiare da un momento all'altro. Conosceva Sveva da tantissimo tempo e sapeva quanto potesse essere dolce, eppure aveva scoperto anche altri lati del suo carattere, più celati, che si svelavano raramente. La biondina, arrivata al limite della pazienza, sapeva diventare sarcastica e crudele. Ma Vergil come avrebbe reagito?
-Andiamo a bere qualcosa? O magari ci prendiamo un gelato? Fa un caldo che mi sto per sciogliere!- Federica si affrettò a proporre un diversivo, prima che la situazione esplodesse.
-Mi sembra un'ottima idea! Vada per il gelato.- rispose Dante, felicemente ignaro di tutte le cupe sensazioni della fidanzata.
-E quando mai a te non va di mangiare! Muovetevi, voi due.-
-Uhm, non vorremmo essere di troppo...oggi siete più coppietta del solito,- ridacchiò Sveva, guardandoli.
-Cosa, noi?- Dante stava massaggiando un braccio a Federica, mentre lei era pigramente adagiata sul suo petto. Si tallonarono di colpo, come si fossero scottati.
-Non è mica una cosa brutta!- protestò Sveva.
-Non siamo una coppietta! Cioè lo siamo ma...-
Vergil si alzò, vestendosi alla svelta. -Possiamo evitare di riassumere il vostro status sentimentale e andare al bar?-
-Stranamente sono d'accordo con Mr so tutto io!- rispose Sveva, con tono lamentoso, mentre si alzava, si infilava una gonna corta sopra il costume e afferrava il portafogli e il cellulare.
-Biondina, ti stai dimenticando un pezzo!-
Sveva si girò verso Vergil, con un'espressione confusa.
Lui mosse le mani lungo il busto. -La maglietta!-
-Non l'ho dimenticata, non la metto.-
-Cioè?- E stavolta fu Dante a strabuzzare gli occhi, mentre Federica rideva.
-Il bar è a dieci passi da qui, non dobbiamo nemmeno uscire dal lido. Io ho il costume addosso ed è pure un trikini. Sono perfettamente coperta!-
-Diciamo che "coperta" non è proprio l'espressione che utilizzerei, ma dato che siamo in spiaggia non vedo perché dovremmo essere coperte!-Le diede man forte l'amica, che indossò un copricostume a rete, che non nascondeva niente, ma che le dava la possibilità di dire che aveva qualcosa addosso.
-E quella cos'è una rete per i pesci?-
-Ci manca solo la scenata di gelosia! Dante ma tu non avevi fame? -
-Sì, andiamo.- Ma tanto per chiarire la situazione, passò il braccio intorno alla vita di Federica e la strinse a sè. Quel segno di possesso avrebbe tenuto lontani gli altri maschi, mentre la ragazza era perfettamente rilassata e non perdeva occasione per prenderlo in giro.
I gemelli si offrirono di fare la fila e di ordinare da mangiare, mentre le due italiane rimasero comodamente sedute al tavolo.
-Il fidanzatino è geloso!- scherzò Sveva, dando una gomitata all'amica.
-Non ti ci mettere anche tu.-
-Ma dai che tra voi va benissimo: si vede lontano un miglio che siete felici. La seratina romantica come è andata?-
-Alla grande, abbiamo mangiato una pizza e poi abbiamo fatto una passeggiata. Ma non è tanto quello che facciamo, è più come mi fa sentire. Con lui è esattamente come dovrebbe essere: sono felice, rilassata, a mio agio e...ed è pazzesco quello che provo quando si avvicina a me e...-
-Salta i particolari osceni!-
-Non ci sono particolari osceni,- protestò Federica, poco convinta, soprattutto pensando alle numerose battute a luci rosse che si erano involontariamente fatti uscire.
-Secondo me ci sono. Ricordati che so come eri vestita! Che poi "vestita", tra virgolette...-
Federica le mollò uno spintone, ma Sveva riuscì a restare in equilibrio sulla sedia. Le frange piene di corallini, che sottolineavano la scollatura, vibrarono scontrandosi le une con le altre. -Parli tu, che oggi hai messo questo costume super sexy.-
-Ma quale super sexy? E' solo un po'...carino- Il viso di Sveva diventò porpora, mentre lei incrociava le braccia sulla scollatura, come per mostrare meno pelle. -Non eri tu a ripetermi che devo fare meno la santarellina?-
-E tu mi stai ancora ad ascoltare?-
Le due ragazze scoppiarono a ridere, ma il buonumore non tornò subito, perché Federica doveva ancora scoprire la verità. -A che gioco stai giocando con Vergil?-
Sveva fu colta dal panico. Una cosa era prendere in giro l'albino, tirando direttamente le stoccate, un'altra era confidare all'amica tutte le proprie insicurezze, dubbi e insensatezze. Per una volta non aveva voglia di parlare, per uno strano scherzo del destino fu proprio Vergil a toglierla dall'impiccio, tornando con le bibite.-
La sosta al bar fu breve, e il ristoro ancora minore, perché, una volta tornati in spiaggia, il caldo li assalì con più forza di prima.
-Allora, andiamo a fare il bagno?-
Dante fu il primo ad accogliere l'invito.
-Sei sicuro? Insomma, noi abbiamo solo bevuto un succo di frutta, tu hai mangiato.- Federica era preoccupata per lo stomaco di Dante, che però sembrava non condividere la sua ansia.
-Soltanto un gelato!-
-Un magnum cioccolato e doppio caramello! Ci metterai una vita a digerirlo.-
-A me sembra di aver ingerito solo briciole...Su, andiamo, mammina!-
Vergil fu l'unico a restare dov'era, dicendo di non avere ancora voglia di buttarsi.
Sveva fu contenta di vedere Vergil defilarsi. Era convinta di averlo almeno scalfito nell'orgoglio, ma tutta la sua convinzione crollò quando risalì sulla spiaggia, dopo un lungo bagno rilassante.
Sarebbe rimasta ancora in acqua, ma voleva lasciare un po' di intimità all'amica e al nuovo fidanzato. I due si comportavano come piccioncini innamorati, non se ne rendevano nemmeno conto ma, ogni tanto, scendevano i quei comportamenti quasi melensi che odiavano tanto. Lei non aveva alcuna voglia di farglielo notare, anzi, era fermamente convinta che un po' di romanticismo facesse bene a tutti.
Saltellava sulla spiaggia cercando di raggiungere in fretta il proprio lettino, quando si trovò di fronte a una rossa mezza nuda, con del filo interdentale al posto del bikini, avvinghiata a un tizio dal fisico statuario. Le davano le spalle, non poteva vederli in viso, e non ci fece più di tanto, ma, superandoli, si accorse che qualcosa non andava.
Lui aveva i capelli bianchi, ma era giovane.
Se Dante stava facendo il bagno con Federica, allora quello stritolato dalla rossa era...
Non avrebbe dovuto esserne ferita, ma qualcosa nel suo cuore si congelò all'istante. Sapeva benissimo quanto le ragazze adorassero Vergil e quanto lui sapesse essere un grande seduttore, in fondo lei non era che un'altra vittima...
La scena del loro bacio a Ravello le oscurò la visuale. Non aveva significato niente.
Cercò di ripeterselo mentre, finalmente arrivata al lettino, si spalmava la crema protettiva. Era solo un caso che ancora guardasse dalla parte dell'albino. Non lo stava spiando, non lo stava mentalmente menomando mentre vedeva il suo braccio stringere il fianco sottile di quella tizia dai capelli rosso fuoco. Però l'avrebbe fatto, sì quelle braccia gliele avrebbe veramente mozzate, stringevano troppo forte, sapevano incollare una donna al suo torace perfetto, farla aderire a punti a cui non aveva mai nemmeno pensato...
Si costrinse a voltarsi dall'altra parte, cercando freneticamente la bottiglietta d'acqua che si era portata in spiaggia, la salivazione si era improvvisamente azzerata.
-Vicino a certe persone si sente subito più caldo.-
Sveva non riuscì a non fare un salto. -Tu che ci fai qui?-
-Il mio ombrellone è qui vicino, lo sai benissimo.-
-Sì, intendevo come mai avessi mollato la tua Ariel...-
Vergil le sorrise, in quel suo modo irresistibile, eppure il sorriso non arrivava agli occhi, non era sincero -Si chiama Camille, e la stavo salutando, stava tornando a casa...-
-Torna a casa alle 10 e mezza? Ah, si deve essere accorta di aver dimenticato di vestirsi e stava tornando a casa a riprendere il costume.-
-Veramente aveva un bikini magnifico. E poi ha un corpo da opera d'arte-, precisò lui, con aria da rapace.
-Ti facevo un tipo più raffinato.-
-Sei invidiosa del suo corpo perfetto?-
-No, mi dispiace per te,Vergil. Pensavo che ti riservassi solo i diamanti, e invece stringi con tanto ardore una più falsa di un fondo di bottiglia.Sei passato dalla bellezza esclusiva al campione di prova, quello che toccano tutti...-
La biondina notò con somma soddisfazione il viso di Vergil tornare la solita maschera neutra, il sorriso gli era scomparso dalla faccia. Aveva colpito nel segno.
-Qui c'è poca varietà, mi accontento di quello che capita, anche se è scadente.-
Il modo in cui la guardò fu tutt'altro che lusinghiero, ma lei cercò di non badarci. Lo aveva fatto giocare in difesa e questo era già una soddisfazione.
-Vero, avevi messo gli occhi su Federica, e adesso? Ah, sì. Sta con tuo fratello.-
-Non è stato un mio errore, è lei che preferisce la brutta copia.-
-Pensavo che riuscissi a ottenere tutto ciò che volessi...-
-Non hai ancora visto niente.-
Il tono con cui lo disse la fece gelare. Soltanto Vergil sapeva essere ammaliatore e minaccioso allo stesso tempo. Soltanto per un momento lei capì di stare giocando col fuoco e di essere pericolosamente vicina a scottarsi.
-Che vuoi dire?- Sveva guardò verso il mare. Federica e Dante stavano ancora facendo il bagno, si rincorrevano tra le onde sollevando migliaia di schizzi scintillanti, sui loro volti si leggeva una felicità irrefrenabile, concessa a pochi e terribilmente preziosa. -Se hai in mente di danneggiare il rapporto tra tuo fratello e la mia amica, te lo dico subito, togliitelo dalla testa.-

Vergil si voltò verso di lei, lentamente, con un'espressione di stupore troppo evidente per essere sincera. -La gattina adesso si crede una tigre. Interessante.-
-Smettila di fare il cretino,- ringhiò lei, guardandolo di traverso, mentre si spalmava nervosamente la crema solare sulle braccia.
-Mostri gli artigli? Andiamo, sei più carina quando fai le fusa.-
Sveva strinse una delle assi del lettino per trattenersi dal lanciarli qualcosa in faccia. Era sempre stata una persona calma, praticamente serafica, ma Vergil aveva il dono di farle perdere anche l'ultimo, misero, briciolo di pazienza. Faceva uscire la parte più istintiva e selvaggia di lei, una parte che nemmeno sapeva di avere, che usciva fuori solo quando si sentiva minacciata. E lui con quelle sue frasi falsamente lusinghiere era un pericolo imminente, troppo vicino.
-Le "fusa" di certo non vengo a farle a te.- Rimase seduta ma si girò dall'altra parte, ma non guardare in viso il nemico fu il suo errore più grande. L'albino fu lesto ad alzarsi e superare la breve distanza che li separava. Afferrò la boccetta di crema protettiva e si sedette alle sue spalle.
-Ti sei già dimenticata dell'altra sera?- Le chiese con voce suadente, volutamente ammaliante.
-Che diavolo fai?- Lei tentò di alzarsi, ma Vergil fu più veloce e le cinse la vita con un braccio, tenendola ferma davanti a sè. L'altra mano le massaggiava la schiena, con gesti volutamente lenti, ma decisi, insinuanti.
-Stà ferma!-
Sveva avrebbe voluto fuggire lontano da lì, a mille miglia da quelle mani forti, da quei gesti perfetti che la stavano facendo sciogliere, o forse la stavano accendendo in un modo sconosciuto.Eppure era inchiodata lì, come sottomessa al potere di quel tocco caldo, di quella voce autoritaria. Come sotto incantesimo.
-Il peggior bacio della tua vita, eh?- sussurrò lui, perfettamente conscio del tremito che le attraversò la schiena, del battito accelerato di quel suo cuore arrendevole e impazzito.
Fu allora che Vergil la baciò di nuovo, ma sulla spalla, salendo verso il collo. Sembrò assaporare la sua pelle leggermente salata, poggiando appena le labbra su di lei.
Fu allora che Sveva chiuse gli occhi, sentendosi gelare fin dentro le ossa. Malgrado fosse al sole, su una spiaggia calda fino all'inverosimile, un brivido la scosse e fu come se il suo cuore perdesse un colpo, come se si fosse dimenticato di battere, proprio come lei, che rischiò di dimenticare se stessa tra le braccia di Vergil.
Ah, quel cuore traditore!
Se c'era una persona dalla quale non si doveva far conquistare era proprio l'albino. Lui le avrebbe spezzato il cuore fin troppo facilmente. Per lui sarebbe stata un'impresa talmente semplice da essere noiosa, non valeva nemmeno lo sforzo di pensarci. Allora perché si comportava così?  Perché si prendeva la briga di giocare con una ragazzina troppo romantica?
Perché stuzzicava quel cuore troppo fragile, che avrebbe spezzato con un solo tocco, una sola parola crudele?
-Non soffi più, gattina?-
La voce di Vergil la raggiunse da molto lontano, malgrado i loro visi fossero ancora a contatto. Lui la teneva ancora stretta, anche se la presa era meno ferrea, quasi rilassata, come se avesse capito che lei non avrebbe mai avuto la forza di scappare. Sveva si accorse, con orrore, di avergli preso la mano e di tenerla ancora nella propria.
L'unico punto a suo vantaggio era non vederlo in viso. Era seduto dietro di lei e lei non si sarebbe mai voltata. Sapeva perfettamente che avrebbe capito quanto fosse sconvolta, se l'avesse guardata negli occhi. Ma fino a che non si specchiava in quelle iridi di ghiaccio, fino a che non vedeva il sole giocare con i riflessi nivei dei suoi capelli, lei aveva ancora qualche speranza di mentire, a lui e forse a se stessa. Gli lasciò andare la mano e cercò di racimolare qualche frase sensata.
-Tutto qui ciò che sai fare?- chiese con voce tagliente, amara. - La mia schiena ti ringrazia per la protezione, ma ora potresti anche toglierti di dosso. Con questo caldo è insopportabile averti tanto vicino, non che di solito sia più piacevole.-
Lui sorrise. Non lo vedeva ma percepiva chiaramente il suo respiro trattenuto, immaginava le sue labbra sollevate di pochissimo.-
-Non fare l'altezzosa che non sei. L'aria da mangia uomini non ti si addice.-
-E che aria mi si addice? Aspetta non dirmelo: l'altra sera ero "tesoro", oggi sono una "gattina". Domani cosa sarò: "dolcezza"o "pasticcino"? Ti avverto: non ti conviene mangiarmi, ti finirei sullo stomaco!-
Sveva si alzò di scatto e lui non tentò di trattenerla. Voleva vederla in viso, voleva vedere quanto era brava a mascherare le proprie emozioni, se i suoi occhi mandassero i soliti lampi verde veleno o se quel rossore da educanda le imporporasse ancora le guance.
"I dolci scadenti finiscono sempre sullo stomaco", pensò. "Scadente": lei poteva esserlo?
La vide mordersi le labbra, senza capire quanto fosse seducente quel gesto. Vide i suoi occhi fissarsi nei suoi, per un lungo secondo, con una nuova rabbia, e poi fuggirne lo sguardo.
Avrebbe voluto colpirla, per farle capire che non poteva vincere giocando con lui. Avrebbe voluto sconfiggerla con una sola stoccata, rapida e letale.
Ferirla. Ma non gli uscì nemmeno una parola dalla bocca.
Per la prima volta non desiderò schiacciare il suo avversario, non desiderò eliminare la presunzione di potersi battere contro di lui.
La stava proteggendo...da lui stesso.
Impossibile.
Inconcepibile.
  
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