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Autore: Biohazard    22/02/2015    2 recensioni
Chichi e Bulma, stufe del comportamento dei rispettivi mariti, chiedono al Dragon Shenron di trasformare i due Sayan in comuni essere umani e di privarli dei loro poteri per un mese. Goku e Vegeta costretti ad una convivenza forzata, dovranno cavarsela da soli nella loro nuova e scomoda condizione.
SOSPESA
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Trallalallalà zono una bellizzima farfalla! (Cerca di dare spettacolo per non essere bastonata dai lettori). Beh, non aggiorno tipo dal 13/05/2012. Sono veramente una vergogna, ma purtroppo tra impegni lavorativi e problemi di altra natura, mi sono veramente trovata in difficoltà. In realtà il problema principale è che non sentivo più stimoli a livello creativo e anziché scrivere tanto per fare, con risultati scadenti non mi sembrava proprio il caso. Al momento mi sento di nuovo ispirata, non posso garantire aggiornamenti frequenti, ma per lo meno cercherò a termine la fic, dato che la trama è già fatta, si tratta solo di trascriverla in capitoli. Non so come sarà il mio stile dopo tanto tempo d’inattività, spero di non deludere tutti voi che avete letto il mio racconto. Buona lettura.
Disclaimer: I personaggi della fic appartengono ad Akira Toryama. Il racconto non ha scopo di lucro.
 
 
             
       Vegeta non sapeva né il perché né il come, ma aveva una gran voglia di far decollare l’enorme sedere della vecchiaccia che stava cercando di sedurre Kakaroth fino a Namecc.
“Ma come osa? Chi è lei?” strillò la donna “Questa è violazione della privacy!”
“No! Questa non è violazione delle privacy ma circonvenzione d’incapace!” disse Vegeta indicando l’altro Sayan che stava ronfando senza ritegno sul letto. Quell’imbecille di terza classe non si era neanche accorto di cosa stesse succedendo.
“Ma cosa sta dicendo?” domandò la donna sbigottita “Farà meglio ad andarsene se non vuole essere arrestato”.
La minaccia passò del tutto indifferente al principe dei Sayan, che si diresse con aria minacciosa verso il letto.
La faccia di rilassata e beata di quell’idiota lo fece irritare ancora di più e, senza alcun preavviso lo scaraventò giù dal letto con un tonfo.
“Che-che diavolo succede? Vegeta che ci fai qui?” domandò con sguardo vacuo tra uno sbadiglio e l'altro “Mi fa male la testa” e cadde supino sul pavimento di moquette scadente.
“Alzati per Dende!” Vegeta non aveva voglia di perdere altro del suo prezioso tempo in quel posto. Si abbassò verso Goku ancora dolorante e, senza tante cerimonie, si mise una delle sue braccia attorno alla spalla lo alzò con poco garbo.
“Ce ne andiamo!” sentenziò il principe dei Sayan.
“Non potete andarvene!” La signora Shikami non aveva intenzione di lasciarli andare, aveva sborsato un sacco di quattrini per quel ragazzo e non se lo sarebbe fatta portare via da uno scimmione con una pettinatura da carciofo. Poiché le minacce lasciavano indifferente l’antagonista forse doveva provare a ragionarci “Senti ho pagato profumatamente per la sua compagnia” spiegò, indicando Goku “quindi non puoi portarlo via. Non so se la tua sia solo una scenata di gelosia o cosa, ne ho viste a bizzeffe in quest’ambiente: gigolò che s’innamorano dei loro clienti e viceversa. Ma qui tutto ciò che conta sono i soldi, quindi il ragazzo resta qui.”
“Una scenata di gelosia cosa?” la sua voce aveva assunto un tono quasi metallico tanto era minacciosa, e la donna si rese conto, guardando quegli occhi di ghiaccio, che forse si era messa contro la persona sbaglia.
“A me non importa assolutamente nulla di questa palla al piede! Che sia chiaro e non osare dirlo ancora!” la ammonì “Se sono i soldi che vi interessano” aggiunse, rivolgendosi anche al signor Haruka che stava osservando la scena già da un po’ “potete mandare il conto alla Signora Bulma Brief della Capsule Corporation!” Detto ciò si fece indicare i camerini dove l’idiota aveva la sua roba e se ne andò, lasciando un silenzio sbigottito dietro si sé.
        


          Era stata una faticaccia arrivare a casa, una vera e propria faticaccia. Forse si trattava di un castigo divino o qualcosa di simile, perché Kakaroth non aveva smesso di blaterare cose stupide e senza senso durante tutto il tragitto, per non parlare di barzellette talmente idiote che solo lui poteva conoscere. La tentazione di abbandonarlo lungo la strada lo aveva attraversato più volte, ma poi una fastidiosa vocina di responsabilità lo aveva fatto desistere. Si era talmente scomodato per tirarlo fuori dai guai che se lo avesse lasciato lungo il ciglio di un marciapiede, la sua sarebbe stata solo un’intera perdita di tempo. E quindi, per principio, doveva riportarlo a casa.
Ma chi glielo aveva fatto fare poi? Lui non era certo la balia di Kakaroth. Le cose potevano andare peggio?
Evidentemente sì perché piccole gocce di pioggia conciarono a scendere dal cielo plumbeo. Sospirò rassegnato, e passo dopo passo, sorreggendo il peso di Goku, arrivarono faticosamente a casa.
In guardiola non c’era nessuno, i signori Kindly dovevano essere già a letto.
E non hanno tutti i torti, pensò il Sayan guardando l’orologio: erano già le ventitré passate.
“Vegeta, mi fa male la pancia” si lamentò Goku.
“Vedi di non vomitarmi addosso, o sarà l’ultima cosa che farai, mi sono spiegato? Questa giornata è già stata un vero e proprio schifo, ci manca solo la ciliegina sulla torta!”.
“Sei cattivo…” mugolò l’altro, indispettito come un bambino.
Il principe dei Sayan scosse la testa, doveva trovare la forza dentro di se per non tramortirlo all’istante con un pugno in faccia. Era chiaro che l’alcool l’aveva reso ancora più stupido di quanto già non fosse.
Entrarono in casa, Vegeta condusse Goku in camera, lo fece distendere e gli tolse le scarpe. Erano entrambi bagnati fradici e Vegeta rabbrividì nei suoi indumenti. Non senza un certo imbarazzo cominciò a svestire l’eterno rivale, che subiva il tutto con remissione. A ogni ordine di Vegeta, si limitava a eseguire senza battere ciglio. Una volta tolto maglione e camicia, li lanciò in un angolo della camera, prese dalla cassettiera una maglietta pulita.
“Forza, alza le braccia”
Obbediente Goku fece come gli era stato detto e in men che non si dica la maglia gli stava scivolando sul torace nudo.
Per fortuna che l’altro Sayan aveva ancora il cervello ottenebrato dall’alcool perché Vegeta si rese conto che a ogni contatto con la pelle nuda del rivale, il suo corpo gli lanciava delle maledette fitte al bassoventre.
Era arrivato il momento di togliere i pantaloni.
Maledizione! Imprecò tra se e se e con movimenti poco gentili fece alzare Goku e con tono minaccioso gli domandò “Ce la fai a finire di vestirti?”
L’altro annuì “Sì, credo di sì…”
“Bene!” concluse secco l’altro “Vado a farmi una doccia, sto congelando!” fece per abbandonare la stanza quando Goku lo fermò.
“Dopo torni?”
Vegeta, che aveva la mano appoggiata sullo stipite della porta, la contrasse così forte che se avesse avuto ancora la sua forza, probabilmente avrebbe frantumato anche la parete.
“Voi essere anche ninnato Kakaroth?” lo schernì l’uomo. Non riuscì a fare un passo che Goku lo bloccò di nuovo.
“Che altro vuoi?” domandò rabbiosamente.
“Vegeta…anche se non ho ancora ben capito cosa sia successo, volevo dirti solo grazie.”  E poi, con movimenti sconnessi cercò di togliersi la cintura dei pantaloni.
Un grazie sincero, senza pretese e ingenuo.
Vegeta andò in bagno, aprì l’acqua, e cominciò a svestirsi, rabbrividendo. Sentiva che il freddo gli si era insinuato nelle ossa. Starnutì sonoramente.
Stupido corpo terrestre.
L’acqua fumava, aprì il box doccia e lasciò che il getto bollente portasse via il freddo, la rabbia e la fatica della giornata.
S’insaponò svogliatamente, godendosi la sensazione di bruciore che gli pizzicava la pelle del corpo solcato dalle ferite di molteplici battaglie.
Chiuse gli occhi.
Volevo solo dirti grazie.
Si era sentito spogliato di ogni forza a quella semplice affermazione. Benché avesse lo sguardo ancora offuscato dall’alcool, Vegeta aveva chiaramente percepito la sincerità e la gratitudine di quella frase. Due sentimenti che non aveva mai sperimentato, neanche verso se stesso.
Eppure Kakaroth era sempre stato così, sempre gentile, sempre disponibile, sempre pronto a tendere una mano a tutti, capace di vedere il buono in ogni persona, persino in uno come lui.
Goku era stato il primo ad avere fiducia in lui, proprio sul pianeta Namecc. Lo aveva salvato, eppure il principe dei Sayan aveva continuato a disprezzarlo, a odiarlo e a cercare di farsi odiare. Voleva tenerlo a distanza, perché Kakaroth era il suo unico e vero avversario.
Per Vegeta la loro rivalità non era mai stata un gioco, ma quante volte aveva avuto paura di essere deriso da Goku. Solo durante lo scontro contro Majin Bu aveva capito: Kakaroth rispettava ogni avversario contro cui combatteva e lui non era diverso dagli altri contro cui si era scontrato. Ecco perché alla fine si era rassegnato, per Vegeta, Goku era tutto, era il fulcro della sua stessa esistenza, il motivo che lo spingeva ad allenarsi tutti i giorni, portando il suo fisico a superare i propri limiti, mentre per Goku, Vegeta era solo un avversario come tutti gli altri.
E questa consapevolezza lo aveva sempre dilaniato, portandolo ad allontanarsi da lui.
Quante volte aveva rifiutato i suoi inviti ad allenarsi insieme?
La sola idea che Kakaroth lo considerasse inferiore, incapace, che provasse pietà’ per lui era insostenibile. Per questo motivo aveva cercato di interrompere ogni rapporto con l’avversario.
Invece, beffa delle beffe, adesso vivevano insieme.
Chiuse il getto della doccia, si asciugò velocemente e indossò la prima tuta che gli capitò a portata di mano. Il fatto di continuare a rabbrividire non era un buon segno.
Andò in camera di Kakaroth e lo trovò addormentato di sbieco con i pantaloni bagnati, ancora arrotolati intorno alle caviglie.
Con le ultime forze si avvicinò al letto del rivale, gli alzò le gambe muscolose, sfilando quell’ammasso di cenci bagnati. Lo stese stizzito sul letto e gli lanciò addosso delle coperte.
A Vegeta girava la testa, aveva freddo, ma si sentiva accaldato allo stesso tempo.
Avrò preso una di quelle stupide malattie terrestri.
Rivoleva il corpo e i suoi poteri. Stava per avviarsi con passo malfermo verso la sua camera, quando si sentì afferrare per il polso e trascinare corpo un petto caldo e solido.
“Ehi decerebrato! Lasciami subito andare!” urlò Vegeta.
“Nonnino…”sussurrò Goku nel sonno, totalmente ignaro di ciò che stava facendo e stringendo più forte a se il rivale.
“Se avessi ancora i miei poteri, ti disintegrerei con un Big Bang Attack” sibilò il principe dei Sayan tra i denti. Purtroppo il suo era un desiderio irrealizzabile. Cercò in tutti i modi di togliersi di dosso quell’idiota, ma all’improvviso sembrava che il corpo dell’altro fosse diventato di piombo.
Era stanco, spossato e non si sentiva bene.
Nonostante tutto, il suo orgoglio non poteva permettere quella situazione, se non fosse che un dolce torpore aveva cominciato a impadronirsi di lui e il contatto con quel corpo caldo era incredibilmente allettante. Continuò a cercare di divincolarsi, maledicendo l’idiota e pensando che lo avrebbe torturato nel peggiore dei modi l’indomani mattina, finché non scivolò nell’oblio.
  
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