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Autore: misslittlesun95    23/02/2015    1 recensioni
Claudia Petrolini ha trentun anni ed è già madre, moglie, medico, deputata ed ex ministro.
Questo perché dieci anni prima ha trovato la forza e il coraggio di iscriversi al partito Comunista e abbandonare tutta la sua vita, passata in un quartiere degradato e malfamato di Roma, per inseguire i suoi sogni.
Adesso però il suo passato è tornato, a tre settimane dalle elezioni, con le sembianze di un uomo buttatosi dall'alto di un palazzo in costruzione
quell'uomo è Oscar, amico di Claudia per un periodo che parve eterno fino al giorno della sua scelta.
Catapultata d'improvviso nel mondo reale si scopre fragile e, soprattutto, fisicamente debilitata, malata, non più il forte personaggio pubblico da tutti conosciuto ma una semplice donna.
Abbandona la politica e tenta di salvarsi e guarire, di riprendersi pezzi di vita che temeva di aver perso.
Cercando la forza di essere se stessa nelle parole che le disse Oscar durante il loro ultimo incontro: "Ricordati di guardare il tramonto. [...] Te guardalo, sempre, così magari ti ricorderai di me e di questi anni che ti apparterranno fino alla fine della tua vita."
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo VII


La mattina del sabato, il penultimo sabato di Maggio, a quindici giorni esatti dalle elezioni, Guido aveva fatto quello che faceva tutti i fine settimana quando era certo che entrambi i genitori fossero a casa.
Si era svegliato presto, felice di non dover andare all'asilo, era sceso dal lettino ed era corso nella camera dei genitori noncurante del freddo che provava zampettando a piedi scalzi per il corridoio di marmo.
Claudia e Davide avevano a lungo cercato di far capire al figlio che loro, sempre stanchi dopo una settimana di lavoro, avrebbero preferito riposare fino a tardi, ma alla fine si erano arresi all'iperattività del bambino, iperattività che fortunatamente si limitava allo svegliarsi presto nei giorni di vacanza e disturbare, per modo di dire, i genitori.
Saltò sul lettone e il padre lo prese al volo, si era svegliando sentendolo arrivare, iniziando a fargli il solletico facendolo ridere per dieci minuti buoni.
A quel punto si accorsero che la donna ancora dormiva, e così il bambino, su suggerimento del padre, cominciò a riempirla di baci per svegliarla, cosa che faceva spesso.
Claudia aprì gli occhi dopo diversi minuti, ma non capì subito quello che stava accadendo e si limitò a mugugnare un “ho freddo”con una voce così bassa da spaventare il marito.
Davide, allora, prese Guido spostandolo dalla parte opposta del letto e si avvicinò alla moglie.
Le accarezzò dolcemente i capelli e il volto, scoprendole molto calda la fronte.
- Amore?- Provò a chiamarla.
- Mh?-
- Ti senti bene?-
- Ho freddo...- Ripeté lei.
. Sì, probabilmente hai un po' di febbre, ti prendo il termometro e la Tachipirina.-
- E una coperta...- Sibilò lei.
L'uomo le diede un ultimo bacio sulla fronte e portò il bambino a fare colazione.
- Guido ascoltami,- gli disse mentre gli preparava il latte. - la mamma non sta tanto bene, quindi oggi fai poca confusione così si riposa.-
- Okkey.- Rispose il bambino. - Ma oggi viene il nonno Oreste a pranzo?-
Davide ci pensò un attimo. Era vero, quel giorno si erano organizzati affinché il suocero mangiasse con loro, ma se Claudia non stava bene le cose cambiavano.
Il magistrato tornò da lei portandole la medicina, il termometro e la coperta che tanto aveva richiesto.
La donna, nel frattempo, si era svegliata meglio e messo seduta, stando sempre però nel letto.
Per prima cosa prese velocemente la coperta, poi si misurò la temperatura.
- Trentotto e due.- Sospirò il marito. - Almeno non è alta come la scorsa volta. Bevi.- Le ordinò passandole il bicchiere.
Claudia eseguì e sorrise. Non si sentiva neanche troppo male, se non era proprio altissima aveva sempre sopportato abbastanza bene la febbre.
- Poco fa, mentre eravamo a fare colazione, Guido mi ha ricordato che oggi doveva venire a pranzo tuo padre. Che faccio? Lo chiamo e gli dico di non venire?-
- No, non voglio che si preoccupi. Non dirgli nulla, quando arriva vediamo come sto; se va avanti così riesco anche a venire a mangiare, magari dopo prendo un'altra Tachipirina.-
- Sì, ma adesso stai tranquilla e riposati. Tanto avevamo deciso che oggi cucinavo io, no?- Aveva riso l'uomo.
La coccolò ancora un poco e poi andò in cucina.
La mattinata passò in fretta; Claudia dormì a lungo, e questo la aiutò a ristabilirsi un minimo, mentre il marito, dopo aver aiutato il piccolo Guido a lavarsi e vestirsi, si era messo con il figlio a cucinare, riuscendo a distrarlo e impegnarlo fino al mezzogiorno.
A quell'ora la donna si risvegliò sentendosi meglio, anche la febbre era leggermente scesa e, dopo aver preso nuovamente la medicina, si andò a preparare per il pranzo.
Verso l'una arrivò il signor Oreste, e ci mise poco, guardandola in faccia, a capire che la figlia non fosse in forma.
- Sì papà,- ammise Claudia. - Mi sono svegliata con un po' di febbre.-
- Di nuovo bambina mia? Ma l'hai sentito il medico?-
La donna sorrise. - Sono un medico, papà, stai tranquillo. Lo sai bene che questa è stata una settimana pesante, il mio sistema immunitario ne avrà risentito. E poi se mi scende con la Tachipirina vuol dire che non è nulla di grave.-
L'uomo lasciò perdere e si concentrò sul nipotino che gli stava raccontando di aver cucinato per tutta la mattinata.
Si misero a tavola come gli altri giorni, anche se Claudia si sentiva quasi spaesata, come se qualcosa dentro di lei, ancora scosso dal dolore, avesse trovato un'altra spiegazione a quel nuovo malore.
- Mamma ti piace?- Le chiese il bambino alla fine del pasto.
- È tutto buonissimo, amore mio, quasi quasi adesso la sera io mi riposo e tu cucini.- Rise la madre.
- No, io gioco e tu cucini.- Fu la risposa di Guido, e Claudia si mise a fargli il solletico, voglio che erano seduti vicini e riusciva a sfrugugliargli il pancino.
Dopo aver mangiato il piccolo si era messo a dormire nel lettone dei genitori, mentre i tre adulti erano rimasti, come di consueto, seduti in cucina a chiacchierare.
Claudia aveva raccontato del funerale di Oscar, pur però omettendo i suoi sentimenti, e anche Davide e il signo Oreste erano rimasti abbastanza basiti dal fatto che l'uomo non si fosse realizzato in alcun modo, ma alla fine conclusero la discussione con le parole tipiche che si utilizzavano in quelle circostanze.
In fine l'anziano se ne era andato e Claudia si era rimessa a letto accanto a suo figlio.
Il pomeriggio era passato in fretta mentre lei e il piccolo si riposavano e Davide finiva alcuni affari di lavoro, e in serata la famiglia, dopo cena, si era messa tranquilla sul divano a guardare un film, lasciando passare felicemente le ultime ore del sabato.
Il giorno seguente la donna stava bene e così, non andando a pranzo dal padre, lei, il marito e il figlio si erano concessi un giro per Roma.
Quando nel pomeriggio erano tornati a casa Guido era andato subito nella sua cameretta, così la madre ne aveva approfittato per informare il marito di una decisione che aveva preso appena ventiquattrore prima mentre riposava.
- Davide dobbiamo parlare.- Disse sedendosi su una delle due poltrone del salotto mentre l'altro stava sul divano a leggere.
- È successo qualcosa?- Le chiese allarmato.
Non l'aveva mai sentita una frase simile, da lei, e non riusciva a capire cosa volesse dire.
Il suo tono, poi, era così grave che gli avrebbe messo ansia anche se Claudia gli avesse semplicemente detto “ti amo”.
- No, nulla di che, ma... è stata una settimana pesante, manca poco alle elezioni e io sento il bisogno di staccare almeno un minimo. Voglio andare qualche giorno a Ostia, nella casa al mare della mia famiglia, e voglio farlo da sola.-
Dopo aver parlato, la donna, cercando inutilmente di non farsi vedere dal marito, fu costretta a respirare profondamente cercando di soffocare il fuoco che pareva bruciarle in petto.
Non stava bene, non più, e poco per volta se ne stava accorgendo davvero, ma era ancora troppo presa dalla sua vita per voler passare dalla semplice consapevolezza al fare concretamente qualcosa.
L'uomo, fortunatamente, notò ma non si accorse realmente di quello che era appena successo alla moglie, scosso com'era da ciò che aveva sentito.
- Non lo so, Claudia. Cioè, io non posso impedirti di andare, ma è la stessa discussione che abbiamo avuto la scorsa domenica, sei appena stata male.-
In quel momento strani pensieri riempirono la mente dei due coniugi; Davide ripensò alle sue ultime parole e si rese conto che era stranissimo quel continuo ammalarsi della sua amata, lei che aveva sempre goduto di una salute di ferro, mentre Claudia, per un attimo, ebbe il desiderio di rispondere che s¡, stava male, e stava male anche quando non aveva la febbre.
Distolsero lo sguardo l'uno dall'altra.
Poi lei, con la capacità decisionale che la contraddistingueva, prese la parola e tranquillizzò il marito.
- Non finirò mai di ripetermi, con te e con mio padre, ma pazienza. Non ho avuto altro che un calo immunitario dovuto allo stress, è stato un periodo difficile.
L'ultima settimana, poi, è stata tremenda, ma sto bene.- Disse accorgendosi, per la prima volta in modo totalmente consapevole, di star mentendo soprattutto a se stessa. - Ho solo bisogno di stare qualche giorno in tranquillità e solitudine.-
L'uomo sospirò e si convinse che lei stesse dicendo la verità, ma ancora non era del tutto favorevole a quella sua nuova improvvisa partenza.

- E Guido? Gli avevi detto che non ti saresti più mossa da Roma per un po', e lui non sa di Oscar e tutto il resto. Come pensi di fare?-
- Cercherò di fargli capire cosa mi sta succedendo, è un bambino intelligente.-
- Pensi di parlarci ora?-
Claudia annuì.
Rimasero in silenzio nuovamente, poi la donna lasciò la cucina e andò dal figlio.
Il piccolo Guido era un bambino tranquillo, a volte anche troppo, e forse una delle causa era proprio la continua assenza della madre.
Anche quella sera, come spesso accadeva, era seduto alla piccola scrivania della sua cameretta a disegnare.
Lei si andò a sedere su un'altra sediolina e si mise a guardare il bambino giocare.
- Amore puoi ascoltarmi un minuto?-
Lui interruppe il disegno e rimise il tappo al pennarello che stava utilizzando.
- La mamma deve di nuovo partire, mi dispiace.- Disse abbassando la testa e prendendo tra le sue le manine del figlio.
- Lo sapevo, era strano vederti due giorni all'asilo, di solito non vieni mai.-
Claudia si sentì ferita dalle parole e dagli sguardi di Guido, ma non poteva dargli torto.
Sapeva che lui soffriva per quel suo continuo andare e venire, e vederlo così le faceva male.
A volte si domandava se per caso non avesse sbagliato tutto, forse una volta messo al mondo il bambino avrebbe dovuto lasciar perdere la passione politica, continuare sulla carriera medica e dedicare la sua vita a fare la madre.
- Tanto non sono arrabbiato, lo so che è il tuo lavoro, ma sono triste.-
La donna si alzò e andò vicino a lui.
Non era vero, quella volta non andava via per lavoro, e non se la sentiva neanche di dirgli che sarebbe stata la sua ultima partenza, perché sentiva che qualcosa dentro di lei minacciava di non poterle far mantenere quella promessa, così si limitò ad abbracciarlo.
- Almeno quando sei a Roma sei sempre con me.- Osservò intelligentemente il bambino. - Era peggio se a casa c'eri sempre ma non stavamo mai insieme.-
Claudia sorrise e diede un bacino al figlio, poi insieme tornarono in cucina e prepararono la cena.
Il resto della serata passò esattamente come la domenica precedente, il magistrato lavò i piatti e sistemò la cucina mentre la deputata mise a letto il piccolo e fece la valigia.
A differenza di una settimana prima, però, non litigarono, ma anzi, stando attenti al figlio che dormiva nell'altra stanza, si presero del tempo per loro, addormentandosi poi abbracciati senza pensare al caldo che stava diventando soffocante.
Il lunedì padre e figlio uscirono di casa dopo aver dato un bacio alla donna che si stava svegliando, salutandola così per non sapevano neanche quanto.
Claudia si alzò dopo qualche minuto, si fece una doccia e si preparò qualcosa per la colazione.
Prima di parlare con Davide il sabato, dopo pranzo, aveva detto al padre che sarebbe andata via, e per quanto preoccupato l'uomo aveva acconsentito a lasciarla partire.
In fondo non considerava quella casa solo sua, più volte l'aveva prestata ai figli e alle loro famiglie, tanto che forse Claudia non avrebbe dovuto neanche chiedergli il permesso, ma il signor Oreste non riusciva a fare a meno di chiedersi cosa stesse accadendo alla sua bambina, sapeva che non era solo la storia di Oscar a renderla così strana, visto soprattutto che erano settimane che non la vedeva in forma.
Quella mattina, dopo aver mangiato qualcosa, la donna aveva telefonato al padre per salutarlo e tranquillizzare anche lui.
Non era una sciocca, sapeva benissimo di come fosse preoccupato per lei e per la sua salute, ma in quel momento, da quando aveva iniziato anche lei a porsi delle domande sulle sue condizioni, non aveva bisogno di persone che, seppur in buona fede, le potevano alimentare dubbi e paure.
Chiusa la chiamata era tornata nella sua camera a vestirsi.
Si era passata una mano su quel bozzo a cui per giorni aveva finto di non pensare, poi si era sfiorata la schiena e il fianco che spesso le aveva fatto male in quelle settimane e, in fine, aveva provato a respirare a fondo sentendo ancora un forte bruciore al petto.
Era tutto così assurdo.
Buttò uno sguardo verso il letto; la parte che occupava lei era come sempre più scura, segno che anche quella notte il suo corpo aveva riempito d'acqua tutto intorno a sé.
Quelle sudate notturne non si erano interrotte, e le pareva strano che Davide non si fosse accorto di nulla.
Forse, conoscendola, aveva evitato di farglielo presente, e tanto meglio così.
Cambiò la biancheria ancora una volta, rifece il letto e sistemò la stanza.
Fece lo stesso nella cameretta di Guido, poi smise di temporeggiare, chiuse tutto, prese la valigia e scese in strada per raggiungere la macchina e partire.
Sperò che nessuno si potesse accorgere della sua assenza a lavoro, ma anche se fosse accaduto non le interessava, aveva altro per la testa.
Persa nel traffico di Roma e dintorni ci mise parecchio ad arrivare ad Ostia, e ancora di più a giungere alla piccola casa della sua famiglia, sita leggermente fuori il centro cittadino, proprio sul lungomare.
Un tempo, non ne aveva la certezza ma lo immaginava senza troppe difficoltà, doveva essere stata un'abitazione abusiva salvata da qualche condono edilizio, la sua vicinanza alla spiaggia era sospetta, ma doveva essere accaduto tutto molto prima della sua nascita.
L'odore di chiuso e polvere rischiarono di soffocarla, quando entrò, e aprì velocemente tutte le finestre possibili in modo da far cambiare l'aria.
Il colore predominante della casa era l'azzurro, in certi punti il blu, ed era stata una decisione presa da Claudia quando era adolescente.
Non solo le pareti, ma tutto virava su quella tonalità; le tende, le lenzuola, le stoviglie della cucina.
Era una casetta molto luminosa, su due piani, con due bagni e due camere da letto, ma non era poi così grande.
Disfatti i bagagli si era messa per qualche minuto sulla veranda che dava sulla spiaggia, la parte dell'abitazione che preferiva fin da quando era bambina.
Aveva molti ricordi legati a quel posto, alcuni anche legati a sua madre, la donna che l'aveva messa al mondo e lasciata pochissimi anni dopo.
Da ragazzina aveva a lungo sperato che tornasse, e quando aveva capito che ciò non sarebbe mai accaduto aveva detestato quella persona, convinta che non avesse avuto nessun diritto di prendere e andarsene in quel modo. Soltanto dopo la nascita di Guido aveva iniziato a provare indifferenza per quella che sarebbe dovuta essere sua madre. Con suo figlio tra le braccia si sentiva una donna felice, realizzata, poco interessata a chi aveva rinunciato a quella gioia per i soldi, il prestigio sociale e chissà cos'altro.
Immersa nei ricordi, cullata dal rumore del mare e disturbata da quello delle rare macchine che passavano, Claudia fece caso all'orologio solo quando era passata da un pezzo l'una e mezza, e senza troppa fretta riprese la macchina e si avviò a un vicino ristorante di pesce che frequentava da molti anni.
Il proprietario era amico di suo padre fin da quando i due erano ragazzi e il suo unico figlio, poco più grande di lei e Gianluca, era stato loro compagno di giochi quando erano bambini.
Ora anche lui lavorava al ristorante, e quando vide Claudia entrare rimase non poco stupito.
Conoscendola bene immaginava come volesse stare sola e in pace, così la fece accomodare in un tavolo abbastanza appartato rispetto agli altri, anche se il locale non era poi così pieno, e le disse che, non era troppo di fretta, poteva poi fermarsi a fare quattro chiacchiere.

Infatti, dopo un
ottimo pranzo, il pesce del ristorante di Roberto, questo il nome dell'amico di gioventù di suo padre, era tra i migliori di Roma e provincia, si ritrovò al tavolo a parlare con lui e il figlio, Andrea.
- Non era buono? Di solito mangi molto di più quando sei qui.- Aveva commentato il più anziano dei due uomini.
- No, no, era ottimo come al solito, ma è un periodo che non ho molta fame.-
- Si nota, sei più magra di come ti ricordavo.- Aveva osservato l'altro.
Claudia non aveva più risposto. Quella frase avrebbe di certo fatto piacere a qualsiasi altra donna, ma non a lei, non in quel periodo.
Roberto aveva cambiato allora argomento, accennando al fatto di Oscar.
Tanti anni prima anche lui, ogni tanto, era andato al mare con l'amica, e così anche padre e figlio lo avevano ben conosciuto.
- Sì, è stato un fatto imprevisto e assurdo. Ero fuori Roma, figurati, e l'ho sentito dalla televisione.
Venerdì sono andata al funerale ma mi sono comportata come se fossi un fantasma, non ho neanche avuto il coraggio di fare le condoglianze alla famiglia.-
- Capisco. Sì, anche io quando ho sentito e capito che era lui sono rimasto molto colpito. Non lo sentivo da anni, non eravamo neanche poi così amici, ma in ogni caso si rimane scossi da eventi del genere.-
- A chi lo dici.- Sospirò la donna.
- È per questo che sei qui tutta sola?- Le domandò Roberto che sapeva come lei non fosse il tipo da abbandonare la famiglia, neanche temporaneamente, senza motivazione.
- Sì, avevo bisogno di stare un poco tranquilla per qualche giorno.-
- Quindi ti vedremo spesso questa settimana?- Domandò Andrea, e Claudia sorrise. - Sì, probabilmente sì.-
Rimasero ancora a chiacchierare a lungo. Roberto e il figlio non erano mai stati troppo interessati alla politica, ma da quando Claudia era parte integrante di quel sistema la situazione era cambiata e ascoltavano sempre con piacere quello che lei aveva da dire o raccontare.
Andrea era sposato con Sonia, una professoressa di lettere alle scuole medie, e padre di due ragazzini, entrambi maschi, che frequentavano l'istituto dove quella insegnava, ragione per cui dopo la scuola andavano a pranzo con la madre a casa e non passavano quasi mai dal ristorante.
- Uno di questi giorni, se non c'è troppo lavoro qui, Andrea può anche lasciarmi solo e tu potresti mangiare da loro, così saluti anche Sonia e i ragazzi.- Aveva proposto il proprietario.
- Perché no? Magari mercoledì che il locale è chiuso.- Aveva risposto il figlio con voce più bassa.
Quel mercoledì, infatti, sarebbe stato l'anniversario della morte di Angela, sua madre e moglie di Roberto.
- Già, allora vengo anche io, almeno mi distraggo un po'. Dodici anni, sono già passati dodici anni da quando mi ha lasciato l'amore mio, dodici anni... maledetto linfoma.-
Dopo quelle parole Roberto si asciugò le lacrime di cui i suoi occhi si stavano riempendo, mentre Claudia provò qualcosa di strano nel sentire il nome del male che aveva ucciso la donna.
Non che non lo sapesse, l'aveva conosciuta quando stava bene, quando si era ammalata ed era naturalmente anche andata, assieme a suo padre, Gianluca e anche Oscar, al suo funerale, ma quel giorno sentendo il nome “linfoma” aveva provato la strana sensazione della prima notte a Torino, come se dentro di lei si fosse mosso qualcosa.
Rimasero un poco in silenzio e poi Claudia li salutò, si era ormai fatto pomeriggio inoltrato e prima di tornare alla casetta sulla spiaggia voleva passare a comprare qualcosa al supermercato.
Si ostinò a pagare e alla fine l'ebbe vinta, promettendo però in cambio che la sera successiva avrebbe cenato di nuovo lì e sarebbe stata loro ospite.
Non impiegò molto a fare la spesa, e quando tornò a casa, dopo averla sistemata, telefonò al marito.
Le faceva sempre bene sentire la sua voce, come del resto accadeva con quella di Guido o di suo padre, e anche se era partita così all'improvviso non aveva tolto neanche un momento il pensiero a loro.
Spenta la chiamata si riposò di nuovo sulla verandina e poi decise di fare quattro passi sulla spiaggia.
Le piaceva camminare a piedi scalzi nell'acqua fresca con le cuffie del lettore musicale nelle orecchie, soprattutto quando, come in quel momento, era completamente sola lungo tutta la banchina.
Quando il cielo iniziò a rosseggiare e il sole si fece più basso trovò uno scoglio e si sedette a guardare verso l'orizzonte.
Sentiva il rumore del mare, dei gabbiani e delle onde che si infrangevano sulla scogliera facendo sì che di continuo le arrivassero addosso schizzi d'acqua e schiuma.
Ma soprattutto guardava il tramonto.
Si sentiva invasa dal una profonda tristezza, e ancora più che nei giorni precedenti cercava in ogni modo a scacciare il suo dolore, quella sera affidandolo al mare.
Provò a ripensare a tutti i ricordi felici che aveva del suo migliore amico, e le venne da sorridere nel realizzare che ricordava con precisione anche la sua voce.
Chiuse gli occhi e lo immaginò al suo fianco, per avere almeno l'illusione di potergli chiedere scusa per quei dieci anni in cui si era totalmente allontanata da lui.
Quando li riaprì e riprese contatto con la realtà si sentì leggera, come se avesse la certezza che, in fondo, lui l'aveva perdonata, e, soprattutto, la certezza che non l'avrebbe mai abbandonata.
Non c'era bisogno di credere in un Paradiso o in un Dio per sapere che certi legami sarebbero stati sempre più forti della lontananza e della morte.
Tornò a casa che iniziava a fare buio, cenò ascoltando la radio e chiamò ancora una volta i suoi cari per dare la buonanotte a quel figlio che tanto amava.
Fu dopo cena che prese il coraggio a due mani, e lo fece seduta sul divano.
Tremava, forse più nell'anima che nel corpo, ma cercò di tranquillizzarsi mentre digitava sulla tastiera touch del suo smartphone il numero di telefono di Francesco Riganese, un suo carissimo amico medico.
Non si sentivano da un po', ma fu una telefonata rapida e difficile.
Claudia aveva deciso di smettere di mentire a se stessa.
Era malata, e l'appuntamento con la verità era per le nove della mattina seguente.



;Sunny's space.


Dunque, alla fine il dramma di Oscar ha portato Claudia a prendere coscienza delle sue condizioni, ma cosa ha di preciso? Cosa comporterà questo accettare la sua vita e, soprattutto, è arrivata ancora in tempo o
la visita medica decreterà un destino più crudele?

Alla fine ho deciso di aggiornare anche se la storia è "poco" seguita :) Scrivo soprattutto per me, ma se mi metto in gioco devo farlo in toto, dunque, con buone probabilità visto che sto finendo di scrivere il quindicesimo capitolo, potrò aggiornare una volta a settimana, e pazienza se i numerini di visite e recensioni non cresceranno in modo esponenziale come quelle di altre storie, vorrà dire che la mia strada non è la letteratura :).
Ringrazio tutti i lettori silenziosi e i recensori, tutti quelli che credono in me e le persone che leggono anche solo per caso.
Alla prossima settimana :)



   
 
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