30.
La ragione per lottare
Vedendo la porta
aprirsi, Eric si mise faticosamente a sedere sul quel fastidioso lettino
d’ospedale, stringendo i denti e trattenendo un lamento di dolore quando sentì
i punti della ferita tirare.
Non poteva credere a
ciò che era successo e a come era finito lì, depositato da solo al centro in
quella stanza asettica, come uno qualunque dei tanti feriti.
Ma non appena
riconobbe nella ragazza appena entrata Aria, sentì la gola improvvisamente
secca e una mano si tese automaticamente verso di lei.
-Piccola?- Esclamò
in confusione, guardandola ad occhi sbarrati.
Era così bella che
non riusciva a pensare ad altro, aveva le labbra rosse, la pelle chiara, e i
capelli neri che le incorniciavano il viso scendendo su di una spalla avvolti
in una traccia. Tuttavia c’era qualcosa che stonava terribilmente in quel
quadro paradisiaco, perché la sua espressione e il suo sguardo sembravano
quelli di un’ estranea, non la rispecchiavano assolutamente.
Sembrava sconvolta e
fragile come mai prima di quel momento.
L’aveva creduta al
sicuro al centro di controllo, con sua sorella e gli altri Eruditi, c’erano
anche delle loro guardie Intrepide, e niente avrebbe dovuto compromettere la
sua incolumità.
E invece le cose
erano andate diversamente.
Quando Jeanine gli
aveva comunicato di aver dato ordine a quella ragazzina di nome Amber di
rientrare al quartier generale degli Eruditi, facendosi scortare da sua sorella
Aria, aveva tirato un sospiro di sollievo.
Le strade non erano
più sicure al momento ma, quando le due erano partite, il viaggio in treno
verso gli Eruditi rappresentava l’unico mezzo per arrivare al sicuro.
Sapere che Aria
stava arrivando da lui lo aveva sicuramente tranquillizzato, ma mai si sarebbe
illuso di poterla rivedere tanto presto.
Eppure, nonostante
la sua totale assenza di espressività, Eric capì che c’era qualcosa che stava
turbando la sua piccola lottatrice. Ma, per quanto vederla sconvolta gli desse
un dispiacere, sapere che stava bene e averla lì, gli bastava.
-Stai bene?- Le
chiese, cauto.
Qualcosa gli dava l’impressione
che anche una parola fuori posto avrebbe potuto distruggerla.
Quando alzò gli
occhi su di lui, Eric intuì che si era sbagliato di grosso, perché non c’era
più traccia di debolezza in quella ragazza.
Aria avanzò verso di
lui senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi e, quando si fermò accanto al
suo letto, fece una strana espressione spostando la sua attenzione sulla sua
gamba ferita.
-Mi chiedi se sto
bene?-
Eric fece il grave
errore di non cogliere la nota gelida nella sua voce, e non si accorse neppure
del modo in cui serrò entrambi i pugni.
Il suo piede ferito
da un colpo di arma da fuoco era in bella mostra sul letto, senza nessuna
coperta sopra, come se fosse un trofeo da esibire. Ma, guardandolo con rabbia,
il capofazione pensò che non ci fosse assolutamente nulla di cui andare fieri.
La sua non era una ferita di guerra, ma il risultato di una distrazione che
poteva costargli molto cara.
E che gli sarebbe
costata cara.
Si era fatto
sfuggire quella Rigida insignificante, l’aveva sottovalutata durante
l’iniziazione e le aveva permesso, non solo di sparargli a sangue freddo, ma
anche di scappare. Gli era stato comunicato che lei e quel dannato Quattro
erano riusciti a raggiungere la residenza degli Intrepidi, ma non sapeva ancora
quanti danni erano riusciti a fare.
Serrò la mascella
con forza e si ritrovò a desiderare una fine lenta e dolorosa per quei due
trasgressori.
-Non è niente!-
disse infastidito, cogliendo lo sguardo attento con cui Aria analizzava la sua
fasciatura ancora sporca di sangue.
Poi, con la stessa
determinazione con cui un falco si lancia in picchiata sulla sua preda, la mano
di Aria si avventò sul piede leso di Eric e strinse, senza alcuna pietà, il
punto dove era stato attraversato dal proiettile.
Mentre qualche punto
di sutura si riapriva facendolo sanguinare, un grido disumano e grottesco
scappò al controllo di Eric, costringendolo a serrare gli occhi e a contrarre
tutti i muscoli del viso in una smorfia terrificante.
Le afferrò la mano
per risparmiare al suo piede altre torture e con poco grazia, forse a causa del
dolore che provava alla ferita, la strinse nella sua come se volesse
stritolarle le dita. Si accorse che le stava facendo del male, d'altronde era
più forte di lei e lo sapeva benissimo, ma Aria non emise alcun suono e lo
guardò impassibile.
-Che diamine ti
prende?- Le ringhiò contro, con voce rauca.
-Doveva andare tutto
per il meglio, vero?- Gli parlò senza che nessun’emozione animasse i lineamenti
del suo viso, erano solo le labbra a muoversi. -Il mio migliore amico è morto
perché i nostri capifazione hanno mandato tutti gli Intrepidi a farsi
massacrare come carne da macello! Doveva essere un tuo dovere quello di
garantire l’incolumità di tutti e invece hai fallito!-
In un solo frammento
di secondo, Eric allentò la presa che aveva attorno alla sua mano come se fosse
stato folgorato da una scarica elettrica. Si sporse verso di lei con i muscoli
che fremevano di rabbia, l’afferrò dalla nuca serrando le dita attorno ai suoi
capelli, e la costrinse ad avvicinarsi a lui.
-Chiudi la bocca e
non parlarmi in questo modo!- sibilò a denti stretti.
Senza sapere come,
Eric capì di essere sul punto di perdere il controllo.
Il modo orribile in
cui la stava guardando, e le forza con cui le teneva i capelli da dietro la
nuca, non appartenevano certo all’Eric che Aria conosceva. Erano più che altro
i tratti distintivi del capofazione spietato che tutti conoscevano e, per
quanto avesse cercato di nasconderla, quella era una parte di lui reale e
consistente con cui Aria avrebbe dovuto imparare a fare i conti.
-Tu non toccarmi e
non parlarmi in questo modo!- Strillò la ragazza, alzando le braccia per
liberarsi di lui.
La vide fare un
passo indietro, ed ebbe l’accortezza di non toccarla ancora, cogliendo i
segnali capì che lei non lo avrebbe tollerato. Accolse a testa alta l’occhiata
gelida e ferita con cui Aria lo trafisse, con la stessa forza di una lama
affilata, e scosse il capo.
-Cosa pensi che ti
faranno là fuori se userai questo tipo di linguaggio?- La sfidò, indicando con
una mano la porta che si era fortunatamente richiusa. -Nessuno voleva che le
cose andassero storte, credimi! Adeguati come ho fatto io!-
Aria scosse la testa,
portandosi entrambe le mani ai lati delle tempie. Il riverbero di luce gli fece
credere per un attimo che avesse gli occhi lucidi ma, che fosse sul punto di
piangere o meno, Eric capì lo stesso che stava per cedere.
-Non voglio
adeguarmi, quanti altri dovranno morire prima che tu abbia il coraggio di agire?
Magari la prossima volta toccherà a me, e tu forse sarai troppo codardo per
ribellarti e fare qualcosa.-
Sentendola strillare
in quel modo, e cogliendo il disgusto che aveva imprigionato negli occhi mentre
lo guardava, Eric venne attraversato dal pensiero che tutto ciò in cui credeva
poteva venirgli portato via.
Scosse il capo,
digrignò i denti e perse del tutto il controllo.
-Adesso basta!-
Inveì, afferrandola dalle braccia e stringendo la presa attorno alle sue spalle,
senza preoccuparsi di controllare la propria forza. -Stai esagerando ragazzina,
non sono un codardo, vuoi che te lo dimostri?-
Aria si rifiutò di
trovarsi faccia a faccia con quella versione tremenda di Eric, serrò gli occhi
e cercò di liberarsi. -Lasciami subito!- strillò.
Ma Eric non allentò
la presa, al contrario, la strinse con più forza lottando contro di lei per
tenerla ferma.
-Non lo capisci che
ti amo?- Sbraitò.
Le parole di Eric
ebbero il potere di fendere l’aria come una corrente elettrica, che portò
entrambi a staccarsi bruscamente l’uno dall’altra come se un fuoco fosse
improvvisamente scoppiato fra di loro.
Sulla sua pelle,
Aria sentì le mani di Eric bruciare.
Il ragazzo la guardò
e non si perse un solo dettagliò delle mille emozioni che modificarono la sua
espressione.
-Che..?- la sentì
sussurrare, con un’ insolita paura.
Prese un respiro e
si sforzò di apparire calmo, passandosi una mano fra i capelli. Peccato che per
lui, in quel momento, fosse difficile cercare di imporsi il controllo.
Di fatti fallì
miseramente, e le urlò contro. -Pensi che avrei rischiato la mia vita, il piano
che preparo da una vita, per niente? Sei tutto ciò che ho, non ti permetterò di
farti ammazzare perché non sai tenere la bocca chiusa, piuttosto te la chiudo
io!-
Quando il ragazzo
allungò ancora la mano verso di lei, nel tentativo di prenderle una spalla,
Aria abbassò la testa e sfuggì ancora al suo tocco.
Sta volta Eric non
aveva più a che fare con una ribelle ferita, ma solo con una persona
profondamente abbattuta e privata di tutta la sua combattività.
-Non voglio
ascoltarti, è tutto sbagliato!- La sentì piagnucolare, ancora intenta a
nascondere il viso, tenendolo basso.
-E noi lo
rimetteremo a posto!- Le garantì, sollevandole il mento con due dita, mentre
almeno la propria voce appariva più pacata.
-Non c’è niente da
mettere a posto.- Gli rispose Aria, offrendogli il suo sguardo colmo di lacrime
trattenute. -È tutto finito.-
Non era nell’animo
degli Intrepidi demoralizzarsi ed escludere ogni possibilità di riuscita, Eric
aveva forgiato sé stesso fra forza e coraggio, perciò non poteva accettare di
vedere quel senso di vuoto emergere dagli occhi di Aria.
Qualcosa scattò
dentro di lui, forse era il bisogno che aveva di proteggerla, forse era il
fastidio che provava nel vederla abbattersi in quel modo. O, semplicemente, il
combattente che era in lui stava riemergendo.
-No, smettila di
dire stronzate e guardami!- Le prese il viso fra le mani e l’avvicinò a sé. -Hai
la mia parola, farò di tutto, farò qualsiasi cosa per rimettere tutto a posto.
Non permetterò mai che la nostra fazione venga distrutta da qualche idiota che
non ha accettato la simulazione, e non lasceremo il governo agli Abneganti.
Faremo tornare tutto com’ era, ci prenderemo il potere con la forza. Credi in
me!-
-Io non voglio
credere più in niente- Ribadì, abbassando ancora il viso, adesso pieno di
lacrime che le correvano lungo le guance.
-Ma io ci credo, e
non smetterò di combattere!-
Il ragazzo aveva
ancora le mani attorno al suo viso, così le strofinò gli zigomi con i pollici
per liberarla da quelle lacrime che non voleva affatto vedere.
Dopo aver battuto
più volte le palpebre, per prendersi il tempo per riflettere, Aria sollevò il
mento verso di lui.
-Ed io per cosa
dovrei combattere?- Gli chiese a bassa voce.
Eric sorrise con
arroganza e raddrizzò la schiena. -Tutti hanno una ragione per cui lottare.-
-Io no!-
Seduto rigido sul
letto, la guardò dall’alto con freddezza.
-La tua qual è?- gli
chiese Aria a quel punto.
Forse erano davvero arrivati
ad un punto delicato perché, quando Eric tornò a posare il suo sguardo su di
lei, capì che non era più il tempo delle provocazioni, ma quello di raccogliere
i frutti della loro unione.
-Sei tu la mia
ragione per cui lottare!- Le sussurrò, cauto.
Sotto il suo sguardo
forte e sicuro, Aria sentì il coraggio tornare a scorrerle nelle vene. -Chi ti
dice che mi fiderò ancora di te?-
-Devi!- Le rispose,
sempre più distaccato e con un’espressione autoritaria, quasi austera. -Perché
dobbiamo riaggiustare le cose!-
-Io non voglio
riaggiustare niente!-
Eric accolse il suo
tentativo di protesta limitandosi ad ignorare la sua occhiataccia, si allungò
per prendere la sua giacca appesa al fianco del letto e se la rimise
lentamente. Ma, dal modo in cui i suoi muscoli si tendevano, non era difficile
capire quanta rabbia gli ribolliva ancora in corpo.
-Devi!- le ripeté
serrando la mascella. -Ci riprenderemo quello che è nostro e staremo bene, bene
davvero.-
Aria non disse
nulla, ma sussultò quando il ragazzo le lanciò un’occhiata tremenda.
-Te lo garantisco!-
le disse, in quella che sembrava più una minaccia che una promessa.
-Lo vuoi capire che
io non credo più in niente?!- Gli urlò contro, con i pugni stretti e le lacrime
a stento trattenute.
-Io credo in te!- In
quel momento Eric allungò una mano verso di lei per prenderla da una spalla.
Sarebbe potuto
apparire come un gesto gentile e confortante, invece era solo uno dei suoi
soliti modi possessivi con cui la prendeva con la forza e la costringeva ad
ascoltarlo.
-So che hai la forza
per affrontare tutto questo, e credo in me stesso. Lo faremo insieme!-
Lei non si liberò,
al contrario, si gettò contro il suo petto e nascose il viso sulla sua spalla. -Lasciami
in pace Eric, non voglio più combattere…-
Facendole scivolare
una mano dietro la nuca per accarezzarle i capelli e accoglierla, Eric ruotò
leggermente il busto verso di lei, appoggiò il mento sulla sua testa e respirò
il profumo dei suoi capelli.
-Allora lo farò io
per entrambi. Lo farò per te!- Le promise fissando un punto imprecisato.
Aveva ripreso il
controllo di sé stesso, d'altronde non sarebbe stato capace di alcun atto di
crudeltà verso la ragazza che aveva ammesso di amare, non certo dopo averla
vista crollare. E, averla lì stretta al suo petto, lo rendeva in grado di
placare ogni suo tormento.
Con la mano che
teneva ancora dietro la sua nuca, le tirò leggermente i capelli per
costringerla a sollevare lo sguardo su di lui.
-Sei con me, Aria?-
La ragazza chiuse
gli occhi e non parlò, poi sollevò le palpebre e mostrò solo la sua debolezza. -Ma
non so più per cosa lottare…-
Il ghigno sinistro
di Eric comparve sul suo volto, le prese ancora una volta il viso fra le mani,
come al solito prepotentemente, e posò la propria fronte sulla sua.
-Non importa!- Le
disse.
Nella sua mente,
Eric credeva davvero in una città come quella che aveva cercato di realizzare.
Voleva un posto dove
le morti avvenute fossero state sacrifici necessari e non un peso insostenibile
da portarsi addosso come un macigno dentro l’anima. Sperava davvero, con ogni
fibra del suo essere, nella risoluzione di tutti i problemi e in un futuro dove
avrebbe potuto continuare a mantenere il suo ruolo e la sua rispettabilità. Un
lungo dove tutta la sua forza gli avrebbe permesso di rimanere al comando e di
arrivare sempre più in alto.
-Staremo bene!- Le
promise in un sussurro carezzevole. -Mi occuperò io di te…-
Poteva apparire
tutto perfetto. Peccato che, per quanto abilmente nascosta, Aria colse la nota
avvelenata nella sua voce e colse addirittura una vena di follia che la spinse
a serrare violentemente le palpebre e a mordersi il labro inferiore.
Tuttavia sentì Eric
respirare insieme a lei e comprese che non poteva andare avanti senza di lui,
perché era la sua luce nel buio. Strinse le mani attorno alla sua giacca e
promise a sé stessa che non lo avrebbe abbandonato, poiché era chiaro che il
bisogno che aveva di lui era equivalente alla necessità che aveva Eric di
averla ancora al suo fianco.
Sentì il suo cuore
ritornare a battere nonostante la tempesta in cui era rimasta imprigionata,
eppure sapeva che non c’erano fiamme abbastanza forti da sciogliere il gelo che
aveva dentro e che non esisteva ghiaccio abbastanza potente da placare il fuoco
di Eric.
Forse sarebbero
sprofondati, oppure sarebbero risorti dalle loro stesse ceneri e si sarebbero
placati e rianimati a vicenda. Ma qualsiasi cosa avrebbero fatto e qualsiasi
sarebbe stata la loro fine, sarebbero rimasti insieme.
Poi Eric la sentì
parlare e una fiamma di speranza si accese nel suo petto.
-Sì, sono con te,
Eric.-
Fine.
Oh santo cielo, la
parola “fine”, quasi non ci credo!
Ho mille cose da
dire, ma volevo iniziare con il ringraziare tutti i lettori, tutti coloro che
hanno inserito la storia tra preferite, da ricordare e seguite!
Grazie davvero,
spero di non avervi deluso.
Per me è stato un
immenso piacere condividere con voi questa storia, con tutte le emozioni che ne
sono seguite. Spero davvero di essere riuscita a trasmettervi qualcosa e a lasciarvi
qualcosa. (magari di positivo!!)
Grazie di cuore a
chi ha recensito, vi adoro, siete stati importantissimi e mi avete reso
immensamente felice!
Un piccolo
ringraziamento particolare alla mia scrittrice di
recensioni/poemi/dibattiti/poesie che si è presa il disturbo di seguirmi quasi
dall’inizio e di recensire, a suo modo, praticamente tutti i capitoli. Grazie Kaithlyn!
Scusate ma dovevo,
senza nulla togliere agli altri che ringrazierò sempre all’infinito.
Parliamo di cose
serie, ovvero del seguito!
Come vi dicevo ci
sto già lavorando, peccato ci siano parecchie cose da rivedere ed errori da
correggere. Nel tentativo di fare più in
fretta che posso, e nella speranza di non avere imprevisti, avrete presto il
continuo.
Il titolo sarà: The
reason to survive.
Cosa pensate che
succederà adesso? Quali sono le vostre ipotesi? E, soprattutto, avete gradito
il finale o immaginavate qualcosa di diverso?
Ci sarà un cambio di
stile nella narrazione (sempre nella speranza che possa piacervi) e diverse
sorprese.
Per quanto riguarda
la trama e le vicissitudini dei due protagonisti sono piuttosto soddisfatta e
credo davvero che rimarrete piacevolmente sorpresi! (ovviamente è quello che
spero, ma prima devo riuscire a rendere il tutto presentabile e leggibile XD)
Per non soffrire
troppo nell’attesa, ho pensato di farvi un piccolo regalino con cui ingannare
il tempo e anche per tenerci in contatto.
Ho creato una pagina
facebook dove troverete il famoso regalo, vari post
su Eric e Aria e piccole anticipazioni dei prossimo capitoli. Ovviamente
saranno segnalate, così se preferite che non vi venga svelato nulla in
anticipo, potrete evitare di rovinarvi la sorpresa!
Ecco il link per chi avesse
voglio di fare un salto: https://www.facebook.com/Kaimy11
Che dire, ancora grazie
infinite a tutti, fatemi un regalo facendomi sapere cosa ne pensate. Adesso la
smetto!
Alla prossima, o meglio al
continuo, a presto.
Baci, grazie mille. <3