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Autore: Maria_2015    23/02/2015    1 recensioni
"Non so cosa credi di essere venuta a fare qui, forse a mangiare carne comodamente seduta su un trono d'argento o forse credi che due paroline messe a cazzo e un paio di mossette possano addomesticarmi. Ma questo è il mondo reale, sarà pure una merda, e su questo non ho niente da obbiettare, ma ci dobbiamo adeguare lo stesso. Quindi tira fuori le palle e affrontalo, oppure trovati un azzannatore e vivi con lui la tua appassionante storia d'amore ragazzina, perché è ora che tu decida da che parte stare. Vivi o azzannatori? Perché se decidessi di ammazzarti e per uno sfortunato caso non dovessi beccare il cervello, non credere che avrò la clemenza di farlo io al posto tuo. Quindi scegli e cerca di farlo in fretta perché non ho tempo da perdere con una mocciosetta che non sa distinguere una bambino da un zombie."
Il mio cervello è letteralmente in stand-by e non so cosa pensare.
Non solo di lui, anche di me stessa.
È vero, devo fare una scelta.
La vita infondo è come una delle piccole sfide che affrontiamo ogni giorno.
Possiamo scegliere di affrontarla o aggirarla.
Io scelgo la libertà, scelgo la vita, scelgo di provarci.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daryl Dixon
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao a tutti! Questo è il prologo e noterete (come nel primo capitolo) che è un po' piatto e privo d'azione. Me ne sono servita più che altro per cercare di spiegare come si sente la protagonista davanti a questo mondo nuovo. Con il primo capitolo (work in progress) ne avrete un'idea ancor più chiara. Ci tenevo a precisare che per adesso l'unico personaggio della serie originale che appare nella storia è Daryl. Lo ritengo troppo particolare e pieno di misteri per non essere preso in considerazione. Devo ammettere che sarà molto divertente scoprire mano a mano tutte le sue diverse personalità. Quindi le uniche cose che si ricollegano direttamente con la serie tv sono lui e l'ambientazione nel medesimo mondo stravolto da un' epidemia zombie. Notiamo che inizialmente Annamaria li chiama "morti" o al massimo "quei cosi" per mettere in luce il fatto che ancora non si è posta la domanda di cosa siano veramente. Se avete 2 minuti per recensire la mia storia ve ne sarò grata. Sono davvero agli inizi, e avere un parere da persone "neutrali" mi sarebbe molto utile. Grazie per il vostro tempo, vi lascio alla storia :D
                                                                     PROLOGO 
 
Il mio nome è Annamaria. E questo non frega a nessuno.
Vedo solo strada. Ora i miei piedi. Di nuovo strada.
Io e Denise moriremo. Tutti morirete. Ed io lo so.
Come lo so? Perché qui ogni fottuto giorno e solo un fottuto giorno, non è più come prima.
Non puoi alzarti e decidere di cambiare il mondo o il gusto del succo che vuoi a colazione, puoi solo sopravvivere. Devi solo sopravvivere. 
Come si può sopravvivere alla vita stessa? Com'è concepibile un pensiero del genere?
Eppure ci siamo dentro tutti. Si, esatto, anche voi.
Se si pensa al corpo umano, come si è adattato alla vita, come si è trasformato, com'è mutato negli anni.
E ora è impotente di fronte a questa catastrofe. Perchè? Perchè questa non è vita.
"Io non la penso così" disse all'improvviso Denise.
"Anna..." La guardai, il fuoco le illuminava il volto incerto.
"Si?" 
"Io non la penso così" ripetè.
"Che vuoi dire?"
"Questa mattina hai detto delle cose sulla... sulla nostra 'situazione'" continuó incerta.
"Hai detto che non cambierà, ma io penso che un giorno ci sveglieremo e capiremo che è tutto finito" rivolse un attimo gli occhi al cielo per guardare le stelle di una vita lontana.
"Quanto mi manca lo svegliarmi una mattina d'Estate e passeggiare per il mercato o per la spiaggia, il vento fra i capelli, le chiacchierate in famiglia, con gli amici, il Natale! Oh adoro il profumo dei biscotti e il dolce tatto di abete tra le dita" sorrise tristemente, poi continuò.
"Non puoi credere che sia tutto finito, sono cose più grandi dell'epidemia, piú grandi di noi e non puoi dire che non c'è più speranza, perché ciò significherebbe che non esisterebbero più. E questo non posso accettarlo" pronunciò le ultime parole scura in volto.
'Sognatrice', solo così si poteva descrivere Denise.
"Forse hai ragione..." dissi e le sorrisi".
Denise mi aveva aiutato in quel periodo orribile, subito dopo lo scoppio dell'epidemia. Avevo perso tutto e tutti, e trovare lei fu un vero miracolo.
Ero fuggita dalla mia città dopo la morte dei miei genitori e la trovai nascosta dentro una macchina lungo la superstrada.
Lei mi ridiede la fede nella vita.
Ma si sa come finiscono i sognatori.
Denise è morta tre mesi dopo il nostro incontro, aveva solo 14 anni.
Ora sono su una strada senza nome, non mangio dall'altro ieri e mi rimane solo qualche goccio d'acqua.
C'è un cartello, pero è troppo arrugginito per leggerci qualcosa.
All'inizio della catastrofe, infatti, si decise di dare fuoco hai cartelli, credendo che 'quei cosi' sapessero leggere.
Ricordo ancora una conversazione tra i miei genitori.
"Dove stai andando?!"
"Aiuto gli altri: abbiamo deciso di andare in strada a bruciare i cartelli stradali."
"Cosa? Ma questo è assurdo!
"Riflettici Katie, avremmo più chance di sopravvivere se non sapessero come arrivare fino alla città.
"E secondo te quelli leggono le indicazioni sui cartelli?! Ma dico Jim, li hai visti?!"
A quel punto scappai in camera mia non volendo sentire oltre.
Aveva ragione mamma, di sicuro non si preoccupano dei navigatori satellitari o delle mappe.
Quel pensiero mi fa ridere. 
Ormai mi sono dimenticata di cosa si prova nel sentire l'aria uscire così velocemente dalla bocca e lo scoppio di un acuto urlo stridulo, che mi sono spaventata.
Inoltre la strada è talmente deserta che è rimbombato pericolosamente.
Dico pericolosamente perché il rumore li attira quasi quanto una bistecca al sangue.
Adesso sappiamo molto di più sul loro conto e non possiamo permetterci di commettere altri errori stupidi come quello dei cartelli o ridere a squarciagola lungo una strada sgombra di rifugi.
Dando fuoco hai cartelli non abbiamo fatto altro che attirarli da noi.
Come una mosca che vola dritta nella tela del ragno.
Ho fame.
Ho sete.
Sto camminando da ore e mi chiedo dove mi porterà, non solo la strada, anche tutto questo pensare al passato.
Forse mi aspetta lo stesso destino di Denise.
Anche lei prima di farlo iniziò a pensare al passato.
Come quella notte in cui si svegliò all'improvviso e non si ricordava più nulla dell'epidemia, della fame, di non avere una casa.
Continuava a chiamare nomi a me sconosciuti e non sapevo cosa fare.
Alla fine si calmò ma non era più lei. 
Non sognava più il futuro, viveva nel passato.
Denise è morta quel giorno, la prima volta.
La seconda si sparò in testa.

 
   
 
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