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Autore: Ellies    24/02/2015    0 recensioni
Ognuno ha la colonna sonora del proprio amore, e così anche Alexander e Lorenzo.
Due ragazzi tutti da conoscere, sulle note dell'album Violator dei Depeche Mode.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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I'm waiting for the night to fall, I know that it will save us all.
When everything's dark, keeps us from the stark reality.
 
I'm waiting for the night to fall, when everything is bearable,
and there in the still all that you feel is tranquillity.
 
 
Le labbra di Alexander si muovevano dolcemente sulla pelle del ragazzo, baciandola, stringendo con delicatezza i denti su di essa; praticamente venerandola.
Aveva aspettato per davvero troppo tempo il momento in cui avrebbe finalmente potuto avere Lorenzo. Quindi, ora che finalmente era lì con lui, non si sentiva agitato, ansioso o preoccupato. O almeno non più del normale. Era semplicemente felice, e si stava dedicando totalmente a lui per farlo rilassare, perché capisse che lo amava e lo avrebbe sempre amato, e per questo motivo non aveva mai forzato niente della loro relazione.
Sapeva che Lorenzo era spaventato. Lo sapeva perché dal momento in cui il ragazzo si era reso conto di provare qualcosa per lui, aveva notato che si era allontanato, non gli parlava più come prima, non si esprimeva più come in precedenza aveva sempre fatto. Poi, Lorenzo aveva semplicemente deciso di ignorare la cosa, e tutto era tornato ad una parvenza di normalità.
 
Alexander, perso nei propri pensieri, quasi non si era reso conto di aver raggiunto il suo ventre, che stava percorrendo con le labbra ma soprattutto con la lingua. Ciò che udì chiaramente, invece, fu un suono.
 
Un ansito.
 
Lorenzo si stava davvero eccitando per le sue attenzioni, dopo che aveva per tanto tempo negato ciò che sentiva, e avrebbe ovviamente mentito se avesse detto che questo non gli provocava immenso piacere e compiacimento.
Scivolò tra le sue gambe, divertendosi a premere il ginocchio in corrispondenza con il cavallo dei suoi pantaloni — alla fine Alexander meritava un po' di vendetta — e posò le labbra vicino al suo orecchio.
 
“Questo è decisamente... interessante.”
 
Lorenzo avrebbe potuto sentirlo sorridere, se solo non fosse stato così impegnato a tentare di ignorare la sua voce. Sapeva che Alexander l'aveva fatto apposta, ad utilizzare quel tono basso e provocante e... caldo. Molto caldo. Bollente.
 
“No, sei tu che mi stai...”
 
Il ragazzo si bloccò, rispondendo; sentì le guance scaldarsi e tutto ciò che riuscì a fare fu catturare le sue labbra in un bacio, per dissimulare l'imbarazzo. Si sentiva stupido, per quella reazione; non era mai stato propriamente un dongiovanni, ma aveva avuto le proprie esperienze. Quello che lo faceva sentire come un bambino nel suo primo giorno di scuola era il fatto che Alexander fosse un ragazzo. Aveva un corpo, reazioni e istinti che avrebbe dovuto conoscere per natura, ma era proprio questo a destabilizzarlo, a fargli pensare di non essere in grado di provocargli piacere, perché era ovviamente quello che sarebbe successo da lì a poco.
 
“Eccitando? Oh, sì, è esattamente questo il mio scopo.”
 
Rise, Alexander, e Lorenzo si perse in quel suono cristallino, capace di farlo estraniare dal mondo e da qualunque cosa avrebbe potuto succedere all'esterno, i cui confini non erano le mura del loro appartamento, ma i loro corpi, le loro menti e i cuori che battevano all'unisono.
D'istinto le sue mani andarono a sollevargli la maglia leggera, e percorsero la linea del suo corpo, magro e asciutto, con solo un accenno di muscoli. Tutto ciò che poteva vedere era illuminato dalla luce fioca della lampada nell'angolo, che forse avevano acceso quando erano entrati. Non che lo ricordasse; tutto ciò che gli tornava alla mente erano le labbra morbide di Alexander che mordevano le sue, e lo spingevano verso il materasso.
Il suo corpo era diverso dal proprio, decisamente più muscoloso, e di un colore quasi latteo. Il petto era completamente glabro — cosa che Lorenzo apprezzò silenziosamente — ma, muovendo le mani, poté notare una striscia di peli scuri che scomparivano oltre il bordo dei pantaloni, raggiungendo qualcosa di decisamente felice.
Quando il biondo passò la mano sul suo inguine, Alexander si tese all'indietro, contraendo i muscoli della schiena e schiudendo le labbra nell'esatto momento in cui i suoi occhi si strinsero.
 
Lorenzo perse il fiato. Non pensava che la vista del ragazzo — vista che non poteva essere definita altro che erotica — potesse provocargli una tale reazione, che si concentrò nel suo stomaco per poi precipitarsi nel suo bassoventre, infiammandolo.
Cinse il suo busto con le braccia e lo spinse letteralmente sotto di sé, allontanandosi appena per togliersi a sua volta la maglietta, prima di sedersi sul suo bacino e afferrargli il volto per baciarlo.
 
“Lor— Lorenzo...”
 
Alexander sospirò sulle sue labbra, con lentezza, il suo nome, ma le mani erano di tutt'altro avviso, perché si muovevano frenetiche sui suoi pantaloni, slacciando il fiocco della tuta. Lorenzo non aveva più obiezioni, e gli allontanò quasi bruscamente le mani, slacciandogli a sua volta i jeans e abbassandoglieli, sfilandosi infine il tessuto morbido che cingeva le proprie gambe, tornando con impazienza sul suo corpo.
 
Dovette trattenersi quando la prima ondata di piacere lo attraversò come una scarica. La sensazione dei loro bacini a contatto — duri, caldi e bisognosi — quasi lo fece urlare e fu costretto a stringere le dita sulla testiera del letto per non lasciare uscire quel gemito che sapeva essersi formato nel centro del proprio petto, che quindi, ingabbiato, si trasformò in una sorta di ringhio. Alexander aprì gli occhi a quel suono; gli piaceva pensare che avesse un particolare orecchio non solo per i suoni e i rumori — com'era perfettamente normale per un musicista — ma soprattutto per quelli che emetteva Lorenzo: riusciva a captare ogni più piccolo suono, sussurro o parola che uscisse dalle sue labbra. In quel momento gli unici suoni che spezzavano il silenzio della camera da letto erano i loro gemiti, causati dalla frizione dei bacini e dal desiderio che l'uno provava nei confronti dell'altro.
 
Improvvisamente, non seppe in quale modo, Lorenzo si ritrovò sotto Alexander, le mani di lui che gli sfilavano anche l'ultimo indumento rimasto a coprirgli la pelle. Perse definitivamente la cognizione del tempo e dello spazio quando il ragazzo si sedette sul suo bacino, muovendosi contro la sua erezione, che sfiorò la curva delle natiche.
Vedere il ragazzo in quel modo gli fece andare il sangue alla testa — o almeno quel poco che non era impegnato in altre parti — e d'istinto afferrò il viso del ragazzo con una mano, baciandolo, chiudendo l'altra attorno al suo membro e muovendola.
 
Lorenzo avrebbe voluto vedere la sua reazione, e non soltanto sentirla. Alexander gemette, si tese e strinse le mani tra le sue ciocche, si appigliò a lui come fosse la sua unica ancora di salvataggio, e Lorenzo rimase sconvolto dai gesti che riusciva a percepire solo con il tatto. Si meravigliò di come un solo, semplice suo gesto l'avesse fatto esplodere in quel modo, mostrandolo come mai era successo.
Continuò a muovere la mano fino a quando Alexander non gli sovrappose la propria, aprendo gli occhi e cercando i suoi occhi.
 
«Non voglio venire così.» ansimò sulle sue labbra, e vide i suoi occhi spalancarsi, di nuovo nel panico.
 
«Io... non penso di essere pronto a...» replicò, deglutendo, ma Alexander gli mise un dito sulle labbra e lo zittì. Scivolò sul suo corpo, accarezzandolo incessantemente, e si chinò al suo orecchio.
 
«Non faremo nulla che tu non voglia, stanotte.» sussurrò con dolcezza, avvolgendo poi entrambe le erezioni con una mano, muovendola lentamente e spingendosi nel mentre in quella stretta.
Il turbinio di emozioni che coinvolse i due ragazzi fu talmente intenso che sperarono potesse durare per sempre, anche se era una tortura, una dolce e calda tortura che da troppo tempo nessuno dei due era più riuscito a provare. Forse dovevano trovarsi, per riuscire a provare di nuovo certe cose, certe emozioni impossibili da sentire con una donna.
In quel momento però non importavano i forse, i magari o i dubbi. Importava il fatto di essere insieme, l'uno addosso all'altro, non più in modo romantico ma totalmente erotico e avvolgente, un po' scomposto e di sicuro scomodo, ma che avrebbe portato a qualcosa che assomigliava molto all'estasi. E loro non vedevano l'ora di provarla.

 

Angolo dell'autrice (non ancora deceduta)

Ebbene eccomi qui di nuovo; questa storia è sempre stata particolarmente una delle mie preferite e in questo periodo di pausa mi sono resa conto di desiderare di portarla a termine. 
Succederà, forse lentamente, ma farò avere una fine (bella o brutta si vedrà) a questi due tipi qui.

Per coloro che ancora seguono Violator,
grazie

El.
   
 
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