Ho fatto un sogno stanotte. Alle quattro del mattino i miei
occhi si sono aperti e le mie labbra hanno liberato un grido d’orrore,
stridulo, rappreso in se stesso come lo strillo di un gattino affogato. Ho
sognato un indio dagli occhi polverosi e incavati nel cranio, le mani
sanguinanti e le croste di terra negli arruffati capelli neri. Era seduto ad un
tavolo, ammanettato, dei gendarmi lo stavano interrogando su verità enigmatiche
che l’uomo diceva di non conoscere.. il suo silenzio era rotto solo dal
gorgogliare di una voce che sembrava un rigurgito e ripeteva di non sapere
niente, mentre il suo carnefice infieriva sulle unghie delle dita. L’uomo
rispondeva con la stessa cantilena ignorante vomitata del profondo dello
stomaco. Altrove, ma nello stesso sogno in bianco e nero, una vecchia india
borbottava stancamente la stessa litania, trascinando i piedi tra le bacinelle
contenenti il segreto che il lamento guajiro del prigioniero politico del mio
incubo diceva di non conoscere. Circondato dalle mosche, in fondo a uno degli
orinali, giaceva il cadavere di un feto umano. Il grido di orrore ha scavalcato le tenebre del sogno e ha
trafitto il silenzio con la sua stremata violenza. Avevo il naso gelato. Ci sono disegni colorati sulla parete del cortile della
scuola, mucche case, soli rotondi… Odore di gesso, di polvere, di polvere da sparo… I disegni si scoloriscono con anni di piogge ininterrotte.
Il pelotòn de fusilamento è una costante quasi farsesca del dramma… Il buzzone è commoventemente innamorato di Remedios la
bella Aggrovigliato nei capelli e nelle vesti di Santa Sofia,
Arcadio finì per rovesciare un barattolo di peperoncino macinato, ma non se ne
accorse fino a che la polvere rossa non gli penetrò nella carne attraverso le
screpolature delle mani, quelle stesse mani che la spargevano sui seni e sui
fianchi della sua donna, dove le sue labbra la raccoglievano un istante dopo,
finchè ogni centimetro della sua
pelle, le mani, gli occhi, le braccia, il collo, le labbra, non cominciò a
bruciare in modo insopportabile… Le leggi della genetica di popolazioni
permettono di stimare numericamente il grado di inincrocio dell’ultimo
dei Buendìa di Macondo con un calcolo elementare. Zero virgola zero seicento
venticinque. Ma questo numero non può essere considerato esatto perché un
singolo salto nella linea genealogica rende impossibile calcolare la
correlazione diretta tra Aureliano Segundo e suo nonno Josè Arcadio, che era
portatore di un altro numero, più piccolo, associato al suo grado di inincrocio.
Quell’anello che vanifica il tutto porta il nome di Josè Arcadio Buendìa, ma
tutto il paese lo chiama Arcadio, e lui stesso non si chiama, talvolta, Buendìa.
Per colpa sua è impossibile ottenere l’equivalente numerico di un destino
segnato da una rete di sangue intrecciato su se stesso. Se lui lo sapesse, non
ne sarebbe felice… Todavia,
las nalgas de mujer son mejor para el baìle.. Ballarono sui violini, le armoniche e i tamburi, quella
notte, sulla piazza grande, come avevano sempre saputo ballare senza averlo mai
imparato, su flauti andini e battimani di fate, come avevano sempre fatto tutti,
dal giorno remoto in cui latini e indios, irlandesi e masai avevano
portato in quella terra il ritmo serrato, i fischi e i salti di un waltzer di
popoli diseredati...I fuochi bruciavano nella piazza illuminando i vivi come se
fossero stati spettri e gli spettri come se fossero vivi, gli occhi neri di
Arcadio che credeva di non essere un Buendìa bruciavano insieme a quelle braci,
i piedi nudi da contadino del maestro di scuola si sporcavano di cenere nel
riverbero arancio del lambire di fiamma… Passi di danza riflessi sui falò di
apocalissi concentriche, non sapeva se urlare di rabbia o di gioia mentre la
bestia di rivoltava sotto la sua camicia di cotone sudato di fuoco e il suo
corpo si stremava nel frastuono della fiesta che sembrava un massacro, nella
danza infernale, l’incalzare della musica, l’incalzare dei passi, canzoni
guajire, sabor the humo y de sangre… il sangue che colava dai polsi dell’italiano cadeva
educatamente sui tasti neri del pianoforte arricchendo i rotoli della pianola di
inosservati bemolle e dimenticati diesis. Maledetto egoista. Un avvocato dai baffi impomatati chiese al colonnello di
fargli l'onore di partecipare al ballo ufficiale sopra il tappeto rosso di
velluto fiammingo e le ossa di più di tremila e cinquecento formiche morte in
una stazione affollata, tra i vapori della calce viva. Il colonnello, con la
rabbia che gli sbiancava le labbra sottili rispose che il tempo dei waltzer era
stato sepolto nel pomeriggio afoso dell'ultimo lunedì del mondo, e che, se
anche ne avesse ricordati i passi, mai e poi mai li avrebbe ripercorsi per il
sollazzo di un paio di cornuti mascherati da primi ministri, nati servi e morti
più poveri dell'ultimo dei pezzenti. Aureliano le aveva insegnato molte cose, ma dal primo passo
del waltzer era stato costretto a rassegnarsi al fatto che la piccola Remedios
sapeva guidarlo più abilmente di quanto lui non avesse mai saputo guidare lei.
Era come se la musica la tenesse per mano.. all’avvicinarsi della morte, la musica sale,
all’avvicinarsi della morte, il silenzio scende, e il silenzio porta con se
pensieri, y el silenzio, come la guerra, porta con se terrore … por questo motivo i soldati sono sempre così
rumorosi……. .. nell’ombra di cotone marcio della sua tenda il
colonnello sentiva il loro cachondeo, ma non li osservava, scriveva come
un esaltato poesie di gesso su pezzi di pergamena sudicia ritagliati da profezie
sporche di terra.. il plotone di fucilazione è un disegno sproporzionato e
approssimativo sul muro posteriore della scuola… Remedios lo cancella con uno
straccio nero stretto nella mano e al suo posto disegna un sole rotondo con
raggi gialli tutto intorno… non erano i pescaditos de oro ad avere gli occhi di
smeraldo, ma il colonnello ci pensava con una consuetudine che, con il passare
degli anni e il confondersi dei suoi ricordi, l’addormentarsi dei suoi sensi e
il putrefarsi delle sue emozioni, si era trasformata in realtà. Nostra figlia si sarebbe chiamata Soledad e forse avrebbe
spezzato il circolo… ..se non dormi dimentichi, ma dormire non è in fin dei
conti così necessario.