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Autore: pewdiekairy    26/02/2015    1 recensioni
Tutti conosciamo la storia terrificante di Slenderman,un mostro che rapisce i bambini per poi ucciderli. Ethany ha solo 13 anni,ha la strana facoltà di vedere le anime perdute e porta su di sè un terribile destino:incontrerà il mostro e la natura del loro rapporto sarà in mano alla ragazza. Potrà salvarlo,ucciderlo,ignorarlo... ma questo lo scoprirete solo leggendo.
Genere: Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Slender man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Non esiste soluzione

Ethany non aveva mai visto Zack così deciso. Credeva davvero che una soluzione ci fosse? Si asciugò le lacrime e guardò fuori dalla finestra per un tempo che le sembrò infinito. “Non c’è una soluzione”, disse, con voce così sottile che dubitava di aver persino pronunciato quelle parole. “L’hai cercata?”, le chiese Zack, con malcelata ironia. “Se vuoi solo farmi incazzare puoi anche uscire”, disse allora Ethany con voce atona. Continuava a guardare fuori, e quando si girò vide che Zack non c’era più. Bene. Se n’era andato. Improvvisamente sentì un formicolìo sui fianchi che la fece piegare in due dalle risate, e anche se voleva restare seria non ce la fece: cadde di faccia sul letto ridendo a più non posso. “Zack! Smettila!”, riuscì a dire tra le risate. Le mancò il fiato: Zack aveva smesso di farle il solletico e ora la guardava, la guardava come se non ci fosse niente di più bello al mondo. “Zack … no …”, tentò di fermarlo, ma lo voleva, come se fosse l’ultima persona sulla terra. Zack si avvicinò e la baciò, un bacio delicato e tenero, che quasi le fece fermare il cuore. Inarcò la schiena per baciarlo di nuovo, e ancora, e ancora, come se fosse l’ultimo giorno sulla terra. “Dimmelo adesso che non c’è una soluzione”, le disse lui contro le sue labbra. “Non c’è”, disse Ethany, divertita. Zack la spinse sul letto e le tenne ferme le spalle, continuando a baciarla. “Dimmelo ora”, e le sigillò le labbra con le sue per impedirle di parlare. Ethany cercò di divincolarsi, ma quando era finalmente riuscita a liberarsi dalla sua stretta, lui la abbracciò così forte che sentiva il suo cuore battere contro il petto. Spesso sua madre l’aveva presa in giro perchè era piatta come una tavola, ma Ethany aveva il sospetto che a Zack non importassero queste cose, altrimenti non le avrebbe nemmeno rivolto la parola. Rimasero abbracciati per molto tempo, finchè Ethany non sentì il suo cuore accelerare di nuovo. “Resta, ti prego”, le mormorò Zack. “Troveremo una soluzione, secondo te, restando così?”, gli chiese Ethany, ma lui non la lasciò andare. “Magari se restiamo così abbastanza a lungo il mondo si fermerà e resteremo solo noi due”, ridacchiò Zack. Ethany VOLEVA restare in quel modo per sempre, ma il suo stomaco brontolò. “E se prima mangiassimo?”, gli mormorò emozionata. Lui si sciolse dall’abbraccio e si mise a gambe incrociate di fronte a lei. “Mi devo sempre ricordare che quando si tratta di bulli posso proteggerti in ogni modo, ma questo è un problema più complicato. Tu devi proteggere me. Sembra quasi una barzelletta. E non dimentichiamoci di tua madre”, sorrise Zack, un sorriso un po’ amaro. Ethany deglutì. “Quella sera ... non sono riuscita a salvare nessuno, tranne me stessa”, disse con rammarico. “Credo fosse perchè loro non avevano questi con i quali convincerti”, le rispose Zack, e la baciò di nuovo. Ethany rise ma tornò subito seria. Non sarebbe stato facile, ma non si sarebbe arresa. Aveva ancora paura per Zack, ma stavolta non voleva scappare, al contrario, voleva affrontare i suoi problemi, per quanto un mostro che voleva ucciderti non poteva essere classificato come un banale “problema”.
Mangiarono, e mentre Ethany cucinava Zack non la smetteva di guardarla e di trafficarle attorno, come se non si stancasse mai. Quando rischiò di far cadere il piatto che le stava porgendo, Ethany sbuffò: “Zack, se continui così non mangerai mai più!”, lui abbassò la testa come un cucciolo bastonato e le disse: “Scusami. Ma non posso fare a meno di pensare ...””A cosa?”, gli chiese Ethany, mentre salava la pasta. “Cosa siamo noi, adesso?”, le mormorò in un orecchio, come se potesse sentirlo qualcun altro. Era esattamente dietro di lei, e l’aveva abbracciata mentre poggiava il mento sulla sua spalla e le bisbigliava quella domanda. “Cosa ... siamo ...”, ripetè Ethany, stordita. La sua vicinanza la metteva ancora un po’ a disagio. Lui parve capirlo dal brivido che le attraversò la schiena e si ritrasse. “Voglio solo capirlo con certezza, tutto qui. Non voglio una risposta subito, anche se ti senti obbligata a darmela”, precisò. Ethany voleva rispondergli, ma non era sicura di cosa dirgli. Che ormai, dopo quel passo, non voleva essere niente di meno della sua fidanzata? Che l’aveva baciata lui, e doveva quindi rispondersi da solo? Ethany non sapeva abbastanza dell’amore, ma per lei quello che sapeva su come la gente se lo dimostrava era abbastanza. Certo, l’amore non si riduceva solo a quello, ma il sesso era anche un passo importante in una relazione. Non che lei stesse pensando di ... non lo stava pensando vero? “Sono troppo giovane e stupida”, si disse, “e non sono pronta”. “Perchè mi hai baciata?”, le sfuggì dalle labbra, una domanda allo stesso tempo neutrale e pericolosa. Zack alzò lo sguardo su di lei. “Io ... sentivo già di volerti baciare da un pò e ... non sopportavo di lasciarti andare da sola”. Tenero, ma comunque non si era sbilanciato troppo. Ethany pensò che non le aveva detto cose come “ti amo” o roba del genere, ma lo sguardo con cui la fissava era più che eloquente. Sentiva già di sciogliersi, solo perchè lui la stava guardando. “Dov’è finito il tuo orgoglio da donna? Un’occhiata di un qualsiasi ragazzo e ti senti in paradiso? Mostra che ti deve meritare!”, sbraitò la sua voce interiore. Si avvicinò a lui e appoggiò un mano sul suo petto, mentre il suo cuore accelerava. Lo sentiva distintamente sotto il palmo. “Perchè?”, ripetè. “Io non sono una ragazza, sono un mostro. Ho abbandonato al loro destino i miei amici solo per salvarmi e la gente ormai non mi considera più un essere umano, per le atrocità che avrei potuto commettere. Perchè qualcuno”, e qui arrivò sull’orlo delle lacrime, ”dovrebbe volermi baciare?”. La sua mano cadde, ma Zack l’afferrò. Poi prese fiato e cominciò: “Io non mi fido di nessuno, nemmeno di me stesso. So di essere impulsivo e di dovermi meritare la tua fiducia prima di fare qualsiasi cosa che ti riguardi, ma sono anche il ragazzo che fa tutto alla rovescia. Io ero alla fiera un anno fa, ma ho solo sentito che una bambina si era sentita male e che sua madre aveva detto a tutti che sarebbero andati a casa. Ma io ti ho visto piangere e il mio cuore tenero si è spezzato in due. Quando ci siamo incontrati a scuola non potevo credere che tu fossi la stessa bambina piena di vita che solo un anno prima aveva combattuto qualcosa di terribile. Te l’ho visto negli occhi che eri terrorizzata. Ma quando ho sentito la vera storia ho avuto ancora più paura per te e ho cominciato a difenderti. E più andavo avanti, più mi accorgevo che non ... riuscivo a starti lontano. Sentivo che il mio non era semplice affetto”. Ethany durante tutto il discorso lo aveva guardato, sempre più incredula. “Pensi di essere peggiore di me? A dieci anni ho detto a mia madre di andarsene perchè faceva soffrire mio padre. Lo tradiva continuamente e non se ne preoccupava. Lui la amava troppo per chiedere il divorzio. E quando gliel’ho detto mia madre ha quasi cercato di tagliarmi una mano”, terminò, mostrando a cicatrice che gli segnava l’interno del polso. “Sono quasi morto dissanguato quel giorno, e mio padre credeva che non ce l’avrei fatta. Anche io lo credevo. I giorni seguenti ho creduto di essere morto, non mangiavo e non dormivo. Non trovavo una ragione per vivere e le attenzioni delle compagne che mi facevano visita in ospedale mi infastidivano soltanto”, disse guardandola in modo esplicito. “Oh Zack ... io credevo ...” ”... di essere l’unica a portare un grosso fardello? Ero distrutto dopo l’ospedale e quando ti ho vista, altrettanto distrutta da qualcosa di addirittura più logorante, ho deciso che non potevo lasciare che affrontassi tutto questo da sola”. Ethany era meravigliata che le stesse accordando tutta quella fiducia. Intanto il pranzo si stava raffreddando sul tavolo, ma lei non ci fece caso. “Nessuno di noi vive completo. Tutti siamo distrutti da qualcosa, finchè non troviamo qualcuno distrutto come noi. E’ la tenebra che ti porti dentro, quella che io stesso ti voglio togliere, a farmi desiderare di baciarti”, le confessò, ed Ethany posò le sue labbra su quelle di Zack, sentendolo respirare veloce mentre portava le braccia dietro il suo collo e lo stringeva fortissimo, più di quanto avrebbe immaginato di stringere una persona. Ethany lo sentì piangere e gli asciugò le lacrime con le dita, come aveva fatto lui pochi minuti prima. Lo sentì ridere. Forse, se quella maledizione non fosse entrata nella sua vita, lei non avrebbe avuto Zack, a stringerla ed accarezzarla e consolarla.
Passarono il pranzo a mangiare e guardarsi, uno di fronte all’altra, e subito dopo salirono in camera. Zack si limitò a camminarle accanto. “Queste cose ... non le hai mai dette a nessuno?”, disse Ethany, svicolando dalla vera domanda che voleva porre. Zack si fermò. “Secondo te di chi mi sarei potuto fidare abbastanza?”, disse. Stava sorvolando sul fatto che era stato solo per la maggior parte della sua vita e che quindi la sua domanda era inopportuna. “Mi dispiace”, disse Ethany, continuando a salire le scale, “non era questo che volevo domandarti”. Ormai arrivato alla porta della sua camera, Zack chiese: “Cosa, allora?”. Già, cosa? “Hai detto che ... è la tenebra che porto dentro che ti spinge a ...”, evitò di soffermarsi troppo sulla parte del baciare, perchè una parte del suo cervello era ancora connessa a quel momento in cui le labbra di Zack avevano trovato le sue e ... oddio, stava iperventilando. “Con questa intendi la profezia che mi ha cucito questo destino addosso o qualcos’altro?”. Zack la stava scrutando con occhi pieni di dolore. “Pensi che io vada a caccia di ragazze che hanno un destino orribile solo per farle innamorare di me prima che compiano il loro destino?”, le chiese disgustato. “Cosa? No, assolutamente no! Volevo solo chiarire la faccenda del motivo”, disse Ethany, mortificata. Zack le sorrise e si avvicinò. “Ho sempre vissuto praticamente solo, visto che mio padre era sempre fuori per lavoro. Quindi ho imparato a badare a me stesso e a pensare solo a me stesso. Al mio dolore. Quando ti ho incontrata a scuola, ho capito che c’era qualcosa più importante dei miei problemi e ho cominciato a legarmi a te, e a desiderare di far scomparire il tuo, di dolore. Il tuo rifiuto di essere toccata, la tua riservatezza, invece di farmi allontanare mi avvicinavano, e riguardando indietro mi sono chiesto da quando ero diventato così schifosamente egoista. Sei diventata il mio motivo per vivere. E vivere senza baciarti è come non ringraziarti mai per quello che mi hai fatto diventare. Ti basta?”, concluse, tutto d’un fiato. “Basta e avanza ... grazie a te anche io sono cambiata, per una volta una persona che non fosse della mia famiglia mi ha fatto sentire come se non portassi il malocchio ovunque vada ... a prescindere di quello che dice la gente ... di quello non me ne importa più, se posso avere te”, gli disse Ethany, probabilmente confessando quello che non aveva nemmeno ammesso a se stessa. Zack appoggiò la fronte alla sua. “Sono qui, e sono tuo, ma le risposte che cerchi io non te le posso dare. Le possiamo cercare insieme però”, aggiunse.
Lo Slender stava guardando la finestra della camera di Ethany. Esultò quando i due ragazzi si baciarono, ma le sue aspettative furono deluse quando si alzarono e andarono di sotto, probabilmente per mangiare. In fondo se l’era aspettato che non arrivassero al punto, ma era stanco di aspettare. Per seguire Ethany, conoscerla, studiarla, aveva abbandonato le sue uccisioni abituali e quasi gli mancavano le urla dei bambini. Era come una droga, dalla quale però si stava disintossicando perchè spiare Ethany occupava tutto il suo tempo. Odiava così tanto dover abbandonare il suo compito ...                                                                                                               Perchè era un compito. Non ricordava chi gliel’avesse dato, non ricordava niente del suo passato, ma dato che gli piaceva procurare dolore non era stato a rimuginarci troppo tempo sopra. E a forza di seguire quella ragazzina conosceva i suoi abiti preferiti, la sua routine quotidiana e le persone che frequentava. E non poteva fare a meno di pensare che fosse un essere umano molto insulso. Ma allora perchè quel ragazzo le si era avvicinato? E l’aveva baciata, poi. Doveva indagare anche su di lui. Sapeva che era l’arma giusta, ma non voleva farsi trovare impreparato.

*Angolo dell'autrice*

E sulle note dei pensieri allegri di Slender concludiamo questo capitolo :D ammetto di aver perso un po’ l’ispirazione ma sono convinta di voler continuare :D la storia non sarà molto lunga, non voglio farla tediosa e tuttavia sembra che descrivendo ogni minimo particolare i capitoli diventato lunghissimi D: magari da autrice ho questa impressione, mentre da lettori a voi sembrano corti :/ comunque, vi voglio bene perchè guardate e recensite e pensate anche solo di dare un’occhiata :D mi rendete felice :D

   
 
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