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Autore: ToscaSam    26/02/2015    6 recensioni
importantissimo!
Questo è il primo capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche.[...]. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo. [...]
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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AVVERTENZE! (leggere tutto per favore ^-^)
Questo è il primo capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche. Siamo molto legate al mondo di Harry Potter e per caso mi era venuta l’ispirazione di scrivere una cosa del genere. Avevo scritto un capitoletto molto “generico” e atemporale (evitando di parlare di Difesa contro le Arti Oscure, perché nominare un qualunque professore sarebbe stato vincolante). Stimolata dalle mie amiche ho deciso di dare una contestualizzazione alla vicenda e inventare una vera e propria trama.
Questa fanfiction vuole essere anzitutto, come ho già detto, un regalo. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo.
Alcune frasi sono riprese dal testo originale. Evito di segnalarle con note, perché la cosa sarebbe alquanto ripetitiva. Quelli che userò saranno principalmente periodi riguardanti descrizioni o stati meteorologici e cose simili.
In ultimo, spiego perché ho scelto di far cominciare la fanfiction nel corso de Harry Potter e il Calice di Fuoco: avevo bisogno di un gap di due anni fra le ragazze più grandi e le più piccole (per rispecchiare la reale differenza d’età) quindi se le une avessero frequentato il loro primo anno a Hogwarts, le altre sarebbero state studentesse del terzo. Non volevo, inoltre, che i miei personaggi avessero la stessa età di Harry Potter & company, poiché i nomi di quelli del suo anno sono ben precisi e aggiungerne di nuovi mi sarebbe sembrato troppo una forzatura.
Sono contro le cosiddette Mary Sue, quindi cercherò con ogni sforzo di plasmare i miei personaggi in conformità alla serie.
Perdonatemi in ultimissima sede se ho inserito troppi personaggi già dal primo capitolo e se le descrizioni si sono  limitate ad essere principalmente fisiche. Cercherò di far emergere i singoli caratteri senza dare l’impressione di un’indigestione (come probabilmente apparirà in questo primo capitolo).
Grazie per essere qui e buona lettura!
 

 
L’espresso di Hogwarts
 
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Dopo un’estate di tranquilla felicità, settembre aveva deciso che era giunta l’ora di incombere di nuovo. A Londra, il primo del mese, se si faceva ben caso, si poteva notare una maggiore affluenza alla stazione di King’s Cross. C’era una ragione, ovviamente, ma nessun Babbano l’aveva mai notato. Alle corsie dei binari 9 e 10 (o  9 ¾ per chi sapeva quel che volesse dire)  si registrava annualmente una gran presenza di famiglie cariche di bauli, strani animali da compagnia e strano abbigliamento.
Dimentichiamo lo scetticismo Babbano e diventiamo espliciti con noi stessi: lasciamo gli intercity e gli eurostar al loro mondo ed entriamo nel nostro, attraverso la barriera dall’aspetto solido che nasconde l’accesso alla piattaforma per l’Espresso di Hogwarts.
Un gruppetto di tre ragazze aveva appena salutato i propri cari e ora faceva un gran baccano vicino alla porta scorrevole di una carrozza. Alcuni ragazzi che si trovavano nei paraggi lanciavano occhiatacce di disapprovazione verso il trio rumoroso, ma quelle non sembravano neanche accorgersi di non essere sole.
 
« Ci dovevamo incontrare qui! Secondo me sono già salite» una delle tre, con capelli scuri, boccolosi, che ricordavano un po’ i ricci sintetici delle bambole di porcellana ma un po’ spettinati, aveva l’aria allarmata. Sembrava in procinto di voler salire sulla carrozza, ma un desiderio la frenava e allungava il collo fra la folla. La sua carnagione era chiara, quasi giallastra. Come i capelli, gli occhi erano di un castano molto scuro ed erano circondati da tenui occhiaie e una fitta schiera di leggerissime lentiggini.
Le altre due non sembravano granché curarsi del nervosismo dell’amica. Erano rilassate e ridacchiavano fra sé di cose che avevano fatto durante l’estate. Ogni tanto interagivano anche per smorzare la preoccupazione di Samantha – questo  il nome della prima ragazza-.
« … E allora gli ho detto che era uno spolverino, però non ci ha creduto … »
« E quindi?!»
« Niente, solo che …»
« Oh! Eccole lì!» disse una delle due, interrompendo il discorso dell’altra. Si chiamavano Valentina e Irene. L’una dai bei capelli ricci, scuri e lineamenti molto equilibrati, delicati e belli, con dei chiari occhi celesti. L’altra era alta, con una chioma liscia, ben curata, di un biondo piuttosto scuro, con occhi color castagna e lunghe ciglia nere.
Quando Valentina parlò, indicando un imprecisato punto nella folla agglomerante, Samantha e Irene indirizzarono gli occhi in quella direzione.
« Oh finalmente!» Samantha si sciolse dalla sua snervante angoscia e fece cenni verso le persone che stavano aspettando.
Erano un gruppetto consistente di ragazze dall’aria smarrita, anche se vagamente eccitata. Quando scorsero i segnali delle amiche, le raggiunsero.
« Scusate il ritardo»
« Abbiamo avuto qualche problema con la barriera … »
« Diciamo che non eravamo proprio sicure che potesse essere attraversata »
« Poi io ho dovuto rifare la valigia tre volte … »
« Speriamo di non aver dimenticato niente!»
Ma le chiacchiere erano troppe e il tempo troppo poco. L’orologio a muro segnò le undici e la locomotiva sbuffò impaziente. Con un ultimo cenno di saluto ai genitori, ormai lontani, il gran gruppo di studentesse si fiondò dentro la carrozza del treno e chiudendosi la porta scorrevole alle spalle, salutò Londra per molti mesi.
Il corridoio straripava di persone ed era difficile camminare senza perdere borse o gabbie. Samantha, di nuovo in preda all’ansia, lasciò le sue cose in custodia alle amiche e scivolò nella moltitudine sperando di accaparrarsi uno scompartimento vuoto prima che li occupassero tutti.
Miracolosamente riuscì nell’impresa e quando la calca permise al gruppo di raggiungere i posti serbati, le ragazze poterono sedersi tutte assieme.
Una della ultime arrivate chiuse la porta con uno sbuffo, per vedere di soffocare un po’ il rumore proveniente dal corridoio.
La piccola stanza somigliava adesso più ad una casa di profughi che non a uno scompartimento di un treno: c’erano otto bauli accatastati (che fungevano oramai da poggiapiedi) e gabbie di animali frenetici e agitati: Valentina. che si era sistemata vicina al finestrino, teneva sulle ginocchia la portantina di vimini per una bella gatta grigia dalla coda molto pelosa. Samantha sedeva in una posa obliqua condividendo il seggiolino con la gabbia di un giovane gufo della Virginia, grigio scuro. Una del secondo gruppo faceva versi affettuosi a un agitatissimo gatto grasso che smaniava da dentro il suo cestino e un’altra ragazza cercava di tranquillizzare il proprio gufo reale che pareva in procinto di scassinare il lucchetto della sua gabbia.
In ultimo, Irene teneva in una tasca una bianchissima Puffola Pigmea degli occhietti gialli, che si chiamava Tegamina (nome nato in alternativa a Triglia, per una lunga storia).
Le ultime arrivate erano ragazzine che si accingevano a frequentare il loro primo anno a Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria migliore del mondo.
Indossavano già le loro uniformi nuove e ben ordinate, a differenza delle tre più grandi che non avevano avuto ancora voglia di cambiarsi gli abiti Babbani.
C’era Bianca, viso rotondo e corti capelli colorati di fucsia squillante, che pareva la meno agitata e molto desiderosa di arrivare a destinazione. Stava discutendo con Alice (alta, magra, occhi chiarissimi, grandi occhiali e capelli castani) su quale fosse la Casa migliore in cui finire:
« A me hanno sempre detto che sono una tipa da Corvonero. Però non lo so, a me non interessa troppo …» diceva Alice con espressione concentrata. Era una persona molto precisa e organizzata. Neppure lei era troppo agitata, anche se non riusciva a smettere di lisciarsi freneticamente le maniche della tunica nera.
« Per quanto mi abbiano parlato male di Serpeverde ho finito con l’adorarlo!»
Rispose Bianca con un sorriso quasi malizioso.
« Brava!» la incitò subito Valentina: lei era una Serpeverde. Per quanto fosse la casa più malfamata, era sua opinione che in realtà gli altri fossero soltanto invidiosi. Dopotutto della loro Casa aveva fatto parte lo stesso Merlino e la loro ambizione li portava spesso al successo. Che poi fosse da lì che era uscito il maggior numero di maghi Oscuri, non le importava: non fare di tutta l’erba un fascio era l’idea fondamentale che avrebbe dovuto venir compresa da tutte le altre Case.
Valentina si slanciò dunque in un elogio di Serpeverde e delle sue qualità, ignorando lo sbuffo simile al sarcasmo che usciva dalle labbra di Samantha.
Bianca pareva ammirata ma Alice era ancora dubbiosa.
Le altre matricole si chiamavano Laura, Dara e Sara. La prima, magrissima, capelli chiari, viso morbido e gentile, non voleva apparentemente immischiarsi prima del tempo in quei discorsi ed era palesemente in preda ai più profondi ragionamenti. Sedeva intirizzita sulla sedia con lo sguardo fisso verso il finestrino.
Il tempo fuori, comunque, non era dei migliori: la pioggia divenne sempre più fitta mentre il treno avanzava verso nord.
Il cielo era così cupo e i finestrini così appannati che le lanterne vennero
accese già a mezzogiorno, quando il carrello del pranzo cominciò a sferragliare lungo
il corridoio.
Le più piccole erano un po’ timorose, così furono le altre a comprare un assortimento di gelatine Tutti i Gusti +1 che dettero sapore alle loro conversazioni.
Valentina aveva fatto uscire Morgana (la sua gatta) dalla gabbietta, che ora gironzolava saltellando fra i bauli.
« Lontano da me, gatto» disse Dara, una ragazza dai tratti latinoamericani, con una faccia graziosa e un gran cesto di capelli molto ricci. Non sopportava i gatti e ritirò i piedi dal proprio baule per evitare che Morgana andasse ad annusarla.
La conversazione sulle Case di Hogwarts, era terminata con Samantha che tesseva una lode ai Grifondoro, ascoltata sognante da Sara (una ragazzina piccolissima con tratti fini e capelli rossi dalla curvatura molto elegante) e con Irene che parlò un po’ della casa di Tassorosso, spiegando che anche se inspiegabilmente non riscuoteva molto successo era veramente come sentirsi parte di una famiglia.
I discorsi virarono in direzione dei fatti accaduti durante l’estate:
« Ma avete sentito di quel casino alla  Coppa del Mondo di Quidditch?» chiese Laura. « … Tipo ho sentito dire che è stato evocato il Marchio Nero. Ho chiesto ai miei e hanno detto che era il simbolo di Voi-Sapete-Chi!».
L’ambiente si raggelò un poco.
« Ma dai! Secondo me è stata tutta una messinscena. Vai sicura che qualcuno del Ministero ci ha guadagnato una fortuna» disse Valentina scuotendo la testa. Nel frattempo aveva chiuso di nuovo Morgana nella sua cestina, che ora mandava miagolii di protesta.
« Comunque stanno accadendo un sacco di cose strane, ultimamente. L’anno scorso, vi ricordate, dissero pure ai telegiornali di quel criminale che era fuggito da Azkaban …» continuò Laura, che ormai aveva lanciato il clima di mistero e tutte pendevano dalle sue labbra.
« Ma lo sai che è entrato nel castello!» Esordì Samantha come se fosse impossibile che quella notizia non fosse giunta ad orecchie esterne, ma contemporaneamente felice di poter essere lei a raccontare la vicenda.
« Via! Non è possibile!» Sara sgranò i suoi occhi verde chiaro.
Le ragazze che avrebbero frequentato il terzo anno, raccontarono di come l’anno precedente Sirius Black avesse aggredito la Signora Grassa – il ritratto di guardia alla torre dei Grfondoro – e di come anche l’amico del famoso Harry Potter avesse visto l’assassino con un coltello in mano squarciare le tende del suo letto a baldacchino.
« Ma allora lo conoscete, Harry Potter?» chiese Alice molto interessata. Le tre più grandi biascicarono qualche mezza parola riguardo al Ragazzo Sopravvissuto; lo conoscevano ovviamente di fama e a scuola l’avevano presente di vista ma nessuna di loro ci aveva mai parlato. Tutte raccontarono che era piuttosto bravo a giocare a Quidditch ma spesso faceva perdere punti alla sua casa perché si ficcava nei guai.
Dopo qualche minuto di silenzio passato ad ascoltare il rumore sferragliante della locomotiva, l’argomento ritornò a Sirius Black:
« Ma vi ricordate l’anno scorso quando il treno si è fermato?»
Disse Irene con un leggero brivido, accarezzando il dorso di Tegamina.
Per poco Samantha non buttò giù la gabbia di Hoo-Hoo (il suo gufo) e Valentina non affogò in una Gelatina al sapore di noccioline.
Non fu un bel ricordo da raccontare, in effetti. Il passaggio del Dissennatore aveva seminato il panico, l’anno precedente.
Il pomeriggio scuro di pioggia si trasformò in un crepuscolo nero di diluvio.
« Chissà chi avremo come insegnante di Difesa» esordì Valentina, offrendo una Gelatina che sapeva di scatoletta per gatti a Morgana (che rifiutò sdegnosamente). « Lupin era forte» aggiunse con un velo di nostalgia.
Era vero. Lupin (« Ma l’avete sentito che era un lupo mannaro?!») era stato un’insegnante decisamente migliore di quello del primo anno: Gilderoy Allock. Era sempre stato molto paziente e gentile con gli studenti e si era anche rivelato molto dotato per spiegare e far capire i concetti.
Irene tuttavia si ricordò con piacere che Allock aveva movimentato la giornata di San Valentino, due anni prima, anche se i nani portatori di messaggi non erano sembrati granché felici di collaborare. A suo parere la festa era poco considerata e le aveva fatto piacere che qualcuno desse importanza all’evento. Ma il loro primo anno non se lo ricordavano principalmente per Allock, quanto per la paura delle aggressioni. C’era stata quella gran confusione con il cosiddetto Erede di Serpeverde.
Dopo tutti questi racconti, forse, le matricole non erano così invogliate a scendere, quando finalmente l’Espresso per Hogwarts si era fermato alla stazione di Hogsmade (« Finalmente visitiamo il villaggio, quest’anno» commentarono le più grandi).
Mentre le portiere si aprivano, in alto echeggiò un rombo di tuono. La pioggia ora scendeva così fitta e rapida che era come se sulle loro teste venissero continuamente rovesciati secchi d'acqua ghiacciata.
Samantha si avviò assieme a Irene e Valentina verso un centinaio di carrozze senza cavallo, schierate in attesa fuori dalla stazione; « Buona fortuna» gridò, con il mantello sulla testa e Hoo-Hoo ben nascosto, alle amiche del primo anno, che avrebbero dovuto attraversare il lago.
Quelle, già tremanti per i discorsi poco invitanti fatti sul treno, si abbandonarono a un convulso di terrore dopo l’ennesimo scroscio d’acqua sulle loro teste. Hagrid, l’enorme guardiacaccia, brandiva una lanterna e chiamava a raccolta i poverini che avrebbero affrontato la traversata.
  
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