Siate clementi, è la prima ff che abbia mai scritto su HP. Ma più che altro è Slytherin. Se mai arriverete in fondo alla storia capirete anche il titolo (forse) altrimenti... beh, non sapevo che inventarmi e questo è stato il primo a venirmi in mente! ^^;
***
Alexandra fissava il vino che stava facendo ondeggiare all’interno del suo calice.
“Perché vuoi saperlo? Perché ora?” domandò al suo interlocutore, seduto nella poltrona di fronte a lei.
“Sono curioso.”
“Sei curioso. Chi sei, il mio terapista?”
“Mi sono solo reso conto che non ti conosco bene come vorrei.”
“D’accordo, ma ricordati che la curiosità uccise il gatto. E poi la storia è lunga.”
“Abbiamo tutta la notte, e, cortesia del precedente padrone di casa, un’ottima bottiglia di vino.”
Vero anche questo. Alex bevve un sorso di quell’ottimo Chateau Lafitte che aveva trovato in cantina, e si mise comoda.
******
Poco tempo prima
Non ricordava di essere mai stata tanto nervosa in vita sua.
E tutto per colpa di sua sorella Bellatrix!
“Come… Come ha potuto fare una cosa del genere senza interpellarmi?
Senza chiedermi se ero d’accordo o meno? Ma me la pagherà, oh se me la pagherà,
lei e quell’avanzo d’Azkaban di Lestrange!”
La porta del salone dove stava andando avanti e indietro da ore si aprì
lentamente. Narcissa notò che uno di quegli stramaledetti elfi domestici aveva
fatto capolino nella stanza.
“Madame è molto agitata. Pinky può fare qualcosa per Madame?”
Narcissa le lanciò un’occhiata che avrebbe potuto incenerire, ma,
riflettendo, si disse che quella piccola elfa avrebbe anche potuto aiutarla a
calmarsi.
Bellatrix varcò un’ora dopo la porta del salone principale di palazzo
Malfoy. Gettato lo sguardo in un angolo, scosse la testa.
“Narcissa, se continui a pietrificare gli elfi che ti annoiano o ti
disobbediscono, tra non molto ti troverai senza servitù, e con un giardino
pieno di statue orrende.”
Alzato lo sguardo sulla sorella, la vide schiumante di rabbia. Non che
non l’avesse mai vista in quello stato… era capitato una volta o due, ma lei
non era mai stata la causa. Di solito era l’ospite attesa quella sera, la
causa.
“Non vedo il motivo di questa reazione. Lo sai benissimo che è l’ultima
carta che ci rimane da giocare.”
“Le hai detto che avevo bisogno di un aiuto. Non l’hai anche invitata
in questa casa, vero? Non hai invitato nostra sorella a casa mia senza dirmelo,
vero?”
“Narcissa, potrebbe essere l’unica possibilità per Lucius di uscire
prima da Azkaban. Se non per lui, potrebbe farlo per il nome della nostra
famiglia. Li ha sempre sentiti i legami di famiglia, quella.”
Narcissa se possibile, era diventata ancora più furiosa.
“Piuttosto preferisco che Lucius ci passi la VITA in galera!”
“Attenta, Cissy, potresti anche venire accontentata.”
Bellatrix e Narcissa si voltarono verso la porta, dove una figuretta
incappucciata era appoggiata alla parete.
“Dopotutto, è quello che succede quando si sceglie come secondo lavoro
il Mangiamorte.”
Alexandra mosse qualche passo verso la luce e il centro del salone,
facendo scivolare sulle spalle il cappuccio del mantello da viaggio grigio
argento e ravviando con la mano i corti capelli neri.
“Allora, Trix, si può sapere qual è il motivo della fine del mio esilio
da questo maniero? E il motivo per cui non ti dovrei trascinare fino alla
prigione da cui sei evasa?”
“Odio quel diminutivo.”
Gli occhi neri di Alex scintillarono “Lo so. Allora? Il mio tempo, a
differenza del vostro, è prezioso.”
“Lo avrai saputo. Lucius è stato arrestato.”
“Ovvio che l’ho saputo. È stato arrestato in flagranza di reato, e in presenza
di testimoni.”
“Sei mocciosi!”
“Sei testimoni, Narcissa. Oltre a dei loro amici, stavolta adulti.
Testimoni che hanno rilasciato deposizioni che dicono tutte la stessa cosa. E
ho visto l’Ufficio Misteri dopo il passaggio del vostro... Signore.”
“Sei un Auror rispettato… Lexie…”disse Bellatrix, e qui fui il turno di
Alexandra di mostrare un moto di nervosismo verso l’odiato nomignolo “Puoi
benissimo richiedere un altro esame delle prove, e… come dire?, darci una mano.
Dopotutto, si tratta di un membro della famiglia.”
Narcissa era sull’orlo dell’infarto, Alex ne era sicura.
“Solo perché io e Lucius abbiamo avuto dei trascorsi non significa che
lo consideri parte della nostra famiglia.”
“Puttana!”
“Narcissa, attenta a te…”
“No, Bella. Stavolta no.”
“Ma sì, Bella, lasciala parlare… Sempre quella vecchia storia… Poi
perché fai tante lagne non lo so. Per trovare me bisogna andare indietro di
quindici anni, e sei dozzine di amanti. E quando uscirà da Azkaban, per Natale
saranno sette dozzine.”
Narcissa rimase come fulminata.
“Cos’hai detto?”
Peccato, è ancora viva, si disse Alexandra.
“Quell’imbecille di tuo marito si è fatto riconoscere da Harry Potter e
dai suoi amici, e Potter ha la fiducia di Silente che ora non è più in
disgrazia al Ministero, anzi tutt’altro. Va da sé che se il gioco non varrà la
candela, Lucius farà meglio ad iniziare a scegliere di che colore fare le
pareti della sua cella.”
“Grazie, Alexandra” mormorò Bellatrix, appena percettibile. Narcissa
guardò altrove.
“Ma per favore!” sbuffò Alexandra, desiderosa di andarsene il prima
possibile da quel posto. “Io odio voi e voi odiate me. L’unica cosa che abbiamo
in comune, oltre all’essere tutte e tre di Serpeverde e al detestare quella
santarellina di Andromeda, è il fatto di essere della famiglia Black. È un
favore che farò alla famiglia, se lo farò, non a voi. E ora, se non vi
dispiace, ho di meglio da fare.”
E senza salutare prese la porta e se ne andò.
Mentre scendeva gli scalini dell’ingresso, le venne quasi da ridere.
Aveva usato più o meno le stesse parole, sempre con loro, quando aveva quindici
anni e si trovavano tutte e tre a Hogwarts.
E sorrise ancora di più al pensiero del ‘ho di meglio da fare’…
Mentalmente rivolse una silenziosa preghiera di ringraziamento a
chiunque avesse stabilito che i Capiscuola avessero una camera per conto loro.
***
1981
“Black, Alexandra” chiamò la professoressa MacGranitt, tenendo in mano
il Cappello Parlante.
Alexandra si sedette sullo sgabello, pronta ad ascoltare ragionamenti
del cappello anche se sapeva già che l’avrebbe infilata a Serpeverde. Eccetto
sua sorella Andromeda e suo cugino Sirius, che erano finiti l’una a Corvonero e
l’altro a Grifondoro, il fratello di lui, Regulus, e le sorelle di lei,
Bellatrix e Narcissa, erano tutti a Serpeverde.
Sbirciando da sotto il cappello, poteva vedere gli sguardi di tutti
loro fissi su di lei.
“Un’altra Black, eh? Ma dove ti metto? Hai molte doti che Serpeverde ti
aiuterebbe a sviluppare, ma anche un’intelligenza niente male… Corvonero
potrebbe fare al caso tuo, sai?”
Corvonero?, pensò Alex, sdegnata. Con quella scema di Andromeda?
“Se la metti così… SERPEVERDE!”
Alexandra osservò di nuovo i Black presenti in sala. Nessuno di loro
sembrava molto soddisfatto. Sirius, l’unico tra i suoi cugini che tollerava.
Andromeda, che sperava di ricucire un rapporto con almeno una delle
altre tre sorelle.
Ma soprattutto Regulus, Bellatrix e Narcissa, che si sarebbero trovati
‘quella mocciosa di Lexie’ tra i piedi per cinque e sei anni.
Alexandra si unì al tavolo dei Serpeverde, sedendosi vicino a Bellatrix
che la ignorò completamente. Già sapeva che avrebbe dovuto dividere la stanza
con le sorelle maggiori, c’era un letto libero che l’aspettava nella loro
stanza da quando era arrivata Narcissa. Una cosa che non aveva mai immaginato
nemmeno nei suoi peggiori incubi.
Al tavolo dei Grifondoro, Sirius le lanciò un’occhiata, quando fu
sicuro che gli altri non se ne sarebbero accorti. Alex accennò un sorriso, e
indicando gli altri componenti della famiglia accanto a lei stralunò gli occhi.
Sirius era la pecora nera della famiglia, da sempre agitato davanti ai
suoi occhi come uno spauracchio, un modello da non imitare. Doveva essere per
questo che aveva iniziato a trovarlo simpatico.
1985
Cinque anni.
Ancora poco, e poi si sarebbe liberata delle sorelle maggiori…
Se ne sarebbe liberata comunque, a conti fatti. Seguendo i consigli di
mamma Elladora e di zia Ninfadora, Narcissa e Bellatrix avevano dedicato quegli
anni alla ricerca del miglior partito all’interno della Casa. Narcissa fino a
due anni prima si era accompagnata a Lucius Malfoy, Bellatrix si vedeva ancora
con Rodolphus Lestrange. Entrambe erano fiere di loro stesse per aver strappato
a quei due una promessa di matrimonio appena terminata la scuola.
Alexandra aveva voglia di vomitare. Anche a lei sua madre aveva
ripetuto fino alla nausea che doveva fare come le sue sorelle, e non fare
assolutamente come Andromeda, invaghitasi di un mago di origini babbane.
Se Alex le avesse detto quello che intendeva realmente fare della sua
vita, avrebbe avuto una reazione tale da farle esplodere il fegato, sulle cui
fiamme avrebbe poi arrostito pane e salcicce.
L’unico che aveva una vaga idea di quello che sarebbe andata a fare
dopo Hogwarts, oltre al direttore della sua casa, era sempre e solo lui.
Sirius.
Detestava talmente di cuore Narcissa, Bellatrix, e Regulus, oltre che
Malfoy e Lestrange, che era un piacere sparlare di loro insieme a lui. Talvolta
tentava di infilare Andromeda e il loro inesistente legame nella conversazione,
ma senza risultati.
“Lex, me lo dirai mai perché Andie non ti piace?”
“No. Smettila di leggere i fumetti babbani del ragazzo di Andromeda, ti
fanno male.”
“E tu che ne sai?”
“Abbastanza da sapere che usi come diminutivo per me il nome di uno dei
personaggi.”
“Vero. Ma Lex è uno dei cattivi, Alex.”
“In tal caso... Si è ripreso il tuo amico, dopo che l’ho disarcionato
dalla scopa?”
“Chiediglielo tu, ma non ti offendere se non ti piacerà la risposta”
rispose Sirius indicando James Potter uscire dall’infermeria con il braccio al
collo. Appena vista Alexandra, si diresse a passo di carica verso di lei.
“Questa me la paghi, Black” sibilò.
“Datti una calmata, Potter. Non ho infranto nessuna regola.”
“Questo lo dici tu…”
Ma più che altro, al diciassettenne, abile, e arrogante James Potter
bruciava di essere stato buttato giù dalla scopa dalla cugina quindicenne del
suo migliore amico. Alexandra non aveva bisogno di barare come faceva di solito
il Serpeverde, era brava e basta.
“Ehi, voi due, non vorrete dare spettacolo.”
“Non ti preoccupare, Sirius, era solo una chiacchierata. Ora me ne vado
a studiare in biblioteca. Alla prossima, Potter…” disse Alexandra lasciando i
due ragazzi e proseguendo verso la biblioteca.
“Giuro, Felpato, non so proprio come tu possa realmente essere
imparentato con la tua famiglia.”
“Certe volte, Ramoso, me lo domando anch’io. Lex conoscendola non è
così male…”
James lo fissò incredulo.
“Lungi da me parlar bene di una Serpeverde, ma se i paragoni sono
Narcissa e Bellatrix…”
“Sì, in quel caso tua cugina è angelica. Ma mi ha buttato giù dalla
scopa!”
Sirius ringraziò il cielo che incontrarono un paio di amici della
squadra di Quidditch del Grifondoro così che James cambiò discorso.
Conoscendolo, la tirata su Alex avrebbe potuto continuare per ore.
Alexandra non andava tanto spesso in biblioteca solo per studiare.
Fondamentalmente aveva altre due ottime ragioni.
La prima era stare lontana il più possibile da quelle due streghe di
Bellatrix e Narcissa. Le tollerava solo al mattino, e fino al momento in cui,
come tutte le mattine, Andromeda tentava di rivolgere loro la parola e loro tre
la gelavano con lo stesso identico sguardo.
La seconda era molto più piacevole, e uno dei motivi per cui
frequentava un po’ più spesso Sirius e quel piccolo bastardo arrogante di
Potter. Una ragione che andava sotto il nome del Caposcuola di Grifondoro,
Remus J. Lupin.
Alexandra si sporse leggermente da dietro uno scaffale di libri, per
osservare i suoi movimenti. Come tutti i giorni, era seduto allo stesso tavolo
appartato circondato da libri. Se possibile, aveva delle occhiaie ancora più
brutte dell’ultima volta.
Alex accarezzò il suo distintivo da Prefetto, e si avvicinò per sedersi
al suo tavolo. Remus non alzò neanche gli occhi.
“Salve anche a te, Lupin.”
“Cosa? Ah. Ciao.”
E di nuovo immerso nella lettura.
Alexandra era perplessa. Com’è che le piaceva un tipo del genere? Mah.
Però decise di seguire il suo esempio. Se davvero voleva diventare Auror, aveva
bisogno dei massimo dei voti in tutte le materie. La famiglia, già lo sapeva,
in quel frangente, non avrebbe mosso un dito per aiutarla.
Dopotutto, era stata loro madre a Natale a dire a loro zia, fiera e
orgogliosa “Ma lo scopo di un’istruzione superiore è trovare un buon marito,
mia cara. Bellatrix e Narcissa questo l’hanno già fatto!”
Fingendo di leggere, sbirciò uno degli opuscoli informativi vicino a
Remus. Uno era identico al suo, l’altro era un corso di specializzazione in
Difesa contro le Arti Oscure.
“Vuoi diventare insegnante o Auror?” domandò Alex riprendendo la
lettura.
“Non ho i requisiti di salute per essere un Auror.”
“Ah.”
Di nuovo silenzio, interrotto solo dal voltare delle pagine, e dal
grattare delle piume sui fogli di pergamena per prendere appunti.
Alex aveva proprio voglia di chiedergli che razza di male avesse, per
avere delle occhiaie del genere tutti i mesi. Se non sapesse di chi stava
parlando, avrebbe pensato che facesse le ore piccole con qualche compagna
dell’ultimo anno.
Gli tirò una veloce occhiata dubbiosa. No, escluso. Se faceva le ore
piccole, era solo in compagnia dei libri. Sgobbone senza rimedio, Remus Lupin è
il tuo nome.
“Ti serve qualcosa, Black?”
“No… Niente. Mi domandavo solo chi o cosa ti ha fatto venire quelle
occhiaie. Spaventerebbero pure Bellatrix, ed è tutto dire…”
“Grazie dell’interesse, ma è solo colpa del M.A.G.O.”
“Se lo dici tu.”
Remus riprese a leggere, ma appariva chiaramente a disagio. Quasi tirò
un sospiro di sollievo quando vide arrivare Sirius, James, e Peter.
“Ciao, ragazzi.”
“Lunastorta, vecchio mio, ti fa male studiare tan…” iniziò Sirius. Poi
scorse una testa di capelli lunghi fino a metà della schiena, lisci e neri come
l’inchiostro.
“…to. Alexandra che fai qui?”
Alex gli lanciò un’occhiata furente. Ma porca miseria, perché proprio
adesso e proprio loro?
“Tu evidentemente non mi ascolti quando parlo. Circa un’ora fa ti ho
detto che sarei venuta qui.”
“Lo sai che con questo tono e questo sguardo sei la copia esatta di
Bellatrix?”
“Non iniziare con le offese, cugino. Levo il disturbo” rispose
Alexandra, rimettendo i libri in borsa per andare a lezione di Incantesimi.
Per uscire dovette passare di fronte a Peter e James. Il primo la fissò
sbavando, e avrebbe voluto assestargli un bel pugno allo stomaco. James invece
era ancora livido. Alex gli scoccò un ampio sorriso e imboccò la porta
d’uscita. Per essere riuscita a far cadere il famoso James Potter, leggendario
Cacciatore dei Grifondoro, e a segnare, alla fine di quella partita era stata
per tutta la serata l’eroina della sua Casa. Perfino quello scontroso di Severus
Piton era venuto a congratularsi. L’aver visto Potter cadere da dieci metri in
una pozza di fango doveva essere stata per lui una gran soddisfazione,
considerato che desiderava farlo da una vita e che per come volava non ne
sarebbe mai stato in grado.
Ovviamente Bellatrix e Narcissa non avevano perso tempo e lo avevano
subito scritto a loro madre. Non era arrivata nessuna Strillettera, ma appena
tornate a casa per le vacanze (giorni che Andromeda passava sempre a Hogwarts)
Alexandra si era beccata una sfuriata. ‘Come troverai marito se hai il contegno
di un maschiaccio?’ urlava sua madre. Alexandra la ignorò totalmente,
domandandole dopo un’ora di urla se aveva finito. Questo le valse una condanna
agli arresti domiciliari per l’intera durata delle vacanze. Alex li aveva
passati a studiare per il G.U.F.O.
Le sorelle non capivano perché si rompesse tanto la schiena. Quidditch,
Prefetto, ore insonni passate sui libri… Era scontato che sarebbero passate.
Erano della famiglia Black, un antichissimo, potente, e nobile casato di
purosangue. Ogni prova era solo una mera formalità.
Se avessero scoperto i testi che leggeva e quegli opuscoli… Alexandra
non ci voleva neanche pensare. Un Auror in famiglia. Che disonore, per loro.
Quella sera tornava da una chiacchierata con il capo della sua Casa, il
professor Greenleaf, riguardo alla sua situazione accademica, quando sentì da
dietro la porta della stanza del dormitorio le sue sorelle che ridacchiavano.
Entrata nella stanza, non vide niente di strano.
Narcissa come al solito era davanti allo specchio a pettinarsi i lunghi
capelli biondo pallido, Bellatrix era sul letto a leggere una lunga lettera del
suo fidanzato.
Alex, andando verso il suo baule, si domandò che razza di rapporto
avesse Narcissa con Lucius. Arrivava a capire quello di Bellatrix con
Rodolphus, che sembrava posare su basi solide a giudicare dalla fitta
corrispondenza tra i due e dalle visite. Ma Narcissa e Malfoy… Quando era stata
ammalata l’inverno scorso aveva passato due settimane in infermeria, e lui si era
fatto sentire per lettera solo una volta.
Beh, sono cavoli suoi, non miei, si disse Alexandra mentre cercava nel
suo baule la nuova edizione di ‘Guida avanzata alla Difesa contro le Arti
Oscure.’ Non era un libro di testo di quell’anno, e tantomeno dei due
successivi. Greenleaf glielo aveva dato perché la riteneva la migliore del suo
anno in quel campo, un premio alla sua intelligenza.
Mentre lo faceva, Bellatrix e Narcissa si scambiarono un’occhiata molto
eloquente, e si alzarono per avvicinarsi alla sorella minore.
“Cerchi questo, Lexie?” disse Narcissa mettendole sotto il naso il
libro.
“Ridammelo!”
“Ridammelo!” le fece il verso Bellatrix, con quell’odiosa vocetta
infantile che ogni tanto usava.
“Mi domando che direbbe nostra madre se venisse a sapere che la nostra
piccola Lexie vuole diventare una Cacciatrice di Maghi Oscuri! Tu che dici,
Bella?” disse Narcissa lanciandole il libro.
“Morirebbe di vergogna. Una Black che diventa Auror… Non mi stupirebbe
che cancellasse il suo nome dall’albero genealogico che la zia tiene nella casa
di Grimmauld Place!” sogghignò Bellatrix, rilanciando il libro alla sorella.
Alexandra sentiva che aveva raggiunto il limite. Cinque anni. Cinque
anni in cui quelle due si erano divertite liberamente alle sue spalle, sicure che
non avrebbe mai osato reagire contro di loro.
“Dammi il libro, Narcissa” disse lentamente Alexandra, scandendo le
parole.
“Vienitelo a prendere, sorellina.”
Narcissa era più alta e più grande di Alexandra, ma Alexandra fin dal
secondo anno si allenava con la squadra di Quidditch, anche se aveva iniziato a
giocare solo dall’anno prima. Quando riuscì a buttarla a terra, Bellatrix
rimase incredula e Narcissa iniziò a strillare e cercò di colpire la sorella
minore.
Alexandra, prima di essere strattonata via da Bellatrix ed essersi
presa un ceffone così forte da farle sanguinare il labbro inferiore, ebbe la
soddisfazione di vedere tre bei graffi rossi sulla guancia di porcellana di
Narcissa.
Prese il libro da terra e se lo strinse al petto.
Narcissa piangeva forte di fronte allo specchio, con la sorella
maggiore che cercava di farla smettere. “Guarda che mi ha fatto, quella
maledetta!”
Bellatrix odiava fare quel genere di cose, e lanciò uno sguardo denso
d’odio verso Alexandra. Alexandra ricambiò, con un’espressione tale che spinse
Bella a stare in silenzio fino a quando Alex non avesse parlato.
“Se solo si azzarda a frugare di nuovo tra la mia roba le capiterà di
peggio che tre segni sul viso. Vale anche per te.”
Stringendo ancora più forte il libro al petto, si diresse verso la
porta.
“Non credere di passarla liscia! Te la faremo pagare!”
Alexandra si voltò. “Ah sì? Peccato per voi, quella che ha il potere di
farla pagare alla gente sono io… perché io, a differenza di voi, sono un
Prefetto.”
“Certo. Peccato che la Caposcuola sia una nostra amica, e lei sì che ha
potere su di te. Aspetta e vedrai.”
“Peccato, ho di meglio da fare.”
Il brutto era che gliel’avrebbero fatta pagare sul serio, ma l’immagine
dei graffi sanguinanti sulla guancia dell’odiata sorella maggiore la riempiva
di una gioia maligna. Se Bellatrix non si fosse intromessa, probabilmente
avrebbe finito per farle scontare una parte dei quindici anni di soprusi che
aveva subito...