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Autore: Caramel Macchiato    28/02/2015    2 recensioni
“Svegliati”
Il tuo senso dell’umorismo è piuttosto pessimo.
“ Ti sto ordinando di svegliarti”
Come se potessi. Ti manderei al quel paese, ma non so chi sei. Lasciami stare.
“ D’accordo, non mi lasci altra scelta”
Ed ecco che i miei occhi sono aperti, o meglio: nel mio sogno ho gli occhi aperti, e vedo solo bianco davanti a me. Mi giro su me stessa ma il panorama non cambia.
Che posto è questo?
“Questo è il fulcro del mondo dei tuoi sogni”
Chiedo scusa in anticipo per l'html impostato da cani!!
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo pensiero che riattiva il mio cervello è: io lo conosco.
Il secondo è: ma come diavolo è vestito?
E poi i miei pensieri finiscono lì, perché incontro i suoi occhi bicolore e mi si mozza il fiato, sia perché sono stupendi sia perché sono identici a quelli del sogno.
-    Ti sei perso?- Gli fa eco Nathaniel, squarciando quella dimensione in cui il tempo si è fermato in cui siamo caduti, dopo l’affermazione del nuovo arrivato.
-    Temo di sì, e ho perfino perso qualcosa di molto caro…-
Il ragazzo biondo ci lancia un’occhiata, poi ritorna a rivolgersi al ragazzo, che sta bilanciando il suo peso da una gamba all’altra, evidentemente a disagio.
-    Non preoccuparti, ti aiuteremo noi. Io sono Nathaniel, Azzurra e Kentin-.
Alziamo una mano in segno di saluto non appena veniamo nominati, ancora rintronati dalla sua improvvisa apparizione. Lui ci concede un debole sorriso.
-    Io sono Lysandre, onorato di fare la vostra conoscenza-.
Kentin si gira con gli occhi sbarrati verso di noi.
-    È quello del quaderno!- Sibila, senza curarsi di farsi sentire, come se non avessimo fatto subito i collegamento anche noi.
-    Un quaderno? Verde muschio per caso?-
-    Sì quello!- Il ragazzo ora si è alzato in ginocchio sul suo sedile, esaltato.
Il nuovo arrivato però sembra turbato e prende a sfregarsi le labbra nervosamente.
-    Che ne dite di spostarci a casa nostra a parlare? Così potrai riprendere il tuo quaderno.
Suggerisce Nathaniel, col suo solito fare pragmatico, alzandosi e invitandoci a fare lo stesso.
Lysandre annuisce esitante. Io mi avvicino a lui e gli rivolgo un sorriso rassicurante.
-    Non preoccuparti, non ti faremo nulla di male-.
Lui annuisce di nuovo e mi segue. Non so perché ma sento lo stesso affiatamento che ho percepito con Kentin, la prima volta che l’ho incontrato. Come se fosse del tutto normale che lui fosse comparso dal nulla, lasciando il suo quaderno sul mio tappeto.
-    Per caso…- La sua voce titubante mi distoglie dai miei pensieri.
-    Per caso lo avete letto?- Riprende dopo un po’- Il quaderno, intendo-.
-    No. In verità sì, la didascalia all’inizio- Mi sento in imbarazzo, lui però sembra sollevato e il suo viso si rilassa, aprendosi in un piccolo sorriso.
-    Meno male!-
-    Come mai?-
-    Quel quaderno è molto importante per me, anche se…-.
I suoi occhi si oscurano, mentre io aspetto una continuazione.
-    Anche se non ricordo il perché- Conclude con un sospiro.
-    Com’è possibile?-
-    Non lo so, magari rileggendolo mi tornerà in mente-.
-    Lo spero-.
Le sue labbra leggermente carnose si piegano in un dolce sorriso, dando vita a  due piccole fossette sulle sue guance pallide.
-    Come sei buona-.
Mi giro sorpresa.
-    Io? Se ti avessero sentito quei due, scommetto che sarebbero scoppiati a ridere!-.
-    Non ne vedo il motivo. Per quale ragione?-
-    Pensano che sono una sconclusionata… E una un po’ fuori di melone-
Mi rendo conto che mi sto confidando con un perfetto sconosciuto, eppure mi sembra una cosa naturale.
Lui annuisce, i capelli candidi che risplendono alla luce della luna.
-    Dovresti prenderlo come un complimento: chi è pazzo è libero e pieno d’idee geniali!-.
Mi viene subito da pensare al regno in cui ora stiamo camminando, all’insieme di costruzioni sconclusionate che ho disegnato man mano che ne avevo bisogno. Studio il suo viso, che sembra privo di qualsiasi intenzione di prendermi in giro: tralasciando gli occhi, la bocca e le fossette, il suo viso è aggraziato come quello di un effemminato, eppure anche incredibilmente elegante. Certo, il suo abbigliamento vittoriano che mi ricorda il cosplay, lo fa sembrare quasi una bambolina di porcellana. Inoltre non è così alto, paragonato agli altri due ragazzi presenti.
Lui si accorge del mio sguardo tipo raggi x e mi sorride gentilmente. Mi affretto a distogliere lo sguardo, sentendo il cuore accelerare inspiegabilmente. Ho appena pensato che è una bambola di porcellana e che è un po’ effemminato, che caspita mi batte il cuore?
Appena raggiungiamo il nostro chalet, colgo l’occasione per scomparire nella mia stanza alla ricerca del quaderno, mascherando le guance rosee e cercando di ridarmi un contegno.
C’è qualcosa che mi esalta più del dovuto: aver ascoltato un sogno e poi scoprire che quel sogno ha preso forma e mi ha ringraziato per averlo ascoltato. Okay, non ha senso, per niente, però mi piace pensarla in questo modo.
Torno in soggiorno, trovandoli tutti e tre seduti al tavolo della cucina: Nathaniel e Kentin stanno studiando sfacciatamente il nuovo arrivato, il primo prendendogli le misure, il secondo con una curiosità genuina. Il diretto interessato è seduto a disagio con le mani intrecciate sul tavolo, gli occhi che sembrano perforarle e studiarne l’ossatura.
-    Eccolo qua!- Annuncio, sciogliendo l’atmosfera pesante che aleggia sul tavolo.
Gli occhi di Lysandre si accendono subito, non appena riconosce la copertina verde muschio del quaderno che gli porgo. Lo prende con estrema cautela, come fosse un neonato, e resta a fissarlo intensamente per un po’.
-    Non dirmelo: è quello sbagliato?- Chiede dopo qualche secondo Kentin, con la sua solita finezza da pachiderma in pigiama.
-    Oh, scusatemi. È quello giusto, non temete. Riaverlo tra le mani mi ha riempito di un tale sollievo… Stavo solo assaporando quella sensazione-.
Lo rassicura con un bel sorriso che gli raggiunge anche gli occhi.
Nathaniel smette solo allora di scrutarlo col suo cipiglio che, ormai ho capito, riserva ai nuovi arrivati. Si accorge che lo sto guardando, con un sorriso significativo che m’increspa gli angoli della bocca, avvertendomi con i suoi occhi dorati di non fiatare.
-    Toglimi una curiosità Lysandre: da quanto sei qui?- Chiedo, sorprendendomi di nuovo per la naturalezza con cui gli parlo.
-    Dunque… Non so rispondere con certezza alla tua domanda: ricordo che stavo andando a scuola, però devo essermi perso perché poco dopo mi sono trovato ad un cancello d’argento, che poi mi si è svelato l’entrata di questo…Paesino? Lo posso definire in questo modo?-
-    No, un secondo: come diavolo hai fatto a perderti andando a scuola?- S’intromette Nathaniel, con uno sguardo scettico di chi non vuol credere a ciò che ha sentito.
-    So che suona terribilmente sbagliato, ma vedete: sono terribilmente sbadato! Disprezzo questo lato del mio carattere, che mi crea svariati problemi, come perdere in continuazione il mio prezioso quaderno, eppure non riesco proprio a cambiare…-
La scena è del tutto comica e Kentin ed io riusciamo appena a trattenere le risate: un Nathaniel, evidentemente incredulo, che sta cercando di incenerire un Lysandre con la testa persa tra i suoi pensieri, che parla a raffica, completamente ignaro degli intenti omicidi del biondo seduto accanto a lui. Se non conoscessi Nathaniel, mi preoccuperei seriamente per il ragazzo con gli occhi bicolore, che ora sta sorridendo ignaro al suo quaderno.
Nathaniel distoglie lo sguardo con una smorfia e prende a guardare il salotto, imbronciato.
-    Ehi Azzurra, dove lo mettiamo questo qua?-.
Kentin lo indica senza mezzi termini, ricordandomi che non abbiamo ancora pensato a dove sistemare quello stravagante ragazzo per la notte.
-    Potremmo farlo stare in tenda con te… Sempre che tu non faccia cavolate…-
-    Naaa, non ho interesse per gli uomini-.
-    Se per te non è un problema dormire in tenda, Lysandre…-
-    Oh, affatto! Sembra divertente! Non ho mai dormito in tenda…-
Stronco sul nascere la sua tiritera sul campeggio, avendo ormai intuito che, se preso nella maniera giusta, quel ragazzo diventava incredibilmente logorroico.
-    Perfetto, allora vado a cercare un piumone e un cuscino in più. Nathaniel tu cerca un materasso-.
Kentin si alza con un’aria di disapprovazione, bloccandomi la strada.
-    Ora che ci penso, non so se mi va bene. Tu e Nath siete sempre qui a dormire da soli, non è che lo stai coccolando perché è il tuo preferito?-.
Resto così perplessa che mi fermo sul posto, dimenticandomi cosa stavo facendo, e vedendo ogni minimo dettaglio del destro micidiale del biondo, che fa finire quello svergognato a gambe all’aria.
-    Usa quel poco di materia grigia che Madre Natura ti ha concesso, per capire che ciò che ti esce dalla bocca non sta né in cielo né in terra-. Ringhia, incenerendolo con una singola occhiata, per poi avviarsi a passo di carica in camera sua a cercare il famoso materasso.
Io sono ancora lì impalata, a guardare Kentin per terra che si massaggia lo stomaco con una smorfia, troppo sbigottita per muovere un muscolo.
-    Non sembrava così forte il biondino-. Borbotta rialzandosi.
-    Fatemi capire: c’è in corso un triangolo amoroso?-.
-    LYSANDRE!-

Quando infine mi stendo esausta nel mio letto, riesco a vedere i primi colori dell’alba all’orizzonte. Quando siamo riusciti a infilare un Lysandre esaltato dalle sue storie mentali, e un Kentin in vena di risse nella tenda, Nathaniel se n’è tornato nella sua stanza quasi fluttuando. Quei due dovevano avergli prosciugato ogni più piccolo granello di sopportazione e pazienza, che comunque erano di principio di una quantità discutibile.
Mi giro sulla schiena e prendo a fissare il soffitto ricoperto di stelline fluorescenti che risplendono solo quando la stanza è buia. Non avevo voluto dire niente, ma quando Lysandre aveva accennato al fatto che stava andando a scuola prima di finire qui, avevo sentito una fitta di malinconia al petto. Okay, questa affermazione mi fa guadagnare occhiate incredule dall’ottanta percento degli studenti dell’intero pianeta, però non posso nascondere che la scuola mia manca: mi manca sapere che devo andarci, mi manca perfino la svogliatezza con cui so che a volte partivo di casa, mi manca considerarla come un punto d’incontro con i miei amici… Gli amici… Chissà se posso considerare quei tre ragazzi miei amici? Non ricordo bene se effettivamente ne avevo, però ricordo la sensazione calda che scaturiva dal mio cuore, iniettandosi nelle arterie quando sentivo di essermi avvicinata a qualcuno. È possibile che le voci che a volte sento, quelle che non riconosco come quelle di mio padre e di mia madre, sono quelle dei miei amici?
Mi volto verso la finestra e vedo l’orizzonte prendere le tonalità pesca e rosa intenso che annunciano i primi raggi di sole. Quei colori mi riempiono di una certezza improvvisa: voglio una scuola. Sì. Disegnerò una scuola!
Un sorriso m’increspa le labbra. Il cielo si rischiara sulla linea del mare e le stelle più vicine ad essa sbiadiscono, come fossero cancellate dalla gomma pane, sempre più intensamente.
Quando il sole fa capolino timidamente dal mare, rischiarando tutto il regno, mi accorgo che qualcosa non quadra: c’è qualcosa che prima non c’era. Ispeziono attentamente il perimetro del mio Mondo dei sogni, poi d’un tratto capisco: ci sono degli alberi, che spuntano come funghi dal prato, e cespugli, e anche fiori!
Quando è successo? Io non ho mai pensato a queste cose. Questa situazione sta diventando sempre più inspiegabile, ma ora sono troppo stanca per pensarci…

“…”
Sento solo un respiro regolare vicino a me.
“ Puoi provare a parlarle”
“ E perché? Tanto non mi sente”
“ Invece sì”
“ Sta dormendo”
“Ma ti sente, fidati”
“ Che cazzata”
“ Devi smetterla di esprimerti così volgarmente: siamo in un ospedale”
“ Che buffonata, allora. Dio quanto sei diventato petulante! Mi sembri quasi quel…”
“ Basta così. Vado a farmi un giro, ti lascio un po’ di tempo per stare con lei”
Sento una sedia gemere mentre il peso di uno dei due ragazzi l’abbandona, poi sento una porta aprirsi e richiudersi. C’è silenzio per un po’, poi sento un verso stizzito.
“ Ciao”
Ciao anche a te, borbottone che non sei altro.
“ Passavo di qua e sono venuto a trovarti. Mi sono rotto un braccio, sai”
Silenzio. Un sospiro. Sento un tocco fresco e pieno di vita.
“ Sembri quasi la bella addormentata. Mi verrebbe quasi voglia di baciarti se non…”
Un verso soffocato. Poi più nulla.
   
 
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