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Autore: La Setta Aster    01/03/2015    1 recensioni
Vi è mai capitato, scrutando il cielo, di sentire dentro di voi la sensazione che altri occhi come i vostri siano puntati al firmamento in cerca di risposte? E se vi è capitato, avete provato a parlare con le stelle? Aster, una ragazza aliena di Neo Cydonia, e James, un giovane terrestre come voi, a distanza di anni luce hanno in comune un cuore sempre in fuga dal mondo, in direzione dell'universo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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“vuoi dirmi che è un messaggio di soccorso?” domandò Aster a Kibernete.

“non posso confermarlo. I messaggi mentali sono i più potenti conosciuti, riescono a viaggiare per l’universo senza bisogno di essere ritrasmessi per giungere a destinazione. Qualcuno, dal pianeta che tu chiami Terra, ha inviato un messaggio con la sua mente – una mente assai forte –, e questa nave lo ha captato, essendo all’avanguardia, nel campo delle ricezioni di messaggi mentali. La cosa sorprendente, è che lo abbia captato anche tu. Tuo padre aveva ragione, tu sei speciale”.

Aster si sentì pervadere dall’emozione. “dimmi cosa devo fare”

“ti posso dire cosa tuo padre avrebbe voluto che tu facessi. O quello che credo tu voglia fare. Non sei nata per stare a Neo Cydonia a fare ciò che fanno tutti. Sei nata per vedere cose che gli altri non potrebbero nemmeno immaginare, per sentire suoni che vorrai far sentire a tutti, per provare sapori che faranno venire voglia di poter mangiare per sempre. Questo è il momento, e la Biomira – la forza naturale che, secondo tuo padre, era riconducibile a una sorta di destino – vuole che il pianeta che ti chiama sia la Terra, che chi ha inviato quel messaggio fosse umano. Allora, figlia di colui che mi ha resa cosciente e fatto vivere indimenticabili avventure, sei pronta a ereditare questa nave? A ereditare me?”

Aster era pronta a dare la risposta più folle e determinata della sua giovane vita. “sono pronta”. Decise di dirlo senza pensarci, e di rifiutare qualunque ragionamento che l’avrebbe portata alla madre, a Hypatia, ad Istor, alle sue responsabilità.

Kibernete le suggerì poi di inserire nel terminale principale della nave l’amuleto di suo padre. Quando lo fece, si aprì un nuovo ologramma semisolido, che poteva essere oltrepassato, ma necessitava una volontà cosciente per selezionare una determinata opzione. Esso si propagò per l’intera stanza, dopo che Kibernete avesse calcolato in un millisecondo le dimensioni della stanza e la sua forma, per rendere ottimale la visualizzazione. Rappresentava la galassia, poi la visuale corse a una velocità cento volte superiore a quella della luce – se fosse stato un viaggio reale con un’astronave – fino alla via lattea, dalla quale emergeva un pulpito, un segnale luminoso: era la Terra.

“qui puoi selezionare la tua destinazione. Al resto penso io”

“perché la Terra lampeggia?” chiese Aster.

“perché ho analizzato le tue conoscenze in correlazione al segnale dell’amuleto di tuo padre, e ho triangolato la posizione dalla quale giungeva il segnale. Posso anche dirti cosa contiene il messaggio mentale”

Aster si fece prendere da un’improvvisa euforia. “dimmi tutto!”

“Extraterrestre, se veramente esisti, vieni qui, ti prego. Prendimi e portami via da qui, portami lontano, sul tuo od altri pianeti. Non m’importa. A cavallo di stelle comete, a zonzo per la galassia, tu ed io, vienimi a prendere e portami via di qui”

Un brivido le corse lungo la schiena, mentre ascoltava i pensieri, desideri e speranze di quel ragazzo umano, perché erano i suoi stessi pensieri, i suoi stessi desideri, le sue stesse speranze. Sapeva per certo che c’era qualcun altro nella galassia che provasse le sue stesse sensazioni, adesso aveva la sicurezza che quella voce proveniente dall’infinito buio siderale era reale, e desiderava lei.

“tuo padre non si sbagliava, giovane Aster. Tu hai un cuore umano. E uno potente, se posso permettermi. Sapeva che sua figlia sarebbe stata importante, sarebbe stata diversa dagli altri, più simile a quella strana specie capace di compiere azioni orribili e altre meravigliose. Troppi dei cuori delle generazioni nate fra le scie delle astronavi e la convinzione di essere padroni della galassia non sono più in grado di provare emozioni come quelle che tu provi ora. Tuo padre non si sbagliava. E adesso andiamo!”

L’astronave si alzò gravitando poi prese il volo con forza, e superò il varco nel tetto dell’edificio. Prima ancora che le guardie potessero voltarsi a vedere coi loro occhi cosa stava succedendo di così diverso da tutte le altre sere, il vascello era ormai sfrecciato verso mondi lontani. La velocità aumentava sempre di più, eppure tutto era così silenzioso; l’unico rumore era quello dell’aria sferzata dalla prua. La direzione era verticale: il cielo. S’immisero in una corsia metapaletaria insieme a moltissime altre astronavi. Uscirono dall’atmosfera, e furono circondati in ogni dove dall’abbraccio del cosmo, tuffandosi in un’immensità di stelle. Dovunque si guardasse vi erano astri celesti, perduti nell’armonico caos dello spazio. Era talmente vasta, quella visione, che le centinaia di astronavi che ordinatamente entravano ed uscivano dal pianeta parevano così sparute. Si faticava quasi a vederle, man mano che si allontanavano in direzione dell’avventura. Accelerarono alla velocità massima consentita dai motori a Energia Cosmica fino al Curvatore, un meccanismo dalla forma circolare – un cerchio matematicamente e geometricamente perfetto -, grande quanto una piccola cittadina, che se attivato da un segnale creava un vortice all’interno del quale lo spazio veniva curvato, in modo tale da raggiungere un punto qualsiasi nella galassia, a seconda dei calcoli del viaggio. Essendo pericoloso, in quanto se solo venisse compiuto un errore il rischio era di essere spediti fuori dalla galassia, o in una stella, il calcolo veniva lasciato alle intelligenze artificiali o ai calcolatori delle astronavi. Kibernete calcolò un salto che si avvicinasse il più possibile al Sistema Solare. Il viaggio era iniziato.

*

James si avvicinò a Sofia per dichiararle il suo amore. Erano appena usciti da scuola, e mentre lei camminava sulla via di casa era l’unico momento in cui era sola. Perché le ragazze si muovono sempre in branchi?

“Sofia!” la chiamò dalle spalle. Lei si voltò.

“Jim! Ma tu non facevi l’altra strada per andare all’autobus?”

“non sto andando a casa. Volevo parlare con te”

Sofia s’incupì, ben sapendo cosa il ragazzo le stava per chiedere. “dunque, cosa dovevi dirmi?”

James prese fiato. Il cuore batteva come John Bonham. Era anche peggio della sensazione che provava prima delle interrogazioni. Alla fine, si decise a parlare.
“Sofia, mi sono innamorato di te. Non so come, non so quando, e non so nemmeno perché. Quando mi parli di te mi accorgo sempre più che tu saresti la ragazza perfetta per me”

“ma tu non sei il ragazzo perfetto per me” tagliò corto Sofia. Si pentì subito della freddezza con la quale gli aveva parlato. “senti, Jim. Sei una bravissima persona, e un ragazzo interessante. Ma io e te non staremmo mai bene insieme. Non sai chi sono. Io sono una ragazza che preferisce andare a divertirsi in discoteca piuttosto che guardare un film seduta su un divano. A me piace vivere! In questo mondo, non in uno creato da te, capisci? Io non sono come te, non sono… ecco…”

“strana” completò lui. Lei annuì.

“mi dispiace, Jim, davvero. Sono certa che troverai l’amore, ma non in me”

Queste furono le ultime parole che disse, prima di proseguire per la sua strada, senza nemmeno voltarsi indietro, o avrebbe notato che James era rimasto immobile. Un gruppo di suoi insopportabili compagni di classe aveva seguito tutto, e ora era pronto nella crudeltà di ognuno dei suoi membri ad infierire.

“direi che il tuo fascino da ragazzo strano ma speciale non ha attaccato” iniziò l’attacco.

Se me l’avesse detto Graziano avrei riso. Ma non loro.

“e ti dico anche il perché. Mi sento magnanimo, ti do pure un consiglio”

“non mi servono i tuoi consigli”

“sai quante ragazze ho avuto?”

“a giudicare dal tuo livello di conoscenza dell’amore almeno quante io: nessuna. Hai solo ingannato qualche ragazzina portandola a ballare, baciandola senza nemmeno metterci passione, e magari lei hai anche palpato il culo”

“ora ascoltami bene, pluribocciato di merda! Lei non ti vuole perché a differenza di te non è una sfigata! Non si è fatta bocciare due volte per far spendere tanti altri soldi ai suoi genitori come hai fatto tu! Ma tanto è tutto inutile, non capiscono di aver fatto un figlio coglione”

“e i tuoi genitori non capiscono di aver partorito lo sterco del genere umano. In confronto gente che non è nemmeno mai andata a scuola è la salvezza del pianeta Terra”

“parli proprio come uno sfigato. Mi chiedo se anche i tuoi genitori sono così”

“tuo padre deve essere sicuramente come te, uno schifo, o non avrebbe tirato su uno verme come te. Ce ne sono sempre troppi di genitori che tirano su i futuri stronzi della società”

“almeno i miei non hanno tirato su uno che si fa bocciare due volte e va ancora male a scuola, che non trova una ragazza da quanto è sfigato e che è e sarà sempre un fallito, e una delusione per i propri genitori, a differenza di quelli come me, che invece danno molte soddisfazioni”

“se i tuoi non sanno di aver cresciuto un male per la società non è colpa loro”

“senti, quelli con tanti problemi come te si suicidano, tu perché non ti suicidi?”

“perché sono già in troppi quelli che si tolgono la vita per colpa di cancri dell’umanità come te. E tra l’altro questa è istigazione al suicidio, complimenti: hai appena ufficializzato che i tuoi genitori hanno tirato su un delinquente”.

A queste parole l’avversario batté in una velata ritirata, sfoderando insulti insensati e banali, giusto per andarsene con la soddisfazione di averlo insultato per ultimo.

Forse ha ragione. Pensava James mentre percorreva a passi rapidi l’asfalto che conduceva alla stazione. Il cielo era scuro, nessun raggio di sole filtrava. Mi lascio insultare da gente come loro. Non pensarci nemmeno! Chi sei tu? Sono una delle tue personalità. E ti assicuro che ne hai molte, forse troppe, per un essere umano solo. Sei solo una mia fantasia che si ribella alla verità che sono un rifiuto. Se non la fantasia, cosa guiderà i tuoi pensieri? Cosa ti rende speciale? Io non sono speciale. Eppure la tua stessa fantasia ti contraddice. Eppure sai bene di non aver mai attaccato una persona, ti sei sempre e solo difeso, e hai sempre cercato di essere buono con tutti. Già, ma il mio caro pacifismo non è servito un granché, visto che nessuno mi rispetta per quello che sono. Non è vero. Le persone che valgono ti sanno apprezzare. I comuni umani lasciali alla loro sventura. Essi viaggiano in una via dritta e triviale, che porta in una sola direzione. Essi non vedono, non sentono, non parlano. Tu sei diverso, e non gliela darai vinta. Tu sei un soldato senza armi che combatte una dura guerra, ma sei determinato, e non cederai, non diverrai come loro, né diventerai violento, perché vorrebbe dire aver perso. Capisci? Lasciami ascoltare un po’ di musica.

James si guardò intorno. Vedeva le persone camminare e correre per strada. Continuava a non vedere altro che morti viventi, che senza una ragione di vita si avviavano con riluttanza verso la loro fine. Nessuno di loro deciso a lasciare una parte di se nella storia del mondo, anche solo un figlio che sia pronto ad essere migliore del padre, così da migliorare sempre il mondo stesso. Un tempo non era così: prima James era un bambino vivace e fantasioso che amava stare in mezzo alla gente. Vedeva in ogni persona che incontrava una storia. Qualcuno diceva al telefono “sto tornando a casa, finalmente ti rivedo!”, e James immaginava che quell’uomo fosse un eroe, di ritorno da una missione segreta per salvare tutto ciò che ama, ha rischiato la vita e la persona che lo aspettava a casa lo avrebbe creduto in viaggio di lavoro. Oppure una donna sola ad un tavolo, magari aspettava qualcosa o qualcuno, forse un uomo giunto in nave da terre lontane, di cui s’innamorò da ragazza, e da allora sparito. Probabilmente nemmeno lei ricordava se fosse stata una storia d’amore o un sogno. Tutte quelle storie ora avevano perso senso. Ora odiava il genere umano. James voleva solo tornare ad amare le persone con cui condivideva il mondo, voleva riguardare la gente con gli occhi meravigliosi di un bambino. Ma non era possibile, e più ci pensava più si chiedeva cosa spingesse gli altri a voler ostacolare a tutti i costi la felicità delle persone che quelli non riuscivano a comprendere. James ricordò il pensiero della scorsa notte, quella speranza così infantile, che chiedeva ad un extraterrestre di portarlo via. Da bambino – a James pareva passato tanto tempo – immaginava intere storie. Storie meravigliose a bordo di vascelli spaziali, o navi pirata, oppure sotto gli oceani. Costruiva vere e proprie scenografie, in tutta la casa. I suoi genitori si arrabbiavano, e gli dicevano di mettere tutto in ordine. Ma non capivano: il bambino non poteva distruggere il mondo che si era creato, non poteva uccidere i suoi amici personaggi, non poteva! E non lo avrebbe fatto, prima doveva subirsi una sgridata. Non smise mai di costruire mondi, non smise mai di sognare, non smise mai di essere quel bambino. Le emozioni scorrevano ancora in lui come fiumi, cascate, come imponenti navi rompighiaccio che si facevano strada nel gelido nord del mondo. Doveva solo riscoprire quel piccolo cuore, quegli occhi che si sorprendevano di tutto. James era stato messo di fronte alla cruda realtà quando non era ancora pronto – non lo sarebbe mai stato –, ed era invecchiato, o almeno una parte di se lo aveva fatto. Ora si sentiva le lacrime agli occhi, e decise di piangere. Davanti a tutti, voleva mostrare di cosa era capace, voleva mostrare di saper ancora piangere. Ma per ogni lacrima che gli rigava il viso, l’odio che era dentro di se veniva esorcizzato, pezzo per pezzo, lacrima dopo lacrima. Doveva a tutti i costi trovare il modo di far rinascere il bambino. James decise di dedicarsi Confortably Numb, che instaurò intorno a lui, tramite le cuffiette ben incastonate nelle orecchie, quella dolce coperta protettiva che è la musica

*

Uscirono dal salto ad una distanza accettabile dalla meta, ma ancora troppo lontana. Ora proseguivano con i propulsori. L’astronave, modificata dal padre di Aster, sarebbe stata in grado di viaggiare in curvatura senza bisogno di alcun meccanismo esterno. Ma non era mai stata sperimentata la manovra, prima di allora, e comunque avrebbe potuto compiere tratti molto brevi; per questo – spiegò Kibernete alla passeggera – per fuggire, l’Intelligenza Virtuale aveva approfittato del Curvatore.

Aster studiava con interesse le diversità fisiche degli esseri umani. Doveva creare un corpo nel quale tramutarsi per celare la sua identità. Secondo gli antropologi di tutta la galassia, seguendo la psicologia degli umani, la reazione di un cervello umano all’incontro con una nuova forma di vita non autoctona del proprio pianeta è la paura. Aster, però, una volta riuscì a captare un video amatoriale dalla Terra, in cui vedeva un bambino che rideva mentre un cane – così gli umani chiamavano quella splendida forma di vita – gli annusava la faccia. Il titolo era ‘il mio bambino conosce per la prima volta gli animali. È bellixxxximo!!! XD’. In primis, Aster notò che la lingua utilizzata nel titolo era una variante popolare, e una possibile futura lingua ufficiale, dell’italiano, in assoluto la lingua che Aster preferiva, per eleganza e bellezza. Secondo fatto di cui la ragazza extraterrestre si sorprese era di non vedere il bambino spaventato, sebbene il cane gli avesse avvicinato il muso, e quindi anche le fauci. Trovava interessanti i bambini umani, essendo totalmente diversi dagli esemplari adulti. In tutte le altre specie della galassia, i bambini erano in grado di comprendere fattori semplici dopo meno di un anno, e acquisivano la parola a un anno. I bambini umani ci impiegavano il doppio, il triplo, il quadruplo. E vivevano molto di meno della specie Cydonense. Quindi, i terrestri avevano un tempo decisamente limitato per apprendere, provare sentimenti, vivere. Questo comportava reazioni emotive fortissime: gli umani provavano emozioni di una forza che avrebbe devastato il pacifico cuore di un monaco del Terzo Occhio.

“presto scoprirai tutto ciò che gli antropologi non sono stati in grado di scoprire, Aster. Nessuno ha mai avuto contatti diretti con loro da tempi che loro hanno ormai dimenticato; hanno tutti timore degli umani, timore di non sapere come comportarsi con loro, forse”

“io cambierò le cose. Uno di loro mi ha chiamato, lo hai sentito. Gli chiederò tutto ciò che voglio sapere, e lui potrà chiedere a me tutto ciò che vorrà sapere”
Nel frattempo, Aster aveva concluso il progetto del corpo che avrebbe sostituito il suo sulla Terra. Era un corpo leggermente più snello del suo, e la pelle leggermente più chiara, ma dal colore che le ricordava il suo. Gli occhi neri e infiniti come lo spazio. Non essendo terrestre, la ragazza tentò di ricreare un corpo che risultasse attraente per gli esseri umani. “ecco fatto, assomiglia all’attrice Zoe Saldana, che ne pensi, Kib?”

“non sarà un po’ troppo magra?”

“è più o meno come me, credo. Tu cosa sai dei gusti dei maschi umani?”

“sono fra i più svariati. Ma la donna considerata il più famoso simbolo di sensualità della storia del loro cinema, Marilyn Monroe non era certo snella come il tuo prototipo”

“ma anche Zoe Saldana è ritenuta bellissima, eppure è molto magra”

“come ho detto: i gusti sono fra i più svariati; cambiano da persona a persona, sono estremamente soggettivi”

Aster diede nuovamente un’occhiata al suo progetto, che vedeva proiettato accanto a se tramite un ologramma. Quando fu soddisfatta, ordinò a Kibernete di iniziare a lavorarci, di modo che fosse pronto per l’arrivo, previsto a due giorni da quel momento. Poi, si diresse verso una vetrata che dava sullo spazio. “è splendido” disse con voce sognante “io non ne avevo idea”

“sì, lo è” asserì Kibernete.

Aster si sentì improvvisamente e dolcemente sola, libera dagli sguardi e dalle parole degli altri, come quando stava sulla sua amaca nelle notti più calde. Aveva ancora addosso i vestiti aderenti neri che aveva usato per il furto, ma ora un angolo di ventre era scoperto. L’idea di potersi spogliare e camminare per la nave senza alcun velo addosso la eccitava, le dava la sensazione di essere padrona di quel mondo. Chiese a Kibernete di aumentare la temperatura, poi iniziò a spogliarsi, levandosi prima la maglietta, poi tutto il resto. Accarezzandosi immaginava che qualcuno le dicesse di essere bellissima.

“Aster, perché ti sei tolta i vestiti?”

“l’unico modo che ho di sentirmi libera e bella è questo: spogliarmi lontano dagli occhi di tutti quanti e fingere di vivere in un mondo in cui non ho bisogno di coprirmi mai. Sento che il mio corpo è mio e solo mio”

Si diresse verso il ponte d’osservazione, una sfera di hyle posta in cima alla nave, che svettava su un alettone dorsale, ma non era tanto grossa da creare problemi alla manovrabilità. Aster osservava l’infinito che regnava in ogni direzione. La velocità di crociera era nettamente inferiore a quella della luce, ma nonostante questo era una considerevole accelerazione. Per superare il sole e raggiungere la Terra, che in quel momento si trovava dalla parte opposta a quella dalla quale giungevano Aster e Kibernete, ci avrebbero impiegato solo un paio di giorni, una volta superata la velocità della luce. Eppure, alla ragazza dagli occhi sognanti e lucidi di commozione, le stelle parevano ferme dall’osservatorio della sua piccola astronave, una molecola nella galassia. “nemmeno sembra che ci stiamo muovendo. Io non riesco a credere che viaggiamo a una velocità tanto grande”

“è l’incredibile vastità dello spazio. Ti prometto che non sarà la cosa più sorprendente che vedrai nei tuoi viaggi”

Aster era intrisa di un’inebriante gioia e spensieratezza. Era come tornare bambina, ma ora stava vivendo realmente le avventure che tanto aveva sognato. Si lasciò sfuggire una lacrima. Poi si sdraiò a terra e si posò una mano sul ventre, sentendo quando si alzava e s’abbassava durante la respirazione. Era in pace.
“Kibernete” chiamò con voce amichevole.

“cosa c’è, giovane Aster?”

“che suono ha il silenzio?”

Kibernete attese un istante prima di rispondere, il che era sconcertante per un’intelligenza virtuale. La domanda di Aster aveva messo in difficoltà persino la nave.

“non posso conoscerlo. Lo spazio è molto silenzioso, potrebbe esplodere questa nave e non si sentirebbe assolutamente nulla, ma non so dirti quale sia il suo suono”

“Mi sembra strano che un’intelligenza artificiale non sia in grado di rispondermi”

“io sono diversa. Tuo padre mi ha reso in grado di imparare molto più in fretta, in correlazione allo standard di apprendimento delle specie organiche della galassia, ma non conosco tutto. Anche io devo imparare, e spesso ho bisogno che qualcuno più saggio o esperto mi spieghi ciò che voglio sapere. Le altre intelligenze artificiali, invece, non sono in grado di imparare più di ciò che gli è stato impiantato con l’imprinting di base”

Aster guardò sotto di se il vascello, come se stesse guardando negli occhi Kibernete. “sei quanto ho di più vicino a un’amica che non sia Hypatia, sai? Forse sei meglio tu degli organici”

“ti ringrazio, giovane Aster”

Mentre osservava l’astronave, la ragazza si rese conto che solo la sua intelligenza virtuale aveva un nome, Kibernete, ma non lo scafo. Che nome si può dare ad un’astronave? Aster rimuginò sulla sua esperienza di immersione nella fantascienza degli esseri umani. La sua mente si spostò dai romanzi al cinema, per finire nella musica, quando si ricordò il nome del personaggio alieno creato da David Bowie: Ziggy Stardust.

“Kibernete! Ho trovato un nome a questa astronave! Allo scafo, se non altro”

“riferisci pure”

“Ziggy Stardust!” disse emozionata. Quel nome era perfetto per la nave ereditata da suo padre.

“mi sembra ottimo; è il nome di un album di David Bowie”

“e anche il nome del suo più celebre personaggio”

Aveva trovato anche il nome per la sua nuova casa: ora era davvero pronta a solcare gli oceani di stelle dello spazio. Kibernete riprodusse fra le mura della nave e della sfera la canzone Ziggy Stardust, che ritenne decisamente azzeccata ai viaggi nello spazio.

*

 James stava sdraiato sul tetto si casa sua, con la camicia sbottonata e la lampo slacciata, protetto dall’oscurità della notte. Fumava una sigaretta all’aria aperta. Erano tanti anni che non andava più sul tetto di casa sua, da quando suo padre gli aveva fatto una brutta lavata di capo, e ora iniziava a riprenderci l’abitudine. Ora non gli avrebbero detto nulla, sapevano che non li avrebbe comunque ascoltati. Non potevano capire quale sensazione di libertà conferisse a James quel luogo. Era più vicino alla natura, al suo amato cielo stellato, e più lontano dall'essere 'coi piedi per terra'. Quando gli adulti o anche i suoi coetanei gli dicevano che doveva stare coi piedi per terra, che doveva concentrarsi sulla realtà invece che sulle sue fantasie, James sentiva che non stavano parlando con lui, ma con l’ammasso di carne che stava loro davanti. In quei momenti, nella sua testa risuonava Shine on You Crazy Diamon, che sovrastava le parole e dava pace allo spirito. Il mondo esterno al suo era un agglomerato di caos e rumori insopportabili, e la musica era la salvezza, insieme agli altri due soldati del suo mondo privato, cinema e letteratura. L'aria gli pizzicava il petto, ma a lui non dispiaceva: Era il tocco della libertà. E dal giorno seguente sarebbe stato libero anche dagli impegni scolastici, e in più era il giorno della sua amata lezione di chitarra. Il momento di imparare cose nuove ed esercitarsi con la pratica di routine era un'ora dedicata solo a lui e alla sua chitarra, poteva suonare senza che i suoi gli rimproverassero di applicarsi troppo alla musica e troppo poco allo studio. Trasse un profondo respiro, libero dal fumo.


ANGOLO DEGLI AUTORI:
Aster è finalmente partita, e viaggia a gonfie vele! Mentre Jim si isola ancora di più dal mondo esterno, dopo essere stato preso di mira per l'ennesima volta da compagni di classe crudeli. Si guarda intorno e vede, con estremo pessimismo, una melma informe di odio e di violenza. Tutto ciò che è esterno al suo mondo, alla sua musica, al suo gruppo di amici reietti, è malvagio e pericoloso. Si ricrederà? Lo scopriremo più avanti nella storia! ;-)

 
  
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