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Autore: alaskainblack    01/03/2015    2 recensioni
Amanda ha sedici anni quando si trasferisce per un solo anno a Los Angeles, la città delle luci e dei colori, delle opportunità e delle cadute, qui, una sera, conosce Leonardo, sognatore di una vita fatta di cinema e fama che la coinvolge con la sua voglia di divertirsi.
Poco tempo serve che loro diventino grandi amici eppure, in un modo o nell'altro si perderanno, forse non per sempre.
CAPITOLI 3-4-5 IN FASE DI REVISIONE
Storia sospesa fino alla fine dell'estate
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonardo DiCaprio, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Fourteen
Million Dollar Man
 


Accesi la televisione distrattamente quando per caso mi ritrovai su un intervista a Leonardo.
Sembrava piuttosto nervoso, l’intervistatore era seduto su una poltrona di fronte a lui mentre guardava verso la telecamera con aria carismatica.
- Qual è il tuo prossimo progetto? – chiese l’uomo.
Lui si grattò piano il naso, come sempre quando era a disagio, si passò dolcemente la lingua sulle labbra in modo adorabile e con un sospiro rispose – Un western diretto da Sam Raimi –
L’intervistatore sgranò gli occhi in modo teatrale e anche fastidioso – Sembra che tu non abbia un attimo di pausa tra un film è l’altro –
Lui alzò le spalle – Forse, ma trovo sempre il tempo di stare con i miei amici e con la mia famiglia –  
L’uomo lo guardò interessato – A proposito di amici, si dice che hai un flirt con la modella Bridget Hall, giusto? –
Lui sembrò piuttosto imbarazzato, io mi irrigidii a mia volta, nonostante ora fosse tutto finito.
- Si, siamo stati insieme per un po’ - serrò le labbra un po’ a disagio.
- Quindi ora è tutto finito? – chiese l’intervistatore con una finta aria dispiaciuta e subito dal sottofondo si sentì un finto pubblico dispiaciuto.
Leonardo si guardò intorno – Ehm si –  sussultò.
- Cosa ci dici invece della tua nomination agli Oscar? - io spalancai gli occhi sbalordita.
E lui fece lo stesso attraverso lo schermo della piccola televisione.
Quel tipo stava scherzando o davvero era stato nominato agli Oscar?
Incurante di vedere l’intervista spensi immediatamente la televisione e mi precipitai al telefono e digitai il suo numero frettolosamente.
- Pronto? – disse lui.
- Sei davvero nominato agli Oscar? – gridai io senza un minimo di contegno.
Lo sentii ridere – Si, è vero –
- Perché non me lo hai detto? – chiesi ora un po’ più arrabbiata.
- Volevo farti una sorpresa – si giustificò lui – E a proposito di questo, avevo pensato di dirtelo oggi pomeriggio, ti passo a prendere tra un’ora? – chiese lui.
Io acconsentii più felice che mai, e anche se sapevo che questo avrebbe cambiato tutto, ma sapevo anche che tutto quello che era tutto ciò che aveva sempre voluto ed ero immensamente contenta per lui.
 
*
 
Il citofono suonò e io senza preoccuparmi di rispondere afferrai la borsa e chiusi con foga la porta di casa.
Scesi la scale più velocemente che mai incontrando sguardi interrogativi, al piano terra, come sempre del resto, la tipa delle informazioni mi guardava più schifata che mai, probabilmente perché sorridevo ai suoi occhi insensatamente, e lei invece era sempre mezza depressa.
Spalancai la porta e appena lo vidi gli saltai addosso facendolo quasi cadere.
Scoppiammo a ridere insieme per qualche minuto fino a calmarci completamente.
- Non ci posso credere – balbettai io ancora sconvolta dalla notizia – Non ci credo che potresti vincere l’Oscar a vent’anni – esclamai.
Lui annuì – Si ma non credo lo vincerò – sospirò – in ogni caso ora andiamo a prendere Tobey, mi accompagnerete tutti e due agli Oscar –
A quelle parole lo abbracciai con più forza di quanto avessi mai fatto e senza riuscire a controllarmi gli diedi un bacio sulla guancia.
Per un attimo ci fermammo a guardarci sorpresi entrambi dal mio gesto.
Eravamo incredibilmente vicini e incredibilmente immobili, i nostri occhi si guardavano incerti, i suoi azzurri fissavano i miei con innocenza e spaesati, poi mi strinse ancora per interrompere quegli sguardi imbarazzanti.
Poi ci guardammo spensierati facendo finta che non fosse successo nulla.
- Grazie – sospirai io sorridente, lui ricambiò il sorriso.
Alzò le spalle – Di nulla – disse sciogliendo l’abbraccio – Grazie a te di avermi sopportato anche quando t’ignoravo per Bridget – rispose.
Io risi appena – Già, Tobey mi ha detto che tendi a dimenticare un po’ tutti quando ti fidanzi – lui guardò in basso imbarazzato storcendo il naso.
- A proposito di fidanzati e Tobey, è tutto a posto tra di voi anche se non state più insieme giusto? – chiese, probabilmente si sentiva a disagio per noi, ma non c’era motivo di esserlo, anche perché non ci eravamo mai fidanzati, ma era meglio che non dirglielo mai.
- Certo – gli risposi allegra cercando di rassicurandolo – Abbiamo scambiato l’amicizia come amore, ma è tutto apposto tra di noi, non ti preoccupare – lui sembrò più sereno.
Sfilò le chiavi della macchina dai jeans sbiaditi che erano il doppio delle sue gambe e aprì le portiere della macchina di fronte a noi.
Mi sedetti accanto a lui, Leonardo accese la radio, abbassò il volume abbastanza da poter parlare e mi guardò imbarazzato.
- Senti…- sospirò, io mi voltai a guardarlo, la sua voce aveva assunto una tonalità per il quale ogni lettera gli si spezzava tra le labbra, conoscevo quel tono, e lo usava solo quando parlava di qualcosa di serio per il quale era preoccupato.
- Si? - chiesi io guardandomi le All Star rovinosamente sporche.
Restò in silenzio per un attimo prima di parlare – Sai, pochi giorni fa mi sono ricordato che tu in realtà non vivi qui – disse con aria dispiaciuta.
- Già – sospirai io quasi impercettibilmente, tanto che lui non sembrò sentire.
- E mi sono anche ricordato che quando finirà la scuola tu tornerai in Italia, giusto? – chiese ancora e io mi ritrovai ad annuire per poi dire – Si –
Sul semaforo di fronte a noi scatto il rosso, lui frenò e si voltò verso di me, potevo notare dal suo sguardo che era turbato.
- Cosa succederà allora? – lo guardai con aria interrogativa, lui se ne accorse e si spiegò meglio – Voglio dire, finirà tutto? Come se non ci fossimo mai conosciuti? -
Io mi grattai la testa incerta scostando i capelli biondi dal viso.
- Spero di no – sospirai poco sicura – Comunque tra un anno finirò la scuola, quindi suppongo che comunque potrei tornare a vivere qui – proposi.
Un lieve sorriso si allargò sul suo volto serio, fece ripartire la macchina.
- Quindi è solo un anno infondo? – chiese e io feci di si con la testa.
- Comunque l’estate prossima potremmo passarla insieme in ogni caso, e anche Natale, Capodanno o altre feste – spiegai, ora la tensione tra di noi era sparita.
In effetti non ci avevo proprio pensato, mancavano solo tre mesi e poi sarei tornata alla mia banale vita in Italia, e non c’era nulla che potessi fare per cambiare la situazione, avrei per forza dovuto diplomarmi lì.
Avrei certo dovuta essere contenta di ritrovare la mia famiglia, gli amici, la mia casa e tutto ciò che avevo lasciato ma non era così che mi sentivo.
Era come se per un attimo avessi abbandonato tutto per ritrovarmi in un mondo completamente mio dove nessuno mi conosceva, era stato come ricostruirmi completamente, potevo essere chi volevo per un attimo, senza pensare al passato, ed era stato come un lungo sogno, che ora sarebbe finito.
E riuscivo già a provare la noia di rispondere a tutte le domande che mi sarebbero state poste riguardo a quell’anno che avevo passato all’estero.
- A cosa stai pensando? – mi chiese lui notandomi distaccata, mi ritrovai a guardare il finestrino.
Mi voltai verso di lui stiracchiandomi – Solo che non ho alcuna voglia di tornare a casa –
Lui sorrise – Nemmeno io vorrei che te ne dovessi andare – io arrossi leggermente, e non riuscii a spiegarmene il motivo, non avevo nemmeno pensato a cosa sarebbe successo a non vedere Leonardo per così tanto tempo, non avrei mai voluto dimenticarlo, o comunque smettere di esserci così affezionata.
 
*
 
Io, Tobey, Leonardo e Danielle eravamo seduti a un tavolo del Lavender Moon a goderci quel pomeriggio di sole.
Lui ci stava spiegando come si sarebbe svolta la serata degli Oscar quando Tobey lo interruppe e mise un braccio intorno alla spalla della fidanzata.
- Non potresti fare in modo di portare anche Danielle? – chiese lui.
La ragazza, che personalmente non ispirava molta simpatia, era stata, a parte qualche ordinazione o osservazione poco interessante, muta tutto il tempo, limitandosi a sbaciucchiare Tobey sulle labbra ogni qualvolta che ne avesse voglia, ora invece, con aria stizzita, fissava Leonardo con aria di chi pretende un privilegio del genere.
- Io veramente…- iniziò lui imbarazzato dalla situazione, si schiarì la voce – Non credo che ci siano abbastanza posti, in teoria avrei potuto portare solo due persone -
La ragazza lo guardò scettica e finalmente si degnò di dire qualcosa – Qual è il problema? Andiamo io, te e lui – disse semplicemente indicando il moro.
Io la guardai con aria stranita, non capivo cosa ci trovasse Tobey in una tipa strana come lei.
- In realtà avevo anche intenzione di portare Amanda e mia madre -
Le storse la bocca e Tobey le baciò la guancia.
- Tua madre? – chiese senza capire – E poi chi è Amanda? - continuò, non aveva nemmeno capito chi fossi.
- Io – dissi scocciatamente, tra tutti e due scegliere una fidanzata simpatica e intelligente era troppo difficile.
- Vabbè allora – disse sbattendo la borsa sul tavolo e innervosita – Io vado – Tobey la guardò stranito ma aspettò che se ne andasse per parlare.
Si rivolse a noi – Lo so cosa state pensando, che è insopportabile, però ha una grande personalità – io e Leonardo scoppiammo a ridere.
- Sentite è brava a letto, okay? - si giustificò.
- Sei disgustoso – sospira io.
- Concordo – disse Leonardo, ma almeno sapevamo che non ci sarebbe voluto molto per dire addio a Danielle.
 
*
 
Entrai nella limousine continuando a sistemarmi il vestito con aria nervosa.
- Oddio, quanto e fastidioso – mi lamentai e sentii Leonardo ridere.
Ero più agitata che mai, e anche se sapevo che nessuno mi avrebbe notata perché infondo non ero nessuno, sapevo anche che in ogni caso migliaia se non di più, di persone di tutto il mondo mi avrebbero visto quella sera.
La macchina partì e Irmelin, gentilmente mi porse uno specchietto nella qual mi sistemai.
Nonostante non avevo una grande considerazione di me dovevo ammettere che non era così male quella sera, il rossetto rosso, sebbene fosse un po’ troppo visibile era di un colore non troppo scuro e non troppo chiaro, il trucco agli occhi non troppo esagerato ma abbastanza da farli sembrare più azzurri del solito.
Leonardo mi si avvicinò allontanandosi di poco da Tobey e potei osservare quanto effettivamente fosse splendido quella sera.
- Sei davvero bella stasera – osservò guardandomi dalla testa ai piedi.
Io leccai le labbra imbarazzata incurante dello strato di rossetto che sarei andata a togliere.
Per fortuna quel chilo di fondotinta e derivati che era accuratamente spalmato sulla mia faccia gli avrebbe impedito di notare l’incredibile rossore che si era esteso a gran parte delle mie guance.
- Oh grazie – sussurrai io, poi gli aggiustai il papillon.
- Anche tu – ricambiai il complimento con un sorriso.
Lui si voltò verso l’autista e potei giurare di vederlo un po’ imbarazzato, ma pensai che fosse meglio non sperarci troppo nella mia affermazione.
Quando finalmente uscimmo dalla macchina ci ritrovammo davanti a un lungo tappeto rosso sulla quale già posavano le celebrità avvolte nei loro abiti firmati.
Io scesi per prima dalla macchina cercando di mantenere la calma e nel panico più totale di che posizione avrei dovuto tenere.
Per fortuna furono solo pochi secondi di panico perché subito dopo Leonardo scese dalla macchina a sua volta, ma nemmeno lui era esattamente la rappresentazione della calma di cui avevo bisogno.
- Tutto bene? – mi chiese tutto agitato mentre si grattava piano il naso guardandosi intorno.
Io mi avvicinai al suo orecchio per evitare di farmi sentire – Decisamente no, tu? –
- Credo che sverrò a momenti – mi disse e ridemmo piano, ma la nostra risata finì immediatamente quando avvistammo quello che mi sembrò un giornalista insieme a un tipo con una telecamera in mano avvicinarsi a noi.
Sentii immediatamente afferrarmi la mano da lui, ma evitai di fare figuracce davanti a chi ci stava guardando dalla figura.
Il giornalista si spostò dal nostro lato mettendosi davanti alla telecamera.
- Leonardo DiCaprio! – esclamò lui dando una pacca sulla spalla al biondo, questi fece un sorriso imbarazzato e con un cenno della mano a dir poco adorabile salutò il pubblico.
- E questa adorabile ragazza presumo essere la tua fidanzata giusto? – io scossi la testa decisa e lo vidi fare lo stesso.
- E’ la mia migliore amica – spiegò Leonardo ma era chiaro che il giornalista voleva solo intrattenere il pubblico.
- Miglior amica eh? – disse spingendolo col gomito come se fossero amici da anni – Non posso credere che un ragazzo come te non abbia ancora una fidanzata! – disse ancora.
Poi vidi una mano poggiarsi sulla spalla di Leonardo, e non era altro che Johnny Depp.
Mentre il giornalista era occupato con lui io e Leonardo ci allontanammo finalmente da quel tipo fastidioso.
Leonardo sciolse la mano dalla mia e mi guardò – Grazie – disse sottovoce.
- Per cosa? – chiesi io senza capire.
Lui mi fece segno di allontanarmi da un gruppo di persone.
- Per avermi tenuto la mano, è che le situazioni con troppa gente mi mettono un’ansia incredibile – disse.
Io lo rassicurai con un sorriso e sentimmo alle nostre spalle arrivare Irmelin e Tobey.
Leonardo e sua madre andarono a farsi fotografare sul Red Carpet dopo aver lascito me e Tobey nella sala dove si sarebbe tenuta la cerimonia la riparo da qualsiasi giornalista.
Finalmente iniziavo a calmarmi e a prendere, per modo di dire, più confidenza con la situazione.
I minuti che avevo passato lì si erano passati talmente in fretta da poterli descrivere come un sogno, ero talmente agitata da aver dimenticato anche cos’era successo in alcuni minuti ed ora ero ancora confusa e incapace di rendermi conto di essere davvero alla cerimonia degli Oscar.
 
*
 
Quando tutto finì era piuttosto tardi, Leonardo, purtroppo, non aveva vinto, ma restava felice, del resto essere arrivato fin lì era già un grande risultato.
Erano ore, a parte qualche pausa, che ero seduta a vedere vincitori su vincitori prendere la tanto ambita statuetta d’oro.
Leonardo mi si avvicinò – Senti, c’è una festa adesso, sei troppo stanca o ti va di venire? – mi chiese.
Io ero piuttosto incerta, del resto non mi si poteva certo considerare tipo da feste ma perché non buttarsi in un esperienza del genere, del resto, non mi sarebbe mai più ricapitato.
- Okay – dissi io, lui mi porse la mano e mi aiutò a salire dalla sedia.
Il posto in cui andammo doveva essere di certo un club privato.
Naturalmente i partecipanti erano solo e unicamente gli invitati agli Oscar.
Il cibo, i drink e qualsiasi altra cosa erano unicamente gratis, così, presa da quella sfrenata allegria che ti trasmettevano la musica, le luci e le risate della gente decisi di prendermi una sbronza.
Escludendo qualche festa da quattro soldi alla quale avevo partecipato in passato, era la prima volta che mi ubriacavo sul serio.
Leonardo continuava a porgermi una moltitudine di bibite diverse e alla quale, ad un certo punto, avevo smesso di chiedergli cosa fossero e se ne stessi bevendo troppi.
Alla fine, paonazzi, vagavamo per la sala azzardando qualche passo di danza, tutto il resto del mondo girava vorticosamente intorno a noi.
Nonostante tutta la confusione e l’ondata di calore che mi avvolgeva potevo affermare di starmi divertendo.
Io e lui lanciavamo qualche urlo di gioia, che spiccava quasi impercettibilmente rispetto al resto degli assordanti suoni ovattati che ci circondavano.
Poi in preda a non so quale felicità sovraccaricata io e lui finimmo per trovarci a baciarci su quello che sembrava un divano.
 
*
 
Mi svegliai con un’incredibile mal di testa e un dolore lancinante allo stomaco, di quello che successe la notte prima non ricordavo assolutamente nulla, avevo come un fastidioso vuoto temporale, per un momento credetti di aver dormito tutto il tempo ma qualcosa mi diceva che non era andata esattamente così.
Quando riuscii ad riacquisire la vista mi accorsi di essere malamente seduta nella limousine, accanto a me Tobey e Irmelin che erano seduti con un aria perfettamente normale accanto a me.
Vicino al finestrino opposto c’era Leonardo che stava dormendo profondamente schiacciato sul finestrino.
- Cosa è successo? – balbettai, l’imbarazzo che avrei dovuto provare era ora un emozione completamente ignota a me in tutta quella confusione mentale.
Tobey si avvicinò a me – Vi abbiamo trovati svenuti per terra entrambi, e diciamo che è stato leggermente imbarazzante – poi mi fece un sorriso, il che mi fece sperare che la situazione non fosse così grave come mi sembrava.
- Non mi ricordo nulla – dissi scostandomi i capelli dalla faccia.
- Lo so – disse Tobey – e scommetto nemmeno lui – disse indicando ridendo Leonardo – siete davvero bravi a sostenere l’alcol –
- Alcol? – chiesi io confusa.



ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti! Rieccomi con un nuovo capitolo, più lungo del solito si, ma non sono riuscita a renderlo più corto, spero non sia risultato troppo noioso.
In ogni caso spero vi sia piaciuto e mi piacerebbe tanto se lasciaste una recensione, negativa o positiva che sia,
Accetto tutti i consigli che avrete da darmi, anzi, apprezzerei molto se avreste dei consigli utili da darmi, se qualcosa nella storia non vi piace allora ditemelo pure, accetto le critiche.
Per il resto vorrei ringraziare:
Drops of Neverland
eleonorafoganetti

Per le magnifiche recensioni che mi lasciano ogni volta e per la quale ogni volta ho la forza di scrivere anche con migliaia di compiti.
Grazie mille davvero.
Alla prossima c:



Gisele

 
  
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