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Autore: MewAnna    01/03/2015    1 recensioni
C'era una volta ...
Così iniziano le favole e così ho voluto iniziare io questa fan fiction.
Non voglio cadere nel banale, ma forse sarà proprio così.
Due ragazze e il loro sogno.
Due attori belli, dentro e fuori, che potrebbero realizzarlo.
Dal secondo capitolo:
"Non ti permettere di impiastricciare le mie pareti con le foto di Ian Somerhalder o come si chiama. Solo Paul Wesley."
Si ferma, per poi voltarsi nuovamente nella direzione della povera ragazza che la sta guardando con occhi sgranati e un punto interrogativo sulla testa.
"Che per la cronaca è mio ..."
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathaniel Buzolic, Nuovo personaggio, Paul Wesley, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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START OF SOMETHING NEW
 
Confusione. Nient’altro che confusione. Il frastuono delle persone che parlavano e camminavano rumorosamente e velocemente rendevano l’atmosfera insopportabile e fastidiosa. Una ragazza dai lunghi capelli castani e gli occhi del medesimo colore si guardava in giro intimorita da tutta quella gente che le passava davanti ad una sveltezza inimmaginabile. Si chiedeva come potesse essere possibile tutto quel via vai, specialmente alle sette della mattina in un aeroporto. Era convinta, fino a quel momento almeno, che solo gli autobus italiani stracolmi di studenti maleducati e chiassosi potessero essere il limite alla sopportazione. Ma questo, era decisamente peggio. Si fermò stancamente ad un bar con appresso la sua valigia blu, una borsa a tracolla nera e infine una borsetta marrone con su scritto in rosso “Coca Cola” comprata su quegli stupidi cataloghi consegnati sugli aerei. Non aveva mai comprato nulla prima d’ora da quei giornaletti che a malapena guardava con disinteresse e noia, ma il pensiero costante di una nuova vita, la spinse a prenderla senza tanti se e ma. Si mise in coda per prendere un cappuccino e una brioche, mentre lo sguardo si posava inevitabilmente su ogni particolare che la colpiva e affascinava.
Si trovava per la prima volta all’Hartsfield-Jackson Atlanta International Airport, il principale aeroporto di Atlanta. Era enorme e caotico come non avrebbe mai potuto immaginare, troppo abituata alla tranquillità di città italiane come Padova, nella quale abitava.
Fece un passo avanti, mentre la coda procedeva piuttosto velocemente e lei non vedeva l’ora di fare una sana e sostanziosa colazione per incominciare la giornata. Era letteralmente distrutta dopo le quattordici ore passate seduta e in alta quota. Le orecchie le dolevano e la stanchezza iniziava a farsi sentire. Portò una mano davanti alla bocca per nascondere un piccolo sbadiglio, mentre le palpebre sbattevano di tanto in tanto per recuperare quella lucidità persa nelle ultime ore. Non era mai riuscita a dormire comodamente in aereo e il sonno le stava saltando praticamente addosso. Se, casualmente, un letto si fosse materializzato in quell’istante, sicuramente gli occhi si sarebbero illuminati e, correndo, gli sarebbe andata incontro, buttandocisi di peso.
<< Signorina? >>
Spostò lo sguardo giusto in tempo sul barista che, un po’ scocciato, richiamò la sua attenzione più volte per sapere l’ordinazione della ragazza. Questa, fece due passi in avanti, spalmandosi quasi sul vetro per cercare una sorta di sostegno e indicare semiaddormentata una brioche al cioccolato con lo zucchero a velo sopra.
<< Un cappuccino anche, grazie. >>
L’uomo brizzolato dinnanzi a lei la servì in poco tempo facendo continuare quella coda inesauribile, mentre la ragazza si spostava sulla destra per trovare un posticino dove accomodarsi e godersi con tutta la pace di questo mondo quella colazione tanto sperata. Trovò in un attimo un tavolino in un angolo, accostando la valigia al muro, la borsa a tracolla sopra di essa e la borsetta marrone sul tavolino stesso. Poco le importava se fosse sporco o meno, in quel momento a malapena sapeva dove si trovava. Divorò la colazione in pochissimi minuti potendo sembrare all’esterno una persona che non toccava cibo da mesi e mesi, invece di una semplice ragazza di buone maniere che aveva esclusivamente fame. Pulitasi le labbra, scese dallo sgabello sul quale si era seduta, prendendo tutte le sue cose per avviarsi all’uscita e prendere un taxi. A destinazione, da sola, non ci sarebbe mai arrivata: non conosceva per niente Atlanta e la stanchezza poteva incidere molto sulle decisioni da prendere.
Fuori il tempo era nuvoloso e sembrava dovesse piovere da un momento all’altro. La giovane sperò con tutta se stessa che ciò non accadesse, cercando come prevenzione un riparo semmai l’acqua avesse deciso di cadere proprio sulla sua testa.
Si avvicinò alla zona dove i taxi raccoglievano le persone per portarle ovunque esse desideravano, optando di accomodarsi su una panchina e aspettare pazientemente. La fila era lunga e i minuti parevano non passare mai. Sbuffò alla decima persona che vide salire e dare indicazioni al taxista, contando stancamente il numero di uomini e donne che venivano prima di lei. Troppe. Davvero troppe.
Si passò i palmi delle mani sui jeans e subito dopo sulle braccia per riscaldarsi da qualche ventata d’aria gelida. Erano gli inizi di Settembre, eppure il clima poteva assomigliare a quello invernale. Una magliettina grigio chiara aveva indossato per coprirsi, non avendo immaginato un vento così gelido. Fortunatamente nella sua borsa a tracolla nera portava sempre una felpa, decidendo, così, di tirarla fuori ed indossarla per ripararsi. Il tempo che passò a sistemarsi, servì per intrattenerla mentre le persone avanzavano nel prendere i taxi. Finalmente, dopo venti minuti buoni, toccò a lei. Si fece aiutare con il bagaglio, salendo successivamente all’interno della vettura e accomodandosi sui sedili posteriori.
<< Little Five Points, McLendon Ave NE 811 >>
Disse nell’istante in cui il taxista si voltò indietro appena per sapere la destinazione della giovane. L’uomo accennò un sorriso, per poi spingere l’acceleratore e partire per la volta del quartiere universitario. La ragazza italiana, un po’ per timore, un po’ per l’imbarazzo, non chiese nulla al conducente, passando l’intero viaggio in estremo ed assoluto silenzio. Guardò spesso fuori dal finestrino per ammirare quella che sarebbe divenuta la sua città per parecchio tempo. Non sapeva cosa aspettarsi, non aveva prospettive e nemmeno false speranze. Era lì per lavoro, un impiego importante che, probabilmente, avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
Arrivata a destinazione, l’auto si fermò esattamente davanti ad un piccolo edificio a cinque piani a poca distanza da una struttura universitaria. Lo capì dall’afflusso di studenti che si stavano ammassando alla porta per poter accedere all’interno. Non poteva essere altro che una sede di qualche corso a numero aperto.
<< Grazie >>
Affermò quando ricevette la valigia e il taxista le diede il resto dei soldi con i quali aveva pagato l’intero viaggio. Non era stato lunghissimo come aveva calcolato, anche se la somma spesa valeva i chilometri conteggiati. Confermato di avere tutto tra le proprie mani, si fermò un attimo ad osservare quella che sarebbe diventata la sua nuova casa. O almeno una parte di essa s’intende. Strinse il manico della valigia con più forza per darsi un po’ di coraggio, poter varcare la soglia d’entrata, cercare l’appuntamento e conoscere finalmente la sua nuova coinquilina. Di lei non sapeva assolutamente nulla e questo un po’ la spaventava.
Chiuse gli occhi, inspirando profondamente ed espirando con calma e concentrazione.
<< Ok. Vado. >>
Si disse ad alta voce, mentre un ragazzo passava di lì e a quelle parole la guardò con fare interdetto. La giovane lo ignorò bellamente, avanzando con passo sicuro verso l’entrata, fino a raggiungere le scale. Si guardò in giro per capire se ci fosse un qualche ascensore, ma le mura bianche le risposero in un attimo. Sconfitta, sospirò rassegnata, dovendo farsi tre piani di scale con tutto quel peso addosso.
Un rumore assordante attirò l’attenzione della poverina che si chiese da quale piano esso potesse provenire. Forse il suo? Sperò di no, non volendo avere a che fare con una persona rumorosa e fastidiosa. Scalino dopo scalino raggiunse la seconda rampa, fermandosi qualche secondo per potersi riposare e prendere fiato. Il trambusto si fece ancor più forte mettendole una certa paura e bloccandola più del previsto dal continuare la salita al piano successivo. Riprese, solo dopo un paio di minuti abbondanti, la sua scalata verso la propria meta, arrivando finalmente al terzo piano e cercando con minuziosa attenzione il numero dell’appartamento nel quale si sarebbe dovuta trasferire. Il corridoio che le si presentò davanti era munito di quattro porte e il fracasso proveniva proprio dall’ultima in fondo. Sgranò gli occhi nel momento in cui comprese che quel baccano rendeva protagonista il suo nuovo rifugio sicuro. Arrivata a destinazione, notò che la porta era leggermente aperta e, a causa di entrambe le mani occupate, spinse con il fianco la porta, aprendola abbastanza per poter entrare.
<< E’ permesso? >>
Domandò con tono piuttosto pacato, trovandosi costretta a tapparsi un orecchio a causa dell’assordante rumore proveniente dalla sua sinistra. Fece un altro passo in avanti per cercare la sua coinquilina, ma non riuscì a scorgere nessuno. Sospirò spazientita, alzando infine gli occhi al cielo, lasciando la valigia e portandosi entrambe le mani sulle orecchie per proteggersi i timpani. All’improvviso una ragazza dai capelli neri e lisci le passò davanti con un aspirapolvere in mano, ignorando completamente la nuova arrivata e continuando come niente fosse. L’italiana strabuzzò gli occhi sconcertata, non potendo credere di essere passata così inosservata. Se fosse stata per caso un ladro?
<< Scusa? >>
Provò a chiamarla, ma il tentativo si rivelò fallimentare in quanto la donna dai capelli neri non alzò minimamente lo sguardo su di lei. Scocciata, si appoggiò al muro con le braccia incrociate al petto, aspettando il momento forse più adatto per richiamare la sua attenzione.
<< SCUSA? >>
Urlò più forte e, proprio in quel momento, la ragazza che fino ad un istante prima correva avanti e indietro per il corridoio, spense l’attrezzo infernale, alzando lo sguardo sulla nuova arrivata. Inarco entrambe le sopracciglia, rimanendo stupita da una visita inaspettata e improvvisa. Ridusse gli occhi a due fessure, lasciando che l’aspirapolvere cadesse a terra e prendendo una scopa per puntarla addosso alla malcapitata.
<< Chi sei? >>
La mora alzò istintivamente le mani per far capire di non essere un’intrusa, ma semplicemente la nuova compagna d’appartamento.
<< Sono Anna >>
La donna di fronte a lei sembrò capire subito chi fosse, posando con tranquillità la scopa a terra, tirando un sospiro di sollievo.
<< Scusami, ma solitamente qui non viene nessuno. Io sono Mary. >>
Tese la mano destra verso di lei ed Anna la strinse con un sorriso sulle labbra. Se inizialmente la stava prendendo per una pazza con la mania della pulizia, l’attimo successivo le stava già stranamente simpatica.
Mary si presentò come una ragazza dai lunghi capelli color pece leggermente mossi, gli occhi del medesimo colore e un sorriso davvero dolcissimo e rassicurante. Fu questa la prima impressione che Anna ebbe di lei, poiché si sentì subito a casa, come se quella non fosse la prima volta che metteva piede lì. Era vestita con un pantalone della tuta blu e una felpa grossa grigio chiara e il cappuccio in abbinamento con i pantaloni. Il capo d’abbigliamento che indossava era della Diadora, una marca puramente italiana e che Anna ben conosceva.
<< Sei italiana anche tu? >>
Chiese sorpresa la padovana, chiudendosi la porta alle spalle, mostrandole un viso più rilassato e allegro. Mary annui entusiasta, facendole segno di seguirla, prendendole – più che altro strappandole – dalle mani la borsetta con la scritta “Coca Cola”.
<< Dove l’hai presa? E’ troppo bella. >>
Chiese l’altra, mentre posava l’oggetto su un tavolino e avanzava verso le camere da letto, lasciando perdere il soggiorno con tutti i mobili spostati a causa delle faccende domestiche.
<< In aereo. >>
Disse semplicemente Anna, facendo chiudere nelle spalle Mary che rise all’espressione intenerita della nuova ragazza.
<< Allora questa è la tua stanza. >>
Fece una giravolta, mostrando una camera perfetta che Anna non si sarebbe aspettata. Sobria, ma davvero carina.
<< In questa casa vige una sola regola … >>
Mary si fece seria, mostrando il dito indice per sottolineare che le regole da seguire erano semplicemente una ed una sola.
<< Non ti permettere di impiastricciare le mie pareti con foto di Ian Somerhalder o come si chiama. Solo Paul Wesley. >>
Lo disse con così tanta serietà che Anna a stentò riuscì a trattenersi dal ridere. Non voleva sembrare maleducata, ma decisamente non si aspettava come regola fondamentale una sciocchezza simile.
<< Che per la cronaca è mio. >>
Puntualizzò, portando le braccia al petto, convinta delle proprie parole.
Anna non resistette, ritrovandosi a ridacchiare e a portarsi la mano destra davanti alle labbra per placare quella ilarità.
<< Va bene, va bene. Niente Ian, anche se è un gran bell’uomo. >>
Affermò, tornando a mostrare un semplice e puro sorriso.
Chissà cosa avrebbe pensato Mary quando sarebbe venuta a scoprire il vero motivo per il quale Anna si era trasferita in America, proprio lì ad Atlanta. E chissà quale sarebbe stata la sua reazione se un giorno, per caso, si fosse trovata in casa qualcuno che l’avrebbe fatta mandare letteralmente in brodo di giuggiole.
<< Allora Mary, Paul eh? >>
Domandò, mentre posò una mano sulla sua schiena, facendola voltare e trascinare fino in salotto.
 
Angolo Autrice:
Buonasera =)
Come promesso eccomi qui con un nuovo capitolo e spero che questo possa davvero piacervi ^_^
Da qui inizia la storia vera e propria, con le nostre protagoniste e i futuri co-protagonisti.
Ogni cosa verrà svelata a suo tempo e spero in maniera piuttosto chiara. Ci saranno parecchie cose che inventerò di sana pianta e che cercherò di spiegarvi in questo piccolo spazio per non sembrare completamente pazza u.u E’ una fan fiction quindi l’80 % delle cose che scriverò saranno puramente basate sulla mia schizofrenica fantasia e che non potranno mai accadere nella realtà. O almeno, credo sia così XD
Bando alle ciance, passiamo al prossimo punto.
Le protagoniste della storia, quindi Anna e Mary, siamo io e una mia amica. Abbiamo pensato di non mettere le nostre vere identità, ma di farle rappresentare a due attrici che possono avere alcune nostre particolarità. Sara Ramirez è Mary proprio per la carnagione, il colore degli occhi e dei capelli, Alyssa Milano rappresenta me per la dolcezza del suo viso, il colore degli occhi e dei capelli. Non avrei mai voluto utilizzare due personaggi così famosi, ma purtroppo le nostre ricerche su personaggi meno noti sono fallite miseramente.
Detto questo, vi mando un grosso bacio e ci sentiamo al prossimo capitolo ;)
Anna


(Anna)


(Mary)


(Abbigliamento Anna)


(Abbigliamento Mary)
  
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