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Autore: _Sherazade_    02/03/2015    1 recensioni
C'era una volta, in un regno tanto lontano, un re solitario, tanto temuto quanto rispettato.
Attorno a questo re si erano create tante dicerie, dato il suo volontario "esilio".
Si diceva che questo re potesse controllore gli scorpioni, e che lui li mandasse in giro per i villaggi per punire i malfattori che non rispettavano la legge.
La nostra storia però non parlerà di questo re, ma di uno de suoi sudditi: il piccolo Antares, lo scorpioncino che si innamorerà di una fanciulla, e che farà di tutto per poter conquistare il suo amore.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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III


La vita nel villaggio di Rea procedeva tranquilla, anche se da alcuni anni giravano voci tutt'altro che rassicuranti.
Dalle lontane terre del nord, oltre la valle, era giunta voce di terribili disgrazie accadute a molti villaggi.
Uomini orribili depredavano e bruciavano i malcapitati paesi che avevano avuto la sfortuna di trovarsi sul loro cammino.
Per mesi i villaggi venivano depredati nella notte, e solo dopo un certo periodo, alcuni di questi venivano completamente rasi al suolo, e ogni piccola ricchezza rubata. Quelli che osavano opporsi venivano uccisi senza alcuna pietà.
Pareva però che un giovane e aitante sacerdote, assieme al suo gruppo di uomini fedeli, fosse riuscito a scacciare i malvagi briganti, senza però riuscire a imprigionarli. Per questo l'uomo si muoveva alla ricerca dei briganti malvagi, per poter evitare che ancora una volta, le terribili vicende, si ripetessero ancora.
Fu così che nel villaggio di Rea, arrivarono Nib e i suoi fedeli seguaci.
Nib offrì la sua protezione al villaggio, dato che aveva sentito di nuovi disordini, causati con ogni certezza, da quel gruppo malfamato.
In tutta la valle, infatti, non si parlava d'altro.
Ogni notte qualcuno piangeva per l'aggressione subita, o la perdita di quel parente che non aveva accettato di farsi portare via il frutto del proprio lavoro.
Nib chiese il sostegno degli abitanti del villaggio di Rea, per poter erigere un nuovo tempio del Dio del Sole. Un Dio buono, che non solo garantiva i buoni raccolti, ma anche una valida protezione contro l'oscurità che albergava negli uomini.
Rea ben presto si innamorò di Nib, quel giovane di pochi anni più grande di lei, alto, atletico e dallo sguardo ammaliante. Con la sua chioma mossa, gli occhi brillanti e castani, e tante belle parole; Rea, non poté che cedere di fronte alle continue lusinghe di lui.
Rea, che aveva sofferto per la sparizione del suo “Principe dei Sogni”, di quello spirito gentile che le faceva compagnia le notti, capì che Nib era come un raggio di sole, un vero e proprio dono del cielo inviato dalla sua famiglia.
Si era lasciata alla spalle un principe dei sogni e aveva incontrato un principe in carne ed ossa, pensava.
Quando venne a conoscenza del fidanzamento di Rea attraverso i suoi scorpioni sudditi, Antares ne soffrì moltissimo, ma decise che per il bene della ragazza avrebbe dovuto farsi da parte e lasciarla vivere con l’uomo che l’aveva fatta innamorare.
Il re degli scorpioni così non inviò più i suoi sudditi nel villaggio di Rea, e anche i fiori che faceva lasciare sempre sulla finestra della sua camera non ci furono più. Alla fine Rea si convinse che il suo amato “Principe dei Sogni”, sparito ormai da tempo, non fosse stato altro che un puro e semplice sogno, e che quei fiori alla finestra fossero in realtà dono di quant'altro.
Antares continuò con il progetto di Sargas, volgendo il suo sguardo verso altri villaggi che ancora avevano bisogno di lui. La minaccia incombente dei famigerati briganti venuti dal nord, che avevano già portato scompiglio oltre la valle, era sempre più incombente.


Shaula, la madre di Antares, non era molto convinta della scelta del figlio, la scelta di lasciar perdere la fanciulla che per anni aveva occupato ogni suo pensiero. Non poteva accettare che il figlio si arrendesse così, anche se lei non era mai stata molto convinta dell'interesse di lui per la ragazza umana. Vedere il figlio tanto amato così infelice la fece, per la prima volta, uscire dal castello per raggiungere la ragazza, sperando di riuscire a trovare un modo per riportare il sorriso sul volto del figlio.
Non sapeva ancora cosa fare, ma doveva almeno arrivare a Rea per potersi inventare qualcosa.
Rea era sicuramente felice, accanto a quell'uomo, ma Shaula aveva avvertito qualcosa di strano. Quell'uomo non le piaceva per niente, e non solo perché era la causa dell'allontanamento definitivo del figlio da quella ragazza.
Fu così che apprese una verità scomoda: in realtà il gruppo di fedeli guidato da Nib altro non era che quel gruppo di briganti tanto temuto. E Nib era il loro terribile capo. Volevano usare il villaggio come base per nascondersi dopo le loro malefatte nella valle, e il tempio era diventato il loro nascondiglio dei vari bottini confiscati.
Nonostante Antares avesse disposto molte guardie a difesa dei villaggi, questi uomini erano estremamente scaltri, e le fedeli guardie del re non erano state in grado di fare nulla. Le poche guardie umane a difesa dei villaggi erano a loro volta inermi di fronte all'abilità di questi uomini.


In quel momento Shaula capì che doveva avvisare immediatamente Antares.
In quel modo si sarebbe ripreso, e mosso dall'amore mai cessato per la giovane Rea, avrebbe salvato il villaggio punendo i malvagi e ritrovando la gioia, dato che sicuramente la ragazza gli sarebbe stata grata per aver salvato tutti quanti.
Shaula così tornò a casa, avvisando il figlio, il quale decise di muoversi esso stesso nella notte per raggiungere Rea e avvisarla del pericolo incombente.
Non conoscevano ancora i piani di Nib e dei suoi uomini, ma vedendo come aveva agito nelle altre terre, temeva che una volta che gli uomini di Nib si fossero stancati, questi avrebbero finito di depredare i villaggi, e li avrebbero rasi al suolo.
Antares non poteva permettere che Rea cadesse in mano a un uomo del genere. La ragazza avrebbe sofferto terribilmente, e se lui non l'avesse messa in guardia, non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
Il re Scorpione si mise quindi in viaggio, portando con sé un manipolo di scorpioni, e un suo vecchio amico: il fiore che in passato aveva permesso, a lui e alla sua amata, di parlare e conoscersi.
Quando arrivò davanti alla finestra di lei era indeciso se usare o meno il potere del fiore, ma temeva il rifiuto di lei, se si fosse mostrato per quello che era.
- Salve Rea, è passato molto tempo dall'ultima mia visita. Scusa se sono sparito per così tanto tempo. - le disse Antares non appena il fiore fece effetto sull’addormentata Rea.
- Pensavo non avrei mai più sentito la tua voce. Mi sei mancato. - disse lei sorpresa. Non aveva mai scordato la sua voce. Si tirò su dal letto, e vi rimase seduta, cercando di capire da dove provenisse la voce, senza però riuscirci.
- Anche tu mi sei mancata. - la voce di Antares tremava.
- Nonostante i fiori che mi lasciavi ogni mattina sul davanzale, mi ero convinta che tu non fossi altro che un sogno creato per colmare il vuoto lasciato dalla perdita dei miei amati genitori, e che quei fiori fossero stati lasciati da qualcun altro... A volte pensavo che fosse lo stesso Nib a lasciarmeli, anche se non gliel'ho mai chiesto in realtà. Quando te ne sei andato, ero ormai più serena anche se ho sempre atteso con ansia la sera, per poterti parlare ancora. - disse lei imbarazzata, ma felice al tempo stesso. - Però tu non sei più venuto. E non ho più trovato i tuoi fiori. Io e Nib presto ci sposeremo, e io non potrei desiderare null'altro. Perché sei tornato? Se davvero tu fossi stato una mia creazione, non avrebbe senso la tua presenza qui adesso che sono felice.- Sentendo quelle parole, per un istante, il cuore di Antares si fermò. Sapeva però che doveva infrangere quella bella illusione, e spezzare le fantasie di Rea: Antares era reale, ma l’amore tra lei e quell’altro uomo no, era una finzione. Un’orribile bugia creata da un uomo di sani principi, un, presto, marito fedele e magari anche padre, al fine di non destare alcun sospetto. Ma quanto a lungo avrebbe retto tale bugia?
Quanto avrebbe retto prima di stancarsi di Rea e farle patire pene infinite?
Antares doveva intervenire, lo sapeva fin troppo bene.
- Non sono un sogno. Sono reale, proprio come te, se son giunto qui però è per avvertirti di una cosa poco piacevole. Il tuo amato è un bugiardo. - lei nel letto sussultò, e si alzò immediatamente serrando i pugni e cercando Antares nella stanza.
- Come sarebbe a dire? Amico mio, non puoi dirmi questo.
- Lui è un bugiardo, giunto in questo villaggio unicamente per avere una copertura per le proprie malefatte. Da tempo nella vallata una banda di briganti depreda interi villaggi, e questo lo sai anche tu. Il re scorpione di cui tanto si parla ha mandato in giro le sue guardie migliori per scovarli, ma questi riuscivano sempre a farla franca, e adesso hanno scoperto il perché. Tutti loro venivano in questo villaggio a nascondersi, e il tuo amato Nib sta usando te come ulteriore scudo. - Antares aspettò che la ragazza gli rispondesse, ma ciò che le uscì dalla bocca lo lasciò stupefatto.
- Non ti credo, non può essere. Lui mi ama, noi ci diciamo qualunque cosa. Non può essere l’uomo malvagio di cui parli. Ci deve essere un errore.
- So che è dura da capire, ma è la verità, devi credermi. - le disse lui con un filo di voce.
- Basta! - gridò lei. L’effetto del fiore stava già svanendo. Antares ne aveva presa una quantità molto ridotta, e così lei poté cominciare a vedere la sua sagoma dalla finestra. Rea realizzò che Antares non era umano, ma non capiva ancora cosa fosse in realtà. Si avvicinò, ma ancora non riusciva a vederlo, sapeva solo che non era come lei.
- Sono solo bugie! - continuò lei, - Non voglio vederti mai più! - Antares non poteva sentire parlare così la sua amata. Quando lei lo mise finalmente a fuoco, impallidì rapidamente.
Mentre l’orrore le attraversava il volto, Antares le disse che se non si fidava della sua parola, doveva allora andare nel tempio, seguendo le voci. Doveva solo fare attenzione nel non farsi scoprire.
Lei gli urlò di sparire, che era un’orribile bestia e che l’aveva disgustata e ingannata.
Entrambi avevano il volto solcato dalle lacrime, lei per la vergogna di essersi fidata di un mostro, per aver, un tempo, provato qualcosa per lui; lui per la delusione ed il cuore spezzato.
Shaula, che se ne era stata buona sul dorso del figlio, sentiva che in parte era anche colpa sua: tutto quel dolore era scaturito dalla scoperta che lei aveva fatto e rivelato in seguito al figlio.
Ora nessuno dei due era felice, entrambi soffrivano, e lei ne era la responsabile.
Mentre il figlio se ne andava scortato dalle sue guardie, lei scivolò a terra, ed entrò ancora una volta nella stanza di Rea, seguita da un paio di guardie.
La ragazza stava ancora piangendo, stringendo a sé il cuscino ormai umido per le lacrime.
- Non piangere, bambina. - le disse con voce dolce. - Piangere non serve a nulla.
Rea alzò la testa e cercò la donna che aveva parlato, ma nulla si mostrò a lei. Pensò che doveva essere stato frutto della sua immaginazione, prese un fazzoletto, e si asciugò il viso.
- Non è meglio così? - ancora una volta Rea si guardò attorno, e non vedendo nulla la paura l’assalì.
- Chi è là? Non sarai anche tu una bestia come… - Shaula dovette contenersi non poco per non risponderle male.
- Non sono una bestia, e nemmeno il tuo “Principe dei Sogni” lo è. - disse con voce ferma.
- Da quello che ho visto invece lo era eccome. Come ho mai potuto fidarmi?
- Non importa il suo aspetto, ma le sue buone intenzioni nei tuoi riguardi, non ti pare? - Rea rimase in silenzio. Non era un ragionamento sbagliato, ma per lei quell’essere era orribile.
- Non vuoi almeno vedere se avesse ragione o meno? Sono certa che sei un poco curiosa. Almeno non vivrai col pensiero di “e se fosse vero?”. Non credo tu voglia vivere col dubbio.
Shaula aveva fatto breccia nella ritrosia della ragazza e presto questa si vestì, pronta ad entrare nel tempio. Non riusciva a vedere la persona che la stava spingendo a indagare sul suo amato Nib, ma la voce sicura di quella, la fece dubitare per un attimo, sulla sincerità del suo amato.
“Il mio Nib non può essere un brigante. Quella bestia voleva solo prendersi gioco di me” pensò Rea mentre entrava nel tempio, seguendo le voci come Antares le aveva detto. Shaula la seguiva accompagnata dalle due guardie di Antares, arrampicati sul muro, e vegliavano silenziosamente su di lei.
Rea seguì il vociare fino a che non trovò una passaggio segreto che si apriva su una lunga scalinata. Non sapeva dove portasse, ma decise di percorrerla fino a che non avesse raggiunto quelle voci.
Era in un tempio, non poteva esserci nulla di malevolo od oscuro all'interno. Probabilmente Nib e i suoi fedeli stavano solo organizzando un qualche rito per il Dio del Sole. Rea stava cercando di dare un senso a tutto quello che stava accadendo.
Mentre scendeva le scale, a Rea pareva che il cuor potesse scoppiarle. “Non è vero, ne sono sicura. Tutte quelle accuse non possono che essere false”, continuava a ripetersi.
Purtroppo però, quando infine arrivò in fondo, si trovò davanti una porta socchiusa, cercò di aprirla un poco per vedere cosa vi accadesse dentro, e dato il frastuono sapeva che c’erano molte persone.
Ciò che vide ed udì la lasciò basita. Bastarono pochi minuti per farla correre su per le scale e tornare in fretta alla sua bella casetta.
Rea pianse tutte le lacrime che poteva piangere fino ad addormentarsi.
L’orribile bestia le aveva detto il vero: dentro quella stanza vide i briganti spartirsi il bottino, ridendo degli abitanti del villaggio creduloni e parlare del successivo colpo.
Tra loro non aveva visto il suo Nib, ma gli uomini lo avevano nominato spesso e, da come ne parlavano, non poteva che essere il loro capo.
Shaula poté tornare al castello, riferendo al figlio ciò che era successo infondendogli quel po’ di coraggio e una nuova ventata di ottimismo.
Rea alla fine aveva fatto quello che lui le aveva detto; scoprendo poi che quanto lui le aveva rivelato era la verità, convinto che di certo non l’avrebbe più odiato.


Purtroppo, quello che Antares e Shaula non sapevano era che Nib aveva assistito alla fuga di Rea dal tempio, e non solo: aveva assistito persino al colloquio fra Rea e Antares.
Quell’uomo malvagio era già pronto a tirare un brutto colpo alla dolce Rea, per metterla a tacere per sempre. Non avrebbe atteso una mossa dalla parte della giovane, l'avrebbe anticipata così che nessuno avrebbe mai potuto dar credito alla ragazza e alle sue compromettenti scoperte.


 

L'angolo di Shera ^^

Ed eccoci al terzo capitolo ^o^
Ringrazio subito Blue Feather e  Multifandom_is_the_way/Weakbow per aver commentato *_* Grazie infinite ad entrambe ^o^. Ringrazio anche tutti quelli che hanno letto la storia ^^.
Ovviamente ringrazio anche il mio ragazzo, senza il suo sostegno e le sue correzioni la storia sarebbe uno sfacelo XD.
Il quarto capitolo non l'ho ancora iniziato, ma nella mia testolina so già che fare, anche se alcuni aspetti della storia temo subiranno parecchie modifiche. L'idea iniziale era quella di sfruttare anche il "rito" d'accoppiamento degli scorpioni, ma non so se alla fine riuscirò ad inserirlo.
Boh, chi vivrà vedrà XD
E dire che ero partita con l'idea di fare una storia "breve", qua mi sa che verranno fuori almeno altri 2 capitoli... Dite che mi sto perdendo via troppo?

Un abbraccio e... grazie ancora ^^



Aggiornamento del 25/08/2015
  
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