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Autore: cherubina    04/03/2015    4 recensioni
Non è facile essere un capofamiglia, soprattutto, se si tratta di una delle famiglie più importanti degli Stati Uniti e si è giovani e ribelli. E se ci sono anche innumerevoli ostacoli da affrontare...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony Brown, Candice White Andrew (Candy), Un po' tutti, William Albert Andrew
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Albert gli aveva posato una mano sulla spalla appena Anthony si era bloccato, con il suo zaino pieno sulla spalla, dinnanzi al grande, austero e grigio edificio del Saint Joseph Hospital.

Poteva sentire, sotto le dita, i muscoli contratti del ragazzo, vedere i suoi occhi inquieti e velati e la mascella serrata in una malcelata paura.

"Andiamo!"

Lo aveva esortato lo zio ostentando un sorriso fiducioso al quale Anthony non aveva risposto. Alla reception erano stati accolti da una giovane e algida infermiera, probabilmente una tirocinante, che li aveva condotti fino in reparto dove a riceverli era stata la caposala, una donnina avanti con gli anni ma dal piglio arzillo.

"Bene signor Brown la sua camera è la 114. Si sistemi, si prenda il suo tempo e se ha bisogno di qualcosa chieda pure alla nostra Flanny. Il dottor Leonard passerà a visitarti prima di questo pomeriggio."

Anthony aveva tenuto gli occhi bassi, faticando ad abituarsi a quella sua situazione di malato, di ricoverato. Voleva restare in ospedale il minor tempo possibile, voleva tornare a casa, a Lakewood, nel suo giardino, tra le sue rose...Dalle sue Dolce Candy.

Cercò di scacciare quei bei pensieri che anziché mitigare la nostalgia e le paure le accentuavano e levò uno sguardo determinato su Miss Mary Jane.

"Quando crede che potranno operarmi?"

Albert gli aveva lanciato un'occhiata preoccupata ma, poi, anche in lui il desiderio di sapere aveva prevalso.

La caposala aveva fatto scorrere l'attenzione sulla cartella clinica di quel nuovo, giovane, paziente.

"Molto presto suppongo. Probabilmente dopodomani o, al massimo, entro la fine della settimana!"

Anthony aveva ingoiato a vuoto ed Albert si era accorto della sua cedevolezza, tanto che gli aveva passato un braccio attorno alla vita accompagnandolo fino in stanza.


Lo zio William era rimasto per tutto il tempo che gli era concesso, si era assicurato che ad Anthony non mancasse nulla, che stesse bene (per quanto fosse possibile nella sua situazione) e che fosse più tranquillo rispetto a quando erano arrivati qualche ora prima.

"Io adesso devo andare ma se dovesse servirti qualsiasi cosa chiamami, a qualsiasi ora."

Anthony, seduto sul lettino ancora restio a cambiarsi e ad indossare il pigiama, aveva annuito automaticamente.

C'era così tanta confusione nella sua testa, si sentiva così vulnerabile che sarebbe bastato poco per abbassare le difese, per mostrare la sua fragilità e chiedere allo zio di distruggere il loro patto, di dire a Candy la verità.

Di dirgli che aveva un bisogno disperato della ragazza che amava.

"Starò bene, non preoccuparti zio!"

Albert si era avvicinato e lo aveva salutato con un bacio tra i folti capelli biondi.

"Andrà tutto bene!"

"Sì. Grazie, grazie per esserci per me!"

Quando la sera era scesa e le asettiche stanzette dell'ospedale erano illuminate solo dai neon artificiali e freddi, dopo che l'inserviente aveva portato via il vassoio con i resti della cena e l'inflessibile Flanny era passata per l'ultimo giro del turno, Anthony si era sentito completamente solo.

Abbandonato a sé stesso.

Aveva cercato di scacciare i suoi demoni, di distrarsi leggendo ma quando aveva sfogliato uno dei libri presi in prestito dalla biblioteca della zia, si era dovuto fermare come congelato. Tra una delle pagine centrali c'era un piccolo bocciolo, ormai appassito, della Dolce Candy.

Era stata proprio Candy ad usarlo come segnalibro un caldo pomeriggio d'estate in cui quel piccolo angolo verde vicino al lago di Lakewood, era stato riscaldato dalle loro risate spensierate e complici.

Anthony aveva sentito l'aria mancargli a quei ricordi. Con un tonfo sordo aveva chiuso il libro e aveva afferrato il telefono.

Era rimasto con il cellulare in mano per un buon quarto d'ora dicendosi che stava sbagliando, che non aveva il diritto di concedersi quel gesto egoistico. Ma poi l'altro lato della sua coscienza lo pungolava: voleva solo sentire la sua voce, almeno questo. Un suono tanto caro, familiare, in quel nosocomio così intimidatorio.

Aveva digitato il numero d'istinto. Aveva eseguito, alla lettera e pazientemente, tutte le direttive per inoltrare quella chiamata verso l'estero.


Candy era seduta, tesa come una corda, su una panchina dell'aeroporto Heathrow di Londra in attesa che fosse chiamato il suo volo, quando quel suono l'aveva strappata ai mille pensieri che la tormentavano e l'aveva fatta sussultare.

Aveva esitato prima di accettare di rispondere. E se fossero stati quelli della Saint Paul?

Se le suore avessero scoperto la sua fuga? Se la copertura che le avevano offerto Annie, Archie e Stear non fosse bastata?

Se si fosse messa nei guai? Non poteva permetterselo! Lei doveva arrivare in Colorado il prima possibile per capire ciò che stava accadendo.

"Pronto!"

Dall'altro capo, dall'altra parte del mondo, non provenne nessun suono se non quello di un cuore in tumulto che Candy non poteva percepire.

"Pronto! Chi sei?"

Insistette la ragazza. Il silenzio era persistente, pesante, carico di attesa.

"Guarda che è uno scherzo molto stupido..."

Inveì Candy iniziando ad inalberarsi. Poi, come colta da un sospetto improvviso, cercò conferme.

"Anthony? Anthony sei tu?"

Poté sentire il suono tipico di una chiamata interrotta e poi il tu-tu-tu che la lasciava basita, ancora più confusa.

Ancora turbata per quella strana chiamata, lascio scivolare il telefono nella tasca del cappotto. (Non voleva spegnerlo, non ancora).

Fu annunciato il suo volo ma quando si chinò per prendere il suo bagaglio a mano una mano più veloce la precedette.

"Lascia che questo te lo porti io, Tarzan tutte lentiggini! So essere anche un gentiluomo, vedi?"

Candy si raddrizzò, colpita da quella voce, da quel viso tenebroso e giocoso allo stesso tempo, da quella mano protesa verso di lei.

"Terence cosa ci fai qui?"

"Abbiamo fatto il viaggio d'andata insieme, faremo insieme anche quello di ritorno. A quanto pare è destino!"

"Perché non sei a scuola? Perché vai in America?"

Poté scorgere un'ombra determinata su quel ragazzo tormentato.

"Vado a cercare mia madre!"

  
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