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Autore: _malikseyes    06/03/2015    7 recensioni
“Fallo per me. E' il calciatore più forte della squadra e la sua immagine deve essere perfetta. Alla società non vanno bene le foto con una ragazza diversa ogni sera e i suoi comportamenti. Dobbiamo trovargli una ragazza che sappia tenergli testa almeno per un po'. Si tratta di qualche mese, il tempo di far capire che è cambiato e poi finirà tutto”
In che guaio mi stavo cacciando?
Sarei stata la fidanzata di Jonathan Filippi, il calciatore più forte del momento e la persona più arrogante al mondo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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“Ma chi è rompe il cazzo alle dieci e mezza di sera?” disse Jonathan sbuffando.
“Oh non lamentarti e vai ad aprire” dissi mettendo in pausa il film.
“Io non mi alzo” disse alzando le mani.
“Va bene, ho capito, vado io, sfaticato” dissi sbuffando e alzandomi.
Quando aprii la porta mi ritrovai davanti una ragazza bellissima. Alta, magra, bionda e vestita anche bene.
“Allora chi è?” chiese Jonathan dal salotto.
“Non ne ho idea” dissi guardando la ragazza perplessa.
“Jessica?” chiese Jonathan avvicinandosi alla porta.
“Ciao JoJo” disse facendo un mezzo sorriso.
“Scusate se vi interrompo ma tu saresti?” chiesi abbastanza irritata.
“Jessica, l’ex di Jonathan” disse presentandosi.
“Aurora, l’attuale fidanzata di Jonathan. Cosa desideri? E sii veloce, dobbiamo guardare un film” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Devo parlare con Jonathan” disse spostando lo sguardo su di lui.
Alzai un sopracciglio e guardai il mio ragazzo.
“Che cosa vuoi?” chiese Jonathan guardandola dritto negli occhi. Non riuscivo a capire il suo sguardo ed era la prima volta. Ormai ci conoscevamo da quattro mesi e riuscivo a percepire le sue emozioni.
“Devo solo parlarti, in privato” disse guardandomi male.
“Jonathan” dissi cercando di mantenere la calma. “Possiamo parlare un secondo?” chiesi stringendo i denti.
Andammo in cucina mentre lei si avviò in salotto, “era di casa” o almeno così aveva detto.
“Non avrai intenzione di parlare davvero con una tua ex?” chiesi guardandolo male.
“Cinque minuti” disse abbassando lo sguardo.
“Jonathan Filippi mi sto innervosendo davvero tanto” dissi prendendo un bel respiro.
“Solo cinque minuti” mi disse guardandomi.
“Oh ma vaffanculo” dissi andando in camera sua.
 

 

 
“Vi ho fatto litigare?” chiese Jessica guardandomi. Era sempre la stessa fisicamente. Bella, come una modella. La perfezione, insomma.
“Cosa ci fai qui?” dissi sospirando.
“Sono tornata” disse facendomi un mezzo sorriso.
“Dopo UN ANNO” dissi sedendosi sul divano dove c’erano le coperte e i popcorn.
“Ma sono tornata” disse sedendosi vicino a me. Mi alzai di scatto.
“Dopo che mi hai spezzato il cuore” dissi chiudendo gli occhi e prendendo un grande respiro.
“Ho dovuto farlo” disse difendendosi.
“Hai dovuto farlo? Hai dovuto lasciarmi con uno stupido bigliettino? Hai dovuto metterti con un altro?” dissi aprendo gli occhi di scatto e alzando la voce.
“Avevo bisogno di tempo!” disse alzando la voce anche lei.
“Tempo per scoparti tutti gli altri?”
“Avevo solo sedici anni quando mi sono fidanzata con te, non ho vissuto a pieno la mia vita e sono arrivata ad un punto in cui ho sentito il bisogno di farlo” disse urlando.
“Anche io avevo solo sedici anni ma non ho mai sentito il bisogno di farlo, io ti amavo e me ne fregavo delle esperienze. Siamo stati quattro anni e mezzo insieme e tu mi hai lasciato senza spiegazioni, con un semplice bigliettino. Con te ho avuto la mia prima volta, le mie prime esperienze! Vaffanculo Jessica, io ti amavo” dissi quasi scoppiando a piangere. Non dovevo piangerlo. Sono un uomo e gli uomini non piangono, o forse a volte si. Ma non dovevo piangere davanti a lei.
“Io ti amo ancora” disse semplicemente.
“Io non più” dissi sorridendo amaramente. “Avrei potuto amarti, ora magari saremmo stati felici INSIEME, ma io sto bene così. Senza di te e con altre persone con me” dissi pensando ad Aurora.
“Ami lei?” chiese guardandomi.
“Non lo so ma provo qualcosa di molto importante per lei. Qualcosa che non ho mai provato, nemmeno con te” dissi facendola rimanere a bocca aperta.
Ci fu silenzio per qualche minuto.
“Io ci ho provato, è stato bello rivederti JoJo” disse scoppiando a piangere. Mi faceva solo pena. In silenzio mi avviai verso la porta d’uscita.
“Vorrei poter dire lo stesso per me” dissi chiudendo la porta mentre lei mi guardava.
Dopo qualche secondo arrivò Aurora ed era anche abbastanza arrabbiata.
“Puoi accompagnarmi a casa?” chiese prendendo il suo giubbino.
“No” risposi normalmente.
“No? Jonathan ho aspettato mezz’ora in camera tua come la deficiente. Mezz’ora. Trenta minuti.”
“Dovevo chiarire una cosa” dissi prendendo il suo giubbotto e posandolo dov’era prima.
“Non credo di aver mai odiato una ragazza quanto lei” disse sbuffando.
“Andiamo di là che ti spiego tutto” dissi baciandola.
 
 
“Beh, allora? Vogliamo aspettare un'altra mezz’ora? Sai che odio aspettare” disse sbuffando.
“Jessica era la mia ex, siamo stati insieme per quattro anni è mezzo. E’ stata la mia prima storia seria, è stata la mia prima volta, ho fatto tutte le prime esperienze con lei. Dopo quattro anni e mezzo di relazione mi ha lasciato un bigliettino sul tavolo della cucina dove mi spiegava che doveva lasciarmi per poter vivere meglio la sua vita. Non aveva potuto fare esperienze visto che stava con me, stronzate e stronzate. Io non avevo bisogno di esperienze, io l’amavo. Dopo un anno è tornata dicendo che mi amava ancora” dissi mentre lei mi ascoltava attentamente.
Ci furono attimi di silenzio.
“Non dici nulla?” chiesi stranito.
“Jonathan, tu provi ancora qualcosa per lei? La ami ancora?” chiese guardandomi dritto negli occhi.
“Non provo nulla per lei, non la amo. Non mi manca. Ora con me ho tutto ciò di cui ho bisogno” dissi sorridendole.
Lei mi sorrise e mi baciò. Un bacio pieno di amore, felicità e vita. Volevo dirle che l’amavo e che l’avevo capito realmente quando Jessica mi aveva fatto quella domanda ma non ebbi il coraggio. Avevo paura di una sua reazione. Per un semplice “mi piaci” scappò via senza dirmi nulla, dovevo aspettare solo il momento giusto per poterlo dire.
 
 
 
 
“Nicole oggi studiamo insieme? Dopo magari andiamo a prenderci un bel caffè!” dissi durante l’intervallo.
“Non posso” disse distrattamente.
“Perché?” chiesi sbuffando.
“Devo vedermi con Matteo” disse mentre rispondeva ad un messaggio.
“E’ da due settimane che provo ad uscire con te ma hai sempre da fare con Matteo, potresti passare del tempo con la tua migliore amica o ti scoccia tanto?” dissi coprendole lo schermo del cellulare e costringendola a guardarmi.
Lei non disse nulla. Alzai gli occhi al cielo e me ne andai.
 
“Forse sta passando un brutto periodo” disse Jonathan cercando di giustificarla.
“Jonathan non provare a giustificarla!”
“Scusami..Comunque non prendertela troppo, si vede che ha da fare con Matteo!”
“Jonathan non mi importa se ha da fare con lui! Non si può dimenticare della sua migliore amica! Anche io e te stiamo insieme ma di certo non sto sempre con te” dissi aprendo il dizionario di greco.
Ci furono qualche secondo di silenzio dall’altra parte del telefono.
“Okay forse sto sempre con te ma perché lei non vuole mai uscire, nemmeno per un’ora! E se è davvero un brutto periodo vorrei starle vicina ma se lei mi allontana come faccio?” dissi sbuffando.
“Provate a parlarne” mi rispose dall’altra parte del telefono.
“Jonathan ma sei stupido? Non vuole parlarmi” dissi chiudendo il dizionario e rinunciando a fare i compiti.
“Pulce sono negli spogliatoi e tra poco dobbiamo cominciare l’allenamento, ti chiamo appena finisco, va bene?” disse velocemente.
“Va bene, tranquillo, ci sentiamo dopo” dissi attaccando il telefono.
Decisi di andare da Nicole, dovevamo chiarire la situazione. Mi feci accompagnare da mamma davanti casa sua.
Bussai e aspettai che qualcuno venne ad aprirmi.
“Nicoleeee è per te” disse la madre di Nicole stranamente sobria.
“Matteo sei in anticipo di un’ora” disse scendendo le scale e vedendomi si bloccò.
“Cosa ci fai qui?”
“Nicole mi spieghi che cazzo succede?” dissi guardandola.
“Nulla, Aurora, non succede nulla!”
“E’ da una settimana che a malapena mi parli, ti ho fatto qualcosa?” chiesi ormai stanca.
“Oltre a non esserti accorta che la tua migliore amica stava una schifezza, direi di no” disse facendo un sorrisino irritante.
“Ma cosa stai dicendo?” chiesi confusa.
“Sono sempre stata brava a nascondere i miei sentimenti ma tu dovevi capirlo!” disse innervosendosi.
“Come posso capirlo se tu non me lo fai capire? Non sto nella tua mente” risposi subito.
“No ma in un modo o nell’altro dovresti accorgertene!”
“Ma come faccio?Gli unici momenti che passiamo insieme da ormai due mesi sono a scuola, il resto non ci vediamo mai! Sei sempre impegnata con Matteo, io come posso capire se stai male o meno? Non ho una palla di vetro” mi stavo alterando e cercai di darmi una calmata.
“Aurora con un semplice sguardo dovevi capirlo, sono la tua migliore amica, dovevi capirlo” disse cominciando a gesticolare, segno che si stava arrabbiando.
Stetti in silenzio.
“Allora scusami, sono stata un’amica pessima” dissi alzando le mani.
“Direi più una sorella pessima.” disse facendomi sentire peggio.
“Mi dispiace, davvero. E non so cosa dirti oltre a questo, sono terribilmente dispiaciuta e mi sento anche in colpa. Ho sbagliato, dovevo accorgermene. Ora vuoi dirmi che succede?” dissi con tutto l’amore del mondo.
“Non mi va ora” disse semplicemente.
“Sicura? Puoi dirmelo anche tra cinque minuti” dissi cercando di essere ironica con un cattivo risultato.
“Non credo che mi andrà per parecchio tempo” disse facendo riempire i miei occhi pieni di lacrime.
“Allora io vado, ci vediamo domani a scuola” dissi cercando di trattenere le lacrime.
Appena uscii da quella casa scoppiai a piangere. Non ero mai stata brava a trattenere le lacrime ed ero una ragazza abbastanza motivo. Mi sfogavo piangendo e in quel momento stavo sfogando tutta la rabbia che provavo verso di me. Aveva ragione, ero davvero un’amica di merda, o meglio una “sorella” di merda. Tornai a casa a piedi, ci misi per mezz’ora e piansi per tutto il tragitto. Cercai di essere normale appena entrai a casa, nonostante il mio viso bagnato per le lacrime e gli occhi rossi. C’erano solo i miei fratelli che provarono a dire qualcosa ma non scappai subito in camera e mi chiusi dentro. Volevo stare da sola, spensi perfino il telefono.
 
“Au, vuoi aprirci?” chiese Ciro.
“Andate via” dissi tirando sul col naso.
“Nemmeno se ti diciamo che abbiamo un pacco di gocciole?” chiese Gennaro.
“Nemmeno.”
“Non vuoi aprire nemmeno me?” chiese una voce che identificai subito come la voce di Jonathan.
“Non voglio aprire nessuno, voglio stare da sola, anzi vorrei parlare solo con una persona che in questo preciso istante mi starà guardando e pensando” stavo per continuare ma continuarono Ciro e Gennaro per me “La mocciosa piange, sei una piagnucolana e smetti di piangere che sei brutta quando lo fai.” Era la frase che diceva sempre Francesco quando mi vedeva piangere.
“Vi prego lasciatemi sola e dite lo stesso a mamma e papà” dissi ritornando ai miei sensi di colpa.
Dopo mezz’ora bussò qualcuno alla porta.
“Ciro cosa non capisci di VOGLIO STARE SOLA?”
“Sono Jonathan” disse la sua voce dolcemente.
“Vale anche per te” dissi acidamente.
“Devo raccontarti una cosa successa durante l’allenamento” disse ignorando il mio invito di lasciarmi sola.
“Abbiamo fatto i soliti esercizi e oggi il mister ha deciso di fare la corsetta con noi per poterci controllare meglio. Il mister non è un tipo sportivo e direi che l’unico sport che pratica è quello di aprire il frigorifero, un po’ come te insomma” disse ridacchiando. Alzai gli occhi al cielo. “Comunque i primi giri tutto okay, al sesto giro si è fermato e Koulibaly non è riuscito a fermarsi in tempo e ha dato uno spintone al mister che è caduto per terra” disse ridendo e facendomi ridere. Immaginai la scena e Koulibaly era l’opposto di Lorenzo Insigne, ovvero alto, muscoloso e ben piazzato.
“Ora mi fai entrare?”
Mi alzai, aprii la porta e mi rituffai sul letto.
“Umh, in effetti sei un po’ bruttina quando piangi” disse prendendomi in giro.
Alzai gli occhi al cielo mentre lui chiudeva la porta a chiave.
“Posso sedermi sul letto?”
“Attento ai fazzoletti” dissi semplicemente.
“Allora, che è successo?” chiese sedendosi.
“Sono un’amica di merda, Nicole stava male ed io non me ne sono accorta.”
“Capita a tutti di non accorgersi di qualche cosa! Non puoi notare sempre tutto!” disse Jonathan accarezzando i miei capelli.
“No Jonathan, io ho sbagliato e anche tanto! Dovevo accorgermene!”
“Ma non sto dicendo che non hai sbagliato, solo che sei umana anche tu e non puoi notare tutto” disse spiegandosi meglio.
Non risposi.
“Ma ora, spiegami a cosa serve piangere” disse spezzando il silenzio.
“Mi sfogo” dissi semplicemente.
“Basta piangere! Ora ti pulisci il viso e cerchi di risolvere la situazione!” disse deciso.
“Ma non so nemmeno da dove cominciare” dissi piagnucolando.
“Aurora hai per caso dieci anni?”
“Ne ho quasi diciotto, tra un mese preciso” dissi alzando gli occhi al cielo.
“E allora comportati da tale! Alza il tuo sedere bellissimo e sciacquati il viso.”
Mi alzai e sospirai.
“E non guardarmi il sedere” dissi facendogli una linguaccia.
“Oh andiamo non è colpa mia se l’occhio cade lì” disse ridendo.
“Jonathan” lo rimproverai prima di andare in bagno. Lui mi seguì. Quando mi guardai allo specchio rimasi a bocca aperta. Ringraziai ogni santo per non aver messo il mascara e quindi di non sembrare un panda ma avevo gli occhi gonfissimi e lucidi, le guance bagnate, il naso rossissimo e i capelli sconvolti. Mi diedi una sistemata veloce.
“E ora cosa devo fare?” chiesi guardando Jonathan che era rimasto sull’uscio della porta e mi guardava.
“Ora mi dai un bacio” disse sorridendo. Mi avvicinai e lo baciai.
 
“Ora tu ci dici come hai fatto” chiese Ciro appena mi vide uscire da camera.
“Hai sfiorato l’anormale, sappilo! Sei entrato in camera sua, e lei non permette a nessuno di entrare tranne Nicole e mamma, sei riuscito a farla smettere di piangere, e ce ne vuole davvero tanto!” aggiunse Gennaro sconvolto.
“Oh ma smettetela” dissi alzando gli occhi al cielo.
“Dopo vi svelo il segreto” disse Jonathan ridendo.
“Grazie”dissi prima di avvicinarmi per baciarlo ma mi fermai quando mi ricordai che c’erano i miei fratelli.
“Puoi baciarlo” disse Ciro ed entrambi incrociarono le braccia sul petto.
“Non davanti a voi” dissi facendogli la linguaccia.



SCUSATEMI, SCUSATEMI E SCUSATEMI.
Sono in ritardo, anzi un ritardo IMMENSO, lo so! SCUSATEMI ma davvero è stato un bruttissimo periodo! Ho avuto problemi in famiglia, con le mie amiche e anche di salute. Non riuscivo a concentrarmi ogni volta che provavo a scrivere, non ce la facevo! Mi dispiace davvero tanto, ma davvero tanto! Mi sento terribilmente in colpa ma non ho davvero potuto aggiornare prima! Spero che mi possiate perdonare, davvero!
Il capitolo è carino, dai! L'ho scritto in questi giorni che mi sono ripresa e mi aspettavo di peggio ma devo dire che mi piace! Nicole e Aurora hanno problemi ed è tornata Jessica, personaggio mooolto importante per Jonathan! Un grazie immenso va alle ragazze che hanno aggiunto la storia tra i preferiti\seguiti e ricordati. Un grazie ancora più immenso alle ragazze che recensiscono ogni capitolo e che mi danno ogni volta una gioia immensa. Ancora grazie alla lettrici silenziose, nella speranza che un giorno lascino una recensione.
Spero che questo capitolo vi piaccia, ora devo scappare!
Un bacio, I xx
Alla prossima e scusate gli errori che troverete! RECENSITEEE!

 
  
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