Libri > La ragazza drago
Segui la storia  |       
Autore: lola_fantasy    06/03/2015    5 recensioni
Sono passati quasi due anni dall'ultima battaglia contro Nidhoggr e gli ex draconiani trascorrono le loro giornate come dei ragazzi normali: studiano in scuole diverse ,guardano film, parlano, ridono, fanno passeggiate, vanno in giro, si divertono insieme... Ma la loro normalità non durerà ancora per molto tempo: infatti, due nuovi ragazzi sono al servizio di Nidhoggr, e di certo non porteranno belle sorprese. Sofia, Fabio, Lidja, Karl, Ewan e Chloe dovranno partire per nuove missioni in tutto il mondo, cercare nuovi oggetti, ma anche questa volta non saranno soli: figure molto importanti e a loro speciali andranno in loro soccorso. In questa nuova storia, ci saranno delle sorprese, sia belle che brutte, alcune dolorose e altre emozionanti, che cambieranno (di nuovo) totalmente la loro vita.
Dal capitolo 11 :
"-Credevo fossi io l’unica ragazza che avresti mai voluto prendere, ma mi sbagliavo; non ci solo io a questo mondo.
Con un scatto fulmineo, il ragazzo tirò a sé il pezzo di fune tra le sue mani, così Sofia, che teneva gran parte della restante liana, fu sbalzata contro il petto di Fabio. L'avvolse tra le sue braccia.
- L’unica persona che vorrò mai prendere per davvero sei tu"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo sette: “ Una magica tempesta”


Il professore stava correndo piuttosto velocemente in mezzo agli alberi. Aveva lasciato Sofia a casa, sola con il suo dolore, perché sapeva fin troppo bene che era questa l’emozione che lei stava provando in quel momento e sapeva anche la causa di questo suo sentimento: Fabio. Il prof. e Gillian non erano riusciti a trovarlo e le informazioni che avevano raccolto da un passante non erano state affatto buone. Odiava vedere la sua piccola Sofia stare male, ma nonostante questo, lui non poteva fare nulla, se non lasciarle un po’ di spazio per sé stessa e darle così del tempo per capacitarsi della situazione. Tormentato da questi pensieri, oltre che dalla stanchezza a causa della corsa e del mancato sonno di quella notte, decise di fermarsi. Aveva il respiro affannato, la fronte imperlata di sudore, il corpo caldo e i capelli scompigliati; dopo aver preso un bel respiro ed essersi guardato intorno per capire il luogo in cui si trovava, ricominciò a muoversi, ma questa volta camminando. A un certo punto, vicino alla fine della vegetazione, la quale lasciava spazio alla spiaggia intorno al lago d’Albano, scorse una ragazza magra e dai capelli rossicci che si guardava in giro, probabilmente in cerca di qualcosa; pochi secondi dopo, la ragazza, che Schlafen riconobbe come Chloe, scappò via, immergendosi tra gli alti alberi del bosco. Il professore la seguì, sicuro di trovare anche il resto del gruppo, e così accadde: arrivato sulle sponde del lago, vide Chloe raggiungere Gillian e Karl. Questi, con i piedi immersi nell’acqua, avevano le mani a imbuto vicino alla bocca e urlavano in coro: -Ewan! Torna qui, Ewan!- , con il viso sgomento rivolto all’altra sponda del lago. Schlafen seguì la  direzione del loro sguardo e avvistò una figura in mezzo a quello specchio d’acqua: sbracciava in modo frenetico, impaziente, quasi non credesse di poter riuscire a raggiungere la sua meta. “Perché mai Ewan –è lui di sicuro- dovrebbe mettersi a nuotare a quest’ora della notte? E con tanta fretta, per giunta?” si chiese, avvicinandosi agli altri;  arrivò alla soluzione poco dopo. “Lidja.. ” , si rispose; “Oh no! Ciò non vuol dire che Lidja sia nel lago, vero?” , ma conosceva già la risposta. Non vedendo nessun altro, sperò ardentemente che alla ragazza non fosse capitata la stessa sorte di Fabio: sapeva che Sofia ne sarebbe rimasta distrutta, molto più di lui. Purtroppo, quando Karl parlò, quasi leggendogli nel pensiero, le speranze di George svanirono, come una nebbiolina d’inizio autunno:
-Quando siamo arrivati, abbiamo visto Lidja continuare a levitare, passando sopra il lago, ma noi siamo rimasti qui fermi come statue, non sapendo che fare. A un certo punto, Lid si è bloccata in aria ed è precipitata giù; Ewan, dopo aver assistito alla scena, si è tuffato in acqua e ha incominciato a nuotare celermente verso di lei.  E’ da allora che cerchiamo di convincerlo a tornare indietro, perché potrebbe capitare qualcosa anche a lui, ma è testardo e innamorato e non ci ascolta.-
Mentre Karl parlava, Schlafen continuava a fissare Ewan, incerto su come muoversi : doveva inseguirlo a nuoto e cercare di salvare almeno lui, o doveva rimanere lì a gridare imbambolato il suo nome? Scelse la prima opzione e si tuffò, iniziando a nuotare a stile libero: l’acqua era molto fredda, ma non se ne curò poi tanto. Mentre nuotava, cercava continuamente di tenere la vista puntata su Ewan, che si era fermato e stava incominciando ad immergersi nelle acque buie del lago, sicuramente in cerca della sua ragazza. Il prof. nuotò e nuotò, nonostante i muscoli della braccia e delle gambe gli bruciassero come non mai, non praticando sport, e il suo cuore accelerava sempre più, pompando maggiormente il poco ossigeno che riusciva a inspirare. A circa trenta metri di distanza dal ragazzo, un ondata di energia rosa percorse tutto il lago di Albano, facendo arrestare Schlafen: iniziò a scalciare e a fare cerchi con le braccia, galleggiando, incuriosito e più timoroso di prima e si girò verso Ewan, sperando fosse ancora lì. Quando lo vide provare a scendere in profondità, allarmato e affannoso come prima, Schlafen riprese a muoversi per raggiungerlo, ma qualcosa glielo impedì: gli scintillò davanti un muro violaceo che fungeva da barriera per qualcosa o  -come in questo caso- per qualcuno. Girò di scatto la testa verso Ewan e vide che i suoi occhi erano chiusi, la fronte aggrottata e la testa rivolta verso l’alto. Ad un tratto, il rosso spalancò le palpebre, rivelando il rivoltarsi degli occhi, ora bianchi e quasi indemoniati. Spalancò la mascella, ma l’urlo che il prof. udì non fu il suo, bensì quello di una ragazza: Chloe. Quando ruotò e vide Gillian e Karl precipitarsi su di lei, che nel frattempo si era inginocchiata a terra e aveva le mani sul petto, come se un male insistente la gravasse, il prof. indietreggiò incoscientemente, andando nuovamente a sbattere contro la barriera: quella volta, però, si formò un piccolo foro nella sottile membrana viola, il quale si richiuse subito. Quel che successe dopo accadde troppo rapidamente: un assordante tuono squassò il cielo, che da stellato e limpido era diventato nuvoloso e tetro, e vari lampi bianchi si intravidero in mezzo a quelle nubi grigie; una leggera pioggerella iniziò a scendere,  divenendo sempre più forte e tagliente, inzuppando fino al midollo anche  Karl, Gillian e Chloe. Insieme all’acquazzone, si unì una fredda e ventosa bufera di neve, seguita da una grandinata spaventosa, con cubetti di ghiaccio grandi quanto una palla da baseball. Un vento impetuoso scosse le chiome degli alberi della zona, facendoli ondeggiare pericolosamente, e sollevò Chloe, che venne sbalzata in aria: su, su e ancora più su. La madre, disperata, urlò il suo nome, nella speranza di poterla riportare sulla terraferma; in effetti, sua figlia ritornò giù, ma non nel modo e nel luogo in cui Gillian aveva aspirato: il corpo della ragazza, dopo essere stato sballottato da una parte e dall’altra del lago, al centro esatto di questo precipitò, con una velocità tale da bloccare il respiro al solo pensarci. Quando toccò l’acqua dolce, il muro che prima aveva ostacolato il professore si allargò, arrivando fino alla sponde del lago, alzando così in aria George e spostandolo a riva, dove atterrò bruscamente sulla ghiaia. Lui, Gillian e Karl fecero ancora in tempo a vedere i due gemelli avvicinarsi e abbracciarsi, con gli occhi bianchi e vitrei che spiccavano tra la loro carnagione e il colore dei capelli, prima che un’esplosione di luce facesse perdere loro i sensi.
 
                                                          §§§ §§§
 
Quando Sofia si risvegliò, si ritrovo coricata sul freddo pavimento  del salone d’ingresso: aveva la maglietta verde bagnata in più punti e gli occhi le bruciavano. Si alzò in piedi, salì le scale a chiocciola dell’albero e andò nel bagno adiacente alla sua camera, con la testa che le girava. Quando si guardò allo specchio rotondo sopra il lavandino, per poco non le venne un colpo: i capelli rossi, che la sera prima erano ben ordinati, erano tornati il solito groviglio, anche se questo sembrava molto più grosso e intricato; gli occhi rossi, gonfi e ancora lucidi erano un chiaro segno della comparsa delle lacrime e sotto questi, due grosse macchie nere, dovute al mascara, andavano separandosi in striature che arrivavano vicino alla bocca, dove intorno si intravedevano piccole chiazze rosa, prima appartenenti al lucidalabbra. “Che cosa mai può essermi accaduto, questa notte? Lidja ha ingaggiato un clown per farmi truccare mentre dormivo, combinando un altro dei suoi scherzi? Se è stata lei, questa volta non la passa liscia!” pensò tra sé e sé. Aprì l’acqua della doccia, per farla scaldare, e andò in camera a prendere dei vestiti puliti; poi collegò il suo lettore MP3 alle casse dello stereo, mettendo così un po’ di musica a basso volume, si spogliò e fece una doccia calda. Uscita, si asciugò per bene sia il corpo, sia i capelli, e si vestì. Dopo aver rimesso tutto a posto, scese gli scalini e si diresse in cucina per fare colazione, credendo di incontrare qualcuno: non trovandovi nessuno, scaldò il latte in una pentola e tirò fuori dei biscotti. Nell’attesa, si avvicinò di soppiatto alla camera di Fabio, sperando di vedere il suo bel viso tra le coperte, ma anche lui non c’era; allora  guardò l’ora e vide che erano circa le otto del mattino. “Sarà andato a farsi la sua solita passeggiata mattutina, mentre gli altri staranno ancora dormendo” pensò mentre tornava in cucina per mangiare. Decise che sarebbe uscita fuori per camminare: aveva bisogno di prendere una boccata d’aria fresca, ma soprattutto desiderava incontrare Fabio, perché aveva uno strano senso di mancanza nei suoi confronti che la opprimeva. Prese il suo giubbotto di jeans e uscì in giardino, dopo aver chiuso la porta di casa a chiave, stranamente rimasta aperta durante la notte; percorse il giardino a grandi falcate, aprì un po’ il cancello di ferro, giusto lo spazio per farla passare senza problemi, lo chiuse e prese il sentiero sterrato alla sua destra. Si immerse nella boscaglia, che tra il cielo azzurro e limpido e il sole caldo, brillava di tantissimi colori: il verde degli alberi, il bianco delle anemoni apennine,  il giallo dei ranuncoli favagello, il rosa delle peonie selvatiche, il viola delle cicorie… Sofia trovava meravigliosa e preziosa la natura, nonostante a volte potesse diventare terrificante e distruttiva. Arrivata al lago, iniziò a camminare sulla ghiaia, osservando distratta l’acqua e i pesci al suo interno, che sembravano annoiati e si muovevano lentamente. Sentì un rumore provenire dal bosco e spostò la nuca per vedere di cosa si trattasse, ma era soltanto il vento che muoveva le foglie degli arbusti; mentre riportava lo sguardo sui lucci che antecedentemente osservava, il suo corpo si bloccò alla vista di tre individui distesi sul terreno: si avvicinò lentamente, ma quando si accorse di chi fossero in realtà quelle persone, iniziò a correre per raggiungerle. Si buttò per terra accanto al professore, che aveva delle ferite su mani, gambe e una spelatura sul viso, mentre Karl e Gillian avevano qualche taglio lungo le braccia e la faccia.
-Prof! Prof!- lo chiamò scuotendolo. Vedendo che questi, dopo poco, iniziò ad aprire le palpebre, si avvicinò agli altri due e li svegliò. Tornò dal professore, che ne frattempo si era messo a sedere.
-Sofia..-  cominciò lui, con voce felice e sconsolata nello stesso tempo, di cui dapprima Sofia non ne capì il motivo; quando però i loro sguardi si incontrarono, il ricordo di una chiacchierata tra loro avvenuta la sera prima le percorse la mente: la scomparsa di Fabio. Ora capiva il perché della sua assenza quella mattina e quello del suo aspetto: aveva pianto per lui. Le immagini del giorno passato le tornarono in mente velocissime, con le parole del prof. che vi rimbombavano: “non abbiamo trovato Fabio da nessuna parte”,  “un giovane dai capelli scuri, magro e alto che nuotava nel lago, e che poi ha iniziato a sprofondare nell’acqua” e “ è l’unica testimonianza che abbiamo”. Gli occhi si inumidirono e un groppo le si formò in gola, ma dovette reprimerlo: doveva restare calma e occuparsi degli altri. Li aiutò tutti ad alzarsi e insieme si incamminarono sulla strada per tornare a casa, anche se Gillian si lamentò parecchio al riguardo.
-Dobbiamo tornare al lago! Dobbiamo salvarli! Non vi ricordate cosa è accaduto ieri notte?- protestava, e Sofia, che non capiva di che cosa stessa parlando la donna, glielo chiese:
-Ma a chi ti riferisci? Che cos’altro è successo questa notte?-
Il professore, che si teneva aggrappato alla spalla di Sofia per non cadere, le spiegò gli avvenimenti delle ore prima. Quando finì, la ragazza rimase sconcertata e, effettivamente, si accorse solo in quel momento della mancanza dei gemelli.
-Dobbiamo ritrovarli! L’ultimo ricordo che ho è di loro due in mezzo al lago, quindi deve essergli successo qualcosa di brutto! Voglio i miei figli!- urlò la madre, disperata, continuando a camminare verso la villa, spesso inciampando.
-Dobbiamo trovare un modo per andare in fondo al lago di Albano per vedere se riusciamo a trovarli, magari insieme a Fabio e Lidja, visto che l’abbiamo vista sprofondare, mentre di lui non ne siamo sicuri.- disse Karl, scompigliandosi i capelli biondi.

-Vi ricordate del sottomarino a forma di pesce che abbiamo usato più volte tempo addietro? Potremmo usare quello: dopotutto, se si è ripresentato il dungeon, allora deve essere riapparso pure lui!- esclamò Sofia ad un tratto, con una scintilla di speranza e determinazione nelle iridi verdi: voleva assolutamente sapere se era il suo ragazzo quello ad essere annegato e trovare la sua migliore amica. Gli altri annuirono, fiduciosi, e accelerarono il passo verso la villa, pronti a immergersi nell’acqua con il sommergibile, pur di scovare i loro cari.

 
 
Angolo autrice: scusate, scusate e scusate! Sono in ritardassimo con la pubblicazione del capitolo ed eccone le cause:
1)per una settimana non ho potuto usare il computer (fino alla scorsa domenica) e non potevo neanche scrivere su carta, perché ho preso un 8 in una verifica (che tra l’altro ho recuperato con un 10) e mia madre mi ha castigato.
2)ho iniziato a scrivere lunedì e da lì in poi ho continuato a farlo, ma potevo farlo solo la sera.
Magari voi crederete che non siano scuse valide, ma purtroppo queste non sono scuse, ma soltanto la verità. E ora torniamo al nuovo capitolo: è il più lungo tra tutti quelli che avete letto finora e, se avete notato, non vi sono molte parti parlate dai personaggi, ma più che altro descrittive. Quindi, diciamo che è un po’ diverso. Vi è piaciuto? Fatemelo sapere con le recensioni! E magari potreste anche rispondere a quest'ultima domanda: sareste più comodi a leggere il capitolo se cambiassi il formato e lo facessi più grande, o a voi va bene così com'è? Scusatemi ancora per il ritardo; prometto che il prossimo capitolo verrà pubblicato entro domenica 22 marzo.
Un bacione grande,
lola_fantasy
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > La ragazza drago / Vai alla pagina dell'autore: lola_fantasy