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Autore: Lione94    07/03/2015    0 recensioni
Cecilia, detta Lia, è una semplice ragazza dalle umili origini, fa la cameriera in una rinomata pasticceria del centro di Roma e sogna il principe azzurro.
Lorenzo è il primogenito di una ricca famiglia, fa l'ambasciatore ed è un ragazzo tanto affascinante quanto timido e romantico.
I loro cuori s'incontreranno ma cosa succederà se un'invadente madre si metterà fra loro? E se una verità fosse rivelata al momento sbagliato?
Una storia d'amore scritta a quattro mani con Cibernella.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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2. Ritratto di famiglia



Pov Lia
Mi svegliai che erano le undici e mezza del mattino. La casa era deserta. Yasmine doveva essere tornata dato che le chiavi della macchina erano al loro posto ma non c’era. Avrei voluto continuare a dormire tutto il giorno ma dovevo andare a casa dei miei per festeggiare il compleanno di nonno Massimo. Compiva ottant’anni e non potevo assolutamente mancare. Mi vestii velocemente e quando entrai in macchina, indossai le cuffiette dell’auricolare del cellulare e chiamai la mia miglior amica. Non rispose e mi ricordai che oggi era alla pasticcieria. Le avevo chiesto appunto di scambiarci i turni per il compleanno di mio nonno.

Per fortuna non c’era tanto traffico e arrivai in poco tempo davanti casa dei miei. Feci due volte il giro della strada per trovare parcheggio e dopo una serie interminabile di improperi finalmente riuscii a parcheggiare.
Mi incamminai verso casa osservando la palazzina marrone dove avevo abitato per quindici anni. Si trovava nella periferia di Roma. Prima abitavamo in centro in una piccola casa. Ma questo era stato quando i miei genitori avevano solo due figli, mio fratello Adriano e me. Poi la nonna era morta e avevamo deciso di prendere con noi nonno Massimo e la casa aveva cominciato ad essere un po’ stretta. Quando erano arrivate le due gemelle, i miei avevano deciso che era impossibile continuare a vivere in uno spazio troppo ristretto e avevano comprato una grande casa in un nuovo quartiere. Mio padre ne aveva un po’ sofferto dato che si era allontanato molto dal suo lavoro ma le case del centro erano state inavvicinabili in quanto a prezzi.
Percorsi il vialetto e mi avvicinai al portone.
Valerio Callisti
Azzurra De Felicis
Feci un sospiro e suonai al citofono.
<< Chi è? >> rispose una voce femminile.
<< Mamma sono io >>
<< Oh è la mia Cecilia! >> la sentii urlare.
Una signora col cane che passava di lì si voltò a guardare la fonte dell’urlo.
Mia madre non aveva mai capito che al citofono bisognava limitarsi ad aprire invece di attaccare delle chiacchierate infinite.
<< E’ arrivata Cecilia! >>
<< Mamma mi apri o mi lasci qua sotto? >>
<< Oh sì giusto >>.
Il portone finalmente si aprì e mi trattenni dall’alzare gli occhi al cielo.
Quando entrai dentro casa fui subito stordita dalla confusione che vi regnava. Ogni volta mi scordavo quando chiassosa potesse essere la mia famiglia. Fui accolta dall’abbraccio stritola costole di mia madre.
<< Mamma ogni volta tenti di ammazzarmi! >> mi lamentai senza fiato.
<< Scusa scusa! >>.
Mi liberò dalla sua stretta e osservai che era nella sua solita tenuta della domenica. Ovvero grembiule e mestolo alla mano. Nel salone il grande tavolo era stato apparecchiato col servizio di Natale, mia madre aveva un solo servizio che fosse così numeroso. Contai i posti.
<< Viene anche Adriano? >>
<< Ma certo, con moglie e prole al seguito! >> mi rispose mamma tutta entusiasta.
Salutai mio padre che era alle prese con il computer e mi avvicinai al nonno che era seduto sul divano. Lo salutai con un bacio.
<< Buon compleanno nonno! >>
<< Che? >>
<< BUON COMPLEANNO! >> strillai.
<< Oh grazie Flaminia >>.
Nonno Massimo per i suoi ottant’anni era un nonnetto abbastanza sprint, molto secco, dalla barbetta e i folti capelli bianchi. Era sempre stato molto attivo, solo cinque anni prima aveva dovuto smettere di praticare il suo sport preferito, ovvero il ciclismo, a causa di una caduta. Adesso era costretto a camminare con il bastone ma non si perdeva per niente d’animo. Il suo unico difetto era che con la vecchiaia era diventato sordo e si rifiutava di mettere l’apparecchio per l’udito perché affermava di sentirci benissimo. Per quanto riguarda la sua tendenza a confondere i nomi, non è che fosse malato di alzheimer, ma semplicemente li confondeva dato che nella mia famiglia avevamo tutti gli stessi appellativi. Gli unici che non sbagliava erano quelli degli affini, sempre che non fossero nomi romani.
<< Ho portato il tuo dolce preferito! >>
<< Ti sei fatta male a un dito? >>
<< IL TUO DOLCE PREFERITO. L’HO PORTATO! >>
A parlare con il nonno si rischiava il mal di gola.
Nonno Massimo sorrise e mi pizzicò una guancia.
<< Brava la mia nipotina Lavinia! >>
<< Ahi ahi nonno! >>
Ma perché i miei parenti dovevano essere sempre una tortura? Sia fisica che mentale!
Mi liberai dalla sua stretta e mi diressi verso la camera delle mie sorelle da dove sentii provenire delle urla.
<< Aaaah! Ridammela! >>.
Mi affacciai dalla porta per vedere le due gemelle in preda ad una lotta furiosa sul letto. Cornelia aveva tra le mani un maglioncino celeste che Lucilla cercava di strapparle. Scontro all’ultimo sangue tra due diciassettenni.
<< Ragazze? >>
Fui completamente ignorata.
<< Cornuta ridammela! >> strillo Lucilla tirando i capelli della gemella.
<< LUCILLA! >> ecco che era arrivata anche mia madre. Aveva le mani sui fianchi e in una continuava a tenere il mestolo che adesso brandiva in modo minaccioso. Modalità sergente On. << Non chiamare tua sorella così >>
<< Ma è il suo nome! Corn… uta!!! >>
Cornelia cercò di darle un pugno ma Lucilla fu abile a scansarsi.
<< CORNELIA! >> strillò mia madre mettendosi in mezzo alle due furie.
<< Ma mammaaaa! >> protestò Cornelia.
<< Mi dite perché vi state comportando come due animali? >>
<< Mamma Cornuta… >> e lì Lucilla schivò un manrovescio di mia madre << Non vuole darmi il mio maglioncino! >>.
<< Cornelia restituiscile il maglioncino! Ne hai tantissimi! >>
<< Sì ma mi serve proprio questo! >>
Mamma le lanciò una terribile occhiata ammonitrice. << Cornelia! >>.
<< Uffaaaa! >>.
Cornelia lanciò con malagrazia il maglioncino in faccia alla gemella che soddisfatta lo indossò. Erano molto simili nell’aspetto, dato che erano omozigote, e anche nel carattere. Per questo passavano ogni momento a scannarsi ma erano legatissime. Quasi ero gelosa del loro legame così speciale.
<< Dai Corny dopo mi fai vedere che colore indosserai e ti faccio un bel trucco >> dissi per stemperare l’atmosfera.
<< Anche a me! >> s’intromise Lucilla.
Mamma alzò gli occhi al cielo mentre le sue due figlie ricominciavano l’ennesimo litigio.
Suonarono alla porta e corsi ad aprire. Abbracciai il mio fratellone Adriano. Non lo vedevo tanto spesso. Era sposato con Lorella e avevano una figlia di due anni, Claudia. Ovviamente mio fratello aveva seguito la tradizione di famiglia facendo confondere il nonno anche coi bisnipoti.
<< Oh adesso che siete arrivati tutti, possiamo iniziare! >> esclamò mia madre entusiasta portando a tavola un bel tegame di lasagne.
Iniziammo mangiare. La mia famiglia era così caotica e rumorosa. Assomigliavamo tanto alla famiglia Portokalos del film “Il mio grosso e grasso matrimonio greco”. La mia grossa e grassa famiglia romana.
La conversazione era tranquilla e rilassata finché mio padre non ruppe l’atmosfera.
<< Allora Cecilia hai trovato un nuovo lavoro? >>
Oh no, ancora!
<< Valerio adesso non ricominciare! >> lo ammonì mamma con un’occhiataccia delle sue.
<< Sì papà, ma se devo lavorare in una grossa azienda come segretaria con uno stipendio più basso di quello della pasticcieria preferisco continuare a lavorare a La Ganache >>.
<< Lo sapevo che quella laurea non ti sarebbe servita a nulla >> sospirò mio padre.
Non si era mai rassegnato che mi fossi laureata in Filosofia. Diceva che era una laurea inutile, ma io non mi ero mai pentita della mia scelta. Ero davvero contenta di aver seguito la mia passione.
<< Adesso dobbiamo riprendere questo discorso? >> domandai scocciata.
<< Ma io sono solo preoccupato per te! >> ribatté mio padre infervorandosi.
<< Papà non sono ancora per strada! >> esclamai arrabbiata.
<< E chi lo dice che tu non ci finisca? >>
<< Valerio adesso basta! >> intervenne mia madre con tono autoritario che non ammetteva regole.
<< Ma Azzurra…! >>.
Intervenne mio fratello Adriano a calmare le acque: << Papà Lia non potrà mai finire per strada perché noi ci saremo sempre per lei >>.
Mio padre finalmente si tranquillizzò. Ascoltava sempre Adriano. Il suo saggio figlio laureato in giurisprudenza e affermato avvocato.
Gli mormorai un grazie.
Il clima si rasserenò. Cercai di calmarmi. Sapevo che mio padre era solo preoccupato, ma a volte era così esasperante! Poggiai il volto su una mano sospirando mentre masticavo lentamente un boccone di lasagna e ascoltavo le avventure amorose delle mie due sorelle.
Chissà Lorenzo che cosa stava facendo…



Pov Lorenzo
Scesi dalla macchina sovrappensiero.
Tutta la domenica non avevo fatto altro che pensare a lei.
Lo dovevo ammettere quella ragazza di sabato sera era davvero carina… certo la sua amica era davvero particolare, giusto a mio fratello poteva piacere!
Tolto qualche momento d’imbarazzo alla fine la serata non è andata poi tanto male.
Lia si era dimostrata avere un cervello e di usarlo, cosa abbastanza rara ultimamente.
Entrai nel portone e superai l’androne salutando distrattamente il portiere Giovanni.
Ascensore fuori uso.
Perfetto, adesso dovevo solo salire dieci piani a piedi… non desideravo altro!
Ma come poteva un ascensore ultra tecnologico rompersi?
Mi tolsi la giacca e iniziai la mia scalata, a farmi compagnia il pensiero di non essere stato poi così sincero con Lia. Forse quello che provavo era un po’ di rimorso perché avevo trovato una persona “normale” con la quale ero stato bene, ma ero stato un po’ troppo evasivo.
Fino ad oggi avevo avuto solo ragazze che in realtà avevano amato i miei soldi, la mia auto e la mia casa. Niente di serio. Niente di così coinvolgente. Non che volessi accasarmi a tutti i costi.
Però avrei voluto approfondire la conoscenza con Lia. Era la prima persona che si era interessata a me e non ai miei soldi. Era un’idea piacevole. Forse era stato proprio per questo che non avevo parlato di me, del mio lavoro, della mia famiglia e di tutto ciò che mi circondava.
Dovevo rincontrarla assolutamente e soprattutto parlarle… Ma perché non le avevo chiesto il numero di telefono? Che stupido! Ma quegli occhi mi avevano incantato!
Ancora al quarto piano…
Sbuffai.
Che palle…
Finalmente arrivato al decimo piano incontrai sulla porta di casa Clara, la nostra domestica che finite le pulizie di casa stava ritornando in villa.
Beh sì, avevo una domestica. Una delle brillanti idee di mia madre. Dopo aver preso la decisione di andare a vivere da solo mi aveva praticamente costretto ad avere una persona che riordinava la casa, cucinava, lavava, stirava.
Ero riuscito a patteggiare per sole tre ore al giorno, ed era stato un vero miracolo!
Fortunatamente Clara era molto discreta, aveva l’età di mia madre, in pratica ero cresciuto con lei. Mi voleva bene come un figlio. Avevo sempre ammirato la sua pazienza soprattutto perché non si era mai ribellata agli ordini di mia madre… in fin dei conti, devo essere sincero, era un po’ come me. Mi ero abituato alla sua presenza e alla fine ero stato felice che pensasse lei alla casa, anche perché da quando mio fratello Christian era venuto a vivere con me qui era sempre un casino.
Quando vivevo solo la casa, anche se sempre un loft, era sicuramente più sobria ma da quando era arrivato mio fratello nel giro di un mese mi ero ritrovato installato una vasca idromassaggio matrimoniale con tanto di dolby surround (che ancora non ho mai avuto il coraggio di usare) e un mega maxi schermo in salotto che secondo me era troppo grande ma come diceva lui: “Ha l’effetto cinema incorporato!”.
Da quel giorno ho deciso di non lasciargli più la mia carta di credito!
Nonostante avessi un fratello del genere, non potevo lasciarlo da solo e l’ho invitato a venire a vivere qui, anche perché la casa era troppo grande solo per me e molte sere mi sono sentito solo. Lui ha sempre avuto un carattere ribelle e non è mai andato d’accordo con la mamma; negli ultimi mesi vissuti alla villa le litigate erano molto frequenti e da quando papà era morto le cose erano ancor più peggiorate. Ho sempre avuto l’impressione che mio fratello e mia madre andassero d’accordo solo perché temevano l’ira mio padre. Per lui era molto importante tenere unita la famiglia.
Dopo l'esame di maturità di Christian c’era stato l’evento scatenante. Era successo una sera durante la cena, quando mia madre aveva insistito per parlare del suo futuro.
<< Che devo fare? L’università? >> aveva gridato con gli occhi fuori dalle orbite alla proposta di mia madre di trasferirsi a Milano per frequentare una prestigiosa università << Preferisco fare il barista o il cameriere ma io i libri non li tocco più >> e così era stato…
Diseredato da mia madre e cacciato da casa adesso lavorava in una pizzeria ma viveva con me perché era pur  sempre mio fratello.
Arrivai all’ultimo piano ed entrai in casa con un po’ di fiatone. Sarei dovuto tornare a fare sport ma non c’era tempo con il lavoro. Lavorare in ambasciata era molto appagante e dopo tanti studi finalmente potevo svolgere il lavoro che avevo sempre desiderato fare. Con la posizione prestigiosa della mia famiglia non era stato difficile farmi assumere, ma c’era da dire che comunque, anche se potevo sembrare un giovincello viziato, avevo studiato sodo e sapevo svolgere il mio lavoro con molta cura e dedizione. L’orario era molto flessibile, ma le giornate erano sempre piene e passavano molto velocemente tra riunioni e incontri con altri ambasciatori. Stranamente oggi era una di quelle giornate che invece ero già libero ed erano solo le due del pomeriggio, dovevo solo fare una videoconferenza con Strasburgo in serata. Di solito il lunedì era il giorno più impegnativo.
Sentii vibrare il cellulare.

Era la solita chiamata di mia madre per controllare se era tutto apposto. Mia madre era una donna che doveva sempre avere la situazione sotto controllo e si informava assiduamente del mio lavoro in ambasciata.
<< Buongiorno mamma! Sono appena tornato a casa, Clara sta tornando alla villa ed io ho terminato in ambasciata… una mezza giornata libera… >> dissi io velocemente senza riprendere fiato, prima di sentire il solito monotono interrogatorio.
<< Ciao tesoro della mamma! Mi sembri un po’ sgarbato oggi, forse sei stanco? Se è così lo sai che puoi prenderti qualche giorno di vacanza quando vuoi! Ci penso io in ambasciata sai che puoi stare tranquillo! >> disse mia madre con tono sempre troppo apprensivo.
Era incorreggibile! Ormai avevo imparato a non dare molto peso a quello che diceva, ma senza ombra di dubbio era la donna più opprimente che avessi mai conosciuto… però, che volete farci, era pur sempre mia madre.
<< Grazie mamma, tranquilla non ti preoccupare sto bene >> dissi cercando di non alimentare ancora i suoi sospetti infondati. Era capace di inventare di tutto. Già la mente di una donna era complicata, quella di mia madre poi era talmente complessa che avevo rinunciato a capirci qualcosa.
<< Che stai facendo? >>
<< Mi rilasso un po’ davanti la tv >> dissi io mentre mi sedevo sul divano e mi toglievo le scarpe.
<< Va bene, hai mangiato? Clara deve averti preparato la cena, se non hai pranzato riscaldati qualcosa, oppure se vuoi faccio tornare Clara per cucinarti qualcosa di buono, tanto qui in villa ci sono altre cameriere >>.
Mio Dio, basta! Spegnete questa donna!
<< Non ti preoccupare ho già pranzato >> bugia ma dovevo sopravvivere << Mamma ti saluto ci sentiamo domani, buon pomeriggio! >> tanto sapevo con certezza che prima di cena avrebbe chiamato almeno una volta.
<< Un bacio tesoro >> e finalmente riagganciò.
Per fortuna si era tolta dalla testa la storia di farmi sposare la figlia dell’ambasciatrice di Amburgo, una bella ragazza senza dubbio alta, bionda, magra ma senza cervello, veramente imbarazzante, il solo pensiero di quella cena di qualche mese fa in cui avevano cercato di farci mettere insieme mi faceva rabbrividire.
Ci misi ben cinque minuti per accendere la televisione. Era un processo complicato dato che aveva addirittura tre telecomandi, uno per la tv, uno per il decoder Sky e l’altro per regolare il suono delle casse. Queste erano le idee di mio fratello.
Era tantissimo tempo che non facevo zapping, mi era sempre piaciuto... ormai c’erano più di centocinquanta canali, c’era l’imbarazzo della scelta. Mi soffermai a guardare un programma su come si preparano i dolci… mmm buonissimi
<< Oddio, ma quella è Lia!? >>
Avevo visto Lia o una tizia che le assomigliava. Il filmato continuava e un pasticciere dall’accento palesemente francese illustrava i trucchi per far freddare bene i cioccolatini e a concludere il video una panoramica sul negozio de La Ganache e due cameriere che offrivano un vassoio di cioccolatini perfetti.
<< Ma quella è davvero Lia! E quella è la pazza che si è rimorchiata mio fratello! >>.
Adesso iniziavo anche a parlare da solo…
Lia in televisione era ancora più bella!
Dovevo incontrarla di nuovo, ma come? Se fossi stato più sveglio e non il solito rincoglionito le avrei chiesto il numero di telefono. Chissà lei com’era stata con me l’altra sera… dovevo incontrarla ma chiedere a mio fratello il numero di Lia tramite la pazza che si era rimorchiato era fuori discussione. Non conoscevo i suoi orari e tanto meno i posti che frequentava. Sapevo dove abitava ma presentarsi direttamente a casa sua mi avrebbe fatto risultare un po’ maniaco. Non avevo altra scelta dovevo presentarmi al negozio.




Angolo autrici:
Ciao a tutti! Eccoci con il secondo capitolo della nostra ff :) E' un capitolo di passaggio dove abbiamo cercato di caratterizzare un po' i nostri due protagonisti. Qui li vediamo inseriti nella loro realtà familiare, sono molto diversi vero? Nel prossimo capitolo si entrerà nel vivo della storia quindi continuate a seguirci! ;) Attendiamo i vostri commenti!
Al prossimo aggiornamento! Valentina e Chiara


  
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