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Autore: ina6882    07/03/2015    1 recensioni
Dopo aver aperto questa storia su DF ho deciso di proporla anche qui.. ancora non è conclusa, ma spero vi piacerà!
Christhine Grey, (Cristy per gli amici), è una ragazza franco americana di 25 anni che vive a New York. Suo padre Christopher è americano e sua madre Sarah è francese. Dopo essersi laureata con successo, scopre di aver ottenuto il lavoro che sognava da sempre, presso la migliore rivista di Parigi. All'inizio non sa se partire perchè non vuole separarsi dal suo ragazzo e dal suo amico Kentin. L'amico la incoraggia a farsi una buona carriera, mentre il " fidanzato" sembra nascondere qualcosa...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12


Distesa sul letto, nella camera della zia e della mamma, osservo il soffitto senza prendere sonno. 
Mi guardo intorno. Nonostante sia buio riesco ad intravedere il colore roseo delle pareti grazie alla luce naturale della luna che entra dalla finestra. 
Osservo le foto appesa qua e là, le mensole sulle quali troneggiano vecchi libri di favole e peluche. 
Mi rigiro sul lato.
Non so quanto tempo sia passato da quando mi trovo in questa posizione, ma l'orologio a pendolo, che si trova in corridoio, batte e, da lì, capisco che è mezzanotte. 
Ho la testa piena di pensieri confusi. Il comportamento di Ken,  quello di questa sera di Castiel... non che lui non sia un bel ragazzo, ma dopo il fatto di Dake non mi era mai lontanamente passato per la mente di poter instaurare un rapporto con un altro ragazzo.
Con Ken è tutta un'altra cosa, ma il fatto che l'altra sera abbia detto quelle cose e che anche Castiel questa sera si sia comportato in quel modo, tutto questo mi ha un po' spiazzata.
Dopo il nostro discorso, la serata si è svolta nel migliore dei modi. Sono rimasta tutto il tempo insieme ad Al, Rosa e la piccola Sophy che, alla fine della serata, aveva aperto quasi tutte le bustine dello zucchero e aveva riversato il loro contenuto sul pavimento come fosse neve. 
Ogni tanto però, Castiel faceva capolino nella saletta per chiederci se volevamo qualcosa e approfittava del momento,  per guardarmi sorridendo e farmi l'occhiolino. In più, quando, alla fine, stavo per andarmene insieme a Ken, nel salutarmi mi ha squadrata da testa a piedi.
Non so come interpretare questo comportamento. 
 
Il caldo si fa davvero sentire. Come tutta la giornata, anche questa notte si presenta afosa.
Mi alzo dal letto e decido di andare a bere un bel bicchiere d'acqua fresca.
La casa è immersa nell'oscurità, anche se dalle finestra aperta entra la luce della luna che rischiara il cielo limpido di questa notte.
Mi fermo d'avanti alla porta del balcone. 
Da qui si possono ammirare le luci della città immersa nella sua solita atmosfera romantica. 
Abitare qui mi ha permesso di abituarmi a questa cosa, anche se il mio sogno nascosto ancora non si rassegna.
Decido di non pensarci e mi avvio per le scale che portano al pian terreno. 
Vado in cucina e, quando varco la soglia, noto che la luce del patio sul retro è accesa.
Faccio capolino sulla porta e vedo Ken seduto, con le braccia poggiate sul tavolo e la testa tra le mani, con un bicchiere vuoto di fronte. Ad un tratto sospira e si volta verso di me. Rimango immobile a fissarlo mentre lui mi guarda col suo volto malinconico.
-Ken,-dico piano,- c'è qualcosa che non va?
Non risponde, continua a guardarmi e poi si gira dall'altra parte:- Che ci fai qui?,-dice con un flebile sussurro di voce.
-Ero venuta a prendere un bicchiere d'acqua fresca, perché fa caldo e non riuscivo a prendere sonno. Tu invece?
-Anche io non riuscivo a dormire.
-Ti dispiace se mi siedo?
Lui tira la sedia e mi fa segno di sedermi in quella vicina. Restiamo in silenzio per un po' finché lui dice:- Come va col lavoro? 
-Devo ancora scrivere quei famosi articoli di cui non ho buttato giù neanche una parola,-sbuffo bevendo un sorso d'acqua, - tu invece?
-Tutto bene. Come mai oggi eri al locale?
-Mi aveva chiamata Rosa per prenderci qualcosa di fresco da bere insieme ad Al. 
-Capisco,-dice guardando il bicchiere vuoto di fronte a lui.
Mi sento a disagio in questo momento. Ken mi sembra strano e non capisco perché. 
-Sai,-dice ad un tratto,-ho pensato molto a quello che è successo l'altra sera. Lascia le parole fluttuare nell'aria aspettando,  forse, una mia risposta,  che non arriva. Il suo volto è triste: -Dicevo davvero Cristy. Quella sera dicevo davvero. Non erano frasi inventate o di circostanza,-dice serrando i pugni e guardandomi,- è un sentimento molto grande e vorrei sapere se anche per te è la stessa cosa. Ma capisco che non ti posso forzare...,-dice abbassando di nuovo lo sguardo. 
Non so cosa rispondere. 
-Forse è meglio se vado a letto,-dico alzandomi e sparendo in cucina.
Ho il cuore in gola e mi sembra di non riuscire a respirare. 
Salgo subito le scale e mi fermo di nuovo di fronte la porta del balcone.
Perché mi sta dicendo queste cose? Io non so se sono pronta per questo...
Ad un tratto sento un rumore dietro di me. Mi volto e lo vedo, fermo sulla soglia che mi fissa con suoi occhi verdi. Indossa i pantaloni del pigiama mentre il torso è nudo come l'altra mattina.
Lo guardo senza prendere fiato, immobile.
Lui si avvicina e mi cinge i fianchi.
-Io... io,-dice con voce tremante, -non so cosa fare Cristy. L'altra sera se non fosse stato per tua zia...
Lascia le parole sospese nell'aria prima di avvicinarsi sempre di più. 
I nostri corpi sono vicini e chiusi in un tenero abbraccio. 
Ho le gambe che tremano e non so cosa fare. I suoi occhi guardano nei miei e sembra volermi abbracciare con lo sguardo. 
-So che forse è presto per te,-dice sussurrando, - ma è da tanto che aspetto questo momento. Guardarti, stringerti a me, amarti, farti stare bene. Sono tutte cose che vorrei fare per te. Sei davvero speciale per me Cry.
Il suo volto si avvicina sempre di più, i nostri respiri si fanno pesanti mentre lui mi carezza il viso e continua a guardarmi negli occhi.
-Ti prego dimmi qualcosa, sto davvero impazzendo pensando a questo!
Sono pietrificata. Continuo a fissarlo e non so cosa fare.
Ho la fronte imperlata di sudore, ma, nonostante faccia caldo, improvvisamente, sto tramandano.
Ken mi stringe ancor più a se e riesco a sentire il suo profumo e il suo respiro sulla mia pelle.
 
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Continuiamo a fissarci finché lui esclama:- Sei così bella Cristy. Ti prego dammi la possibilità di dimostrati il mio amore,- e chinandosi ancor più verso di me mi sussurra con voce tremante,-io...io ti amo!
 
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Ed è in quel momento che accade. Le sue labbra sfiorano le mie in bacio lungo e passionale.
Mille emozioni si accalcano nella mia mente e nel mio corpo e pian piano le lacrime bagnano le mie guance. 
Ken continua a baciarmi e tenermi stretta a se. Sento il suo corpo muscoloso tremare come una foglia per l'emozione.
In tutto questo sono rimasta sempre immobile e senza parole. 
-Io... io...,-sussurro lievemente staccandomi dal bacio,-io...
Fuggo in camera e chiudo a chiave la porta dietro di me.
Scivolo con le spalle al muro e mi siedo per terra.
-Cry,-dice Ken bussando lievemente alla porta,-ti prego Cry, fammi entrare.
Non rispondo. Trattengo il fiato quasi lui possa sentirmi.
-Cry,-continua lui,-io...
Non riesco a sentire più nulla di quello che mi succede intorno.
Non so perché mi sono comportata così. Ken, mi ha baciata e io sono fuggita.
Porto le gambe al petto e le stingo forte tra le braccia. 
Perché? Perché è successo questo? Perché non ho detto nulla? Perché sono scappata?
Mi addormento così, con mille pensieri per la mente ai quali non so rispondere.
 
Il giorno dopo resto chiusa in camera fino a quando non lo vedo uscire per andare a lavoro. 
Prima di andare via, si volta malinconico verso la finestra della mia stanza. Mi nascondo dietro la tenda appiattendo il mio corpo contro il muro per non farmi vedere, come una ladra. 
È passato varie volte d'avanti la mia porta bussando lievemente e chiedendomi se stessi dormendo. 
Sono una codarda lo so,  ma sta succedendo tutto troppo in fretta e non riesco a capire ancora nulla. 
Mi sembra di aver vissuto in un sogno dal quale sto cercando ancora di risvegliarmi.
Mi vesto e scendo le scale piano per evitare che qualcuno possa sentirmi, anche se la casa è deserta. 
Faccio colazione in silenzio e poi accendo il computer cercando di concentrarmi sull'articolo.
Nella mia mente si materializza la scena di ieri sera, le parole, i gesti, non riesco a pensare ad altro. 
Ogni cosa in quel momento mi fa pensare a ciò che è successo. 
Chiudo il computer e prese le chiavi di casa decido di uscire. 
Al locale non posso andare, lui è lì.  Decido di fare una passeggiata lungo le sponde della Senna.
   
 
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