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Autore: RYear    08/03/2015    2 recensioni
Apocalisse.
«Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra.»
- Non credevo accadesse tutto alla lettera. O almeno speravo in qualcosa di meglio! Adesso li odio. Mi hanno portato via, di nuovo, una delle persone a cui tenevo molto.
- Hai ancora tuo fratello, Gwen. Goditelo finché puoi.
- Mi stai augurando di morire? - scherzò.
- Non lo vorrei mai.
- Da quel giorno ho capito una cosa, fin troppo evidente ormai. In questo mondo dove si rischia di morire ogni secondo, ci sono due opzioni: non c’è spazio per la speranza, per le emozioni. O semplicemente bisogna lasciarsi andare e vivere ogni momento finché si può.
- Opterei per la seconda.
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Mai avrebbe permesso al destino di vincere, di nuovo.
Non avrebbe rinunciato a lei, non sarebbe tornato ad essere il triste e solo guerriero.
- Adesso sei tu ad avermi salvata – sorrise mentre lottava per tenere gli occhi aperti e mettere a fuoco la sua figura.
- Non abituarti.
Gwen sorrise. Sorrise per il ritorno della sua voce, dei suoi banali e falsi modi bruschi, per il suo ritorno.
Era viva grazie a lui, e lo era in tutti i sensi.
Aprite se vi ho incuriositi! Buona lettura! ^^.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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...BUT THIS IS WAR.


Ce l’avevano fatta. I malati erano sopravvissuti grazie alle medicine portate dal gruppo di Daryl e, quest’ultimo, era riuscito di nuovo ad essere l’eroe della situazione.
Gwen riprese subito le sue forze e, come suo solito, diede il suo aiuto come meglio poteva.
In quei giorni di apparente tranquillità, c’era sempre tanto da fare: le scorte finivano e bisognava fare rifornimento, lo stesso per il latte artificiale alla piccola, o anche solo per raccogliere dei rami secchi per accendere un falò e tenersi al caldo.
Gwen, solitamente, faceva un giro di ricognizione nei quartieri della città per trovare e riportare alla prigione qualcosa di nuovo ed utile.
Aveva trovato giocattoli per Judith, poche munizioni per le armi, qualche snack, coperte e libri come passatempo per i giovani.
Erano passate due settimane dal loro ultimo incontro con il Governatore e solo una settimana dall’accaduto di quella peste passeggera. Nonostante ciò, non tutti i corpi erano ancora stati fatti bruciare o seppellire. C’era ancora molto lavoro da fare.
Rick si prese una ‘pausa’ dedicandosi di più alla piccola, mentre il resto del gruppo si divideva i suoi compiti: quel giorno toccò ad Hershel e Michonne portare fuori i corpi delle vittime per bruciarli.
- Vi serve una mano? – chiese Gwen.
- Te ne saremmo grati, grazie – rispose cordialmente Hershel.
Il vecchio cominciò a radunare in un punto preciso rami d’albero raccolti qua e là, mentre le due spadaccine trascinarono i corpi lì vicino.
All’improvviso, alle loro spalle, udirono un rumore provenire dal bosco. Passi.
Istintivamente Gwen si portò una mano alla sua katana ma venne fermata da una voce e dal freddo metallo della volata di una pistola contro la sua testa.
- Non urlate e soprattutto non fiatate. Non muovetevi di un passo. Voi ora verrete con me.
Riconobbero all’istante quella voce e per un attimo sperarono non fosse lui: com’era sopravvissuto? Era così ostinato da voler a tutti i costi una guerra, combatterla fino alla fine e vincerla? Non era un uomo arrendevole, l’avevano capito, eppure speravano fosse sparito davvero.
Il gruppo alla prigione era pronto a tutto, ma non di certo ad una soffiata di nascosto. Non erano pronti a vedersi portar via tre dei loro membri.
Il trio annuì e cominciò a seguire il Governatore, senza prima avergli consegnato le armi.
Li condusse al suo accampamento dove ad ‘accogliergli’ c’era il suo gruppo.
- Chi è questa gente, Philip?
- Oh tranquilli, nessuno di pericoloso. Vecchi amici, non è vero Michonne? – la guardò quasi assatanato di vendetta. La ragazza sussultò cominciando a respirare pesantemente.
- Come vi ho detto, l’unico posto in cui possiamo essere al sicuro è la prigione. E loro ce la garantiranno, non è così, Hershel?
In risposta il vecchio lo fulminò esasperato.
- Perché non ti arrendi? Abbiamo già combattuto una volta ed abbiamo vinto. Non ha più senso combattere. Ci sono donne e bambini lì, vuoi davvero tornare e continuare la guerra come se non fosse mai finita? Per favore. Non so cosa ti sia capitato in questi mesi, come sei sopravvissuto o altro. Ma non è uccidendoci che otterrai la vittoria.
- Chi ha parlato di uccidervi? Oh no. Sono cambiato – sorrise malizioso – è grazie a loro – disse indicando due donne ed una bambina – se sono sopravvissuto ed ora sono qui, così… diverso. Non vi ucciderò, per ora. Il mio sarà un semplice accordo tra me e lo sceriffo: io gli riconsegno i suoi amici, lui mi cede la prigione. Un patto equo, non ti pare?
- Potremmo trovare un modo e convivere insieme. Sono sicura che troveremo un accordo migliore e accetteremo le condizioni, nessuno dovrà più morire. – propose Gwen.
- Mi piacerebbe tanto, signorina. Ma ecco… – si abbassò alla sua altezza premendole la punta del coltello sul mento - non credo sia possibile – le sorrise. Sorriso falso e maligno.
- Attaccheremo presto. Preparate le vostre cose, ci andiamo conquistare casa – annunciò al resto del suo gruppo con un orgoglioso sorriso stampato su una faccia diabolica.
I tre ‘prigionieri’ si guardarono negli occhi, pieni di paura e sconforto. Non ne sarebbero usciti vivi.


Un attimo dopo erano davanti ai cancelli della prigione e Maggie, che era in cortile, vedendo movimenti da lontano andò a richiamare Rick ed il resto del gruppo.
Loro erano pronti, ma non avevano previsto che il Governatore potesse prendere tre dei suoi in ostaggio.
Ognuno si teneva a debita distanza dall’altro. L’aria era tesa, il vento fresco pungeva sulla loro pelle, provocando brividi aggiuntivi a quelli di ansia, paura, terrore, adrenalina.
Rick avanzò di poco mentre Philip prese a parlare.
- Allora Rick, hai preparato i bagagli? O preferisci avere la morte dei tuoi amici sulla coscienza?
- Lasciali andare, loro non centrano nulla. È me che vuoi, prendi me.
- Oh no, qui ti sbagli. Michonne è perfetta per i miei piani: probabilmente è l’unica che vorrei vedere davvero morire. – Tara e la sorella, alle sue spalle, tremarono. Che ne era dell’uomo bravo e gentile che avevano conosciuto? – Hershel… beh, mi spiace per lui ma era insieme alla nera, prendi 3 paghi 2, no? E Gwen… non saprei dirti. Un po’ per lo stesso motivo, un po’ perché mi è sempre piaciuta questa spadaccina sgualdrina. Magari potrei non ucciderla. – disse poggiando la punta della sua spada sul mento della ragazza, percorrendo, poi, il collo sensualmente - Magari potrebbe diventare il mio giocattolo, ti pare? – sorrise pervertito.
Faceva vomitare.
Daryl premette la mano sulla balestra. Un altro passo falso contro Gwen e l’avrebbe ucciso con le sue stesse mani, a qualsiasi costo.
- Phil, potremmo parlare da persone… civili?
Rise. Quasi provocatorio e derisorio.
- Civili? Tu, Rick Grimes, vieni qui e mi parli di civiltà. In queste condizioni? E cos’hai di meglio da offrire? Ti ascolto.
- La prigione è abbastanza grande per poter ospitare due gruppi. C’è un altro blocco ripulito, ma possiamo liberarne un altro e renderlo accessibile. Vivremo separati, come se non ci conoscessimo. Nessuno farà del male all’altro, nessuno intralcerà l’altro. Possiamo trovare un accordo, Philips.
- E vivere insieme a voi!? Non credo si possa fare.
- Si troverà un modo!
- No. La mia proposta era chiara: o mi lasci la prigione, o loro moriranno. Davanti ai tuoi occhi.
Rick esitò. Li avrebbe uccisi ugualmente? O li avrebbe lasciati davvero liberi? Mettere a rischio la vita di un gruppo sostanzioso o sacrificarne solo tre? Era confuso, non sapeva cosa fare. Troppe decisioni prese all’improvviso, mentre nella sua testa regnava il caos ormai da giorni. Prima la morte di Lori, poi le sue apparizioni all’interno della prigione. Judith, un gruppo da portare avanti, morti su morti ed il responsabile di tutto era solo lui.
Ma non ebbe scelta. Il tempo per pensare era finito, e la sua risposta era arrivata troppo tardi quando, dopo uno sguardo sconfitto di Hershel ed un sorriso dipinto sul volto come a dire ‘non preoccuparti’, questo morì davanti ai suoi occhi tranciato alla gola dalla spada del Governatore.
(Esperimento pt3: https://www.youtube.com/watch?v=hMAVLXk9QWA CONSIGLIO! Questa volta ricominciate a leggere dopo pochi secondi dall’inizio della canzone J) (Ps. Meglio quando sentite finire le urla ahah)
Beth e Maggie urlarono.
Urla strazianti, disperate. E bastava guardarle negli occhi solo un secondo per poter leggere tutto il dolore e la disperazione che infuocava il loro cuore, ora.
Partirono spari, frecce, il carro armato ruppe nuovamente il recinto oltrepassandolo ed entrando in cortile.
Gwen riuscì a slegarsi dalle corde ai polsi giusto in tempo mentre Michonne rotolava via, sempre seguendo l’amica, per scappare agli spari. Gwen l’aiutò a slegarla, presero le loro spade e raggiunsero i suoi amici. Ebbe, per un secondo, uno scambio di sguardo da Daryl e poté leggere che si era tolto un peso sullo stomaco: era viva, ed era quello il suo pensiero.
Perché sì, lei lo sapeva, era solo un peso per lui. Probabilmente lo erano tutti, ma non sempre in senso negativo: erano un peso da portare al sicuro, da proteggere. E lui l’avrebbe fatto, a qualsiasi costo.
A lei e Michonne vennero date due pistole che rifiutarono: non erano in grado di usarle ed erano sempre del parere che avrebbero attirato altro pericolo, altri zombie. Così decisero di buttarsi nella mischia, rischiando il tutto e per tutto. Senza, però, essere bloccata, almeno per Gwen, al braccio da una mano forte ma tremante. Si girò ed incrociò lo sguardo preoccupato del fratello.
- Non fare l’eroina. Non fare l’idiota, per favore, Gwen. Moriresti, sicuro!
- Non posso stare qui da lontano a guardare senza far nulla. Le pistole non servono a molto con me, non ho una buona mira. Devo tenere al sicuro, per quel che si può fare, questo posto fino alla fine. Devo riuscire, almeno, a tener lontano da qui i vaganti così che voi possiate combattere la vostra battaglia senza altri intralci.
Jason esitò un attimo poi annuì.
- D’accordo ma tieni gli occhi ben aperti. Cercherò di guardarti le spalle il più che posso.
- Grazie fratello – gli diede un bacio sulla fronte e scappò via.
Raggiunse la parte del recinto che era stata sfondata e cominciò a tagliar teste a destra e manca. Vide da lontano un’orda avvicinarsi sempre più alla prigione. Andare incontro era da pazzi, eppure Gwen azzardò. Raggiunse i primi a torreggiare sul gruppo, i più vicini, e gli infilzò ripetutamente per assicurarsi che fossero morti per davvero.
Indietreggiò quando si accorse di non potercela più fare. Improvvisò un piccolo recinto (un piccolo tronco d’albero) davanti al cancello, magari sarebbero inciampati e, una volta caduti a terra, il loro cervello si sarebbe spappolato da solo.
Nell’indietreggiare due esili braccia l’afferrarono. Pensò fosse uno zombie ma quando sentì una voce uscire da quella gola capì che non era del tutto finita. O quasi.
Con il braccio sinistro le avvolse il bacino mentre l’altro braccio premeva sul collo intento a strozzarla.
- Lascia cadere la tua spada a terra.
La sua mano si aprì inconsciamente permettendo alla sua katana di cadere al suolo. Era allora stremo delle forze e le mancava l’aria, ma avrebbe combattuto fino alla fine come un guerriero.
Per un attimo la presa sul suo collo si allentò, giusto il tempo per estrarre il coltello dalla tasca e ripuntarglielo sulla gola, premendo sempre più.
Gwen abbassò lo sguardo sulla lama tagliente e vide delle piccole gocce di sangue percorre il grigio metallo, mentre l’orda di vaganti si avvicinava sempre più a loro.
Non sarebbe morta così, in pasto a ciò che finora era sempre riuscita ad uccidere guadagnandosi la vita.
Con estrema forza e coraggio, che per un attimo aveva dimenticato di possedere, diede una gomitata allo stomaco dell’uomo che si inginocchiò lasciando un ultimo piccolo taglio alla gola della ragazza con il coltello che, poi, gli sfuggì dalla mano e cadde lontano.
Gwen si affrettò a recuperare la sua spada e, senza esitare, gliela puntò sotto il mento.
- Ti prego. Per favore, no! – urlò disperato. Ma tu guarda come si rovescia la medaglia! Ma la spadaccina non ebbe pietà. Anzi, ancor peggio, si girò giusto in tempo per evitare che uno zombie la mordesse alle spalle. Questo cadde a terra, non molto lontano dall’uomo, e, strusciando, gli si avvicinò mordendogli e strappandogli via la pelle, mentre questo continuava ad urlare dal dolore.
Rischiavano. Rischiavano la loro vita, la loro pelle, a volte per davvero delle stronzate. Ma rischiavano.
Gwen si allontanò velocemente avvicinandosi al gruppo.
- Sono tornata – annunciò con affanno mettendosi al fianco del fratello.
- Novità? Non possiamo restare qui a lungo.
- Lo vedi quel bus lì infondo?
- Beh?
- Devi raggiungerlo. Rick l’ha ripreso per poterci portare quante più persone in salvo.
- Non resisterà molto se resta qui a lungo. Potrebbe venir preso di mira e mandato a fuoco. Devono andare via subito, prima che la strada sia bloccata dai vaganti. E’ pieno?
- Non ancora. Ci sono gli ultimi posti, per questo devi andarci.
- No. Non vi lascio soli. Sono qui con voi per combattere, fino alla fine – lo guardò negli occhi sicura di se.
- D’accordo – rispose Jason continuando a sparare lontano.
Daryl si avvicinò ad un carrarmato piazzandoci una bomba all’interno.
Gwen si guardò intorno cercando di capire dove poter andare, finché non vide Carl accerchiato da vaganti.
Cercò di raggiungerlo in fretta ma uno sparo vicino a lei la fece girare di scatto, mentre un proiettile le oltrepassava il polpaccio. Si inginocchiò per un attimo premendo sulla ferita e ansimando per il dolore. Alzò poi la testa fulminando con lo sguardo il suo avversario. Non avrebbe potuto sconfiggerlo in quelle condizioni, eppure la fortuna, o meglio dire, Daryl-salvezza in persona, l’aiutò ancora una volta quando una freccia oltrepassò la testa dell’uomo.
Gwen cercò il cacciatore con lo sguardo ma non lo trovò. Senza perdere ulteriore tempo, non si scoraggiò e, stringendo i denti, si alzò con tutta la forza che aveva e tornò sui suoi passi correndo incontro al piccolo Carl, cominciando ad uccidere quanti più zombie poteva.
Sentì Rick, in lontananza, urlare il nome del proprio figlio.
- Vieni – disse al piccolo ometto.
Evitando gli ostacoli, umani e non, percepì con l’udito la voce dello sceriffo e spinse suo figlio verso di lui.
- Và! E digli di andar via da qui. Non c’è più tempo! Non ne sono rimasti molti di loro, ci penserò io.
Carl annuì e raggiunse il padre.
Gwen, invece, senza pensarci troppo corse dai suoi avversari e li colpì alle spalle, infilzando la sua spada nel loro cranio.
Non molto lontano dal punto in cui si trovava, notò il corpo del Governatore steso a terra, morente, con il volto ricoperto di sangue.
Indietreggiò e guardandosi attorno un’ultima volta capì di essere rimasta sola.
Nessuno era rimasto lì ad aspettarla, ma non si meravigliò: probabilmente non avevano avuto altra scelta. Erano tutti in serio pericolo e l’unica strada da intraprendere era quella di scappare, il più lontano da qui, per restare vivi.
Si allontanò da lì ma, nel farlo, udì il pianto di una bambina.
Seguendo il rumore, si avvicinò alla fonte delle grida e trovò Judith nella sua piccola culla avvolta in una coperta di sangue.
Rick non era riuscita a recuperarla e metterla in salvo. Possibile che fosse stato messo con le spalle al muro e non fosse tornato indietro a riprendersi la sua bambina? O aveva pensato che fosse già morta? Probabilmente, tra le due, la prima era la più plausibile conoscendo Rick.
E, probabilmente, sarebbe ritornato tra non molto a cercarla ma a quell’ora sarà troppo tardi per il piccolo fagottino.
Si tolse la camicia, meno logora di sangue della sua vecchia coperta, l’avvolse attorno alla piccola e la prese in braccio.
Zoppicando, sfinita, si allontanò da lì mentre alle sue spalle l’immagine di ciò che finora era stata la loro casa, andava in fiamme.
La prigione non apparteneva più a loro, più a quel posto, più a nessuno. Neanche al Governatore che tanto la bramava. Ma la sua era solo una scusa. Ciò che davvero voleva era vendetta, e l’aveva ottenuta uccidendo decine di persone e dividendo il suo gruppo, che mai più si sarebbe ritrovato e riunito.


SPAZIO AUTRICE
HI GUYS! I'M SURVIIIIIVE!
OMG, scusate! E' il ritardo più ritardo mai fatto in vita mia (?)
Sarà difficile perdonarmi, vero? é.è
Probabilmente non sarà valsa neanche la pena di aspettare così tanto per un capitolo così... ehbfwrdsrw scadente, ndehehe.
Scusate. Scusate scusate scusate T_T
Dunque, arriviamo a un bel punto della storia, ah? :D ciò che verrà dopo sarà straordinario! Anche se questa ff non mi convince più di tanto :/ perciò ho impiegato un pò di tempo per scrivere questo capitolo, ero immersa nei miei dubbi se cancellarla o meno, help ç_ç
Ne ho in mente un'altra fantastica e che cercherò di aggiornare ogni settimana, se un giorno dovessi decidere di pubblicarla! Che ne dite?
BTW, tornando al capitolo... qui troviamo la nostra spadaccina combattere una guerra che non le appartiene che, per un momento la rende partecipe portandola ad una probabile morte, poi, tutta sola, affronta il pericolo. E qui ci ritroviamo nel titolo 'Lone warrior'. Eh? Eh? Aaah?! Si? Ok sclero,si.
Ah! Ho aggiunto anche la giffetta (?) ed ho riproposto l' "esperimento", ndehehe. Ah! (pt.2) Scusate anche per eventuali errori, non ho avuto modo di correggere. Okay non mi prolungo, sorry. Spero possiate perdonarmi per davvero T_T e spero anche che il capitolo vi sia piaciuto un pò! Aspetto i vostri pareri a riguardo con una bella recensionetta (?)
Ciao belli, un bacio.

_R.

   
 
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