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Autore: xfromhatetolove    08/03/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se il tuo peggior nemico diventasse il motivo per il quale controlli il cellulare prima di andare a dormire? La storia narra di Katherine e Klaus, vampiri pluricentenari che hanno trascorso la vita ad odiarsi, ma si sa: tra amore e odio la linea è sottile.
Si tratta di episodi cronologicamente scollegati, ogni capitolo racconta un fatto a sè ma seguendo i passaggi si intuirà chiaramente il filo logico della romance.
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Dal primo capitolo:
« Eri così sicuro che sarei venuta? »
« Se non l'avessi fatto, ti sarei venuto a prendere a casa. »
Come diavolo ci riusciva? Odioso quanto le zanzare ed invitante come una ferita rigorgante di sangue su un collo umano, l'ibrido ultrancentenario la rendeva incredibilmente nervosa.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Katherine Pierce, Klaus
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. Bad at being good

 

Mystic Falls di sera era un posto tremendamente noioso: per la maggior parte, la gente di rifugiava al Mystic Grill a bere in solitudine e a constatare quanto la vita facesse schifo. Nelle strade regnava il silenzio. C'erano solo gli ultimi impiegati ritardatari che uscivano di fretta dall'ufficio per raggiungere la macchina; qualcuno di loro si precipitava al telefono per avvisare la famiglia del ritorno a casa, qualcuno si guardava intorno nella speranza di non fare brutti incontri. Come poteva Katherine lasciarsi scappare il più bel momento della giornata?

Era passata una settimana dal suo “incontro” con Klaus e in quegli ultimi giorni pensò a tutto tranne che all'accaduto. Elijah l'aveva nuovamente portata a cena, ma non aveva fatto alcun riferimento alla convivenza – per fortuna. Come poche volte in vita sua, la vampira egoista e meschina sentiva un peso allo stomaco accomunabile al senso di colpa. Non che l'avesse mai provato, ma era certa di non sbagliarsi.

Con la sua perfetta figura se ne stava appoggiata al muro di uno degli angoli più bui del centro: le braccia incrociate al petto, gli stivali neri a tacco alto e la giacca di pelle nera. Osservava nascosta nell'ombra uno dopo l'altro i malcapitati che camminavano distrattamente nei dintorni, ignari dello sguardo attento della predatrice. Studiava i loro atteggiamenti, cercava di indovinare la loro professione, il loro ruolo nella vita privata. Si rivelavano tutti piuttosto scarsi, nessuno di loro sembrava poter soddisfare le sue aspettative. Iniziava quasi a spazientirsi - cattivo segno per un vampiro affamato - ma una chioma bionda e disordinata attirò la sua attenzione. Il ragazzo passeggiava lento sul ciglio opposto della strada, muoveva le labbra quasi impercettibilmente, seguendo il ritmo della musica che suonava nelle cuffiette. Accennando un sorriso divertito, Katherine si avvicinò a lui con andatura decisa, cadendo ad un paio di metri di distanza da lui.

« Ahia! » urlò avvolgendosi la caviglia tra le mani, compiaciuta di aver catturato lo sguardo del biondino.

« E' tutto okay? » domandò lui precipitandosi a fianco alla vampira con voce preoccupata. Occhi di un azzurro intenso, lineamenti precisi e un sorriso da mozzare il fiato. Era perfetto.

« Oh... sì, grazie. » disse Katherine appoggiandosi alla sua mano per aiutarsi ad alzarsi in piedi. Un sorriso trionfante prese forma sulle sue labbra; poteva sentire i battiti del ragazzo accelerare mentre senza fretta si avvicinava a lui.

« Allora occhi blu: non emettere un fiato. » ordinò Katherine fissandolo intensamente nelle iridi color oceano. Lo sguardo assente del giovane fu una prova sufficiente per capire che aveva appreso l'ordine. La vampira poteva già assaporare il gusto del suo sangue sulla lingua mentre i suoi occhi si riempivano di un intenso colore rosso vivo e i canini si affilarono impazienti di perforargli la carotide.

Come una folata di vento, qualcuno giunse a fianco a lei e si avventò sulla preda.

« Diamine, Klaus! » sbottò più irritata che mai Katherine non appena si rese conto della presenza di quell'idiota. L'ibrido la ignorò completamente, continuando a bere dal collo ormai squarciato del ragazzo, che con sguardo assente restava immobile tra le sue braccia. « Hai finito? »

Klaus si separò dalla preda, sospirando di piacere e di sazietà. Il ragazzo dagli occhi blu cadde nell'abbraccio di Katherine che preparò i canini e li affondò nella sanguinosa ferita, lacerando ulteriormente la carne viva. Il sapore di quel liquido caldo e denso che giungeva a contatto con la sua gola era in grado di condurla sull'orlo del precipizio: era irascibile, affamata, incontrollata. Con furia, bevve fino all'ultima goccia di quel sangue, lasciando che la povera vittima cadesse a terra, morta. Osservando il corpo inerme, si passò la lingua sulle labbra, gustandosi gli ultimi residui della sua cena.

« Quanta classe, Katerina. »

La vampira alzò gli occhi, quasi si era dimenticata che Klaus era ancora in piedi davanti a lei, fermo a godersi la scena.

« Il sangue abbonda in questa città Klaus, non è carino rubare la cena degli altri. » sentenziò Katherine con la solita aria scocciata. Se aveva voglia di infastidirla, la missione poteva dirsi completata.

« E privarti del piacere di incontrarmi? Oh, non l'avrei mai permesso. » ridacchiò l'ibrido con un finto sorriso colpevole, sempre immobile in attesa di una risposta. Limitandosi ad uno sbuffo irritato, la vampira si girò di spalle e riprese il cammino lungo il marciapiede, incurante del ragazzo che giaceva sull'asfalto in una pozza di sangue.

« Mi stai evitando per caso? »

« Oh, pensa: stavo cercando di non darlo a vedere! »

Certo che lo stava evitando! Che cos'avrebbe dovuto dirgli? Nulla, non c'era niente di cui parlare.

L'ibrido comparve davanti a Katherine con una velocità impercettibile all'occhio umano, sbarrandosi in mezzo al marciapiede col solito sorriso irritante. In un secondo, la sua espressione divenne seria. « Hai visto Elijah oggi? » domandò in tono decisamente interessato.

« Perchè? »

« Perchè non è tornato a casa e pensavo che magari... »

« … che magari gli avessi raccontato tutto? No, Klaus, non gli ho detto nulla, come tu non hai detto nulla ad Hayley. Ora, per favore, spostati. » concluse con la massima serietà la vampira, dandogli una piccola spinta per liberarsi il passaggio.

Seguì un silenzio assordante, accentuato dall'assenza di anima viva (o morta) tra le strade buie che percorrevano.

« Continui ad evitarmi, Katerina. »

« Certo che continuo ad evitarti, Klaus! Vorresti che ti prendessi sottobraccio e cavalcassimo insieme verso il tramonto? »

« Ho solo bisogno che mi ascolti un attimo. »

« Ti concedo trenta secondi. » decretò infine Katherine senza smettere di camminare.

Klaus giunse al suo fianco e l'afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui. « Non devi dirlo, è chiaro? » ordinò prendendole il mento tra le mani e guardandola negli occhi.

« Indosso verbena, Klaus. »

« Non ti sto soggiogando, ti sto dicendo che non devi dirlo. » precisò l'ibrido con tono grave, capace di incutere timore.

« Perchè? Perchè Elijah ed Hayley ti odierebbero in eterno? È strano che tu ti faccia così tante paranoie, non credevo fossi capace di tenere a qualcuno. »

Non era esattamente il tipo di frase che Katherine avrebbe detto prima di quella folle settimana, non credeva che sarebbe stata capace di ficcarsi nei guai dicendo una cosa simile. Tutto ciò che desiderava era terminare quella discussione e cercare un'altra gola da squarciare, libera da quei dannati pensieri che la riportavano alla notte col suo peggior nemico.

« Odierebbero tanto me quanto te, love. » le ricordò l'ibrido, consapevole del fatto che certe cazzate si fanno in due.

« Le persone già mi odiano! Una più, una meno: che differenza fa? » sbottò lei alzando il tono di voce.

« Quella persona è Elijah! L'unica in grado di amarti. »

Katherine rimase interdetta, indecisa se pronunciarsi contro il tono di sfida di Klaus o contro l'idea di essere amata da una persona e di non meritarlo nemmeno.

« Beh, potrebbe essere l'occasione giusta per dire la verità, no? L'hai detto tu stesso: la convivenza non fa per me. Quindi perchè non dare prova del mio spudorato e menefreghista modo di far del male anche all'unica persona che tiene a me? Per quanto io ci provi, faccio schifo ad essere una brava persona. »

Il fiume di parole che uscirono dalla bocca di Katherine si caricarono di un forte senso di disgusto verso la propria persona. Era consapevole di ciò che aveva fatto ma sperava che se non l'avesse detto ad alta voce non sarebbe stato vero, sarebbe stato solo un brutto incubo. L'ibrido, che la fissava in silenzio, rimase chiaramente stupito dalla furia con cui Katherine si liberò dal peso che portava dentro.

« Noi non siamo brave persone, Katerina. »

 

L'aria della stanza d'hotel era ormai impregnata di Chanel n.5, il letto era perennemente sfatto e il minifrigo ospitava solo sacche di AB positivo (e qualche birra). Dopo una settimana passata in quel luogo, Katherine iniziava a rimpiangere casa Mikaelson.

Si lasciò cadere sul letto, inerme, e fissò a lungo un punto indefinito sul soffitto. Elijah non chiamava. Perchè non chiamava? Per una volta che desiderava sentire la sua voce!

« Cosa stai facendo? » sussurrò piano, lasciando che la mente si riempisse di domande a cui non sapeva rispondere. Vedere Klaus fu strano, forse un po' imbarazzante e involontariamente piacevole. Si odiava per aver ceduto a lui, alle sue labbra, al suo tocco, e lo odiava immensamente per averle permesso di cedere. Katherine Pierce era in preda al panico. Sapeva di non poter andare avanti a lungo nell'evitare Elijah, che le lasciava messaggi dal tono preoccupato in segreteria e faceva di tutto per decifrare la sua inspiegabile ed improvvisa lontananza. Era da escludere l'idea che potesse aver capito qualcosa, insomma... la vampira egoista ultracentenaria e l'ibrido folle e omicida si odiavano a morte e così sarebbe stato per sempre.

   
 
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