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Autore: Elissa_Bane    08/03/2015    1 recensioni
Nel 2221 la Terra è uno strano posto, dove vivono Angeli, Sirene, Metalupi, Draghi e Veggenti. Questa è la storia di Elaine, Alyssa, Gregory, William e Ursula. Questa è la storia che li ha portati a capire che ci sono segreti che a volte devono essere svelati e che non sempre la persona che inizia un viaggio è la stessa che ne uscirà. Questa è la loro storia.
[dal testo]
Non sappiamo cosa ci aspetta nel futuro.
Non ricordiamo il nostro passato.
Siamo soli, abbandonati persino dai nostri dei, che non hanno voluto udire alcuna preghiera.
Vogliamo vendetta su chi ci ha fatto tutto questo, su chi ci ha strappato alle nostre vite.
Vogliamo vendetta per i nostri morti, per le albe e i tramonti che non vedranno.
E state pur certi che avremo ciò che vogliamo.
Lotteremo fino a che la vittoria non sarà nostra, o finché il respiro non ci abbandonerà.
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The World Around Us'
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We Might Fall

Capitolo decimo

All our flaws.

 

«Urs» chiamò Elaine, la voce che si spezzava.
«Probabilmente a questo punto Ellie avrà detto qualcosa come “Urs, ma tu non sei a scuola addormentata?” sì, piccola. Mi sono fatta pungere dalle farfalle e ora sono addormentata come tutti i nostri amici. Sono un ologramma. Non staccate le mani dalle piastre, o svanirò. Avete solo una possibilità di vedere questo messaggio. Se passerete anche la prova successiva potrete capire cosa sta succedendo, ma ora non ancora. Sappiate solo che nessuno si è fatto del male, il morso delle farfalle ci farà risvegliare tra qualche ora. Voi siete stati scelti tra i Sette per compiere queste prove. Il burrone davanti a voi è solo parte dell'ultima. Dovete attraversarlo, ma attenzione: solo uno di voi può volare, uno può saltare e uno deve discendere nella gola e attraversarla su quel ponte, che vedrete. Due devono essere portati. Se provate ad attraversare in altro modo la prova sarà considerata nulla e non potrete procedere. Resterete bloccati qui.» la Veggente sorrise, guardando proprio Elaine «Arrivati dall'altro lato dovrete dividervi. Alyssa, tu dovrai entrare nel primo corridoio da sinistra. Il secondo è per William, il terzo per Gregory, il quarto per Jamie e l'ultimo per Elaine. Lì c'è la vostra ultima prova. Superatela e avrete le risposte che volete. Le farfalle non vi sono nemiche, ma registrano i vostri movimenti. Non entrate in due in un corridoio. Non tornate indietro. Non chiedete pietà. Sopravvivete.» l'ologramma si mosse spostando il peso sulla gamba sinistra «Vi ho detto tutto. Avete non più di due ore, poi la prova sarà considerata nulla. Buona fortuna, ragazzi. Ci vediamo dall'altra parte» fece l'occhiolino scomparendo.

L'Angelo grigio strinse i pugni lungo i fianchi, guardando gli amici.
«Porca troia» mormorò Greg, staccando anche lui la mano dalla piastra metallica.
«Lei era d'accordo con loro.» sibilò Elaine, quasi in lacrime.
Ma Alyssa la prese per il braccio «Allora qualcosa nel loro piano è andato storto, perché sicuramente le farfalle non li hanno solo addormentati. Sono morti, cazzo. E siamo rimasti solo noi.»
«Dobbiamo andare avanti» affermò Will «O Jamie o Elaine volerà, mentre Greg salta con Alyssa e io vado nella gola. Così uno solo vola portandone un altro, uno salta con un altro in groppa e l'ultimo cammina.»
Ma la Sirena scosse il capo «Nella gola vado io, sono capace meglio di te ad arrampicarmi.»
«Allora vado io con Greg»
«Hey amico» lo interruppe il Metalupo «Non riuscirei a saltare quella distanza col tuo dolce peso. Io porto o Ellie o Jamie»
«Vengo io» affermò l'Angelo azzurro «In fondo non sarà molto diverso dallo starti sopra mentre corri in un cunicolo di pietra, o sbaglio?» tentò di sorridere.
«Quindi tu voli» affermò Will guardando la compagna.
«No. Tu voli, William Moriarty» ripose la ragazza, legandosi i capelli neri in una coda frettolosa «Ho un'ala ferita, e anche se fossi riposata e in forze non riuscirei a portare anche te. Devi portarci tu dall'altra parte» affermò aiutando Alyssa a calarsi lungo la scala di corda che l'avrebbe portata sul ponte di legno.
«Non so volare» ringhiò il ragazzo «Ci ammazzeremo»
Elaine gli si avvicinò e gli prese il volto tra le mani «Ti hanno impiantato quelle ali per qualche motivo, e sono certa che sia per questo. Vogliono che tu voli. Non permetterò a Jamie di portarmi in volo, lo lascerò fare solo a te. Abbiamo poco tempo, Will, e io ho fiducia in te. So che ce la puoi fare.»

Il Drago sbuffò, muovendo piano le ali membranose.
«Cosa devo fare?»
L'Angelo sorrise, spiegandogli tutto ciò che sapeva e gli fece provare ad alzarsi da terra. Quando Will smise di preoccuparsi del cadere, si alzò di tre metri da terra, e lì rimase esultante.
Elaine controllò Alyssa, che già si arrampicava sull'altro lato della parete rocciosa, e Jamie e Greg, che si stavano parlando vicini vicini. Tornò dal Drago, che la prese in braccio, e si lanciarono nel vuoto.

Il Metalupo vide gli amici scendere per qualche metro, mentre Will spalancava le ali, che si gonfiarono e si mossero veloci, portandoli dall'altra parte. Li vide cadere malamente per terra e scoppiare a ridere istericamente, mentre Alyssa arrivava agli ultimi scalini di corda.
Fece un cenno all'Angelo azzurro.
«Coraggio, angioletto. Andiamo, manchiamo solo noi»
«Come mi devo mettere?» chiese Jamie arrossendo un po'.
Gregory rise, conscio della tensione tra loro, e gli prese le mani. Se le posò sul collo.
«Se sei come prima nella galleria, le tue mani sono sul mio collo, e le tue gambe intorno alla mia vita»
«Dei, sembra una cosa perversa» storse la bocca Jamie, un sorriso appena accennato.
«Coraggio angioletto.» lo schernì Gregory «Prometto che sarò delicato» terminò spogliandosi prima di trasformarsi, e lasciando che Jamie prendesse i suoi vestiti e se li mettesse nello zaino.
«Non credo che ad Aly e Ellie farebbe granché piacere vederti nudo. Tantomeno a Will» si giustificò l'Angelo, mettendosi come gli era stato detto sul Metalupo.
Cercò d'ignorare l'occhiata maliziosa dell'amico, che sembrava dirgli “Perchè, a te piace vedermi nudo?”

Poi Greg prese la rincorsa, e saltò. Jamie sentì l'aria tendergli le ali, e si sforzò di non muovere nemmeno un muscolo. Poi stavano crollando a terra, ammaccati e ridenti anche loro per la situazione impossibile. Il Metalupo si rivestì, ed entrarono nei corridoio bui.

E lì iniziò l'incubo.

§§§

William sorrise un'ultima volta alla compagna, prima di inoltrarsi nel suo corridoio. Era buio, ed umido, e c'era odore di terra e pietra.
Passando scrutò le farfalle che sembravano osservarlo, le loro ali che scintillavano fievolmente illuminando il corridoio di una lieve luce celeste. Camminò a testa alta per molto tempo.

Non aveva paura né degli animali, né dei loro aguzzini. Ma, mentre camminava, udì un grido.
Elaine. Si mise a correre, inseguendo la voce della compagna attraverso il corridoio, scivolando e rialzandosi più volte dal pavimento viscido. Si lanciò in una stanza, fin troppo simile a quella dove l'avevano tenuto prigioniero, e si bloccò di colpo.
L'Angelo era appeso al centro della sala, le ali tirate da ganci metallici che le squarciavano la carne, la bocca spalancata ad urlare e gli occhi infissi nei suoi. La raggiunse di corsa, bruciando le corde dei ganci che la tenevano appesa, e la ragazza cadde tra le sue braccia.
La strinse, cercando di fermare il sangue che gocciolava dalle ali straziate.
«No, no, no.» mormorò «Porca troia Elaine. Non osare morire ora. Non adesso. Te lo ricordi? Tu sei mia, e io non voglio che tu te ne vada. Devi restare con me. Tu sei la parte migliore di me, tu mi tieni sulla retta via. Ti prego, non mi abbandonare.» ringhiò con gli occhi pieni di lacrime.
L'Angelo sorrise lievemente «Non credo che sia nelle mie facoltà, decidere se restare o meno.» rise piano, e una smorfia le contrasse il volto per il dolore «Sappi, William Moriarty, che sarei stata orgogliosa di essere la madre dei tuoi figli, anche se sei un viziato, orgoglioso e prepotente Drago. E io ti amo» sussurrò, prima di chiudere gli occhi e tacere.

Una risata irruppe da un angolo della stanza. Alcuin, vestito interamente di viola, rideva e batteva le mani ancora sporche di sangue.
«Bellissimo» disse, asciugandosi una lacrima «Dei, quanto mi sono divertito. E tu, che la imploravi di non morire»
William ruggì di dolore, scagliandosi sull'altro Drago.
Quando le sue mani si chiusero intorno alla gola, circondate da fiamme blu, si accorse di stringere l'aria.
Era solo nella stanza, che non aveva nemmeno una traccia del sangue versato da Elaine, e una porta si era aperta su una stanza bianca.
Lì c'era un corpo disteso. Un corpo con grandi ali grigie.

§§§

Alyssa non stava mai da sola. Aveva sempre accanto Greg, o Jamie, a volte William o Elaine. Ma nel corridoio di pietra, con lei non c'era nessuno. Sentiva il suo respiro, e persino il battito del suo cuore. Una strana luminescenza verdastra proveniva dalle lucide ali delle farfalle posate sulle pareti.
Non si trovò mai davanti a un bivio. Continuò semplicemente a camminare lungo lo stesso lunghissimo corridoio, che infine si aprì su una stanza.

Non era grande, ed era spoglia. Solo le farfalle verdi a decorarla con quella luce malsana. Si guardò intorno, poi si sedette. Sentì la terra vibrare, e la porta dietro di sé si chiuse.
Corse, picchiò i pugni contro la pietra chiamando Elaine, Greg, Will, Jamie e chiunque potesse sentirla. Pregò gli dei. Si accasciò a terra, e infine sgorgò dalle sue labbra l'unica persona che lei volesse accanto in quel momento.

Lucas.

E come se lo avesse chiamato, una mano si chiuse sulla sua spalla, facendola urlare. Alzò lo sguardo, trovando gli occhi celesti del compagno. Scosse il capo. Lucas era morto. Morto. Morto morto morto. Nulla lo avrebbe riportato indietro. Nulla lo avrebbe riportato da lei.

Trovami, sussurrò il ragazzo, non mi lasciare andare. Riportami da te. Trovami Alyssa, ti prego. Non perdere la speranza.
La abbracciò strettamente, e alla Sirena parve quasi di sentire il suo profumo, di erba appena tagliata. Ma le mani di Lucas erano sempre più fredde sulla sua schiena, e quando Alyssa riaprì gli occhi, lui se n'era andato.

Solo allora la ragazza lasciò che le lacrime sgorgassero dai suoi occhi stanchi. Poi si asciugò il volto, si alzò in piedi e si mise di fronte alla parete grigia.
«Apritemi questa cazzo di porta» disse gelida «Perchè io me ne devo andare. Ho altro da fare che giocare ai vostri stupidi giochini. Io devo ritrovare Lucas.»

Senza che la cosa la stupisse poi molto, la parete scivolò rivelando una sala bianca, piena di schermi. Alyssa entrò, e la porta si richiuse dietro di lei. Si avvicinò al muro bianco e si sedette, aspettando gli amici.

§§§

Jamie non aveva mai amato davvero Zach. All'inizio a malapena lo sopportava, con quel suo carattere dolcemente remissivo. Poi il ragazzo aveva iniziato a sfiorarlo, quasi per caso, a rivolgergli lunghe occhiate dolci e sorrisi sinceri. E Jamie si era ritrovato a volerlo vedere sorridere sempre, perché se Zach sorrideva lui si sentiva un po' meno solo.
Gli piaceva, quel sorriso luminoso.
E ora, nella fievole luce celeste delle farfalle alle pareti, ricordava quel sorriso.
E il senso di colpa lo dilaniava, perché lui non aveva mai amato quel suo Omega, che si era lasciato Marchiare e Legare a una persona orribile, che non lo meritava.
Sfiorò le cicatrici sulle guance, ricordando quando se le era fatte.

Non quando Zach stava morendo, come credevano tutti. In quel momento non riusciva a fare nulla. Vedeva solo l'amico venire sbranato da quei mostri colorati.
Si era fatto quei segni nelle guance quando si era reso conto che, nonostante stesse urlando per Zach, una parte di lui era felice che fosse Gregory ad avergli impedito di andare, ad averlo stretto a sé. Si sentiva in colpa, per quello. Per quella sensazione di appartenenza provata tra le braccia di un altro Alpha. Una sensazione perversa, malata, contro natura.

Si sedette, proprio sotto una delle farfalle maledette, e sospirò.
Zach si meritava qualcuno che lo amasse.
Quando sentì dire Sì, hai ragione, si guardò intorno. Ma nel corridoio non c'era nessuno.
Eppure io sono sempre con te, Jemmy.
Era la voce di Zach, ma era fredda, gelida come il ghiaccio.
Io sono sempre qui. Lo sai. E sarò sempre qui, nella tua testa. Io sono il tuo peccato.
Tu mi hai lasciato andare in perlustrazione da solo.
Sapevi che sarei morto, molto probabilmente.
«NO! Non è vero Zach!»
Certo che è vero Jemmy. E lo sai anche tu. Ma sai perché mi hai lasciato andare? Perché quando io te l'ho detto, tu eri lì a fissare quel cane bastardo.
«Non lo chiamare così. Lui non ha colpa.»
I
nfatti. Lui non va contro natura. Lui ha avuto la sua bella Omega, ed erano così innamorati. Ammettilo, che non hai sofferto quando lei è morta e lui è venuto da te a farsi consolare.
Sei una persona orribile, Jemmy. Sei uno schifo. E io ti odio, perché tu avresti potuto salvarmi.

L'Angelo corse, cercando di sfuggire a quelle parole crudeli e, purtroppo, vere. Urlò, con dolore nella voce, di lasciarlo stare, che non era colpa sua. Ma Zach urlava ancora che lui era colpevole e che meritava di morire. Jaime si lasciò andare contro una parete, singhiozzando.
In quel momento, si sentì stringere da un paio di braccia, e voltandosi, vide il volto di Gregory.

§§§

Elaine aveva visto le sue farfalle rilucere di grigio. Spandevano una pallida luce perlacea nel corridoio altrimenti buio. Ne inseguì una, che le svolazzava davanti, e si trovò, come quando aveva rivisto William, in una stanza circolare.
Ma lì il ragazzo non era solo. Accanto a lui, legata, c'era Ursula.
Si avvicinò ai due corpi esanimi, e si accorse che entrambi respiravano. Toccò l'amica, ne strinse la maglietta gialla, le accarezzò il viso sereno nel sonno.
E, quando i suoi occhi si aprirono, Elaine fu certa che non fosse una visione. Ursula era lì, davanti a lei, che respirava e le chiedeva che cosa fosse successo. Che la abbracciava.
Uno schermo si aprì nella parete pietrosa.

Potrete uscire da questa stanza solo in due. Chi non verrà scelto verrà eliminato.

Elaine guardò la scritta per almeno cinque minuti, imbambolata. Poi si rivolse al compagno e all'amica, che non parlavano. La guardavano, in attesa di sapere chi sarebbe stato abbandonato. Ma Elaine non poteva sopportare il loro sguardo.
Non poteva scegliere tra un'amica e l'amore. Non ci riusciva. Avrebbe dato la sua stessa vita, per la loro.
A quel pensiero guardò la parete, e liberò entrambi i ragazzi.
«Fuggite» mormorò «Uscite da qui e salvatevi.»
«Non ti lascio qui a morire» affermò William, ma Elaine lo baciò.
«Questa è la mia scelta. Mi hanno chiesto se preferisco vivere senza la mia migliore amica o senza il ragazzo che amo, e io ho scelto di non vivere. Will, questa è la mia scelta» mormorò, sospingendolo verso la porta aperta.
Lo baciò ancora, mentre Ursula piangeva, già al di là della stanza.
«Vi voglio bene» mormorò, spingendolo all'esterno. La porta si richiuse prima che riuscissero a replicare e lei rimase ad attendere la morte.
Si sentì stanca, tanto stanca, e si lasciò scivolare per terra.
Poi il buio la catturò.

§§§

Lucy gli era piaciuta sin da subito. Era stata un'ottima amica, una volta compreso che, escluso il normale desiderio di un'Alpha per un'Omega, lui non la desiderava.
Di notte non sognava la sua lunga treccia bionda, ma una zazzera corta e disordinata.
E sognava ali blu.
Gregory aveva accettato da molto tempo di essere così, di amare una persona che non lo avrebbe mai potuto amare. Quindi, quando si trovò circondato da visi di persone a lui care che lo tacciavano di pazzia, di essere un malato, un pervertito, scrollò le spalle e andò avanti. Non aveva paura delle allucinazioni della sua mente stanca. Camminò a lungo, sfiorando persino un paio di farfalle, metalliche e fredde.
Ignorò gli attacchi sempre più insistenti dei fantasmi richiamati dalla sua mente e raggiunse una parete liscia.
«Avete davvero intenzione di fare i bambini?» domandò alle persone che lo guardavano tramite gli occhi delle farfalle. Sospirò, posando la mano sulla pietra, che si aprì. Dietro c'era Jaime che singhiozzava stringendosi le braccia intorno al corpo. Si avvicinò, abbracciandolo e attirandoselo contro il petto.
«Jem, cos'è successo?» gli domandò. Il ragazzo spalancò gli occhi pieni di lacrime e si strinse a lui senza parlare «Okay, okay, va tutto bene Jaime. È tutto okay.» represse il brivido dal sapere che il ragazzo era lì, tra le sue braccia, e non tra quelle di qualcun altro. E che si stava facendo vedere debole proprio da lui.
Il pensiero lo riempì d'orgoglio, e senza pensarci, chinò il capo.

Le labbra di Jaime sapevano di sangue.

  
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