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Autore: Wicca97    08/03/2015    3 recensioni
Un epilogo diverso da quello che conosciamo con un Harry turbato e un po' deluso dalla vita, che si ritroverà coinvolto in qualcosa più grande di lui. Cosa succederebbe se la morte non fosse poi una condizione così definitiva? Avvenimenti inaspettati vi trascineranno in una spirale di azione e sentimenti che, spero, vi farà apprezzare la mia storia!
Dal primo capitolo:
Con le ultime forze rimaste lo disarmai prima che potesse creare uno scudo e lo finii quando stava per colpire il suolo: “Avada Kedavra”.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Una leggera pioggerellina picchiettava contro il vetro della finestra e il rumore mi rimbombava nelle orecchie facendo aumentare ancora di più il mio mal di testa. La stanza era in penombra ma il non riuscire a distinguere gli oggetti mi fece capire di non stare indossando gli occhiali, che riuscii a trovare poco dopo sul comodino accanto a me. Ora il mondo aveva ripreso la giusta inquadratura anche se non sapevo dov’ero e come c’ero arrivato. Il mal di testa aumentò sempre più, la mia vista si offuscò e senza rendermene conto ripiombai nell’incubo che da mesi mi tormentava…
Ero sulla scogliera dove io e Silente avevamo recuperato l’ennesimo Horcrux, il medaglione di Salazar Serpeverde, e le onde infrangendosi mi bagnavano completamente: ma non potevo andarmene, sapevo in cuor mio che sarebbero arrivati. Ed eccoli. Tutti i membri dell’Ordine, amici e compagni di Hogwarts, volti di persone che inconsciamente avevo memorizzato, impiegati del Ministero e poi ancora i miei zii e mio cugino insieme ai suoi amici babbani… erano tutti lì in fila e mi guardavano fissi, quasi impietositi. Poi d’improvviso iniziarono a buttarsi dalla scogliera e io avrei voluto urlare, correre per impedire anche solo ad uno di loro di cadere tra le onde, ma il mio corpo non rispondeva e così rimasi immobile sentendomi morire ogni volta che uno di loro mi voltava le spalle e spariva oltre il precipizio. Poi rimasi solo io. Ancora.

Mi risvegliai e un viso comparve nel mio campo visivo, sorridendomi e mettendomi gli occhiali. “Non si deve affaticare signor Potter, deve rimettersi in forze”. Era una donna un po’ paffuta ma a priva vista simpatica, indossava un camice bianco… Un camice bianco? “Sono in ospedale?” chiesi e sentendo la mia voce rauca quasi pensai di non essere stato io a parlare. “Sì, è al San Mungo quasi da una settimana. Ma la prego non si agiti è ancora debole e…” ma non l’ascoltai e riuscii a sedermi prendendo istintivamente la mia bacchetta che emise qualche scintilla rossa. “Anche te mi sei mancata” pensai tra me e me prima di voltarmi e chiedere all’infermiera dove fosse il bagno; mi indicò una porta vicino a quella d’entrata e mi avviai seppur con qualche difficoltà. Avevo bisogno di un piano, e in fretta anche. Per prima cosa dovevo capire cosa diamine mi fosse successo e com’ero arrivato in ospedale, poi avrei fatto i bagagli (per così dire) e me ne sarei andato da quel luogo asettico che non riuscivo a sopportare filando dritto a Grimmauld Place per un rilassante bagno caldo e una bella dormita. Mi appoggiai allo stipite della porta: magari prima di tutto ciò era meglio mangiare qualcosa.

Nell’ora successiva ebbi solo una bella notizia: ce l’avevo fatta, avevo ucciso Voldemort, e la mia faccia compariva a caratteri cubitali sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta da una settimana a questa parte. I ricordi erano riaffiorati e i tasselli del puzzle combaciavano alla perfezione: il sabato precedente avevo deciso di mettere la parola fine a questa storia e così ero andato a Little Hangleton con un centinaio di Auror (tutti quelli rimasti) e avevamo ingaggiato uno scontro diretto contro Vodemort e i suoi tirapiedi. Mi ricordo di essere riuscito a schivare qualche maledizione e di essermelo trovato davanti immobile e col suo solito ghigno di superiorità, gli occhi rossi fiammeggianti; poi avevamo iniziato a combattere. All’inizio sembrava volesse giocare con me, lanciandomi contro qualche semplice Schiantesimo che schivavo con facilità, poi lo ferii di striscio al braccio destro e qui fui io a sorridere: “Mi credi ancora un marmocchio Voldemort? Se non inizi a combattere seriamente lo farò io!” e mi lanciai con ancora più foga nello scontro, ma ora non si giocava più e questo sembrava averlo capito anche lui. Mi aveva sottovalutato e continuava a farlo anche se la qualità degli incantesimi era nettamente migliorata, ma questo gli fu fatale: bastò un attimo di distrazione, un attimo soltanto in cui sentii tutta la rabbia e la frustrazione assalirmi e soffocarmi mentre anche la mia bacchetta iniziò a vibrare leggermente e poi urlai. Urlai con quanto fiato avevo in gola e dal mio corpo si liberò un’onda d’urto che lo investì in pieno facendolo volare a qualche metro di distanza; nel mentre sentivo il sangue bruciarmi nelle vene e tutto il mio mondo ora era focalizzato su di lui che stava per cadere al suolo. Con le ultime forze rimaste lo disarmai prima che potesse creare uno scudo e lo finii quando stava per colpire il suolo: “Avada Kedavra”.

“Signor Potter cosa sta facendo?” l’infermiera era tornata alla carica e cercava di impedirmi di lasciare l’ospedale. “Secondo lei? Mi ascolti, so che è il suo dovere ma io non ho alcuna intenzione di rimanere qui! Sto molto meglio e vorrei un po’ di tranquillità a casa mia.” Dopo la morte di Silente e di tutti gli altri membri dell’Ordine io, Ron e Hermione avevamo rifatto l’Incanto Fidelius e io ero diventato Custode; una gran fortuna considerato che anche i miei due migliori amici erano morti nel crollo di Hogwarts insieme a tutta la famiglia Weasley e a buona parte dei maghi e streghe che conoscevo. La scuola era stata bersaglio di un attacco massiccio durante il mio settimo anno scolastico e mentre Ron era corso con Hermione a dare man forte ai professori, io ero andato nella Foresta Proibita per scontrarmi con Voldemort. Peccato che lui non si fosse fatto vivo ma anzi mi aveva fatto allontanare di proposito dalla scuola perché voleva che assistessi all’incendio e successivo crollo di quella che ritenevo casa mia. Da quel momento e per quasi due anni mi ero allenato duramente con gli Auror e adesso che tutto era finito dovevo capire cosa fare della mia vita.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autrice: Questa è la mia prima fan fiction e spero non vi annoierete troppo a leggerla. Il primo capitolo è d’introduzione, sono tutti morti e Harry ormai diciannovenne è ovviamente a pezzi. La battaglia di Hogwarts è stata una tragedia e… beh l’inizio non è rose e fiori ma vedrete che ci saranno dei bei colpi di scena! :D
P.S. non ho in mente un progetto strutturale né temporale, quindi non so per quanto si protrarrà la storia (ho la brutta abitudine di lasciare le cose a metà ma qui cercherò di essere diligente XD) e non avrò scadenze fisse x l’uscita dei successivi capitoli.
A presto chicos/as
   
 
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