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Autore: Caramel Macchiato    09/03/2015    2 recensioni
“Svegliati”
Il tuo senso dell’umorismo è piuttosto pessimo.
“ Ti sto ordinando di svegliarti”
Come se potessi. Ti manderei al quel paese, ma non so chi sei. Lasciami stare.
“ D’accordo, non mi lasci altra scelta”
Ed ecco che i miei occhi sono aperti, o meglio: nel mio sogno ho gli occhi aperti, e vedo solo bianco davanti a me. Mi giro su me stessa ma il panorama non cambia.
Che posto è questo?
“Questo è il fulcro del mondo dei tuoi sogni”
Chiedo scusa in anticipo per l'html impostato da cani!!
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi rendo conto di aver smesso di respirare non appena mi sono fermata davanti al divanetto.
Un’ondata di consapevolezza mi ha invasa appena l’ho visto, mi sono sentita piena di ricordi, anche se non riesco a vederli. Una grande ondata d’affetto per questo ragazzo mi ha investita stordendomi. Mi lascio cadere sulle ginocchia, intontita e incredula, sentendomi appagata. Ma perché?
-    Eri tu a parlarmi?- Gli chiedo in un bisbiglio.
Vedo le sue labbra fini piegarsi di scatto in una smorfia e le sue narici allargarsi. Le sue sopracciglia espressive si contraggono e uno spasmo lo fa tremare.
D’istinto gli afferro una mano, grande e tiepida, sentendone i calli sulle punta delle dita. La stringo gentilmente, continuando a studiare questo misterioso ragazzo, in cerca di ricordi che lo riguardino.
Apre di scatto la bocca in un ringhio e la sua mano si stringe violentemente sulla mia, facendomi sobbalzare dal dolore. Poi la sua stretta smette di colpo e la sua espressione torna indecifrabile.
-    Azzurra…- Gli esce un soffio dalla bocca.
-    Sì?- Gli chiedo dolcemente, in un sussurro.
Vedo i suoi occhi muoversi, poi le sue palpebre si alzano lentamente, scoprendo due occhi fini e un poco a mandorla color ferro. Mi studia, poi la sua bocca si apre e gli occhi si riempiono di dolore, e in un nano secondo mi afferra per le spalle e mi abbraccia, affogandomi nel suo petto.
-    Sei viva, sei sveglia! Sto sognando?-
Vorrei potergli rispondere, ma la mia faccia e schiacciata contro la sua maglietta. E quest’atmosfera mi piace. Scioglie piano l’abbraccio e mi studia di nuovo il viso, gli occhi lucidi e avidi di ogni più piccolo dettaglio.
-    Ascolta... Che schifo, è troppo imbarazzante… Non mi ricordo… Il tuo nome-.
Riesco a mormorare cautamente.
I suoi occhi intensi si riempiono di confusione e amarezza, ma prima che può anche solo aprire bocca, sulla porta dell’aula compare un Kentin trafelato, che mi raggiunge in due falcate e mi scosta dal ragazzo sul divanetto, per poi pararmisi davanti e guardarlo con una furia omicida.
-    Che le hai fatto? Te ne volevi approfittare?-
Gli occhi del rosso diventano due fessure di piombo mentre squadra il nuovo arrivato con un’apparenza di disprezzo. Si alza lentamente dal divanetto per fronteggiarlo e, nonostante è poco più basso di Kentin e deve alzare un poco gli occhi per incrociare quelli verdi, il carisma che lascia trasparire ha un che di pericoloso.
-    Un attimo: ma io ti ho già visto!- Sbotta Kentin sulla difensiva, serrando i pugni pronto a saltare addosso al nuovo arrivato, se necessario.
-    Mah, può darsi, ma poco importa. E ora, se non ti spiace, io e Azzurra stavamo parlando-.
La voce bassa e suadente del rosso ha una nota pericolosa che fa gonfiare le braccia al mio protettore non richiesto. Stufa di questo confronto da bambocci e di non essere minimamente compresa nella loro discussione, mi sposto e mi frappongo tra loro due, incrociando le braccia al petto con fare spazientito.
-    D’accordo, ho capito che non vi piacete, ma ora da bravi calmate i bollenti spiriti-
I due non si curano di mascherare la loro espressione da “ah, è vero che Azzurra era effettivamente qui” e si scambiano un’ultima occhiata in cagnesco, prima di rivolgere la loro attenzione di nuovo a me.
-    Bene. Abbiam trovato la presenza misteriosa, abbiamo pure esplorato il liceo… Direi che ci resta solo da tornare indietro e spiegare tutto a…. Non ti ho nemmeno chiesto il nome-
Il ragazzo stringe le labbra lievemente e distoglie lo sguardo.
-    Castiel. Mi chiamo Castiel-


Dopo aver raggiunto gli altri e aver raccontato tutto a Castiel, ci troviamo seduti nel soggiorno dei gemelli in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. Appena il ragazzo ha visto gli altri, qualcosa nel suo sguardo ci ha fatto capire che si ricorda di tutti loro, ma non vuole raccontarci il perché. Non con me però. Da subito mi ha rivelato che, nella realtà, siamo grandi amici e che siamo tutti e due nel club di musica, dove lo aiutavo a comporre le sue canzoni.
A parte la reazione tempestosa e sconclusionata di Kentin, l’unico a mostrarsi sospettoso è stato Nathaniel, come sempre. Alexy è subito diventato un suo fan per via dei capelli: mi è venuto il sospetto che mi chiederà un poster anche di lui. Mentre Armin si è dimostrato del tutto indifferente, e Lysandre ha sfoderato il suo sorriso “ sono gentile ma non ho capito niente”.
Insomma: l’arrivo improvviso e inaspettato di questo nuovo ragazzo ha scombussolato un po’ tutti. Proprio ora se ne sta svaccato sulla sua sedia, braccia incrociate e sguardo di metallo.
È da prima però che qualcosa non mi quadra: un costante ronzio nelle orecchie mi sta innervosendo rapidamente.
-    Se Castiel si ricorda di voi…È possibile che siate tutti reali, giusto?- Interrompo il silenzio, un lieve tono speranzoso della voce.
-    Sì. È anche probabile che tutto questo regno sia semplicemente un puzzle dei tuoi ricordi, come già ti avevo detto una volta-. Confermò Nathaniel, uno sguardo concentrato che gli raffredda gli occhi.
-    Quindi sto attingendo alla mia memoria, nonostante lei sta giocando a nascondino con me-.
-    Probabile. Ma a volte riesci a vincere e sprazzi di ricordi ti tornano-.
Il silenzio cala di nuovo sul tavolo, un pensiero comune e inespresso che aleggia sopra le nostre teste: se dovessi recuperare tutti i ricordi, cosa succederebbe?
-    È possibile che… La chiave per uscire dal coma sia questa?- Sussurra Armin, gli occhi intensamente concentrati su un puntino di sporco sul tavolo.
Un brivido mi fa battere i denti e mi stringo più stretta nel mio maglione, insicura di cosa voglio davvero.
-    Se così fosse, basterebbe che Castiel le racconti episodi della loro vita insieme, e il resto verrà da sé- Commentò Lysandre con voce flautata.
-    Sì, lo farei volentieri. Il mio più grande desiderio è che tu ti svegli, Azzurra. Nel mondo reale-.
Castiel mi trafigge con i suoi occhi metallici e ci leggo dentro quanto è importante per lui.
Il mio sguardo li passa in rassegna uno a uno, un pensiero che si fa largo sempre più insistentemente nella mia mente: potrebbero essere tutti reali, oppure no. Castiel potrebbe semplicemente essere il tassello mancante per rincollare il tutto. Però, se dice di avere memoria della nostra vita insieme… Ricordo anche che una delle prime cose che mi ha detto Nathaniel: aveva detto che chi sognavo avrebbe potuto ricordarsi di me. Quindi magari, nela realtà, non li conoscevo davvero.
Scrollo la testa, sempre più innervosita. Ho bisogno di certezze, ho bisogno di qualcuno che arrivi e dica “ prendimi la mano, ti riporto a casa”.
-    Ci devo pensare- Riesco a mormorare flebilmente alla fine.
-    In effetti, oggi è stata una giornata impegnativa- Commenta Kentin, trattenendo a stento un grande sbadiglio.
-    Allora, cena da noi per festeggiare!- Si entusiasma Alexy, gli occhi pieni d’emozione che passano dal ragazzo muscoloso al nuovo arrivato. Averli tutti e due sotto il suo tetto dev’essere un’opportunità d’oro per quell’esaltato.
-    Non cucini tu però- Borbottò Armin, l’episodio della cipolla ancora impresso nella mente.
-    E io nemmeno!- Aggiungo ridacchiando.

“ Ciao piccola! Buon compleanno!”
Mio padre sembra allegro.
“La mamma è andata a prendere la torta: ce la mangeremo tutta, non ti lasceremo neanche una briciola!”
Sospira: un misto di allegria e dolore.
“ Ne è passato di tempo ormai… Quasi un anno… A volte mi chiedo se vada bene, se tu non stia soffrendo… Forse sarebbe meglio spegnere le macchine e lasciarti andare… Ancora non ne ho la forza ma…”
Sta piangendo. Glielo leggo nella voce.

Dopo cena esco dalla casa dei gemelli, evitando per un pelo di finire vittima del loro scontro con la schiuma del detersivo per i piatti, dirigendomi in spiaggia, dove ho visto andare Castiel.
Il collegamento che ho avuto con la realtà è stato flebile e in parte ero cosciente di essere nella casa dei gemelli. Avevo capito di essere in coma da quasi un anno. Era già un bel passo avanti! Ciò che mi aveva spezzato il cuore era stato mio padre, che voleva mostrarsi allegro ed era finito per confidarmi le sue paure.
Intravedo una sagoma seduta sulla spiaggia, oscurata dal sole che sta tramontando. Mi tolgo le scarpe e lo raggiungo, per poi sedermi accanto a lui, lo sguardo rivolto verso la linea del mare e la sabbia che s’infila tra le dita dei piedi.
-    Che storia, vero?- Commento senza staccare gli occhi dal disco dorato.
-    Già… È assurdo. Ma sei tu, quindi non mi sorprende-
-    Perché suona malissimo?-
Ride e mi guarda con affetto.
-    Almeno mi hai creduto-.
-    Già. Strano vero?-
-    No, non tanto-
-    Cosa te lo fa dire-
-    Il fatto che ti ho detto cosa provo per te, poco prima del tuo incidente, e mi hai rifiutato. Dev’esserti rimasto uno shock-
In verità lo shock arriva adesso, e non mi curo di mascherarlo. Lui mi guarda da sotto le sopracciglia alzate, con un sorriso di circostanza.
-    Tu mi stai dietro?-
-    Così pare-
-    Ma come!-
-    Beh, sai com’è… Non è che puoi scegliere, altrimenti avrei preferito una che ce le ha più grosse-
Gli tiro una gomitata e lui mi rivolge un sorrisetto malizioso.
-    Ma che razza di situazione! E io cosa ti ho detto?-
Lui si fa serio, concentrato nel ritirare fuori i ricordi.
-    Mi hai detto che mi volevi bene come a un fratello, ma che ti era impossibile vedermi come qualcosa più di un amico. Neanche ad impegnarti. E poi sei scappata via, inciampando clamorosamente in non mi ricordo più cosa, ma hai rovinato tutta l’atmosfera, questo è certo-.
Mi sorride, ma io sto morendo dall’imbarazzo e dal disagio.
-    Ma poco importa: il passato è andato! E io ci proverò ancora-
Così dicendo mi cinge la vita con uno sguardo mellifluo, a cui rispondo con un’occhiata di puro spiazzamento, che lo fa scoppiare a ridere fragorosamente.
-    Castiel! Dimmi che non mi hai messo le mani addosso in ospedale!-
Evita il mio sguardo, con un sorriso sempre più grande.
-    C’è quasi sempre uno dei tuoi, ma una volta sono riuscito a…-
-    Non voglio sapere! Sei senza scrupoli! In ospedale! E a una paziente! Castiel!-
Lui si lascia cadere sulla sabbia, ridendo come un matto, mentre capisco che me l’ha fatta grossa.
-    Sei un idiota!-
Gli propino un pugno e, senza preavviso, lui afferra il mio polso e mi trascina sul suo petto, per poi cingermi dolcemente con le sue braccia.
-    Uhm… Senti…-
-    Lo so, ma tranquilla, non voglio farti nulla. Solo restare così, per cinque minuti. Me lo devi-
Constato che ha ragione, se tutte le visite che mi ha fatto nella realtà sono vere. Così resto al mio posto sciogliendo piano piano la mia rigidità e abituandomi al battito regolare del suo cuore sotto il mio orecchio.
-    Quando è successo l’incidente mi sono sentito morire. Pensavo che non ti avrei più rivista, non avrei più sentito il suono della tua voce. Non avrei più potuto punzecchiarti e godermi le tue reazioni. Allora mi son messo a scrivere una canzone. Una specie di requiem in tuo onore-
-    Come fa?-
-    Non mi ricordo… Però so che appena la finirò te la canterò. E magari ti sveglierai sul serio-
-    Sì-
-    E magari poi potrò metterti le mani addosso-.
-    Provaci-
Ridacchiamo. Solo un piccolo spicchio di sole spunta dal mare, e le stelle si stanno accendendo una dopo l’altra sopra le nostre teste.
   
 
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