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Autore: FairLady    09/03/2015    2 recensioni
Due occhi scuri, lo specchio di un'anima profondamente ferita.
Un nome sussurrato dal vento che arrivi a lenire un dolore ormai senza tempo.
Due cuori affini che si fondono in un unico corpo immortale, quello dell'amore.
Prima storia in questo fandom. Please, be kind.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passò l’inverno, con giornate così felici che Aura si domandò più volte se non stesse sognando.
Ogni tanto qualche lieve nube sembrava far capolino su quel cielo sempre terso e di un azzurro così limpido da sembrare quasi trasparente, ma per lei e Michael spazzare via quel sottile strato di incertezze stava diventando fin troppo facile, che quasi ne erano divertiti.
Nei momenti in cui il cantante doveva concentrarsi di più sulle prove e sugli ultimi ritocchi a quello che sarebbe stato uno dei tour più impegnativi di tutta la sua carriera, Aura restava in città, si dedicava al suo negozio – che stava incontrando uno dei suoi periodi migliori – e usciva con gli amici. Tanisha e gli altri si lamentavano sempre più spesso di quanto poco tempo dedicasse loro e del fatto che, prima o poi, avrebbero dimenticato anche il suono della sua voce, così – un po’ per accontentarli e un po’ per bisogno – pensò che avrebbero potuto avere ragione e che, con tutta probabilità, svagarsi insieme a quella banda di pazzi non le avrebbe fatto poi tanto male.  
Venne la primavera, guidando quel rapporto che si andava consolidando sempre più verso l’estate. E verso l’inizio della prima leg del tour.
 
Doveva ammettere che nelle ultime settimane riuscire a vedere Michael era stato davvero un gioco da ragazzi, e più tempo passavano insieme, più lei si innamorava. Quando si trasferiva al ranch per qualche giorno, la sera dopo cena avevano preso l’abitudine di camminare in silenzio per i prati della proprietà, mano nella mano, respirando la tranquillità dell’imbrunire che diventava notte; a un certo punto si sedevano, ai piedi del grande platano dove Michael amava spesso ritirarsi; le raccontava che quei rami e la meravigliosa vista della Valley gli avevano ispirato le sue canzoni più belle, e lei adorava perdersi tra le sue parole che lui riusciva a trasformare in favole meravigliose. Apprezzava il fatto che riuscisse a trovare il lato positivo di ogni cosa e che, nonostante i periodi duri passati, non avesse mai perso la fiducia nel prossimo.
Amava profondamente, perdonava in fretta.
Non lo aveva mai visto perdere il controllo; si arrabbiava di rado, e anche quando accadeva riusciva comunque a restare calmo. A volte, agli occhi di Aura, quell’uomo si trasformava in un vero e proprio mistero, sebbene fosse per lei ormai un libro aperto. Non riusciva a spiegarsi come, ma quell’uomo riusciva a farle vedere il mondo sotto un’altra prospettiva, del tutto nuova, quasi rassicurante. Perfino John aveva assunto un profilo più morbido, meno austero, grazie alle parole di Michael. C’era da dire che quell’uomo strano, che all’inizio le aveva fatto proprio una brutta impressione, si era comportato molto meglio con lei, specie in quelle ultime settimane; qualche volta si erano trovati soli a tavola, mentre Michael parlava al telefono o controllava delle scartoffie, ed erano riusciti a parlare in tranquillità. Non che ci fosse un vero e proprio rapporto di amicizia – o reciproca simpatia –, ma doveva essere sincera: Michael aveva ragione, Branca non era poi malaccio.
 
Vivere quella vita che mai si sarebbe sognata si rivelò più facile del previsto e l’uomo che le aveva spalancato il cuore sembrava destinato a sorprenderla sempre più ogni giorno che passava. Le si riempiva il cuore di tenerezza quando, mentre raccontava qualche aneddoto imbarazzante, si sfiorava la punta del naso con le dita e abbassava la sguardo, per sfuggire ai suoi occhi e nascondere quanto fosse intimidito; era orgogliosa di lui e del rapporto che stavano cercando di costruire.
Era felice che si fidasse di lei a tal punto da aprirsi anima e corpo.
Ricordava con estrema dolcezza – e una punta di malinconia – la notte in cui le parlò dei suoi problemi di salute.
 
***
 
La vera difficoltà per Michael era parlare dello stato precario in cui la sua salute verteva. Alternava periodi di relativo benessere, ad altri in cui anche alzarsi dal letto poteva diventare una vera e propria impresa; eppure non si era mai lamentato, non si era mai arreso. Teneva sempre acceso sulle labbra quel suo sorriso ormai famoso e stupiva tutti i suoi cari con quella capacità di nascondere anche il minimo fastidio. Chi non lo conosceva, non avrebbe potuto indovinare quanto sforzo gli ci volesse per essere quello che era.
Ma anche i più duri, prima o poi, cedono.
In quell’ultimo periodo non aveva grandi motivi per essere triste, in effetti. Anzi, se anche ne avesse avuti, la sola presenza di Auralee nella propria vita, sarebbe bastata a cancellare ogni malumore, ogni dolore. Probabilmente, non aveva mai vissuto una serenità così completa, così profonda. Per questo motivo, in una notte apparentemente come tante, ma segnata dall’amore che lui e Aura si erano appena dimostrati tra le lenzuola del suo letto, si ritrovò con una voglia matta di condividere con lei anche l’ultimo brandello di sé.
«Sei stanca, tesoro? Vuoi dormire?» Michael la teneva tra le braccia, beandosi del contatto di quel viso delicato, ancorato nell’incavo del collo. Le accarezzava una spalla con le dita, coccolandola e accudendola come il più prezioso dei doni. Ormai Aura sapeva che dormire non era un’attività che gli riuscisse bene, e sperò che gli tenesse compagnia; voleva parlarle, ma anche assicurarsi che a lei stesse bene: non era il tipo da imporsi sulla volontà altrui.
«Mh, direi sì alla prima, ma no alla seconda… non ancora, almeno» la sua voce gli stava dicendo tutt’altro. Era molto vicina all’addormentarsi, ne era certo; sorrise intenerito e la strinse ancora di più.
«Ti va se parliamo un po’? Ci sarebbero… beh, vedi… ci sarebbero delle cose che penso dovresti sapere. È arrivato il momento…»
Aura mosse appena il capo, abbastanza da poterlo guardare nella penombra. Aveva l’aria preoccupata.
«È successo qualcosa, Mike? È tutto ok?» gli domandò, con nel tono della voce una punta d’allarmismo.
Per l’ennesima volta quella ragazza meravigliosa, che mai si sarebbe sognato di meritare, le stava dimostrando quanto ci tenesse.
«Sì, - le rispose, invitandola a coricarsi di nuovo sopra il proprio petto – è tutto ok. Ci sono solo cose che fino adesso non ho avuto il coraggio di dire, cose mie personali che però penso tu debba sapere, tutto qui.»
Lei sembrò calmarsi appena, prese ad accarezzarlo con delicatezza, deponendogli piccoli baci sui tratti di pelle scoperta appena sotto la scapola.
«Parla, ti ascolto…» lo invitò, cercando di tenere a bada quell’ansia che a volte diventava fin troppo molesta. Allora, Michael, lasciandosi andare in un profondo sospiro – forse atto a dargli un po’ di coraggio – iniziò a raccontarsi, più calmo di quanto avesse immaginato.
«Vedi, tesoro, soffro di alcuni problemi di salute piuttosto importanti, come dire… non userei il termine “gravi”, ma di certo è qualcosa che mi porterò dietro per tutta la vita.»
L’uomo percepì il corpo della donna irrigidirsi; indovinò che volesse dire qualcosa subito, fare mille domande, ma decise di impedirglielo. Ora che si era deciso voleva arrivare fino in fondo.
«Aspetta, fammi finire… poi potrai chiedermi tutto ciò che vorrai.»
Le loro labbra si sfiorarono in un tocco quasi impercettibile, lei gli obbedì e si accoccolò di nuovo sul suo petto, in silenzio.
«Ho sempre avuto una salute piuttosto cagionevole, in realtà. Stanchezza strana, febbri a volte inspiegabili, ma per quanti esami io facessi non riuscivano mai a trovare il problema; poi, circa dieci anni fa, dopo l’ennesimo periodo difficile, finalmente qualcuno si decise a indagare in modo più approfondito, insospettito anche dalle macchie che ho sul corpo…» Michael sapeva perfettamente che Aura le aveva notate, e le era grato per non aver mai chiesto nulla.
Più si raccontava, più si sentiva leggero, come se a ogni parola quel peso che lo aveva sempre oppresso diminuisse fin quasi a sparire del tutto.
E fu in quegli attimi di profonda intimità – quelli in cui non conta se sei nel letto o seduto a un tavolo in un bar, quelli in cui le anime si connettono e tutto diventa così semplice che è quasi più difficile respirare – che Michael si rese conto di un’innegabile verità: ormai senza lei non avrebbe più potuto vivere.
 
Passò anche la primavera. Michael e Aura erano diventati una persona sola, anche quando non erano insieme c’erano sempre, uno per l’altra. Giunse l’estate e con essa il momento per loro di salutarsi.
«Mi rifiuto di piangere e mugugnare come una ragazzetta, per cui non mi guardare con quegli occhioni da cerbiatto indifeso, perché tanto lo so che ci vedremo tra poche settimane.»
Quelle parole fecero sorridere Michael, perché vedeva la sua donna con le lacrime lì, già sulle lunga ciglia, pronte a straripare. Le accarezzò una guancia e la baciò con dolcezza, cercando di infondergli quel marasma di emozioni che il solo starle accanto gli faceva provare.
«Allora chiuderò gli occhi mentre ti saluto e, quando ti sarai voltata e ti vedrò sparire dietro l’angolo, piangerò io per entrambi. Va bene?»
«Io non voglio saperti triste, per cui non ti azzardare a versare nemmeno una lacrima o dovrai fare i conti con me!» berciò lei, indossando la maschera della cattiva, senza riuscirci.
«Ok, signorina, ci proverò, ma lo faccio solo per te», acconsentì lui, stampandole l’ennesimo bacio su quelle labbra che avrebbe tanto voluto portare con sé in tour.
«E poi tanto lo so che, non appena avrai preso il volo e ti ritroverai di nuovo faccia a faccia con lo stuolo di donne impazzite che ti circondano sempre, io diventerò solo un vago ricordo», lo disse tutto d’un fiato, con un’ombra sorniona nel sorriso appena accennato.
«Lo sai che non è così, in te ho trovato tutto ciò di cui ho bisogno… – le sussurrò, sapendo che era la verità e tutto ciò che Aura voleva sentirsi dire – non diventerai mai il mio passato; sarai per sempre il mio futuro.»
 
 
 
I was afraid of life and you came in time
You took my hand and we kissed in the moonlight
   
 
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