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Autore: RocketQueenie    09/03/2015    11 recensioni
cosa può succedere se, sfuggiti da Bosco Atro e dalla prigionia presso gli Elfi Silvani, Thorin Scudodiquercia e la sua compagnia si trovassero alle prese con un nuovo arrivato? sarebbe l'inizio di un'avventura, di un'amicizia, di un amore, un modo per ribaltare dei destini già scritti, o solo l'inizio del declino?
!fan fiction avventurosa con (parecchi) elementi erotici e contenuti talvolta un po' forti!
Non permettiamo a noi stessi di farci del male, finché soffrire non è l'unica cosa che ci salva. O che ci resta, magari. L'unica cosa che ci fa sentire vivi, presenti, al mondo. Fa così paura, a volte, continuare a lottare. Avere così tanto da perdere..
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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L’acqua li sballottava da tutte le parti, insinuandosi in qualsiasi fenditura il legno delle botti presentasse.
Alcuni dei nani erano stati più fortunati, essendo stati barricati nei tini destinati alle scorte di vino di Re Thranduil. Lì l’acqua non poteva assolutamente entrare, ma quello che mancava, era l’aria.
Thorin, uno di questi, si sentiva soffocare.
Imprecando ad alta voce, concesse al signor Baggins circa dieci secondi di dubbio, prima di aprire con un pugno il coperchio del suo tino.
Si guardò intorno, colpito all’improvviso dalla luce del sole.
Numerose botti galleggiavano sospinte dalla corrente vicino alla sua, e alcune sprofondavano di un bel po’. Thorin immaginò che i suoi compagni fossero in quest’ultime.
Improvvisamente, però, un grido si levò sopra la sua testa.
Alzò lo sguardo, fulmineo, e si portò velocemente una mano al fianco prima di ricordarsi che la sua Fendiorchi, insieme allo Scudo di Quercia, erano rimasti a Bosco Atro, e che lui indossava solamente una leggera tunica e i suoi stivali.
L’Elfo che aveva urlato faceva dei cenni concitati ad un manipolo di altri appostati vicino a quella che aveva tutta l’aria di essere una chiusa.
-Chiudete la saracinesca!-
Thorin capì che il risultato del suo gesto avventato era stato quello di mettere a rischio la buona riuscita del piano.
Infastidito, cercò qualcosa, qualsiasi cosa, con cui colpire l’Elfo urlante prima che i suoi si accorgessero del pericolo, ma non poté trovare nulla, solo acqua che scorreva gorgogliante accanto a lui.
Improvvisamente, il sibilo di una freccia saettò a pochi millimetri dall’orecchio di Thorin, e andrò a conficcarsi nella giugulare della guardia Elfica.
Il Re si girò di scatto, e vide un manipolo di Orchi procedere di corsa verso l’avamposto, brandendo i loro archi rudimentali e urlando nella loro orrida lingua.
Come dotati di una strana coordinazione, i Nani sbucarono fuori da ognuna delle botti, pronti ad affrontare il nemico come meglio potevano.
Era una lotta impari, e loro potevano solo sperare nel successo della barriera elfica, che sembrava comunque in grande difficoltà.
Nel frattempo il capo delle guardie aveva abbassato la saracinesca di ferro, e ad una ad una, le botti sbatterono contro l’inferriata.
Imprecando, Thorin si impossessò delle armi di un soldato caduto, tenendo per sé una piccola ascia levigata e lanciando a Kili, il suo miglior tiratore, il leggero arco di legno.
In questo modo molti orchi caddero nelle acque gorgoglianti, offrendo nuove armi alla compagnia, che le sfruttò come meglio poté.
Presto però, i loro sforzi non bastarono più, e i Nani si videro sopraffatti.
Non erano abituati alle leggere e appuntite armi elfiche, che erano comunque insufficienti contro l’offensiva nemica, e ben presto iniziarono a soccombere sotto i colpi degli Orchi.
Erano una quarantina, schierati sulla riva opposta, e lanciavano pietre e frecce nella direzione delle botti.
Ben presto i Nani poterono solo difendersi sprofondando all’interno dei tini per usarli come fossero degli scudi, e la situazione sembrava veramente disperata.
Bilbo, per la paura, si era infilato al dito l’Anello, e, invisibile, tremava sul fondo del suo tino, maledicendo per l’ennesima volta il suo dannatissimo lato Tuc, che l’aveva persuaso a tentare quella terrificante impresa e a lasciare il suo comodissimo buco Hobbit.
Una freccia si conficcò nel legno della sua botte, a pochissimi centimetri dal suo viso.
Sbiancò, terrorizzato, e i suoi denti cominciarono a sbattere tra loro in un tremore incontrollabile.
Gli altri compagni non se la passavano meglio: Bombur era incastrato nel suo tino, e la sua testa pelata sporgeva di un paio di centimetri dalla sua imboccatura, offendo un comodo bersaglio. Nel tino di Dwalin, essendo il primo della fila, erano conficcate almeno una decina di frecce, che formavano in questo modo una parete ferrata assolutamente letale.
Thorin, dal fondo del suo, si sentiva così terribilmente impotente da essere scosso da ondate di rabbia, che gli riscaldavano scarlatte il corpo fino a giungere gli occhi, dove gli annebbiavano la vista.
Era alla ricerca di un piano, di un’idea che potesse salvare la vita dei suoi e la sua, ma la situazione appariva veramente disperata.
Non era ancora pronto a cedere. Non poteva abbandonare l’idea di riconquistare Erebor, non per colpa dei dannati Elfi che l’avevano spogliato di tutte le sue armi, e non certo per colpa di una ventina di Orchi.
Il morale dei Nani era a terra, quando un urlo acuto li fece sobbalzare, e qualcuno atterrò sulla riva opposta con un balzo aggraziato.
Numerose frecce volarono veloci, conficcandosi ad una ad una nelle teste deformi degli orchi, che caddero a faccia in avanti nell’acqua. Finalmente la figura emerse dall’ombra, e Thorin identificò in lei Haerelwen, che, con l’arco in una mano e la spada nel fodero, si preparava ad affrontare in un terribile corpo a corpo gli orchi rimasti.
Fu una battaglia veloce e violenta: l’Elfa infliggeva colpi con una velocità e una forza assolutamente notevoli, e furono molti, almeno una decina, gli orchi che caddero sotto la sua lama.
Agli altri pensarono le sue frecce, scagliate con assoluta precisione.
Rimasero solo due superstiti, che si allontanarono di corsa verso le montagne, schivando, per abilità o per fortuna, le ultime frecce dell’Elfa.
Dopo di che, Haerelwen si voltò verso i Nani, esortandoli a tornare a riva.
Quando essi arrivarono, bagnati e ancora sbigottivi, lei gli sorrise.
-Ti avevo detto che non ti avrei lasciato da solo, Bilbo.- commentò divertita, guardando il piccolo Hobbit che la fissava con tanto d’occhi.
-Vi ho riportato le vostre armi.- aggiunse poi, indicando un cavallo dal manto d’inchiostro che portava un fardello sulle spalle –Vi serviranno senz’altro.-
-Ci sono anche i vostri vestiti.- aggiunse poi maliziosa, lanciando uno sguardo alla tunica turchese di Thorin, che a causa di tutta quell’acqua, gli aderiva alla pelle più di quanto non avesse voluto.
Lui incrociò le braccia e le lanciò uno sguardo ostile.
Dwalin si avvicinò al destriero, pronto ad impossessarsi nuovamente delle sue cose, ma quello si impennò, allontanandolo con un nitrito minaccioso.
-Buono, Bruinen.- lo calmò lei, carezzandolo sul muso di velluto corvino –Non ancora, un attimo di pazienza.- aggiunse poi, rivolta ai Nani –Vi darò le vostre cose, ma ho un favore da chiedervi, in cambio.-
Thorin la guardò, se possibile, con ostilità ancora maggiore. Che faccia tosta!
-Qual è questo favore?- domandò Balin, proprio mentre il Re dei Nani sbottava con disprezzo:-Nessun favore sarà fatto agli Elfi.-
Haerelwen decise di ignorare la risposta di Thorin, e si rivolse a Balin, afferrando l’ascia di Gloin e porgendogliela assieme alla sua veste.
-Voglio entrare nella vostra compagnia.- disse, mentre consegnava l’arco e le frecce a Kili, le spade a Dwalin, Balin, Oin, Ori, Nori e Dori.
Quando tutti i nani all’infuori del Re furono nuovamente vestiti e armati, l’Elfa proseguì:-Vivo qui da tanti anni, e posso assicurarvi che questa non è casa mia. Conosco le storie della Montagna Solitaria, e anche la leggenda del Re Sotto la Montagna. Non sono certo le cose che fanno solitamente parte dell’educazione di un’Elfa Silvana ma io...Io non voglio restare qui. Non voglio continuare a nascondermi e a fuggire, rinchiudendomi nella fortezza di Bosco Atro e dimenticando gli orrori che popolano il mondo, e la possibilità di una guerra che spazzerebbe via tutto ciò che conosco. Non voglio abbandonare nessuno. Io voglio combattere.- disse, guardando Thorin negli occhi.
Gli altri Nani la fissavano, ormai non più con astio, ma con infinita ammirazione.
-Non potete rifiutarvi. Io voglio essere parte di questa battaglia, non voglio nascondermi come un verme sottoterra, ma uscire alla luce del sole e lottare per questo mondo, e le creature che lo popolano. Sono stanca di vivere nell’ombra e nella vigliaccheria.- proseguì, porgendogli i suoi abiti –Voglio venire con voi. Vi ho salvato. Me lo dovete.-
   
 
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