Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Whiteeyes95j    09/03/2015    1 recensioni
In una notte la vita di Stefan e Bonnie cambia. Due avvenimenti tragici, due segreti che i due ragazzi non vogliono rivelare e che li porteranno alla disperazione. Non avendo nessuno con cui confidarsi cadranno in un incubo senza fine che li porterà addirittura a scappare da quella realtà troppo dolorosa che li circonda. Nel frattempo Damon, che ha intuito nei due ragazzi dei profondi cambiamenti cercherà di far luce ai loro segreti. Ma oltre a segreti, bugie, tradimenti e inganni un nuovo nemico brama vendetta e potere e farà di tutto per approfittare della situazione.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BLACK HALF HEART
 

Stefan era da poco arrivato nella casa di Sapphire. “La prigione Dorata”, come l’aveva soprannominata lui, era esattamente uguale a come l’aveva lasciata, ormai non più piena di polvere, senza ragnatele e scale che crollavano a pezzi. Quella casa lo metteva a disagio ora che rifletteva sul fatto che sarebbe potuta essere anche casa sua, anzi, ormai era casa sua. Lui ormai era l’ultimo erede di una lunga discendenza di strega e tutto quello gli apparteneva, ma lui non desiderava niente di tutto ciò. Avrebbe rinunciato a tutto, ai suoi poteri, a quella casa, a qualsiasi cosa, pur di abbracciare, anche solo una volta, sua madre, sua sorella e sua zia. Non poteva ancora credere che le aveva perse tutte e tre, anche Sapphire, l’unica che aveva conosciuto personalmente e con la quale aveva condiviso momenti indimenticabili. Perché non gli aveva mai rivelato la verità ? Perché non gli aveva mai detto che lei era sua zia ? Perché non gli aveva detto la verità quando avevano ancora del… tempo ? Passò davanti a uno specchio e per la prima volta si fermò ad osservare il suo riflesso. Quello che vide fu un ragazzo leggermente più alto di quanto ricordava, con il viso pallido, le occhiaie sotto gli occhi vuoti, freddi, privi di qualsiasi emozione, anche la più misera. Ingenuamente, provò a fare qualche espressione, ma ormai aveva dimenticato persino come si sorrideva. Distolse lo sguardo da quel riflesso, il quale, per quello che lo riguardava, poteva anche appartenere ad un altro ragazzo, e si incamminò verso lo studio. Quando vi arrivò però vi trovò una sorpresina alquanto sgradevole.
 
<< Annabelle >> disse con tono freddo << Che diamine ci fai qui ? Sei venuta a uccidere anche me ? >> le chiese scrutandola con i suoi occhi freddi.
 
La ragazza in questione era appoggiata alla scrivania, indossava una gonna nera, con delle calze e degli stivaletti dello stesso colore e sopra una maglia rossa con un golfino verde chiaro. I capelli biondi sempre legati in una treccia. Teneva in mano quello che pareva un libricino vecchio, ma Stefan capì che quello era un diario e molto probabilmente apparteneva a sua zia.
 
<< Posalo subito >> le ordinò con tono duro.
 
<< Perché dovrei ? Questo diario tratta di qualcosa di cui io sono già a conoscenza. Vuoi sapere cosa ? >> gli chiese lei chiudendo il diario.
 
<< No, lo scoprirò quando lo leggerò, dopo che tu te ne sarai andata >> le rispose.
 
<< Parla di noi. >> gli disse ignorando la sua risposta << Parla di come ci siamo incontrati la prima volta, di come ci siamo innamorati… >>, cominciò ad avvicinarsi a lui, <<… parla di come lei ha fatto in modo che ci lasciassimo. Non sei curioso ? >> gli chiese porgendogli il diario.
 
<< Menti, io mai avrei potuto amarti. >>
 
Annabelle sorrise, un sorriso di scherno. Poi gli accarezzò la guancia e si porse vicino al suo orecchio.
 
<< Lascia che ti mostri >> gli disse.
 
Poi aprì il diario e dopo aver fatto un incantesimo, le pagine del diario cominciarono a brillare, aprendo una sorta di portale. Annabelle gli fece segno di seguirla. Stefan, dopo un momento di esitazione, attraversò il portale e dopo pochi secondi si ritrovarono nel giardino di Villa Salvatore, quando era ancora al massimo del suo splendore. Stefan in quel momento si rese conto di quanto gli fosse mancata casa sua. Lì aveva passato gli anni più felici della sua vita, lì, in quel luogo all’apparenza freddo, aveva creduto di avere tutto. Un fratello e un padre che lo amavano, seppur in un modo non proprio tradizionale, non aveva molti amici, ma quei pochi che aveva gli erano davvero cari e poi aveva conosciuto la sua amata Katherine.
 
<< Ho sempre trovato i viaggi nei ricordi alquanto noiosi, ma in questo caso necessari. >> disse Annabelle, la quale era accanto a lui.
 
<< Non ho molto tempo, cosa devi mostrarmi ? >> le chiese Stefan, desiderando andare via di lì, da quell’immensa gabbia di bugie il più in fretta possibile.
 
<< Vieni >> gli disse Annabelle incamminandosi e facendogli segno di seguirla.
 
Stefan la seguì in silenzio, cercando di immaginare a cosa avrebbe presto assistito. Se avesse avuto il suo cuore, probabilmente adesso starebbe piangendo, immensamente commosso dai ricordi, triste perché casa sua gli mancava, arrabbiato perché lì avrebbe vissuto un mondo di bugie, ansioso e un po’ timoroso di scoprire se aveva davvero provato qualcosa per Annabelle, sua nemica sin dal primo momento in cui l’aveva incontrata. L’aveva seguita per pochi minuti, poi a un certo punto Annabelle si era fermata, dietro a un albero e con un dito gli aveva indicato due figure, sedute davanti a una fontana. Un giovane ragazzo e una giovane ragazza che si baciavano teneramente. Stefan non ci mise molto a capire chi fosse la ragazza che il lui del passato stava baciando. Non era Katherine perché non era pallida come lei, il biondo dei capelli era dorato  e il fisico non era esile.
 
<< Ma come… quelli siamo… >> balbettò Stefan, mentre osservava incredulo la scena.
 
<< Noi. Prima che tu incontrassi Katherine, hai incontrato me e ci siamo innamorati. Avevi sedici anni, tuo fratello Damon era già andato all’università e io ero giunta a Firenze insieme a mia madre. Poi ce ne siamo andate, mia madre e tua zia Sapphire hanno avuto da sempre dei problemi, le nostre famiglie non hanno mai avuto un buon rapporto, a quel punto tua zia ha scelto di cancellarti la memoria. Non voleva che tu soffrissi per una persona che probabilmente non avresti più visto nella tua vita. >> disse Annabelle.
 
<< Dove siete andate ? >> le chiese Stefan, tutto a un tratto curioso.
 
<< Via dall’Italia. Era diventato troppo pericoloso, un gruppo di streghe ci dava la caccia, così ci siamo nascoste nella Dimensione Oscura per un po’. Quando siamo tornate, tu avevi già incontrato Katherine e lei stava già dirigendo il suo squallido giochetto tra te e tuo fratello. >>.
 
<< Ma, se mi amavi, perché non hai cercato di… non so di… >>.
 
<< Perché non all’epoca non sapevo che tu ti eri completamente dimenticato di me. Quando ti ho visto in compagnia di Katherine e quando mi sono resa conto della profondità dei tuoi sentimenti per lei, mi si spezzò il cuore. Non riuscii a reggere la rabbia e la delusione. Per un momento ho pensato, anzi, ho desiderato, con tutto il mio cuore, di uccidere entrambi per vendicarmi. >> gli confessò Annabelle con tono di voce freddo.
 
<< E perché non l’hai fatto ? Che cosa ti ha fatto cambiare idea ? >> le chiese Stefan, poiché non riusciva proprio a capire.
 
<< Nel momento esatto in cui ho capito che non stavo ragionando con la giusta razionalità. Ho semplicemente fatto quello che tutti dovrebbero fare in queste occasioni >> rispose Annabelle in una maniera alquanto sibillina.
 
<< Ebbene ? >>.
 
<< Non te ne sei ancora accorto vero ? >> gli chiese Annabelle con uno strano ghignetto.
 
Stefan la osservò senza capire. Di cosa si doveva rendere conto ? Non aveva mai dato molta importanza ad Annabelle la prima volta che l’aveva incontrata, aveva la vista e il cuore annebbiato dal dolore. Non aveva la giusta lucidità per rendersi conto che lei sarebbe stata un pericolo per lui. Gli incontri a seguire non erano stati neanche poi tanti amichevoli, in quanto lui l’aveva spintonata contro una macchina e lei lo aveva trafitto con un dardo di ghiaccio. Che cosa doveva notare di così importante ? Il suo carattere freddo e spietato ? La sua mancanza di emozioni ? Il suo sguardo perennemente freddo come il ghiaccio ?
 
<< Aspetta, non vorrai dirmi che… >> le disse mentre cominciava a capire.
 
Annabelle annuì e a quel punto capì tutto. Annabelle era senza cuore, esattamente come lui. Si era strappata il cuore dal petto per le sue stesse ragioni, perché non voleva soffrire più per amore, perché non voleva più provare niente per nessuno. Perché temeva che avrebbe potuto soffrire in quel modo di nuovo.
 
<<< Ti sei strappata il cuore dal petto, per non soffrire più a causa mia ? >>.
 
<< Già. Una volta che mi strappai il cuore dal petto mi sentì subito meglio, ma sapevo che era solo una pura illusione e comunque non avevo rinunciato al mio desiderio di vendetta. Ho semplicemente atteso con pazienza, fino a quando ho avuto l’occasione perfetta per vendicami. >>.
 
<< Così hai approfittato di un mio momento di debolezza per vendicarti. Volevi vedermi a pezzi, esattamente come… >>.
 
Stava per continuare la frase, quando la sua attenzione fu attirata da una figura che stava camminando verso di loro. Era una cameriera, con i capelli mori e gli occhi scuri quasi neri, la pelle pallida e il fisico esile. Stefan la riconobbe subito, quella ragazza era Claire, sua sorella. Gli si formò un groppo in gola e ancora una volta avrebbe voluto provare qualcosa. Aveva appena scoperto che aveva incontrato inconsapevolmente sua sorella Claire, aveva scoperto che aveva avuto l’occasione di abbracciarla e di amarla come avrebbe dovuto e non lo sapeva. E ora, che finalmente la poteva vedere di persona, l’unica cosa che era in grado di fare era stare lì, immobile, mentre osservava sua sorella come se stesse osservando un foglio di giornale sulla strada, ovvero come qualcosa che non gli suscitava alcuna emozioni e verso la quale era totalmente indifferente. Quasi istintivamente si portò una mano al petto, dove sperava di poter sentire qualcosa che era consapevole di non poter sentire.
 
<< Voglio andare via >> disse.
 
Annabelle accanto a lui, capendo perché Stefan volesse andare via di lì, non esitò a rompere l’incantesimo e in meno di un minuto, i due si ritrovarono nello studio. Stefan fece il giro dello scrittoio e si sedette sulla sedia, prendendosi la testa tra le mani. Annabelle invece si era nuovamente appoggiata alla scrivania, indifferente a quello che era appena successo.
 
<< Mi sembra inutile chiederti come stai. >> disse << Non puoi provare niente >>.
 
<< Perché mia zia mi ha nascosto tutto questo ? >>.
 
<< Per proteggerti, credo. Non erano anni tranquilli. La tua famiglia, quella di Bonnie, quella di Rosalie, di Anastasia e di molte altre erano in guerra. >> disse Annabelle posando il diario sulla scrivania, continuando tuttavia a dargli le spalle.
 
<< Perché ? >>.
 
<< Perché non puoi essere così ingenuo da credere che una famiglia non desideri vendicarsi dopo aver subito un affronto. Le nostre famiglie hanno davvero dei pessimi rapporti. La famiglia di Bonnie che maledice la mia, la mia famiglia che si vendica creando un pericoloso sortilegio ai danni della famiglia di Bonnie e di molte altre creature della notte. Soprattutto i vampiri >>.
 
<< Perché i vampiri ? >>.
 
<< Perché è necessario avere il cuore di un vampiro per poter effettuare il sortilegio. >>.
 
<< Ecco perché mi avete scelto. Io ero un vampiro, vi serviva il mio cuore per il sortilegio e inoltre tu volevi la tua vendetta e… e l’incontro di quella sera non è stato affatto casuale >>.
<< In effetti no. Aspettavo di rincontrarti, il tuo cuore era davvero speciale, era puro, nonostante appartenesse a un vampiro. Sapphire si sbagliava riguarda ai vampiri, non tutti sono impuri di cuore e tu ne eri la prova. Non è stato molto semplice per tuo fratello darti la spinta necessaria affinché tu rinunciassi a tutti i tuoi ideali. >>.
 
<< No, ma è stato ancora più difficile per me. >> confessò Stefan.
 
INIZIO FLASHBACK
 
Stefan era appena tornato dalla caccia. Quel pomeriggio non era riuscito a cacciare niente di meglio che qualche uccello e un coniglio, ma per un po’ sarebbero bastati. Non vedeva l’ora di andare in camera sua e di passare un po’ di tempo con Elena. Era abbastanza tardi e non voleva entrare dalla porta principale rischiando di svegliare anche la Signora Flowers, per cui aveva scelto di entrare dalla finestra della sua camera. Fu solo dopo che ebbe alzato lo sguardo che notò che la finestra della sua camera era aperta. Non ci sarebbe stato niente di strano, erano a settembre e le temperature erano ancora abbastanza calde, ma qualcosa, qualcosa che non conosceva, gli diceva che sarebbe dovuto andare via. Lentamente si era arrampicato su un albero, davanti alla finestra della sua camera e a quel punto li vide. Elena e Damon che si baciavano con passione. Poi vide suo fratello sollevare lentamente la maglietta del pigiama della sua ragazza, mentre le gli sbottonava la camicia. Capì di aver visto abbastanza, per cui scese dall’albero mentre le lacrime scendevano lentamente lungo le sue guance. Le mani gli tremavano dalla rabbia, gli occhi gli bruciavano per il furore, il cuore nel petto si infiammava di odio e di dolore e per la prima volta, dopo tanto tempo, sentì il bisogno di respirare. Prese le chiavi della sua macchina dalla sua tasca, e dopo aver messo in moto, sgommò via dalla pensione senza neanche preoccuparsi di fare rumore. Nessuno se ne sarebbe accorto, comunque. Si fermò presso uno di quei postacci che era solito frequentare Damon. Quando vi entrò, per un breve momento, le persone al suo interno lo guardarono con curiosità, molto probabilmente perché era un ragazzino rispetto agli altri e poi era una faccia nuova. Nel locale c’erano clienti di tutte le età, dagli adolescenti in cerca di divertimento, agli uomini adulti che volevano un po’ di svago dalla loro quotidianità. Stefan si sedette al bancone e ordinò un bicchiere di tequila. Il barista lo aveva guardato in un modo strano, probabilmente si stava chiedendo se lui avesse l’età per bere. Stefan, non avendo voglia di iniziare una discussione, prese il suo documento e glielo mostrò, a quel punto il barista gli servì il primo di tanti bicchieri strapieni di alcolici. Era così addolorato che non si era reso conto della presenza di una ragazza, seduta a un tavolo poco distante dal suo, con i capelli biondi legati in una treccia e con indosso un vestito rosso, che lo guardava con attenzione. Annabelle era il quel luogo da qualche oretta, sapeva, grazia a una visione di Albert, che Stefan sarebbe stato lì quella sera. Probabilmente se avesse avuto il suo cuore, sarebbe riuscita a provare qualcosa nel rivedere il suo primo amore dopo tanto tempo. Invece non riusciva a provare niente, se non indifferenza e un forte desiderio di vendetta. Rimase tutta la sera seduta a quel tavolo, osservando con attenzione ogni minimo movimento di Stefan e la sua conversazione noiosa con il barista, il quale non vedeva l’ora di toglierselo dai piedi.
 
 
<< Ha capito quel bastardo cosa mi ha fatto ? Ha scopato con la mia ragazza alle mie spalle. Sono davvero un idiota >> disse Stefan mandando giù un sorso di gin.
 
<< E ora sei qui ad affogare i tuoi dispiaceri nell’alcol. Oh ragazzino, ne ho visti tanti come te e per esperienza posso dirti che domani ti sentirai ancora peggio >> gli disse il barista con una smorfia, mentre gli porgeva un altro bicchiere.
 
<< Non potrei mai sentirmi peggio di così. Dio, voglio morire >> disse Stefan coprendosi il viso con le mani.
 
<< Non vorrai metterti a piangere ora ? >> chiese il barista facendo un’altra smorfia.
 
<< No, ho ancora una dignità >> disse Stefan bevendo in un solo sorso l’ennesimo bicchiere di qualche alcolico.
 
Annabelle distolse l’attenzione da quella noiosa conversazione, sperando di poter andare via di lì il più presto possibile. Dovette attendere tre ore in quel posto prima che Stefan cominciasse veramente a sentirsi male, una sciocchezza in confronto ai secoli che aveva dovuto aspettare per rivederlo.
 
<< Ragazzino, penso che tu abbia bevuto abbastanza. Dammi il tuo cellulare che chiamo qualcuno per farti venire a prendere >> disse la voce burbera del barista.
 
<< Non rompa. Piuttosto, si sbrighi a versarmi un altro bicchiere di qualunque schifezza egli abbia. >> gli rispose Stefan porgendo il bicchiere ormai vuoto al barista.
 
Doveva essere davvero ubriaco, Stefan da sobrio non si sarebbe mai espresso in quel modo così poco signorile. Annabelle, dopo che il barista aveva minacciato di chiamare la polizia, si era alzata dal suo tavolo e si era avvicinata al ragazzo.
 
<< Non si preoccupi signore >> disse con tono freddo ma cordiale << Questo ragazzo è un mio amico. Mi occuperò io di lui >> disse sforzando un sorriso affabile.
 
 Il barista l’aveva osservata circospetto per qualche minuto, indeciso o meno se affidare il ragazzo nelle sue mani. Poi, dopo aver lanciato un’ultima occhiata a Stefan, si rese conto che era stanco fino al midollo di quel ragazzino e che comunque non erano affari suoi. Senza neanche salutarli se ne era andato sul retro del bar, senza neanche contare i soldi che Annabelle aveva lasciato sul bancone.
 
<< Andiamo >> disse a Stefan, prendendolo per un braccio e trascinandolo verso l’uscita.
 
Stefan, il quale si reggeva a malapena in piedi, non oppose resistenza. Annabelle aiutò il ragazzo a salire sulla sua auto e, dopo avergli fatto passare un po’ la sbornia, lo condusse a casa sua.
 
<< Dove siamo ? >> le chiese Stefan un po’ preoccupato, scendendo dall’auto.
 
<< Siamo a casa mia. >> disse Annabelle scendendo dall’auto a sua volta << Dai, entra. Non aver paura >>.
 
Annabelle, con un incantesimo fece in modo che i cancelli si aprissero. Lo condusse all’interno della villa e Stefan non riuscì a non rimanere impressionato dal lusso della Villa, che nella sua immensità lo inquietava e gli metteva anche un po’ di disagio. Annabelle lo condusse in una strana stanza rossa, dove Stefan sentiva delle strane vibrazioni, come se fossero un insieme di cuori che battevano all’unisono, ma questo non gli sembrava possibile. Al centro della stanza rossa, seduti a un tavolo con sopra una pergamena, c’erano tre persone, una donna, un uomo e una giovane ragazza. Probabilmente erano i genitori e la sorella di quella strana ragazza bionda che l’aveva portato lì. Anche loro erano vestiti in modo molto elegante. L’uomo indossava un completo elegante di colore nero, la donna indossava un vestito lungo e rosso, mentre la ragazza indossava un abito corto verde scuro.
 
<< Allora, Stefan questa è la mia famiglia. Loro sono i miei genitori, i signori De Verdant e quella è mia sorella minore. >> disse Annabelle presentandolo.
 
Stefan strinse timidamente la mano a quelle persone all’apparenza molto sofisticate, tanto che per un attimo si vergognò profondamente a tal punto di essere quasi tentato di chiedere ad Annabelle se quell’incontro poteva essere rimandato al giorno dopo, quando lui avrebbe indossato qualcosa di meglio di un jeans leggermente sporco di terra, una maglietta bianca che puzzava di sigaretta e un po’ del gin che aveva rovesciato sopra e delle scarpe sporche di fango e terra. Per quanto riguardava i capelli, preferì non pensarci, altrimenti gli veniva voglia di morire un’altra volta.
 
<< È un piacere conoscervi. >> disse con un sorriso timido << Mi scuso se mi presento vestito in… questo modo ma… diciamo che questa visita non era in programma e… non è un buon momento >>.
 
<< Oh, non preoccuparti caro. Nessuno è qui per giudicarti. Ma prego, siedi pure con noi. >> gli disse la donna con un sorriso all’apparenza gentile.
 
<< Grazie >> rispose Stefan sedendosi al tavolo vicino alla donna.
 
Annabelle prese posto tra il padre e la sorella, tuttavia senza smettere di osservarlo. Doveva ammetterlo, Stefan era davvero cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto. La pelle molto pallida, tipica dei vampiri, i ricci scuri e gli occhi verdi ricchi di malinconia, occhi che avevano visto molto e che avevano sofferto molto. Occhi che un tempo l’avevano amata e che lei aveva amato a sua volta. Ma adesso ciò non era più possibile, lei se ne era assicurata molto tempo fa, quando aveva scelto che non voleva più essere ferita in quel modo, quando, lentamente, aveva infilato la sua mano nel petto, provando dolore un’ultima volta prima di lasciarsi pervadere dal beatitudine del vuoto. Mai come in quel momento aveva creduto che tutto ciò che stesse accadendo fosse giusto.
 
<< Allora, giovanotto, come mai sei venuto qui ? >> gli chiese l’uomo, scrutandolo con attenzione.
 
<< Sono qui perché vostra figlia mi ha detto che voi potete aiutarmi a risolvere un male che mi porto dentro da un po’ >> disse Stefan guardando attentamente tutti i presenti.
 
<< Un male d’amore ? >> gli chiese la donna con un sorrisetto.
 
Stefan la guardò stranito. Come aveva fatto a indovinare ?
 
<< Hai lo sguardo di un innamorato ferito. È uno sguardo che più o meno tutti in questa stanza conosciamo bene >> gli spiegò la donna.
 
Stefan annuì poi continuò a parlare << Io ho passato tutta la mia vita cercando di non far del male agli altri. Anche quando sono diventato un vampiro ho… cercato di non essere un pericolo e mi sono sempre nutrito solo di animali. Non ho mai neanche provato a spegnere la mia umanità ma adesso io… io… Io adesso non voglio soltanto evitare di ferire, voglio anche evitare di essere ferito >>.
 
Annabelle lo osservò attentamente. Quello non era il ragazzo di cui si era innamorata, era un uomo distrutto, con gli occhi spenti, le mani tremanti e desideroso di essere felice. Poverino, non avrebbe trovato la sua felicità attraverso inutili scorciatoie ma quelli non erano affari suoi. Ma non erano più affari suoi.
 
<< Noi possiamo aiutarti, giovanotto. Ma la magia vuole sempre qualcosa in cambio dei suoi servigi. In questo caso, noi vorremo qualcosa in cambio. >> disse l’uomo porgendo a Stefan il foglio al centro del tavolo << Saresti disposto a concederci un favore a tua volta ? >> gli chiese poi.
 
Stefan prese il foglio in mano poi chiese << Posso leggerlo un momento ? >>.
 
<< Leggilo con calma, noi non abbiamo alcuna fretta e vogliamo che tu prenda la tua decisione in piena consapevolezza e essendo a conoscenza di tutte le informazioni che ti servono >> disse l’uomo, guardandolo con uno sguardo rassicurante.
 
Stefan annuì, poi lesse quanto c’era scritto sul foglio :
 
“Io, il qui presente Stefano Salvatore, dichiaro di essere nel pieno delle mie facoltà e di agire solo e soltanto secondo la mia volontà, accetto di firmare questo contratto con la famiglia De Verdant, prendendomi la piena responsabilità delle mie azioni. I coniugi De Verdant, hanno accettato di offrirmi i loro servigi, offrendomi ausilio per le mie sofferenze. In cambio io accetto di donare loro i miei servigi, per il periodo di tempo necessario al fine di ripagare il mio debito nei loro confronti. Nel caso in cui, io dovessi non rispettare i termini di quest’accordo, quest’ultimo sarà immediatamente sciolto e dovrò pagare le mie conseguenze…”
 
Stefan smise di leggere per un momento e chiese << Prima di accettare, vorrei sapere… si insomma, in che modo pensate di aiutarmi ? Quale incantesimo può mai aver bisogno addirittura di un contratto per poter essere effettuato ? >>.
 
<< Continua a leggere. L’incantesimo viene spiegato nel paragrafo 1 >> gli spiegò la donna.
 
Stefan annuì, poi continuò a leggere :
 
“Paragrafo 1: L’incantesimo che verrà attuato è detto l’incantesimo dell’animo vuoto. Consiste nel strappare il cuore del soggetto dal proprio petto con la magia, in modo che il soggetto in questione continui a vivere, seppur in assenza dell’organo sottratto.
Paragrafo 2: Il soggetto, dopo l’estrazione del cuore, non proverà più alcuna emozione, né negativa né positiva. Non potrà più amare, ma non potrà neanche più soffrire per amore. Sarà totalmente protetto sul piano sentimentale, nessuno potrà più ferirlo.
Paragrafo 3: Il soggetto potrà decidere di reinserire, senza alcun effetto dannoso per il corpo, il cuore in qualsiasi momento. Di conseguenza, potrà riappropriarsi delle proprie emozioni.
Paragrafo 4: Nel caso in cui il soggetto dovesse pentirsi di aver riposto il cuore nel petto, può chiedere che gli venga nuovamente strappato. Ovviamente, sempre firmando un contratto simile a questo.
 
Sperando che questa spiegazione sia stata più che esaustiva, i coniugi De Verdant sono estromessi da qualsiasi responsabilità. Io, Stefan Salvatore, sarà l’unico responsabile di ogni mia eventuale scelta.
 
Stefan non poteva dire di essere molto allettato dall’idea di farsi estrarre il cuore dal petto ma se i risultati sarebbero stati quelli descritti… beh, quello era l’incantesimo fatto a posta per lui.
 
<< Dopo che mi avrete strappato il cuore… che cosa ne farete ? >> chiese loro Stefan.
 
<< Noi proteggeremo il tuo cuore, come proteggiamo quelli di tutti coloro che hanno richiesto da parte nostra gli stessi servigi. Li conserviamo finché non decidono di averlo indietro. >> gli rispose la donna sorridendo.
 
<< Per cui… è tutto ? Io firmo, pago e voi proteggerete anche il mio cuore ? >> gli chiese Stefan per avere dei chiarimenti.
 
<< Esattamente. L’unica cosa che devi fare, per fare inizio al processo, è firmare >> gli disse la ragazza mora porgendogli una penna.
 
Stefan prese la penna un po’ titubante, lanciò un’ultima occhiata al contratto e doveva dire che l’offerta era piuttosto allettante. “Non farei niente di male”, pensò. Questo incantesimo avrebbe avuto degli effetti solo su di lui, lui e nessun altro. Nessuno ne avrebbe sofferto, lui per primo avrebbe finalmente smesso di soffrire. Era il suo cuore, in fondo, aveva il diritto di farci quel che voleva senza dover alcuna spiegazione a nessuno. Senza ulteriore indugio firmò il contratto, o meglio, la sua condanna, ma questo lo avrebbe scoperto solo in seguito.
 
FINE FLASHBACK
 
<< I tuoi genitori mi hanno ingannato e tu sei stata loro complice. Ora mi chiedo perché tu sia qui, ora ? >> le chiese alzandosi dallo scrittoio e avvicinandosi a lei.
 
<< Perché è giusto che tu sappia perché ho agito in questo modo. Non voglio che tu, quando dovremo scontrarci, mi uccida senza sapere tutta la verità >> gli rispose Annabelle, voltandosi a guardarlo.
 
<< Perché pensi che io e te, un giorno, saremo costretti a ucciderci ? >> chiese Stefan senza riuscire a comprendere le parole dell’altra.
 
<< Perché le nostre famiglie fanno questo da generazioni. Si feriscono, si vendicano e si uccidono. Noi non ci comporteremo in modo diverso, porteremo avanti la tradizione per l’eternità. Siamo legati da un destino inscindibile e ci distruggeremo a vicenda. >> spiegò Annabelle con una scrollata di spalle, come se tutta quella faccenda non le pesasse minimamente.  
 
Stefan, anche se ancora non conosceva tutta la verità sulla sua famiglia, sentiva che in fondo Annabelle aveva ragione. Sapphire aveva una brutta opinione su Anastasia
 
<< Sei venuta qui solo per dirmi questo ? >> le chiese Stefan.
 
<< No, sono venuta qui per restituirti questo >>
 
Dopo aver detto ciò, nella mano di Annabelle apparve il cuore di Stefan. Stefan non ci poteva credere. Che cosa aveva in mente Annabelle ? Aveva portato il suo cuore in questo posto per ucciderlo ? Annabelle invece si limitò a posare il cuore sulla scrivania. Stefan lo prese in mano e lo guardò attentamente. Non sapeva dire se gli fosse mancato o meno, in realtà non sapeva neanche come si sarebbe dovuto sentire. In quel momento, sarebbe bastato così poco per tornare a essere se stesso. Ma lo voleva davvero ? Era pronto ? Era quello il momento giusto ? Aveva paura, o meglio, sentiva che avrebbe potuto averne. Nonostante le ultime scoperte, non riusciva a fidarsi di Annabelle e una parte di lui era convinta che ci fosse sotto qualche trucco.
 
<< Io ora devo andare. >> gli disse Annabelle, distogliendolo dai suoi pensieri.
 
<< Prima dimmi il perché. Perché adesso ? Tua madre lo sa ? >> gli chiese Stefan prendendola per un braccio.
 
<< Mia madre è d’accordo con me. Ormai non sei più un vampiro, il tuo cuore non ci serve più per il sortilegio >> gli spiegò Annabelle.
 
<< Neanche per controllare Bonnie ? >>.
 
<< No. Forse tu non lo sai, ma Bonnie, in questo momento, sta tornando a Fell’s Church con l’aiuto di una delle dipendenti di tua zia >> gli rispose Annabelle con un ghignetto.
 
<< Di che cosa stai parlando ? >> gli chiese Stefan stringendo il braccio della ragazza.
 
<< Che dovete darvi una mossa. Il bambino tra pochi giorni sarà al nono mese di gravidanza e a quel punto il tempo dalla tua amica sarà scaduto, definitivamente. Nessuno di voi potrà proteggerla. >> detto questo si liberò dalla presa del ragazzo. << Ah a proposito, stai per ricevere visite e… una volta che io me ne sarò andata, non illuderti che io ti lascerò seguirmi tanto facilmente. Io e mia madre abbiamo chiuso qualsiasi portale che avrebbe potuto accedere alla nostra villa, infatti, al massimo, potrai accedere a Fell’s Church ma non oltre. >> gli disse Annabelle con un ghigno.
 
<< Non riderei tanto presto se fossi in te. Spero che i tuoi sistemi di difesa siano eccellenti perché ti giuro che non vi permetterò di fare del male a Bonnie >> chiese Stefan con un ringhio.
 
Annabelle non rispose e dopo aver ghignato sparì alla sua vista. “Maledizione”, pensò Stefan. Adesso che cosa avrebbe potuto fare ? Bonnie era di nuovo in pericolo e lui adesso era bloccato lì. Doveva trovare un modo per uscire da lì, ma come ?
 

 
Elena ormai non poteva più definirsi estranea al mondo soprannaturale. Del resto aveva avuto dei rapporti intimi con due vampiri e una delle sue migliori amiche era una strega. Inoltre lei stessa era stata una vampira, per un breve periodo. Tuttavia, non aveva mai visto prima d’ora uno sguardo più freddo di quello che aveva visto sul volto della ragazza bionda che l’aveva rinchiusa lì. Si trovava a Monaco quando i quei ragazzi-draghi erano riusciti a catturarla. In realtà, si era sera conto che quelle strane creature la stavano seguendo già da un po’ di tempo. I suoi poteri di Angelo non erano ancora del tutto svaniti e per un po’ di tempo erano stati sufficienti per permetterle di scappare. Tuttavia, nell’ultimo periodo neanche quelli erano stati sufficiente per proteggerla e nascondersi diventava sempre più complicato. Aveva cambiato molte volte città negli ultimi mesi, sperando di potersi nascondere ma quelle creature la trovavano, sempre. Finché non erano riusciti a catturarla e l’avevano portata in quella strana villa. Era stata la ragazza bionda a rinchiuderla in quella prigione. Elena non riusciva proprio a capire perché i suoi rapitori l’avevano cercato in maniera così assidua. Che cosa volevano da lei ? Perché voleva proprio lei ? Almeno non erano stati rudi con lei, avevano rispettato a sua condizione e ciò era una fortuna. Ormai mancava davvero poco al giorno del parto e lei sperava con tutto il cuore che, nel momento in cui avrebbe stretto il bambino tra le sue braccia, sarebbe stata una donna libera.
 

 
Stefan ormai si era quasi rassegnato a rimanere bloccato in quel posto per un bel po’ di tempo, per cui aveva iniziato a girovagare nello scrittoio di sua zia, fin quando aveva trovato una busta blu con su scritto “Per Stefan”. Lui l’aveva aperta e aveva letto, lettera dopo lettera, parola dopo parola, riga dopo riga, tutta la verità sulla sua famiglia, fino alla morte di Claire e al loro incontro a Parigi durante gli anni della Rivoluzione Francese. Dopo averla letta l’aveva poggiata sullo scrittoio e poi aveva preso in mano il suo cuore. Era davvero quello che voleva ? Sempre più spesso, nell’ultimo periodo, aveva desiderato riavere il suo cuore tra le sue mani, ma adesso che sapeva tutta la verità sulla sua famiglia e il modo in cui erano morte le donne più importanti della sua vita, aveva paura di come avrebbe potuto sentirsi dopo aver posto fine a quel senso di vuoto. Sua madre, sua sorella e sua zia erano morte per colpa di un vampiro, quella feccia maledetta che aveva distrutto la sua famiglia. Non gli importava se fosse stato Damon o qualcun altro a uccidere sua sorella, suo fratello aveva comunque ucciso sua zia una volta e lui aveva stupidamente preso le sue difese. Adesso era stanco, anche se non poteva sentire la stanchezza, in un certo senso riusciva a sentirsi così. Non era arrabbiato con suo fratello, ma con tutti i vampiri. In quel momento li voleva uccidere tutti, sentiva di provare un odio profondo per loro. Fu solo in quel momento, che si rese conto, che il suo cuore non era più rosso come lo aveva lasciato, ma nero, per metà. 






ANGOLO AUTRICE

Salve !! Prima di tutto vorrei scusarmi per aver aggiornato così in ritardo, ma ultimamente ho avuto un sacco di impegni. Oltre a ciò, posso dire di non essere affatto soddisfatta di questo capitolo, ma più lo rileggevo e meno mi piaceva, l'ho addirittura cancellato e poi riscritto e il risulato mi è piaciuto ancora meno. Volevo anche dirvi che ormai mancano pochi capitoli. Ormai mandare avanti questa storia sta diventando un po' complicato e non voglio farla finire in modo banale. Grazie per l'attenzione.
Un MeGa BaCiO

 
  
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