Serie TV > Robin Hood (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Zury Watson    10/03/2015    7 recensioni
Se il finale di stagione non vi ha soddisfatto, siete nel posto giusto.
Le morti che abbiamo visto nella 3x12 e nella 3x13 non si sono mai verificate, Re Riccardo è rimpatriato e ha rimesso in sesto ogni cosa. Nottingham è stata distrutta ma il suo destino è di essere ricostruita. Robin, Archer e Guy amministrano Locksley non smettendo per questo di aiutare chi ha bisogno e in tale contesto si inserisce Kaelee, una giovane donna arrivata da un villaggio vicino.
Capitoli in revisione (Revisionati 1-16)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Locksley


Freccia e Lama

Locksley.
Laddove l'attività di panettiere non avesse entusiasmato abbastanza le nuove generazioni di uomini e donne di Locksley, il villaggio aveva una divertente ed istruttiva alternativa da offrire. Tuck ed il suo orto, infatti, erano diventati il passatempo preferito dai più giovani: il frate era riuscito non soltanto a reperire i semi dei molti ortaggi che aveva imparato a coltivare anni addietro, ma anche ad attirare l'attenzione dei ragazzini mostrando loro le magie della Natura, come da un seme con le dovute cure sarebbe spuntata una piantina prima o poi. Così, mentre gli adulti, già istruiti a quel tipo di lavoro, raccoglievano i frutti dell'idea del frate, si prendevano cura del terreno e commercializzavano il cibo, Tuck insegnava ai piccoli come preparare la terra e trattare i semi. Alcuni di loro si erano appassionati a quell'attività al punto che pure il fazzoletto dietro la loro abitazione era buono per far pratica.
«Tuck! Tuck!», urlò il piccolo Rolf correndo per tutto il campo alla ricerca del frate per mostrargli ciò che era riuscito a coltivare grazie ai suoi insegnamenti.
Scene come questa si ripetevano ogni giorno, più volte al giorno, e tutti gli abitanti di Lockley che si rivolgevano a Fra Tuck ricevevano sempre in cambio un sorriso ed un ringraziamento spontaneo da quell'uomo di colore tanto alto quanto pieno di voglia di vivere, fede e speranza nel futuro.

Robin e Archer, dal canto loro, reclutavano giovani arcieri.
Nessuno, né i due fratelli né gli altri della banda di ex fuorilegge, si augurava nuovi scontri, ma farsi trovare impreparati nell'eventualità di un pericolo imminente sarebbe stato un errore così sciocco ed imperdonabile che Robin voleva correre ai ripari e giocare d'anticipo. Inoltre istruire uomini e donne all'arte del tiro con l'arco offriva anche la preziosa possibilità di organizzare una gara per animare qualche festa, motivare i giovani e divertire gli abitanti del villaggio.
Tra gli altri, anche Kaelee aveva iniziato a prendere lezioni, ma sembrava che arco e frecce non fossero il suo forte.

Non trascorreva giorno, comunque, che gli uomini di Robin Hood non si infilassero nella foresta per tenere sotto controllo la situazione: il ritorno di Re Riccardo non aveva estirpato cattiveria e avidità nei cuori di tutti gli inglesi, perciò a volte capitava che un gruppo di persone passasse da Sherwood con l'intento di saccheggiare i villaggi a portata di mano pur consapevoli della concreda eventualità di imbattersi nella nota banda che proteggeva da anni Sherwood e dintorni.
Essere stati costretti a vivere nascosti nella foresta per lungo tempo dava agli uomini di Robin un netto vantaggio in quanto non esisteva angolo di quella grande e bellissima foresta che i fuorilegge non conoscessero, non un punto in cui non si fossero appostati almeno una volta per tendere un'imboscata, non un cantuccio che non avesse giocato un ruolo importante per la salvezza di uno o più della banda. Sherwood era letteralmente parte della banda, sua silenziosa complice.
A capo delle piccole spedizioni programmate, molto spesso c'erano Much e Little John i quali si portavano dietro tre o quattro uomini per volta e insegnavano loro i segreti della foresta, invitandoli a non averne paura, a non temerla e a rispettarla.
In tutto ciò Much approfittava anche per cacciare animali di piccola taglia e preparare i suoi ormai celebri manicaretti.

La tranquillità che Locksley viveva dopo gli anni trascorsi nel terrore era una novità molto gradita e dal momento che tutti, nel villaggio, nutrivano grande rispetto per Robin Hood nessuno sognava anche solo lontanamente di venir meno alle poche ma efficaci regole che tenevano in piedi la comunità e consentivano a chiunque una vita tranquilla e dignitosa. Il lavoro non mancava grazie alle qualità dei molti artigiani, senza contare che parecchi si stavano dando da fare per ricostruire Nottingham; Locksley era in buoni rapporti con i villaggi vicini e questo consentiva scambi commerciali molto utili; la foresta ed il fiume offrivano carne e pesce sempre freschi e questo aveva consentito la nascita di altre attività all'interno del villaggio. Certo i nobili non mancavano nelle terre vicine, ma l'assenza di uno Sceriffo avido di denaro aveva ridimensionato molto le pretese dei ricchi e aveva impedito loro di sfruttare i meno abbienti.
Quel clima sereno aveva dato un nuovo volto a Locksley e ai suoi abitanti.

Kaelee, dopo quel pranzo a casa di Kate, aveva rivisto Guy soltanto di sfuggita.
Non era ancora riuscita a capire se quella specie di malinconia che provava dipendesse da questo, ovvero se le dispiacesse non aver rivisto quell'uomo, oppure no e nel caso in cui la risposta fosse positiva, la ragazza si domandava perché mai dovesse lasciarsi prendere da simili sensazioni dato che lo conosceva appena quell'uomo. Era evidentemente confusa e se da un lato credeva che parlarne con qualcuno potesse essere una soluzione, dall'altro non se la sentiva di parlarne con nessuno, men che meno con Kate che aveva problemi sentimentali ben più grossi dei suoi. Ammesso che davvero quella fosse la natura dei turbamenti di Kaelee.
Anche se le donne di Locksley erano per la maggior parte molto socievoli, l'unica con cui Kaelee fosse riuscita a instaurare un buon rapporto era proprio Kate: insieme a lei trascorreva il tempo libero, teneva in ordine la casa e svolgeva molte attività. Kate aveva perfino la forza di spronarla a non demoralizzarsi se il tiro con l'arco non andava come sperava. Kaelee si era resa conto fin da subito che Kate era una donna speciale e insieme a lei si divertiva tantissimo, come non le era mai capitato prima del suo arrivo a Locksley.
L'unica amica che Kaelee avesse mai avuto, infatti, era morta per una grave malattia quando entrambe avevano undici anni e da allora Kaelee non era più riuscita ad avere un rapporto di quel tipo con le ragazze del suo villaggio d'origine. Poi era piombata Kate nella sua vita rimettendo inconsciamente in moto molte cose. C'era un'affinità di fondo tra loro e questo aveva fatto sì che Kate ricoprisse per Kaelee un ruolo molto simile a quello di un'amica.
Le due, però, non avevano ancora mai affrontato l'argomento Guy di Gisborne, né Kaelee aveva il coraggio di fermare spudoratamente lui per strada e parlargli. "E di cosa poi?", si chiedeva tutte le volte che ci pensava su. Perciò l'uomo animava soltanto i pensieri di lei.
In compenso aveva qualcun altro sempre intorno ad animarle le giornate.
«Mi stai di nuovo seguendo Allan?», disse Kaelee dirigendosi al pozzo per prendere dell'acqua. Stava imparando a creare dei bellissimi vasi grazie agli insegnamenti della madre di Kate e quello era anche un ottimo modo per socializzare con sue coetanee e non.
«Chi? Io? Ma che dici?», si difese lui. «Passavo di qui per caso!».
Questo fantomatico caso voleva spesso che Allan apparisse esattamente dove si trovava Kaelee: quando aiutava Tuck con la semina e la raccolta, quando raggiungeva Archer per assistere alle magie dell'alchimia, quando intrecciava cestini con le spighe insieme alle donne più anziane.
La ragazza alzò gli occhi al cielo, gli chiese se fosse impegnato in qualche attività e saputo che era libero lo invitò a seguirla.
«Abbiamo un mucchio di vasi da decorare, sai?», precisò lasciando che portasse lui il secchio colmo d'acqua.
Il ragazzo mosse qualche debole protesta e pretese di difendere la sua virilità stando quanto più possibile lontano dai colori, ma bastò la risata di Kaelee a fargli cambiare idea.
Kaelee non aveva mai avuto un ragazzo e non si era mai innamorata, ma aveva un sesto senso per queste cose e già prima che Kate iniziasse a scherzarci sopra quando erano da sole in casa, aveva intuito che Allan non la raccontava giusta.

Trascorrevano così, alle volte velocemente e altre in modo più lento, le giornate di Kaelee a Locksley.
Di tanto in tanto sentiva la mancanza della sua famiglia, di un componente in particolare in verità, ma ogni volta che ripensava al destino che le sarebbe toccato se fosse rimasta a Edwinstowe la nostalgia svaniva. La sua convinzione che trasferirsi a Locksley fosse stata la cosa migliore che avesse fatto in tutta la sua vita, invece, non vacillava mai.
Capitava ogni tanto che, terminato l'allenamento con Robin, Archer e gli altri del villaggio, prolungasse l'esercizio per conto suo se Kate era impegnata in altre attività e fu esattamente questa sua voglia di impegnarsi ed imparare a regalare a Kaelee un secondo incontro con Guy.
La donna aveva raggiunto a cavallo un posto nella foresta, non troppo lontano dal villaggio e non troppo all'interno di Sherwood, e scelto il tronco di un albero come bersaglio per far pratica nella speranza di poter migliorare.
Tutte le volte, a fine allenamento si ritrovava a sfiorare una freccia con le dita e a chiedersi quale misteriosa forza faceva sì che le frecce scoccate da Robin e Archer andassero a segno, quella stessa forza che non assisteva invece lei e faceva cadere miseramente a terra ogni freccia prima ancora di farla partire. Si sentiva frustrata, tanto più perché non c'era stato alcun passo in avanti da quando aveva iniziato.
In aggiunta, poi c'era un episodio in particolare che la demoralizzava ulteriormente: uno degli artigiani di Loksley, infatti, le aveva regalato un arco in segno di ringraziamento per aver ritrovato la loro bambina che si era persa. In realtà era stato un vero colpo di fortuna imbattersi in lei sul limitare della foresta, a nord del villaggio, ma nonostante questo quel buon uomo le aveva comunque donato quell'arco e non riuscire ad utilizzarlo degnamente equivaleva, per Kaelee, a non apprezzato il prezioso dono dell'artigiano.
Nonostante tutti gli intoppi, comunque la ragazza non era intenzionata a lasciar perdere e, con la determinazione che la caratterizzava da sempre, sollevò l'arco e posizionò la freccia. Tese la corda e si preparò al lancio.
«Mi arrendo!», esclamò affranta quando vide la freccia crollare molle davanti ai suoi piedi.
Presa com'era dai propri insuccessi non si accorse del suono di zoccoli sul terreno finché un uomo a cavallo si fermò non molto lontano da lei, scese dal suo destriero e le si avvicinò rivelandole la sua identità. Si trattava di Guy di Gisborne e con ogni probabilità stava rientrando a Locklsey dopo una perlustrazione.
«Serve aiuto?», chiese serio. «Non è prudente aggirarsi da sola nella foresta», aggiunse con un disappunto che stupì entrambi.
Lei gli rivolse un mezzo sorriso, sperando che l'imbarazzo e la confusione che aveva provato nel riconoscerlo non fosse troppo evidente, e gli mostrò l'arco. «Tentavo inutilmente di far funzionare quest'arma», spiegò.
Guy le si fece più vicino.
«È un bell'arco», commentò sfiorandone con un tocco delicato il legno.
«Ve lo cedo volentieri», rispose lei, senza pensarci su. La consapevolezza di essere completamente sola con quell'uomo, lontana dal villaggio abbastanza perché nessuno potesse sentire eventuali grida, la assalì, ma non era paura. Si rese conto che il fascino esercitato da quella figura imponente aveva annientato in lei ogni altro sentimento.
«Vi darò una mano se accetterete di darmi del tu». Raccolse la freccia intanto e si spostò dietro di lei intanto.
Kaelee si limitò ad annuire. Improvvisamente pensò che arrendersi non fosse più l'unica soluzione valida per evitare di essere un peso per Robin e Archer ed esimersi da eventuali umiliazioni future da parte di chi al contrario di lei riusciva a migliorare e che, in fin dei conti, avrebbe potuto continuare a provare e riprovare. Soprattutto con il supporto di Guy.

Guy sapeva tirare con l'arco, anche se preferiva la spada, perciò non fu difficile per lui guidare le braccia e le mani della donna nel modo più corretto, tanto più perché la sua istintività gli aveva consentito di arginare l'impaccio di una situazione improvvisamente intima.
Insieme tesero l'arco.
«Ancora un po'», mormorò alle sue spalle a voce molto bassa, quasi che non volesse alterare l'aria attorno alla loro figura e all'arco.

Il soffio che Kaelee avvertì tra i capelli le scatenò un piacevolissimo brivido. Era vergognosamente bassa in confronto a lui e forse anche parecchio più giovane, ma in quel momento ogni cosa passava in secondo piano. C'erano soltanto lei e Guy. Le mani di lui sulle proprie.
La forza dei suoi muscoli in contrasto con la propria femminilità.
«Adesso!», disse Guy lasciando andare la freccia.
E la freccia volò, dritta nel tronco.
Anche qualcos'altro aveva preso il volo nel frattempo. Qualcosa che gli occhi non potevano vedere, né le mani toccare. Qualcosa che martellava costantemente nel petto di entrambi.
Se fosse per il successo appena conseguito o per la presenza di Guy, Kaelee non lo sapeva con assoluta certezza.
Se fosse per l'aiuto che aveva offerto a Kaelee o per il meraviglioso sorriso di quest'ultima, Guy non riusciva a determinarlo senza margine di errore.
«Di nuovo!», esclamò lei, recuperando l'antica determinazione.
Da questo momento in poi, Guy e Kaelee, si esercitarono insieme tutti i giorni e fu inevitabile creare un legame.

Foresta di Sherwood.
A Kaelee piaceva molto andare a cavallo, così non le dispiacque affatto dover cavalcare per un quarto d'ora buono prima di raggiungere il luogo in cui lei e Gisborne tiravano con l'arco. Più che altro, in verità, era lui che tirava: tutte le volte che ci provava da sola, o la freccia non partiva o non raggiungeva comunque l'obiettivo.
"Guy è un uomo di infinita pazienza", pensò raggiungendo il piccolo spiazzo erboso.
Gisborne non era ancora arrivato, così decise di godersi il silenzio e la meraviglia della Natura.
La luce che filtrava dagli alberi assumeva, a seconda dell'angolazione da cui la si osservava, sfumature dorate o verdi creando un'ambientazione molto suggestiva. Se ci si concentrava su un raggio di sole si potevano vedere infinite particelle danzare in modo così armonioso da far credere che ci fosse qualcuno a muoverle e la terra bagnata da quella luce si colorava di un marrone intenso, pieno, incantevole. Kaelee si perse in se stessa e nell'adorazione di quel posto, l'arco appuntato a terra e sorretto dalla mano destra.

Invogliato dalla bella giornata e dal bisogno di godersi quanto più possibile l'aria aperta dopo aver trascorso settimane a riposo, Guy decise di farsela a piedi quel giorno, convinto che se anche avesse ritardato un po' al consueto e piacevole appuntamento Kaelee non se la sarebbe presa.
Gisborne ne vide la sagoma e la riconobbe senza indugio: era tutta minuta, ma non per questo sgraziata. Si avvicinò a lei in totale silenzio, accompagnato soltanto dal rumore dei propri passi, certo che Kaelee si sarebbe voltata da un momento all'altro per salutarlo. E invece dovette constatare che la donna non l'aveva sentito arrivare e quando il fruscio delle foglie mosse dal proprio incedere raggiunse le orecchie di lei era già troppo tardi: se fosse stato un aggressore l'avrebbe immobilizzata e probabilmente uccisa senza difficoltà.
Guy non intendeva spaventarla, ma evidentemente era riuscito a coglierla di sorpresa scatenando in lei una reazione del tutto inaspettata. Nonostante l'evidente svantaggio in un'ipotesi di affressione, l'istinto doveva averle suggerito di impugnare l'unica arma di cui disponeva. Con una prontezza di riflessi che fino a quel momento Kaelee non aveva mai manifestato, Guy la vide ruotare su se stessa e utilizzare l'arco contro di lui che si scansò prontamente.
I due si guardarono per qualche istante, sorpresi ognuno per motivi differenti.
«Mi dispiace!», esclamò lei lasciando cadere l'arco, mortificata. «Non ti ho sentito arrivare e mi sono spaventata», aggiunse portandosi entrambe le mani alla bocca, mostrando lo sconvolgimento che la invadeva.
Guy scosse il capo, le sorrise e si scusò a sua volta per non essersi annunciato. «È una fortuna che tu e le frecce non andiate d'accordo», scherzò.

Al solo pensiero che se avesse avuto dimestichezza con l'arco avrebbe potuto scagliargli contro una freccia e ferirlo, Kaelee si sentì male ed ebbe l'impulso di fuggire lontano da lì per nascondersi in qualche posto buio fino alla fine dei propri giorni. Esagerava e lo sapeva anche lei, ma non poteva fare a meno del suo lato comicamente melodrammatico. Qualcosa, però, forse il terrore o forse il fatto che Guy la stesse guardando, la trattenne esattamente dove si trovava.

Gisborne si accorse del turbamento della ragazza e cercò un modo per rassicurarla. Gli occhi di lei erano di un intenso e inusuale color caramello, profondi quanto bastava a crear confusione nei pensieri di un uomo, ma altrettanto cristallini da rivelare ogni sentimento provato. Guy la trovò bella nel suo sconvolgimento e desiderò di poterle sfiorare le spalle, di poterla avvicinare a sé e stringerla in un abbraccio. Si chiese però se non sarebbe stato un gesto avventato il suo, quindi esitò e si lasciò prendere dai mille dubbi scatenati dai suoi stessi impulsi.
«Una vera fortuna», commentò lei con un filo di voce. «Forse dovremmo smettere», aggiunse abbassando lo sguardo.
A quel punto Guy non riuscì a resistere all'impulso, si avvicinò, le sfiorò le mani e la invitò dolcemente a guardarlo.
La vide arrossire lievemente a quel contatto e a quella vicinanza improvvisa, inaspettata.
«Ho visto come hai brandito quell'arco», mormorò Guy. «Come se fosse una spada», precisò.
Lo sguardo sconcertato di Kaelee, fisso ora nei suoi occhi, ora sulle sue labbra mentre lui parlava, irrigidì Gisborne. Non era neanche certo che lo stesse davvero ascoltando tanto smarrita era l'espressione di lei. "Adorabile", si ritrovò a pensare l'uomo.
Gisborne credette di aver urtato in qualche modo la sensibilità della donna, perché in fin dei conti non aveva poi tanta esperienza con le donne, così pensò di rimediare allontanandosi delicatamente da lei, facendolo sembrare un gesto spontaneo. Per distrarsi dalla pessima figura che credeva di aver fatto e tirarsi fuori da quell'imbarazzante situazione, si guardò attorno alla ricerca di qualcosa di assimilabile ad una spada, entusiasmato dalla rivelazione, e individuando dei rami nelle immediate vicinanze corse a prenderne due.
«Ecco. Proviamo con questi».

La posa che l'uomo assunse impugnando il ramo scatenò un putiferio nell'animo di Kaelee, come se già l'inatteso contatto non avesse minacciato seriamente la sua stabilità mentale. Guy apparve ai suoi occhi come l'essere umano più bello, forte, imponente e perfetto che avesse mai visto. Per un attimo immaginò la stretta delle sue braccia vigorose, il calore del suo respiro tra i capelli, le sue labbra così vicine al viso. "Perché quando ho detto che sarebbe bene smettere lui semplicemente non ha smesso? Cosa devo fare adesso?", si domandò Kaelee, più confusa che mai. "Quanto vorrei che Kate fosse qui! Devo prenderlo oppure no quel ramo? Cosa si aspetta che faccia?".
«Kaelee? È tutto a posto?», si informò Guy abbandonando la posa da spadaccino e muovendo alcuni passi in direzione della giovane donna.
«Come? Sì! Sì, certo!», si affrettò lei a rispondergli gesticolando senza una ragione particolare. «Cosa devo farci con questo?», chiese poi, mostrando il ramo che aveva deciso di afferrare.
Sentiva di non poter continuare così.
"Mi ha soltanto sfiorato le dita ed io non capisco più nulla. Ma cosa mi succede?", pensò.
«D'accordo», disse lui. «Ma se qualcosa non andasse me lo diresti, non è vero?», aggiunse con un velo di incertezza negli occhi chiari.
Kaelee aggrottò le sopracciglia a quell'improvvisa confidenza, senza riuscire ad interpretare il reale senso di quelle parole. Cosa le stava chiedendo esattamente? Come poteva Kaelee dirgli cosa le stesse succedendo se neanche lei lo sapeva con esattezza? Come poteva assicurargli che nulla stesse andando nella direzione sbagliata se neanche aveva idea di quale fosse la direzione sbagliata? "Forse sto travisando tutto... In ogni caso devo rispondergli o penserà definitivamente che sono stupida. Ma cosa gli dico?". Ricordò in quel momento di avere in mano il pezzo di legno. Lo strinse e cercò di imitare la posizione che Guy aveva assunto solo qualche minuto prima. "Quella posa...", pensò senza controllo.
«Era così?», chiese Kaelee sperando di aver evitato così di rispondere alla domanda di Gisborne.

La leggerezza con cui la ragazza si mise in guardia, con il ramo stretto nella mano destra, provocò in Guy sensazioni contrastanti. La parte guerriera di lui lo spingeva ad impugnare a sua volta il ramo e iniziare un duello; la parte umana di lui era invece concentrata sulle linee femminili di Kaelee. Il viso privo di qualsiasi imperfezione tradiva un'età molto giovane, probabilmente fin troppo giovane per lui; la ciocca di capelli scuri che ricadeva sulla spalla finiva col disegnare la sagoma di un seno piccolo ma perfetto sotto gli abiti leggeri; la candida mano che tremando faceva vibrare impercettibilmente il ramo suscitò in lui tenerezza.

La foresta ci metteva del suo inondando ogni cosa con quella luce straordinaria, illuminando i dettagli più belli di quel luogo e delle due persone che in quel momento lo animavano. Tra i capelli di lei si accesero intense sfumature di un castano tendente al rosso mentre gli occhi di lui si facevano ancora più chiari e splendenti.
Riuscendo ad avere la meglio sulla propria confusione si mise in guardia anche lui e intraprese una lenta danza circolare.
Lei lo imitò.
Gli sguardi incatenati.
Il cuore in corsa.
La pelle infuocata sotto i vestiti.
Giravano in tondo, come due avversari intenti a studiare il rispettivo atteggiamento in attesa del momento migliore per compiere la prima mossa.
Lo sguardo di lui cambiò e Kaelee poté scorgervi come un'ombra, un'oscura tenebra che rendeva Guy ancora più attraente.
Seguendo soltanto l'istinto Kaelee si piegò di più sulle ginocchia, pronta ad attaccare.
Guy registrò il movimento e si preparò a scartare.
La concentrazione di Kaelee vacillava. Più lo guardava, più desiderava che lui le rivelasse ogni cosa di sé. Più si rendeva conto dei propri desideri, più ne aveva timore.
Il modo in cui Kaelee si muoveva indicava un talento naturale per quel tipo di arma: altro che frecce, era una donna da lama lei.
Questo non faceva che solleticare i suoi istinti di uomo.
"Ora o mai più", si disse Kaelee lanciandosi verso Gisborne.
Lui si spostò poco prima che lei lo toccasse con il ramo. Saltò a destra e riprese il movimento circolare di poco prima senza smettere di tenerla d'occhio.
Lei quasi perse l'equilibrio nello slancio. Per pochi attimi, che in un incontro reale le sarebbero stati fatali, Guy non fu nel suo campo visivo e lei capì che doveva tornare a seguirne ogni singolo passo; quando lo vide danzare in tondo fece altrettanto.
Andarono avanti così per una buona mezz'ora: tutte le volte che lei attaccava, lui la schivava con un'abilità incredibile.
Kaelee iniziava a dare segni di stanchezza e Guy ne approfittò. Si scagliò contro di lei dosando la forza, la disarmò senza la minima difficoltà e la intrappolò tra le braccia, con il ramo vicino alla gola come fosse davvero la lama di una spada.
La ragazza rimase sbalordita alla velocità dei movimenti di lui.
«Mi hai presa in giro», commentò con il fiatone. «Mi hai fatto credere di poterti attaccare sul serio».
Lui rise senza lasciare la presa su di lei. In compenso abbandonò il ramo.
«È andata molto meglio che con l'arco però», commentò dichiarandosi poi disponibile ad insegnarle i segreti di quell'arte se era interessata ad apprenderli.
"Se accetto cosa succederà tra noi? Questa confusione non farà altro che aumentare e prima o poi crollerò... Ma sono davvero così forte da rinunciare volontariamente alla possibilità di contatti come questo?", si chiese. Intanto, istintivamente portò una mano sull'avambraccio di Guy, all'altezza delle proprie spalle.
«Credo che ne approfitterò», rispose in un sussurro.
«Sarà un piacere», mormorò lui con un sorriso sulle labbra sottili.
Restarono in quella posa - lui dietro di lei, la testa di lei quasi a sfiorargli il collo, le labbra di lui vicinissime ai capelli di lei, le spalle di lei contro il petto ampio di lui - non più di un paio di minuti prima di decidere che sarebbe stato meglio rientrare.
Kaelee constatò con un filo di soddisfazione che Guy non era arrivato a cavallo, ma non ebbe il coraggio di domandarsi perché se ne fosse resa conto soltanto in quel momento.
«Ti offro un passaggio, in fin dei conti sono in debito con te», azzardò Kaelee montando a cavallo.
Vide Guy osservarla interdetto, probabilmente non tanto per l'invito ma per la situazione in sé.
«Ti aspettavi forse che ti avrei fatto condurre la cavalcata dopo che mi hai disarmata in quel modo?», scherzò lei intuendone i pensieri. Incredibile quanto si sentisse leggera dopo tutte quelle forti emozioni, leggera dopo quell'accenno di abbraccio, leggera sebbene con il cuore ancora in corsa.
Gisborne le sorrise, accettò le sue condizioni e dopo essersi messo in spalla l'arco di lei, montò a cavallo e cinse con dolcezza e decisione la vita sottile della ragazza.
Entrambi ebbero un brivido.







N.B.
Il capitolo è stato rieditato in data 27/11/2015.
Il lavoro non ha comportato modifiche a livello di trama ed è invece consistito nella revisione della forma e nell'aggiunta di qualche dettaglio e informazione.


N.d.A.
Ringrazio, come sempre, chiunque di voi si sia fermato a leggere ed eventualmente recensire.
Alla prossima!

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Robin Hood (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Zury Watson