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Autore: Lilian Potter    12/12/2008    18 recensioni
-Come ti sei ridotta, Bella?-
Il suono della sua voce – che non udivo da molto- era morbido e melodioso, e questo mi riportò al passato.
Ero stupita dalla sua presenza in un tale luogo, ma non era solo questo a sorprendermi.
Mi aveva chiamato Bella. Quanti anni erano che nessuno mi chiamava più così?
Le lacrime pungevano agli angoli dei miei occhi, ma io le impedì di scorrere liberamente sul mio volto.
Avrebbe rovinato il trucco, e non avrei mai potuto permetterlo.
L’apparenza era tutto per me. L’apparenza era tutto per una prostituta.
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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,, Fiore Impuro ,,

  << Nessuno può fuggire dallo scorrere del tempo ed evitare che con la sua malvagità lo colpisca.  Anche il Fiore, quello più puro e casto, verrà tramutato in altro. Qualcosa di terribile e surreale.>>

 

< Una volta il tempo

mi chiese il perché scappavo

dal futuro. Gli risposi

semplicemente

che avevo paura dell’

ignoto... >

Capitolo 8.  Basterà un anello…?

 

Un raggio di luce penetrò dalle tende rosse, posandosi fastidiosamente sulla mia figura.

Borbottai delle imprecazioni presso il sole senza colpa, e tirai le coperte sopra al viso,

in cerca di protezione da quel fastidio. Fredde e protettive braccia mi strinsero,

e mi svegliai accarezzata dalla dolcezza di un bacio.

 

No, non era vero nulla di tutto ciò. Fu il fastidioso rumore della sveglia a farmi schiudere gli occhi, in quella mattinata nuvolosa; non poteva essere altrimenti.

Nell’aria però la tenera certezza che qualcosa era cambiato nella mia insulsa vita.

Avevo ritrovato un pezzetto di quel grande puzzle rinchiuso nel dimenticatoio, e, nonostante la sicurezza di aver perso numerosi pezzi, il mio passato stava rifiorendo,

apparendo molto più roseo di ciò che credevo. Mi rigirai, pronta a riaddormentarmi.

 -Sei in ritardo.- mormorò Charly, con un sorriso di rimprovero sulle labbra piene.

La ignorai, stavo morendo dal sonno.

 -Una Volvo metallizzata è qui sotto ad aspettarti.- aggiunse, per suscitare il mio interesse.

Non ci furono più coperte a nascondere i miei occhi assonnati, perché mi ero alzata di soprassalto ed avevo rivolto lo sguardo al telefonino; 07:47.

Mi lavai, truccai –leggermnte- e pettinai nel minimo tempo possibile, ma ero in ogni modo in ritardo. Dovevo essere all’ingresso principale venti minuti fa, ed ancora mi trovavo con solo l’intimo addosso. Charly si alzò dal suo letto, posando il libro su come essere una brava moglie. Frugò nel suo armadio, e mi porse un vestito bianco; vi erano dipinte sopra varie rose rosse, che perdevano i petali. Era lungo fino al ginocchio ed aveva una scollatura minima; assolutamente adatto ad un simile evento.

-Come farei senza di te?- le chiesi, sorridendole raggiante.

-Probabilmente saresti in cura psichiatrica causata dalla indecisione per i vestiti.- mormorò ridendo. La ringraziai e, prendendo la borsa bianca, corsi fuori dalla stanza, rallentata dai tacchi. Avevo lasciato i capelli sciolti e lisci; grazie ad un trattamento che avevo fatto,

ora non sembravano più una balla di fieno la mattina.  

Quando spalancai la porta –con un urgenza che non avrei mai ammesso- lo trovai appoggiato alla macchina. Edward era lì, vestito con un bellissimo smoking nero, che risaltava la sua carnagione bianca; perfetto era un eufemismo. Alcune ciocche dei capelli ramati si spargevano per la fronte, in maniera spettinata ma magnifica.

Mi si mozzò il respiro, e quasi non me ne resi conto; il mio cuore batteva così rapidamente che metteva a tacere qualsiasi altra situazione. Era un Dio Greco. Non era mai esistita sulla terra una bellezza tanto scioccante, se non forse quella di Rosalie, sua sorella.

 

A distogliermi dalla contemplazione del suo viso furono delle ciocche di biondi riccioli, che incorniciavano un viso fine ed incredibilmente aggraziato. Gli occhi celesti spiccavano sulla carnagione abbronzata, creando un effetto strano, ma incantevole. Era carina –molto-,

ma non era una vampira. Non era quel genere di bellezza; era chiaramente umana.

Mi fece salire la rabbia; pareva una modella, e forse lo era. Nonostante in questi anni, grazie al lavoro, la stima del mio aspetto fisico fosse cresciuta, questo era… troppo!

Un affronto al mio orgoglio... che cedette. Ero cambiata, mi ero imposta di diventare qualcosa di nuovo; eppure non potevo essere totalmente qualcuno differente da… ‘’Bella’’.

Usare quel vecchio nome ormai significava ritornare al passato, ed era per questo che non desideravo venire chiamata così; non sarei mai più tornata Bella, era impossibile.

 

Ripresi coscienza del presente solo quando percepì lo sguardo indagatore di Edward, che sembrava tormentato da qualcosa; sicuramente si stava domandando che cosa stessi pensando in quel momento, come sempre –come mi era diventato facile definire il ‘’sempre’’ senza contare gli anni di operazione. A distrarmi nuovamente dall’ammirazione del vampiro, fu un richiamo, di una voce piuttosto infantile.

-Roxy!- mi chiamò allegramente un ragazzo, che dimostrava una quindicina di anni dai tratti del viso, ma qualcosa mi diceva che fosse maggiorenne. Lo osservai distrattamente; non sapevo chi fosse. Qualcuno di cui mi ero dimenticata? Presa al riconoscimento di quel baby man non notai la smorfia d’irritazione che aveva incurvato le labbra di Edward.

Sventolò la mano  allegramente, correndomi in contro mentre i due uomini ai suoi lati lo osservarono con aria rassegnata. Sembravano anche loro piuttosto giovani, ma non come lui; sicuramente venticinque anni. –Siamo…- un’occhiata assassina da parte dei suoi amici lo zittì per un secondo. –Okay, sono venuto per te. Mi hanno detto che sei simpatica!- gongolò, come se si vantasse di me. Sinceramente non lo capì. Era un mio…ammiratore?

No, sicuramente stavo dicendo delle sciocchezze colossali, ma il suo sguardo sprizzava gioia, come se gli avessi regalato una caramella o se avesse ricevuto un bacio dall’attrice più in voga del momento. Accennai un sorriso, ancora senza comprendere cosa volesse.

-Oh, che bello! Ciao, Roxy. Io sono Tuke!- si presentò sorridendo apertamente. Gli avrei chiesto spiegazioni, se non avessi sentito un ringhio provenire direttamente dal petto di Edward. Era parecchio arrabbiato, ed anche giustamente; mi aspettava da parecchio ormai. Anche gli sbuffi provenienti dalla bionda in macchina mi fecero intuire che aspettavano solo me. Sorrisi colpevole. –Ciao. Devo scappare…Tuke. Se verrai a cercarmi prossimamente, mi troverai.- gli dissi in tono dispiaciuto, ma con una certa malizia.

‘’Edward Edward Edward’’. Sentii la testa che mi avvertiva del pericolo, mentre il suo ringhio saliva di tonalità, ed iniziava ad incuriosire gli sconosciuti.

-Domani ci sarai quindi?- chiese elettrizzato.

-No. Dopodomani ci sarò.- detto ciò, salutandolo con la mano velocemente, salii in macchina –nei sedili posteriori- ed Edward richiuse la portiera che mi aveva tenuta aperta, andando a passo umano al posto del guidatore. Era… geloso? Sì, lo era.

 

 

-Ciao, Bella. Io sono Federica.- cantilenò la civetta bionda, girandosi verso di me.

Mi scocciava venir chiamata così da una persona che non mi conosceva.

Sospirai impercettibilmente e feci un gesto di saluto verso di lei, accennando un sorriso sforzato. Bene, avevo, disgraziatamente, ancora tanto tempo da passare con lei.

In compenso, il suo aspetto non migliorava il carattere da tipica zoccoletta.

Oh… giusto. Era un termine che non mi potevo permettere; mi venne voglia di ridere. Beh, io non avevo un carattere da così sciocca ragazza. Ne tanto meno le mie amiche.

Fare le prostitute era un lavoro, e lo svolgevamo al meglio; per questo dovevamo essere classificate sotto uno stesso genere tutte? Anche se non era una cosa corretta, le cose andavano così, punto e stop. Mi concentrai sul altro.

Nonostante sapevo che non contasse nulla per Edward, mi trovavo insoddisfatta al pensare che fosse lei quella seduta vicino a lui, lei quella per cui era venuto a Chicago ed ancora lei quella maledettamente carina. Che nervi; non potevo farle a pezzi i vestiti, affogarla nell’Atlantico e mandarla in rottamazione? Non potevo proprio.

Ed avrei anche dovuto smettere di farmi stupide domanda a cui rispondere da sola, uno di quei giorni. Come se mi avesse letto nel pensiero mi lanciò un’occhiata che mi trasmise un messaggio simile a ‘’Preferisco le brune.’’

Sorrisi soddisfatta e le ore che passai con quella scassatrice –che riempiva il tempo con futili ed inutile chiacchiere-mi parvero meno lunghe e più piacevoli, confortata com’ero dall’amore di Edward.

 

 

Deglutii e, con timore, aprii la porta.

La maionese –l’avevo soprannominata così-, al mio fianco, non poteva capire.

Non sapeva che per me, aprire quella porta, avrebbe voluto dire spalancare le porte del mio passato doloroso, e doverlo affrontare senza protezioni. Forse non ero in grado di farlo, ma ci avrei tentato in ogni caso; era un mio obbligo.

Ispirando ed espirando, afferrai la maniglia e feci ciò che dovevo fare; prendermi il cuore in mano, accompagnato dal mio coraggio, e spalancarla.

Un angelo basso, dai capelli neri e spettinati, ricoperto di pizzi e merletti bianchi si fiondò ad abbracciarmi con grinta ed eleganza, senza che praticamente l’avessi visto. Istintivamente, senza neanche pensarci, ricambiai, stringendo le braccia sulla sua schiena, in una stretta che incredibilmente desideravo.

Si distaccò dopo pochi secondi, e mi prese le mani -incredibile come riuscissi a guardare quelle invece che i suoi occhi, che tanto mi erano inconsapevolmente mancati- ; un anello di fidanzamento –Di Tiffany ovviamente- brillava infilato in uno dei suoi diti. Le stava alla perfezione, e, dopo averlo osservato, guardai curiosamente Alice, come a rivolgerle una domanda silenziosa che lei non capì.

Mi chiesi se, un anello, bastava a dare la felicità eterna.

Certo, era una cosa assolutamente stupida, ma l’idea mi fece sorridere. Anche lei sorrise,

ma per ben altri motivi; era entusiasta di ritrovarmi, quasi quanto me.

Con stupore, invece di pentirmi, fui felice di essere venuta e di non aver rifiutato.

Affrontare il passato, se ciò portava una tale felicità, non mi era affatto difficile.

 

-Ora questo giorno è perfetto! Oh, grazie Bella. Grazie!- trillò con la sua voce melodiosa, iniziando a piroettare di contentezza per la stanza. –Mi sei mancata.- mormorai quasi impaurita di confessare ad alta voce.

Fu la prima parola che le rivolsi quel giorno, ed i suoi denti si scoprirono per mostrare un sorriso smagliante. Continuò a danzare elegantemente, ridendo felice; era proprio lei. Uscii a prendere una boccata d’aria fuori da quell’edificio bianco, dove si stagliava il giardino addobbato per le nozze. Alice aveva curato ogni singolo dettaglio, supponevo che avesse fatto anche tagliare l’erba con una precisione impeccabile.

Federica sgambettava di qua e di là per gli ultimi dettagli, mentre gli ospiti arrivavano. Non erano molte persone –o almeno non tutte quelle che mi aspettavo da Alice-.

 

-Bella!-

M’immobilizzai. Cazzo! No, neppure quell’imprecazione era adeguata.

Mi ero scordata un piccolo, leggerissimo… un enorme dettaglio.

Ero stata tanto felice di rincontrare la sorella preferita di Edward che non mi era neppure entrato in testa che Alice avrebbe invitato i miei genitori. Certamente Charlie l’adorava e Renée la definiva una ragazza simpatica, ma… non poteva farmi questo.

Quando mi girai incontrai gli occhi di mia madre, che mi osservava entusiasta ma sorpresa; non mi aveva quasi riconosciuta, ed era chiaro. Dietro di lei, Charlie e Phil avevano un espressione sbigottita. Mi sentii irragionevolmente in colpa, per provare simili reazioni. –Mamma- dissi dubbiosa, tanto che sembrava una domanda. –Oh, bimba mia.- esclamò con un gridolino di contentezza, stravolgendomi in una stretta protettiva. Qualcosa di umido le bagnava gli occhi. –Non piangere, mamma. Per favore.-

-…Bells?-

Mi voltai istintivamente verso la voce di mio padre, e gli sorrisi timidamente.

Era sconvolto, letteralmente. Ma gli occhi… era contento. Entusiasta di ritrovare sua figlia.

Quando Renée lasciò la prese, fu il suo turno. Mi strinse goffo, affondando la testa nella mia spalla. Vidi Edward, più in là, che sorrideva radioso. Ero sicura che Charlie gli avesse dato la colpa della mia fuga, se era tornato a Forks. E i pensieri di odio nei suoi confronti che sicuramente nutriva…

Non gliene importava nulla. Era contento per me.

Salutai anche Phil, e vari amici che stentavano a riconoscermi. Il mio nuovo taglio di capelli, di stile e di trucco aveva confuso tutti. Ed anche il carattere.

 

Ero davvero tanto diversa da ciò che ero prima? …Sì, lo ero.

Non occorreva che qualcuno rispondesse ad un ovvietà tale. Tirai un sospiro, e guardai Edward, che m’infondeva coraggio con gli occhi.

 

Il flusso dei miei pensieri s’interruppe quando –dopo che tutti ci fummo accomodati- iniziò la marcia e la sposa iniziò il suo percorso con grazia innata. Jasper, che l’aspettava all’altare decorato di rose bianche, sorrideva radioso.

Era tutto perfetto… tanto che non poteva durare. Alice si paralizzò a metà della sua entrata, e gli occhi si chiusero; stava avendo una visione, e per noi che la conoscevamo era una cosa naturale. Ma in quel momento… Non poteva avere una tale sfortuna, povera Alice. Edward, al mio fianco s’irrigidì. I i suoi occhi e quelli di Alice –tornata alla ‘’normalità’’- si puntarono su di me. Li guardai confusa, ed il mio cellulare mi vibrò in

tasca. Lo presi e me lo portai all’orecchio, tremante per il presagio che la sfortunata quel giorno fossi io. Avevo un brutto presagio.

-Pronto?- mormorai con voce flebile

-Charlie è morta.- m’immobilizzai.

‘’Cazzo. Un anello non bastava.’’ Fu l’unica cosa che riuscii a pensare.

 

 

Grazie. È un bel po’ di tempo –troppo- che non aggiorno, e non ho postato neppure secondo a ciò che diceva l’avviso. Ma ho scritto dal profondo del cuore, per voi.

Ringrazio ognuno dei miei lettori per la recensione; sia chi sta aspettando da un po’ che ai nuovi appassionati-

Scusatemi, scusatemi sul serio. Cercherò di farmi viva più spesso, e di pubblicare nuove Flash.

Spero, la prossima volta, di avere tempo per rispondere a ciascuno individualmente.

Se non vi sento prima, Buon Natale a tutti! Mi siete mancati, e mi è mancato scrivere.

 

  
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